Casi pratici svolti PDF

Title Casi pratici svolti
Author Marina Hidra
Course ATTIVITÀ FORMATIVE PER IL TIROCINIO
Institution Università degli Studi di Urbino Carlo Bo
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casi pratici svolti . Professoressa Giacconi Barbara...


Description

Caso pratico sezione B – Area Anziani Il sig. Bruno, volontario della parrocchia, si presenta dall’assistente sociale di un Comune di medie dimensioni segnalando la situazione del sig. Franco, anziano solo e non più autosufficiente, che necessita urgentemente di aiuto. Indicare gli ambiti di approfondimento della richiesta di aiuto, le ipotesi valutative ed un possibile progetto di intervento. Analisi della domanda. Inizialmente l’obiettivo dell’assistente sociale sarà quello di raccogliere elementi per capire se e come si può intervenire sulla situazione. Dal colloquio con il segnalante, sig. Bruno, sarà pertanto importante rilevare: il nominativo dell’anziano (anche per verificare se è già stato segnalato o seguito dal Servizio) e se lo stesso è informato della segnalazione; per quali motivi è preoccupato e cosa sa di lui; in base a quali elementi ritiene che l’anziano sia non autosufficiente, in cosa la sua autonomia risulta compromessa e quali bisogni primari sono insoddisfatti; qual è la situazione emotiva della persona (appare in ansia, depressa, arrabbiata); le relazioni fra l’anziano e la sua rete parentale e sociale (familiari, amici, conoscenti, vicini di casa, altri volontari); se ci sono persone interessate alla situazione, cioè stiano già dando un qualche aiuto (anche solo parziale) o possono essere disponibili ad attivarsi (chi vive il problema come tale oltre al sig. Bruno); il punto di vista dell’anziano, e degli eventuali altri interessati, in merito alla situazione attuale e alle prospettive per il futuro; la sua disponibilità a collaborare con il servizio anche in seguito. È importante poi discutere con il volontario segnalante sulle modalità più adeguate attraverso le quali l’assistente sociale può entrare in contatto con il sig. Franco. L’approccio è infatti differente a seconda se l’anziano è a conoscenza o meno della segnalazione effettuata dal sig. Bruno e se è d’accordo. Nel caso in cui il sig. Franco sia a conoscenza della segnalazione e d’accordo nel formulare la richiesta, l’assistente sociale può contattarlo direttamente e fissare un appuntamento al servizio, oppure effettuare una visita domiciliare se egli dovesse avere delle difficoltà a raggiungere l’ufficio. Potrebbe essere accompagnato dallo stesso volontario che ha segnalato la sua situazione, se quest’ultimo fosse disponibile. Se invece il sig. Franco non fosse stato informato, bisogna capire la motivazione e valutare la possibilità di chiedere al volontario di attivarsi con l’anziano per renderlo partecipe delle sue preoccupazioni e motivarlo ad un contatto con il Servizio. Se però il volontario non volesse collaborare o far sapere di essere stato lui a segnalare il caso, e venissero raccolti elementi di preoccupazione circa le condizioni dell’anziano, l’assistente sociale dovrebbe esplorare con lui se vi siano altre persone, di cui il sig. Franco si fida, che forse sarebbero disponibili ad aiutarlo a contattarlo (ed eventualmente anche a collaborare in seguito). L’assistente sociale potrebbe anche decidere di rivolgersi al medico di medicina generale del sig. Franco per

