Comenio - l\'utopia nella Didactica Magna PDF

Title Comenio - l\'utopia nella Didactica Magna
Author Mary Vacalebre
Course Storia della pedagogia
Institution Sapienza - Università di Roma
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Summary

Tesina sui personaggi dell'utopia pedagogica per l'esame di storia della pedagogia Sapienza...


Description

Amos Comenio Comenio nasce in Moravia nel 1592. Rimane orfano di entrambi i genitori da piccolo e i suoi tutori non si prendono nessuna cura della sua educazione scolastica, tant’è che inizia gli studi di latino da solo a sedici anni. Questa esperienza personale contribuirà a indirizzarlo a riflettere sui problemi dell’insegnamento. Viene accolto nell’Unione dei Fratelli Boemi, una chiesa hussita distaccatasi dal controllo romano. La dottrina Hussita prende il nome dal suo fondatore Jan Huss che aveva aderito alla riforma protestante sia per l’affinità di pensiero con calvinisti e luterani, sia per l’opportunità politica. Il contesto della sua vita è quello della guerra dei trent’anni che lo costringe a fuggire spostandosi continuamente per l’Europa centro-settentrionale. Il sogno urbano di Comenio che segue More e precede molti altri è una immaginazione del mondo proiettata nello spazio della città. La città è scelta in quanto essenza della società e cioè come metafora della composizione degli uomini e dei gruppi sociali in uno spazio, nelle regole e nelle produzioni che non producono mutamento ma solo ordine nella qualità della vita. “Il labirinto del mondo e il paradiso del cuore” propone il motivo del pellegrinaggio e l’allegoria utopica. In questa costruzione fantastica si avverte una intensa spinta a portare in terra la città di Dio e quindi a scindere la “città terrena” tra quella che esiste e quella che potrebbe esistere. Tale utopia è sostanzialmente immanente e secolare. La concezione di Comenio tuttavia rappresenta un passo avanti alle precedenti. In essa infatti si opera una sintesi tra città come “labirinto del mondo” e città “paradiso del cuore”, è una città che si muove da una all’altra condizione grazie al sostegno e all’azione del processo educativo. Gli ideali politico-utopistici di quel periodo e l’idea della pratica utilità della scienza hanno avuto grande presenza nella pedagogia di questo autore. In questo periodo si era verificata una diminuzione del livello degli studi e la formazione, oltre ad essere destinata a pochi, risultava, anche allo stesso Comenio, lontana dalla realtà sociale e quindi del tutto inadeguata alle esigenze di cambiamento. Inizia quindi a sviluppare le sue riflessioni sull’educazione, prendendo esempio dagli scritti utopistici di Bacone e Campanella, e a interrogarsi sul problema del metodo. Nasce così il suo capolavoro pedagogico: la “Didactica Magna”, con cui delinea un metodo generale d’insegnamento e il tema del diritto all’istruzione per tutti. Comenio conia il termine “pansofia” per indicare il suo vero ideale educativo ovvero raccogliere e sistemare in una scienza universale tutte le idee generali sull’insegnamento e il sapere umano, oggetto e scopo della didattica; tutti gli uomini devono conoscere i principi fondamentali del sapere nel viaggio della vita. L’impegno di Comenio ruota sempre attorno al progetto di fondazione di una scuola nuova, pansofica, mai realizzato. Come pedagogista, il suo ideale era quello di omnes omnia docere, insegnare tutto a tutti, attraverso una formazione integrale della personalità che deve investire sia la sfera della vita spirituale che quella della vita civile. Per lui, educare è vivere, tuttavia per educare è necessario individuare con chiarezza gli obiettivi da realizzare, nonché il metodo con cui si intende trasmettere il sapere. Egli parte dal presupposto che l'uomo è un microcosmo che riassume le caratteristiche dell'intero universo, del quale costituisce la sintesi e il momento dell'autocoscienza, gettando un ponte tra sostanza materiale e sostanza spirituale, tra finito e infinito. Le idee centrali del suo pensiero pedagogico sono, oltre alla pansofia, l'indagine e l'imitazione della natura, considerata maestra insuperabile; la ciclicità dell'insegnamento (con la suddivisione del corso di studi in quattro cicli, ciascuno dei quali riprende e approfondisce le materie di quelli precedenti); l'importanza dell'insegnamento linguistico, a partire dalla propria lingua nazionale; la centralità della figura del maestro; l'opportunità di stimolare l'alunno alla ricerca del sapere, piuttosto che saziarlo di conoscenze; la necessità di una scuola che sia al tempo stesso informativa e formativa (che trasmetta cioè non solo delle conoscenze, ma anche dei valori, primo fra tutti la conquista dell'autonomia). Vi è un altro aspetto del pensiero pedagogico di Comenio che merita di essere evidenziato: egli non aveva molta fiducia nella capacità educativa della famiglia. I suoi quattro cicli d'istruzione pubblica (che erano, dall'inferiore al superiore, la scuola del grembo, la scuola di lingua nazionale, la scuola di latino e l'accademia) coprono praticamente tutta la fascia d'età dai 3 anni in

