Come si diventa normali Stauder riassunto PDF

Title Come si diventa normali Stauder riassunto
Author mazzola adele
Course SOCIALIZZAZIONE E PROCESSI CULTURALI
Institution Università degli Studi di Urbino Carlo Bo
Pages 3
File Size 143.6 KB
File Type PDF
Total Downloads 34
Total Views 159

Summary

Download Come si diventa normali Stauder riassunto PDF


Description

Come si diventa normali socializzazione e natura umana DIVERSITA’ E GENERALIZZAZIONE La diversità si presenta come l’aspetto costitutivo di ogni individuo, mentre la società si afferma come generalizzazione che non tiene conto delle singole diversità umane. Il processo di socializzazione avviene nel momento in cui il bambino viene strappato dall’ambiente materno per entrare in contatto con la società. Il passaggio dall’ambiente materno alla realtà sociale non è indolore in quanto avviene attraverso un intervento coercitivo. Intervento coercitivo= bambino obbligato a rinunciare al proprio sé in cambio di una nuova identità. Dunque, la diversità non è altro che l’aspetto visibile della specificità umana ed essa scompare con l’integrazione sociale. Possiamo intendere la diversità anche in forma sociale es. (povero, migrante, persone emarginate) ma essa è prodotta da discriminazione e pregiudizi. Ma questo essere diverso potrebbe diventare uno strumento contro il processo di generalizzazione in quanto per entrare nella realtà sociale viene chiesto all’individuo di rinunciare alla propria specificità. Il ruolo sociale ha in questo senso due caratteristiche: 1. Astrarre dall’elemento biologico. 2. Inserire le relazioni umane all’interno di precisi schemi e azioni fondate su aspettative reciproche. La rimozione di questa specificità umana crea nell’individuo la ricerca di una nuova identità, in questo senso la società cerca di conformare l’individuo alle caratteristiche della comunità a cui appartiene e impone di vedere l’altro di una diversa cultura come nemico o “diverso”. La costruzione dell’identità sociale inizia dalla famiglia, in questo caso il bambino deve confrontarsi con i genitori, che non sono entità biologiche ma persone che ricoprono uno specifico ruolo sociale ed insegano al bambino a vivere secondo specifici modelli culturali. “L’educazione estrania e allontana l’individuo da sé. (D. Cooper.)” In questo modo il bambino impara a vivere sottomesso alla società. SPECCHIO BIOLOGICO E SPECCHIO SOCIALE La realtà, nei primi anni di vita si presenta al bambino come uno specchio, ossia la vita che si riflette su sé stessa. Secondo Winnicott questo specchio è il viso della madre. Il bambino guarda la madre vede sé stesso. La funzione dello specchio non riflette solo l’immagine ma anche i vari sensi, questo sentire non è una relazione tra individui separati ma un movimento armonico che non altera mai l’unione madre bambino in quanto uniti dalla stessa pelle. La situazione rimane tale fin quando il distacco non è mediato dal simbolo, per tutto il periodo antecedente la madre protegge il bambino da qualsiasi giudizio o valore. Nel rispecchiamento materno, il bambino legge la conferma narcisistica della propria unicità. Narcisismo inteso come un amore illimitato verso la vita, (concetto di narcisismo come realtà biologica, tesi di Grunberger). Narciso perde tutte le sue qualità e muore nel momento in cui il narcisismo viene applicato alla realtà sociale e introduce il confronto con gli altri uomini.

Narcisismo: Partendo dall’esperienza presociale dove la madre è ambiente per il bambino, essi non sono separati da uno spazio, questo attaccamento è vicinanza, calore umano. Nel momento in cui Narciso si specchia (in generale il bambino) rivede nell’immagine riflessa tutte quelle caratteristiche e sensazione provate con la madre, successivamente questo specchio diventa strumento in funzione del mondo esterno nel momento i cui Narciso muore.