avere maggiori informazioni ed eventualmente chiedergli di fungere da tramite. Il primo colloquio dell’assistente sociale con l’anziano può essere svolto in ufficio o a domicilio se lo stesso avesse difficoltà a spostarsi. Le aree da approfondire durante questo colloquio sono: il suo pensiero sulla situazione, se ritiene di avere difficoltà e se desidera un aiuto; la storia personale e familiare; la situazione economica; la situazione abitativa (anche per rilevare se sono presenti barriere architettoniche); condizioni di salute; la presenza di parenti ed eventualmente il tipo di relazione esistente; la presenza di una rete amicale, di vicinato, di volontari ecc. che lo aiutano o potrebbero farlo in caso di necessità. Inoltre, attraverso l’osservazione diretta dell’anziano e del suo contesto di vita, l’assistente sociale ha ulteriori elementi sulle sue condizioni, sia fisiche che psicologiche, e sull’adeguatezza dell’ambiente. In particolare è necessario comprendere se egli è in grado di: fare la spesa, preparare da mangiare, pulire la casa, lavare la biancheria, spostarsi per delle commissioni. Al fine di raccogliere ulteriori elementi necessari a valutare la situazione del sig. Franco, l’assistente sociale può contattare il medico di medicina generale per avere informazioni dettagliate sullo stato di salute, su eventuali ricoveri ospedalieri e possibili terapie in atto. Si ipotizza che dai colloqui effettuati con il volontario segnalante, il medico di medicina generale e l’anziano, emerga una situazione caratterizzata dai seguenti elementi. Il sig. Franco è vedovo da circa venti anni ed ha due figli di 45 e 48 anni, entrambi sposati con prole (tutti ancora minorenni), uno residente in una città limitrofa e l’altro a circa 50 km. Da quando la moglie è venuta a mancare i rapporti con i figli sono meno frequenti e limitati a rare visite nei fine settimana e occasionali telefonate. Il sig. Franco lavorava come operario ed ora percepisce la pensione, non ha aiuti esterni. La casa dove vive è di sua proprietà, risulta sporca e maleodorante, poiché non ci sono persone che lo aiutano nelle pulizie. Le condizioni di salute sono precarie e la sua autonomia risulta compromessa sia per problemi di deambulazione e di movimento, sia perché le sue capacità cognitive sono in parte deteriorate. Egli dimostra solo una parziale consapevolezza della propria situazione, ritiene che l’unico intervento per lui utile sia un sostegno economico, non riconoscendo la necessità di altri aiuti in suo favore. In particolare è molto spaventato dall’idea di essere inserito in una struttura (sia residenziale che semiresidenziale). La sua situazione, oltre che dal volontario, è conosciuta anche da un paio di vicini di casa che occasionalmente lo vanno a trovare, gli portano del cibo già pronto e lo aiutano per delle commissioni (pagare le utenze, fare la spesa, ecc.).

Fase valutativa. La valutazione della situazione del sig. Franco deve essere costruita allargando le informazioni raccolte e ponendo attenzione a cogliere le risorse disponibili ed attivabili al fine di costruire un progetto di intervento. È importante inoltre condividere quanto si fa con l’interessato, che risulta ancora capace di intendere e di volere, malgrado il suo deterioramento cognitivo (artt. 11 e 12 del Codice Deontologico).

Andrebbe inoltre coinvolta l’unità valutativa geriatrica per una valutazione complessiva della situazione psico-fisica e sociale, necessaria per decidere quali interventi mettere in atto. Nel caso in esame è possibile individuare alcuni soggetti che sono a conoscenza del problema e si sono attivati per aiutarlo (volontario segnalante e due vicini di casa), ed altri che si potrebbero sentire per sondare la loro disponibilità, in particolare i figli e le nuore, con i quali è importante capire le relazioni attuali e la motivazione del rarefarsi dei rapporti. È pertanto necessario convocare tutte le persone della rete attiva e potenziale per rilevare, con ognuno di loro, che tipo di rapporti hanno con il sig. Franco, cosa pensano della situazione di quest’ultimo, e, in seconda istanza, se e come sono disponibili ad impegnarsi per aiutarlo. Svolti i colloqui individualmente e raccolte le rispettive disponibilità, potrebbe essere opportuno effettuare una riunione con tutti i componenti della rete, compreso l’interessato ed eventuali altri operatori coinvolti, con l’obiettivo di condividere la valutazione della situazione e la costruzione del progetto di intervento definendo le concrete azioni da attivare (chi fa che cosa) ed i tempi previsti. Le ipotesi di lavoro ed i relativi progetti possono essere diversi a seconda delle condizioni di salute dell’anziano e delle risorse formali ed informali presenti: • se le condizioni di salute del sig. Franco non sono tali da aver compromesso del tutto le sue capacità, e se le risorse formali e informali sono sufficienti a garantire un monitoraggio e sostegno, è possibile pensare ad un progetto di permanenza a domicilio; • se invece la situazione di non autosufficienza fosse grave, e le risorse attivabili siano insufficienti a fronteggiare la situazione, si potrebbe valutare la possibilità di ricovero in una struttura, o, dato che l’anziano sembra rifiutarlo, si potrebbe pensare all’inserimento a domicilio di un’assistente familiare privata a tempo pieno, o il trasferimento presso l’abitazione di uno dei figli nel caso fossero disponibili (per le prime due ipotesi occorre porre particolare attenzione alla situazione economica dell’interessato, ed eventualmente valutare quella dei parenti tenuti al mantenimento ai sensi dell’art. 433 del codice civile); • uno scenario ancora diverso si definirebbe nel caso in cui l’anziano non volesse alcun aiuto e la situazione di non autosufficienza non fosse molto grave, l’assistente sociale in questo caso potrebbe porsi come finalità il monitoraggio indiretto delle sue condizioni attraverso alcune persone che l’anziano conosce e accetta (ad esempio, parenti, vicini di casa, volontari) per accordarsi con loro affinché, a turno, lo chiamino al telefono e passino a vedere come sta (ad es. una volta al giorno) in modo da poter intervenire tempestivamente in caso di crisi; • diverso infine sarebbe se l’anziano non fosse in grado di decidere per se e le sue condizioni psico-fisiche e sociali gravi, in questo caso occorrerebbe promuovere immediatamente la nomina di un Amministratore di sostegno e agire urgentemente nel suo interesse anche mettendo in atto eventuali interventi di protezione (si fa qui riferimento all’art. 14 del Codice Deontologico in materia di interessi e diritti degli utenti incapaci), inoltre i figli andrebbero obbligatoriamente sentiti nel valutare le azioni da mettere in campo a favore del padre. Nel caso in esame si ipotizza che, analizzata la situazione del sig. Franco sopra delineata, l’obiettivo generale dell’intervento sia quello di favorire la permanenza in casa dell’interessato, attivando una rete di supporto che supplisca alle sue difficoltà oggettive di autogestirsi. Fase progettuale. Nello specifico, con la collaborazione di tutti gli attori della rete, viene predisposto un progetto di intervento che prevede le seguenti attività, condivise anche dal sig. Franco, utili a favorire la permanenza a casa garantendo che i suoi bisogni vengano soddisfatti: l’assistente sociale del Comune e l’Unità valutativa geriatrica, in accordo con il medico di medicina generale, attivano un intervento di assistenza domiciliare per alcune ore la

settimana che attua il monitoraggio delle condizione sanitarie dell’anziano, cura l’eventuale somministrazione dei farmaci, e provvede all’igiene della persona e della casa; il volontario segnalante si potrebbe impegnare per effettuare delle periodiche visite a domicilio, anche coinvolgendo altre persone della sua associazione, per monitorare la situazione e favorire la socializzazione dell’anziano prevenendo un ulteriore decadimento delle sue condizioni; i due vicini di casa, in collaborazione con i parenti (figli e nuore), potrebbero occuparsi di portare i pasti e provvedere alle commissioni, organizzandosi in modo da evitare sovrapposizione e garantire una continuità delle attività; infine, anche in prospettiva futura, andrebbe preparato il ricorso per chiedere la nomina dell’Amministratore di sostegno, ai sensi della legge 6 del 2004, che può essere inoltrato dall’interessato, dai parenti, ma anche dall’assistente sociale. È opportuno che tali impegni siano formalizzati attraverso un contratto collaborativo che consente di definire chiaramente le rispettive competenze e responsabilità, chi fa che cosa, in quali tempi, con quali strumenti e le modalità di verifica. È utile prevedere delle periodiche riunioni con tutti i soggetti attivi della rete del sig. Franco (parenti, operatori, volontari, vicini di casa) per coordinare gli interventi, monitorare l’andamento della situazione, sostenere la motivazione, favorire il confronto e apportare gli eventuali cambiamenti che si rendano necessari. In particolare è importante verificare se interviene un peggioramento della condizione dell’anziano che richiede l’attivazione di interventi di tutela maggiori.