Processo di socializzazione: l’incontro con la realtà sociale suscita nel bambino un’istintiva paura di conseguenza il comportamento oscillerà tra due tendenze 1) ricreare l’ambiente presociale 2) adattarsi progressivamente alla società. Sotto questo profilo l’essere sociale è sempre il prodotto di una lacerazione che di conseguenza crea uno spazio. Da questo momento in poi ogni contatto che prima era naturale nell’ambiente materno diventa regolato da precise norme dettate dalla realtà esterna. Con la nascita dello spazio l’intera vita umana è stravolta, l’individuo perde il contatto con la propria natura ed è costretto ad assumere una funzione sociale assumendo un ruolo specifico (alterità). Ogni identità cresce dentro una logica di potere che produce e alimenta le disuguaglianze tra gli uomini, da questo momento l’essere umano può esistere solo se segue determinate regole comportamentali che lo porteranno ad avere una vera e propria dipendenza con l’esterno. Senza la società l’uomo pare non esistere. Inizialmente all’interno della realtà sociale l’uomo prova una sensazione di estraniamento che verrà poi superata mediante il processo di socializzazione e attraverso un’educazione. In questa accezione lo specchio diventa un vero proprio oggetto sociale tramite il quale modificare il proprio aspetto e comportamento in funzione di quel determinato modello culturale. Il linguaggio: consente l’emergere della relazione sociale, interrompe il legame madre e bambino e contribuisce a creare spazio tra i due. La parola permette di sottrarsi all’immediatezza del contatto corporeo, attraverso il linguaggio è possibile astrarre, ogni cosa è espressa attraverso la mediazione del simbolo. Rimuove, il contatto biologico e al suo posto viene inserito l’idea o il nome di una persona. In questo caso il nome sostituisce il corpo della madre e la società trova spazio all’interno della mente del bambino. Il processo di simbolizzazione: scompone la realtà in una parte fisica (corpo) che mantiene inalterato il legame con la vita / e in una parte sociale (mente) che privilegia il rapporto con la società. La società non ha idea di cosa sia veramente la vita, è un intruso nella mente di ogni individuo.

NATURA UMANA E PREGIUDIZIO L’alterità cresce al di là dei confini dei confini biologici, istruisce l’individuo sui modi per realizzarsi, alterando la sua stessa natura. Ego e alter non si rispecchiano ma si scontrano. Il pregiudizio razziale non è frutto di ignoranza, ma frutto di abitudini culturali consolidate che portano l’individuo a costruire la propria identità su differenze di valore all’interno del genere umano. Piazzi sostiene che la vita è distinzione originaria ed essa si afferma attraverso la distanza dalla non vita, la vita ama unicamente sé stessa. La società attraverso il processo di socializzazione incide sul comportamento degli individui a tal punto che il concetto di normalità viene e coincidere con quello di conformità e integrazione sociale. Con le condizioni stabilite dalla società, il bambino si allontana da sé e impara a distinguere un individuo da un altro in base a una scala di valori. La dottrina razzista, nell’ambito dei vari regimi cercava nelle dottrine antropologiche un fondamento biologico in grado di giustificare tutta una serie di provvedimenti discriminatori. Il pregiudizio è un aspetto fisiologico di un processo sociale che educa l’individuo a valorizzarsi attraverso un continuo confronto con gli altri individui. La diversità ancora oggi non è pienamente accettata ed è vista come un problema, in particolare la diversità originaria viene concepita negativamente da teorie socio-antropologiche e il compito della società nel suo ruolo morale, è quello di correggere un difetto di madre natura attraverso norme e modelli di comportamento culturali. L’uomo è considerato da antropologici e sociologici inferiore altre specie in quanto ritenuto essere indeterminato, non specifico ma duttile e predisposto. Su questa base le società occidentali applicano, al loro interno, criteri selettivi e discriminanti che sono la base di ogni pregiudizio. Nessun essere umano pare avere un valore specifico se non quello che gli viene attribuito dall’esterno, il bambino perde quindi la propria diversità e si omologa all’ordine sociale. Il processo di socializzazione prima ignora poi rimuove e infine dimentica il tempo in cui una vita non era separata da un’altra. Il pregiudizio è contestuale all’emergere dell’alterità, per vincerlo occorre ripristinare il legame con la vita. NORMALITA’ E GENERALIZZAZIONE I sistemi culturali riflettono una realtà del tutto estranea alla vita nella quale la normalità si oppone al diverso e la generalizzazione alla specificità. Essa si forma nell’ambito della società tradizionale ed è una coscienza collettiva che riunisce dentro di sé le credenze culturali, morali e religiose di cui gli individui sono parte integrante. La normalità è data da una comune visione del mondo che si afferma attraverso il condizionamento sociale del pensiero e la valorizzazione delle differenze tra culture. Le forme sociali costringono la vita a manifestarsi dentro precisi confini morali, religiosi ed economici, dunque la contraddizione secondo Simmel sta nel fatto che la vita per manifestarsi deve essere necessariamente racchiusa in una forma. Il divenire (scorrere incessante della vita) trova un limite insuperabile nelle espressioni della realtà sociale, si avverte dunque un senso di tragicità dell’esistenza umana in quanto la vita per esistere deve necessariamente trasformarsi nella non-vita. La trasformazione inizia nel momento in cui la vita conosce la parola, la mente a contatto con il simbolico si stacca dal corpo e aspetta di essere riempita da una nuova sostanza esterna, la forma sociale. La solidarietà meccanica tipica delle società tradizionali, (principalmente si rispecchia nelle società precedenti a quella borghese (feudale, contadina) e al suo interno vi è una forte coscienza collettiva. In generale l’individuo come forma individuale ed egoista dell’essere non esiste, esiste solo la collettività. L’individuo pensa in maniera così sociale che non si rende nemmeno conto di avere le capacità di penare come uno IO.)