Caso pratico sezione B – Area Disagio Socio-Economico Il sig. Marco di 55 anni si rivolge all’assistente sociale perché ha subito oggi uno sfratto esecutivo e dice di non sapere dove andare. Vive con lui l’anziana madre di 82 anni, in buone condizioni di salute. Il sig. Marco è disoccupato ed è stato lasciato dalla moglie, con la quale sono in corso le pratiche per la separazione; si presenta molto trascurato e nel colloquio lascia intravedere uno stato di non sobrietà. La situazione non risulta già conosciuta dal Servizio. Indicare le priorità di intervento e le ipotesi di un progetto di presa in carico a media e lunga scadenza. Possiamo presumere che l’assistente sociale cui si rivolge il sig. Marco lavori nel Servizio Sociale del Comune di residenza della persona, se così non fosse l’operatore che lo ha ricevuto dovrebbe inviarlo al collega competente. Analisi della domanda. Nel momento in cui l’utente si rivolge all’assistente sociale ed esprime la sua richiesta, l’operatore deve raccogliere le prime informazioni volte a definire la situazione attuale, quali eventi l’hanno determinata, le relazioni che la persona ha all’interno della sua famiglia e con gli altri sistemi significativi. È inoltre importante capire se è necessario mettere in atto un intervento in via d’urgenza a protezione del nucleo, e se e in quali tempi è possibile attivare altre risorse formali e informali. Quindi, nel caso in esame, l’assistente sociale effettua una prima analisi per comprendere meglio la situazione e capire se la richiesta necessita di interventi urgenti, occorre quindi indagare le seguenti aree:

situazione personale e familiare del sig. Marco (quali sono i rapporti con la moglie, i motivi della separazione, la relazione con la madre e tra nuora e suocera; se ci sono altri parenti con cui è in contatto o che potrebbe sentire per affrontare la situazione contingente; se c’è una rete amicale); situazione lavorativa (da quanto tempo non lavora, che qualifica ha, che azioni ha intrapreso per cercare un nuovo impiego); situazione economica (reddito attuale, come ha vissuto fino ad ora e se il nucleo ha denaro da parte); situazione abitativa (motivazione dello sfratto, se si è attivato per cercare un’altra casa ed eventualmente perché non è riuscito a trovarla); come mai si presenta al servizio solo a sfratto avvenuto e che aspettative ha. È importante inoltre cercare di capire il motivo della sua trascuratezza e dello stato di non sobrietà, indagando se l’abuso di alcool è una sua abitudine, se è consapevole del problema, e se è connesso in qualche modo allo stato di disoccupazione e alla separazione. Si ipotizza pertanto che dal primo colloquio emerga che il sig. Marco è separato di fatto da circa un anno, con la moglie c’era da tempo una situazione conflittuale anche a causa della convivenza con loro della madre di lui, vedova, che non ha buoni rapporti con la nuora. Il nucleo non ha altri parenti prossimi né vengono riferite persone significative in ambito amicale. Il sig. Marco non lavora da circa due anni, era occupato come operaio in una fabbrica della zona che è entrata in crisi e, dopo un periodo di cassa integrazione, è stato licenziato. Afferma di essersi recato al Centro per l’impiego alla ricerca di un nuovo lavoro e di aver contattato altre ditte senza successo. Il nucleo attualmente vive con la pensione di reversibilità della madre di lui che è piuttosto esigua, da circa un anno non paga l’affitto ed ha avuto lo sfratto per morosità. Il sig. Marco non si è attivato nella ricerca di un’altra casa poiché pensava che abitando con lui l’anziana madre lo sfratto sarebbe stato sospeso, ed è per questo che non si è rivolto prima al servizio, si aspetta ora di avere una casa dal Comune. Nega di aver bevuto e di non essere sobrio, assume un atteggiamento fortemente difensivo quando l’assistente sociale tenta di indagare di più sulla questione. Fase valutativa. In prima istanza l’assistente sociale sonda se la persona ha qualche parente o amico, a cui forse non aveva pensato, che si potrebbe coinvolgere per fornire una prima accoglienza. Se questo non fosse possibile, potrebbe essere attivata un’ospitalità in una struttura per entrambi. L’assistente sociale deve quindi attivare un primo intervento di urgenza per garantire loro un’accoglienza temporanea, riservandosi in successivi colloqui di approfondire meglio la situazione ed individuare ipotesi di lavoro di più largo respiro. Pertanto, è importante prevedere ulteriori colloqui al fine di comprendere meglio la situazione del sig. Marco e della madre, ed aiutarlo, se lo desidera, a reperire una nuova abitazione, un lavoro e ad affrontare eventuali altre necessità come, ad esempio, un ipotetico abuso abituale di bevande alcoliche. In ogni caso è fondamentale cercare di capire qual è il problema prioritario da risolvere (lavorativo, abitativo, o l’abuso di alcool) che si ripercuote poi sugli altri. Per raccogliere ulteriori elementi e valutare la tipologia del problema portato, potrebbe essere opportuno contattare altre persone come ad esempio la moglie, la madre, il datore di lavoro, il

medico di medicina generale e gli operatori del servizio delle dipendenze patologiche. In ogni caso va ricordato che prima di prendere questi contatti occorre avere il consenso del sig. Marco (ai sensi dell’articolo 12 del Codice deontologico e per la normativa sulla privacy). Un possibile scenario emerge se si ipotizza che il problema prioritario sia quello lavorativo, se cioè il sig. Marco ha perso effettivamente lavoro a seguito della crisi della sua azienda, questa situazione lo avrebbe portato ad uno stato di disagio che si è ripercosso nella sua vita privata determinando o acuendo una crisi di coppia, e causando una propensione al bere e trascuratezza. Diverso invece sarebbe se il problema principale e determinante degli altri fosse la propensione al bere eccessivo o addirittura l’alcolismo. In questo caso si potrebbe presumere che sia l’abuso di bevande alcoliche ad aver compromesso le sue capacità lavorative ed aver quindi realmente determinato la perdita del lavoro e il deteriorarsi dei rapporti con la moglie. Sarebbe pertanto poco utile mettere in campo interventi per la casa e il lavoro senza che venga riconosciuto ed affrontato il problema dell’alcolismo. Infine, un’altra ipotesi potrebbe verificarsi se si rilevasse che l’evento scatenante è stata la crisi di coppia, determinata anche dalla mancanza di accordo fra suocera e nuora che ha reso la convivenza difficile. In questo caso si potrebbe ipotizzare che la propensione all’abuso di alcool e la perdita di lavoro siano state conseguenze dello stato di sofferenza del sig. Marco determinato dalla crisi matrimoniale. Fase progettuale. Visto che dal primo colloquio effettuato non emergono risorse parentali e amicali per trovare accoglienza al sig. Marco e alla madre, l’assistente sociale deve attivare un’ospitalità in una struttura per entrambi (insieme o separatamente a seconda delle risorse disponibili), oppure potrebbero essere collocati presso un albergo con oneri a carico dell’Ente Locale nel caso in cui si accerti che il nucleo non ha risorse per fronteggiare la situazione e non ci sono parenti obbligati ad intervenire che gli interessati intendono interpellare (art. 433 codice civile). Se il sig. Marco e la madre, lasciando la casa durante l’esecuzione dello sfratto, non avessero preso con loro gli effetti personali, l’assistente sociale potrebbe contattare l’ufficiale giudiziario e accordarsi per recuperare le cose di prima necessità. In un secondo momento, sarebbe opportuno verificare con l’interessato dove potrebbero essere sistemati i mobili (se ne ha) e le altre sue cose. Se necessario, l’assistente sociale potrebbe cercare la collaborazione di volontari per gestire il trasloco e per trovare un magazzino temporaneo. Superata la fase di prima emergenza, prima di mettere in atto altri interventi (come ad esempio l’assegnazione di un alloggio del Comune, l’attivazione di una borsa lavoro, ecc.) occorre approfondire la situazio...


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