realizza con l’ausilio del simbolico la più alta forma di integrazione sociale. L’individuo esiste solo in quanto parte integrante della collettività. La rappresentazione simbolica si presenta immediatamente come la negazione del sé della vita, l’uomo prova piacere a superare i propri limiti ed entrare in contatto con aspetti più elevati della cultura, secondo Durkheim questo aspetto contraddistingue l’uomo dagli animali. L’animale dipende quasi esclusivamente dall’ambiente fisico, l’uomo dipende invece da cause sociali. La società è un’idea e può in questo modo entrare nella mente dell’individuo, la mente assume così una forma sociale e successivamente la morale e la cultura legittimano e consolidano la solidarietà tra uomo e società. All’interno della solidarietà meccanica l’uomo diventa un tutt’uno con la coscienza collettiva. L’individuo socializzato è un essere che vive fuori di sé, siamo di fronte a quello che Durkheim chiama sdoppiamento: in un essere fisico (corpo) e in un essere sociale (mente). La mente si stacca dalla vita e si pone in relazione con l’altro da sé questa simbiosi tra mente e società porta comportamenti aggressivi nei confronti di coloro che vivono al di fuori dei confini sociali. È consuetudine legare il disordine e la violenza alla perdita di valori sociali, l’anomia è infatti la mancanza di norme causa della violenza distruttiva degli individui, essa non rivela la natura malvagia dell’uomo ma al contrario un essere educato dalla società a dipendere da un esterno. La violenza non è parte della natura dell’uomo ma di un essere costruito socialmente che vive di relazioni. NARCISO E ROBINSON Il capitalismo produce un mutamento radicale nell’ambito dei rapporti sociali, la realtà inizia ad essere il riflesso di una realtà sociale sempre più impersonale e astratta. Tolto il velo del simbolico l’individuo avverte immediatamente tutta la sua estraneità nei confronti di una società profondamente radicata nella produzione del denaro. Le appartenenze a un gruppo non sono più così rilevanti e decisive per la formazione dell’individuo, il mercato assume un ruolo centrale nell’organizzare i rapporti tra gli individui e tende a trasformare ogni valore umano in merce di scambio. Il vero potere va cercato nella proprietà del denaro che attribuisce valore e meriti agli individui secondo la loro capacità di attirare ricchezze, il capitalismo svuota la relazione tra l’uomo e la realtà di ogni riferimento storico e simbolico ed elimina tutti gli ostacoli che possono impedire la circolazione di denaro. Con il capitalismo, la società si libera del simbolo e la relazione appare come a sé stante. (Simmel sostiene che “la funzione dello scambio, come interazione diretta tra gli individui, si cristallizza attraverso il denaro in una formazione a sé stante”). Con l’avvento di questa realtà sociale scompare qualsiasi diversità, la superficie simbolica che ricopre ogni cosa sfuma in quell’uniformità che caratterizza una realtà in cui contano solo le differenze quantitative. Il processo

capitalistico perviene quando sorge la divisione del lavoro, qui il denaro si fissa come realtà che trascende le esistenze dei singoli individui concreti. Il capitalismo genera tensioni, provoca un’alterazione nell’ambito dei rapporti sociali, causa una profonda lacerazione negli equilibri biopsichici degli individui e soprattutto crea una spaccatura tra l’uomo e i contesti di individuazione sociale (famiglia, lavoro, politica, ecc…) Il capitalismo si afferma senza l’ausilio di un ricambio culturale, non è portatore di valori forti ma ha bisogno di convertire ogni rappresentazione del mondo nella forma del denaro. Esso svela al meglio la radice della contraddizione tra l’uomo e la società nella contrapposizione tra la vita umana e non la non vita del denaro. Il capitalismo radicalizza il fenomeno dell’alienazione fino ad applicarlo a sé stesso fino a determinare una totale estraniazione dallo stesso processo storico che lo ha prodotto, si rende del tutto autonomo dalla natura delle formazioni sociali precedenti. Il capitale può essere compreso solo come realtà a sé stante, mentre il fatto che Marx intende la storia come l’uomo creatore che simultaneamente si proietta nel mondo, rende impossibile attribuire all’uomo una qualunque essenza a priori. L’impossibilità di prendere in considerazione qualcosa che viene prima del processo storico condanna l’uomo a cercare le ragioni della propria esistenza unicamente fuori da sé stesso e sul piano razionale. In questa fase si esce dalla forma del confronto-relazione e si entra in quella biologica tra la vita e la non vita, la vita umana e la società si separano definitivamente l’uomo comincia ad abbandonare il carattere adattativo nei confronti della società. L’amore per la vita di Narciso prende il sopravvento sulla natura duttile di Robinson, da un lato il primo come espressione della specificità e della vita, dall’altro Robinson che interpreta la parte dell’essere generico, esso in quanto produttore di valori d’uso si adatta bene alla società. Robinson resta intrappolato nella logica economica. All’interno di questo meccanismo ogni soluzione sarà sempre parziale, insoddisfacente, anche all’interno di una società con valori comunisti, in quanto non rispettano le singole specificità. Da una parte Robinson possiede lo spirito adattativo nei confronti della società, dall’altra Narciso incarna l’anima del bambino non ancora socializzato immerso in un universo di vita e di amore. L’uomo può entrare nella società solo attraverso la rinuncia di sé stesso, fino al punto di recidere ogni legame con la vita. La costante presenza di Robinson nel mondo sta a indicare come la realtà sociale sia l’espressione di un ambiente che non permette alla vita di apparire se non in forma marginale. Narciso continua dunque a vivere nella parte più marginale della nostra mente che permane dentro l’uomo, NEL SOGNO NARCISO PREVALE SU ROBINSON IN QUANTO LA MENTE SI SPECCHIA NEL CORPO E NEGA OGNI INTRUSIONE DALL’ESTERNO. Essendo Narciso completamente preso dall’amore non resta prigioniero della logica adattativa della società, Robinson= logica pragmatica, Narciso= logica biologica. Si tratta di liberare il mondo dalla violenza, dalla miseria, dall’intolleranza, l’aspetto principale della contraddizione va individuato nello spazio che separa l’uomo da sé stesso. Il capitale tende a impadronirsi del mondo mentre la vita tende a liberare tutto lo spazio da ciò che non è vita. SPAZIO: si forma dal processo repressivo della società e dalla censura, spazio è prodotto della rimozione dell’ambiente umano. Con l’avvento del capitalismo si è formata una distanza abissale tra due modi di intendere l’esistenza, che pongono l’uomo di fronte a due scelte possibili: una a favore della vita (la vita nono conosce compromessi, non vuole trasformare la realtà sociale, ma liberarla dalla presenza della non vita.) l’altra a vantaggio del capitale. La memoria rappresenta la facoltà di non dimenticare e di spingersi più a fondo, fino alla radice dell’essere umano. La crisi del simbolico riporta l’individuo all’esperienza propria della solitudine come punto di rottura, essa può rappresentare un momento da cui ripartire, ricostruire un’unità bio-psichica in grado di porre termine all’siolamento del corpo dalla mente decretato dalla società. SOLITUDINE: ritorno alla dimensione naturale dell’attaccamento alla vita, no sentimento di abbandono, dimensione naturale dell’uomo in cui si può conservare la propria specificità. Piazzi. “ogni singolo ha una propria specificità, che lo qualifica come diverso ma non come distinto dagli altri” SOLITUDINE E DIVERSITA’ La solitudine per Winnicott è il contenitore dell’essere, la solitudine è portatrice di un’unità che si realizza nel contatto tra mente e corpo in cui mente e corpo di riflettono l’una nell’altra. In riferimento a questo aspetto, l’esperienza della solitudine assume un valore assoluto per gli innamorati, le due persone destinate a unirsi allo scopo del soddisfacimento sessuale cercano la solitudine, quanto sono più innamorate, tanto più perfettamente bastano l’una all’altra; il sesso a differenza di altre parti del corpo, porta in sé la vita, dunque fa sì che esso non sia un puro mezzo. La solitudine dell’innamorato è diversa da quella di Robinson. Perché ci sia innamoramento gli innamorati devono liberarsi delle rispettive relazioni con il mondo e tenere lontana la società con i suoi pregiudizi entrando in contatto come due corpi senza alcuna mediazione simbolica. La solitudine realizza quella liberazione dalla società sentita dai due amanti come un limite alla loro unione. Il sogno e l’amore sono meccanismi che pongono la vita in condizione di assoluta solitudine. Il migrante è un corpo che chiede di essere accolto nella sua solitudine. Quando l’individuo si ritira e si abbandona a sé stesso, quando la mente si libera da menzogne e normalità, l’individuo cerca il senso della propria esistenza non più all’esterno ma dentro i propri confini biologici. La differenza tra solitudine e isolamento è che il secondo si presenta come una sconfitta dell’individuo rispetto alle esigenze di omologazione della società. La mente nello stato della solitudine trova il suo interlocutore principale nel corpo e la vita appare risoluta a conservare la sua condizione di unicità. Questo irrompere del biologico nella mente annulla lo spazio, con la fine dello spazio, anche la paura della morte è destinata a scomparire insieme alla distanza che separa l’individuo dal proprio corpo....


Similar Free PDFs