su. Di fatto, ai genitori è lasciata l'educazione del solo primo triennio di vita dei loro figli, e anche quel breve periodo deve essere impiegato per avviare i piccoli verso i primi rudimenti del sapere. Comenio enfatizza la fanciullezza come “età dell’oro”, oltre che dell’insegnamento. E nel bambino invita a educare prima i sensi, poi la memoria e l’intelligenza, infine il giudizio. Anticipatore di molte idee dell’attivismo, egli sostiene che l’apprendimento debba sempre iniziare con la percezione diretta degli oggetti sensibili, senza tralasciare la dimensione etica della relazione.

“Il labirinto del mondo e il paradiso del cuore” L’opera è formalmente suddivisa in 54 capitoli mentre dal punto di vista ideologico si trovano i due insiemi contrapposti del Labirinto del mondo e del Paradiso del cuore. Nella prima parte (con 36 capitoli è la più estesa) l’immagine del mondo è rappresentata come un labirinto allegorico sotto forma di una città: si narra il pellegrinaggio di un giovane che alla ricerca della verità e della migliore occupazione per sé stesso attraversa il mondo osservando tutti i mestieri umani. In questo viaggio lo accompagnano due guide Sattutto e Inganno, i quali gli mettono gli occhiali “molati nel vetro della presunzione” con una montatura del “corno detto dell’abitudine”. Per fortuna glieli infilano un po’ storti e quindi il poeta riesce a vedere le cose in modo naturale. Insieme attraversano una città ripartita da innumerevoli strade, piazze, palazzi ed edifici, dove anche i cittadini sono divisi secondo una gerarchia sociale, ordini e professione. In questa città si entra da due porte, entrambe volte a ponente: dalla porta della vita (nascita), attraverso la quale capitano tutti coloro che abiteranno nel mondo, e dalla porta della separazione, da dove ciascuno, a seconda della propria sorte, si dirige verso questo o quel mestiere. Al capo occidentale della città si trova pure il Forte della Fortuna dove abitano solo gli eletti. Al centro della città vi è una grande piazza con la dimora della regina del mondo, la Sapienza. Alla porta della separazione il vecchio Destino, che distribuisce le più varie professioni ai giovani, consegna al pellegrino un biglietto che gli consente di “osservare o esaminare.” Attraversando le strade della città il pellegrino rifiuta un mestiere dopo l‘altro e descrive la crescente delusione suscitata da un mondo pieno di ipocrisia, superbia, invidia, malvagità, peccati, ingiustizie, sofferenze e violenze. Dapprima si ferma ad osservare le classi più basse, in particolare gli artigiani che offrono merce falsa o in qualche altra maniera ingannano. Quindi esamina anche il Forte della Fortuna per conoscere la vita dei ricchi e “amanti di delizie”. Ma la delusione più grande gli viene dalla visita del castello della regina del mondo, la Sapienza, dietro la cui maschera si nasconde solo furbizia ipocrita e voglia del potere. La perfida regina ha ingannato e sedotto l‘inizialmente onesto re Salomone. Il pellegrino vuole fuggire dal mondo. La parte seconda – il Paradiso del cuore, che si propone come antitesi alla prima, inizia con la fuga del pellegrino dalla città. Questi getta gli occhiali e cade a terra svenuto. In quel mentre sente la voce di Dio che lo chiama: “Ritorna, da dove sei partito, alla casa del tuo cuore, e chiudi la porta dietro di te”. Dio gli indica la strada della pace che consiste nel pieno abbandono al Signore Gesù Cristo. Il pellegrino è come trasformato e tutto finisce con la visione della gloria divina e con una preghiera.

Antologia “Salomone con le sue schiere nella strada dei dotti […] teneva lezione sulla natura degli alberi, dal cedro del Libano, fino all’issopo che cresce sui muri; e anche sugli animali, gli uccelli, i rettili e i pesci; e sulla sostanza del mondo, sulla potenza degli elementi, sulla disposizione delle stelle, sull’umano pensiero ecc. E per abbeverarsi alla sua sapienza accorrevano tutte le nazioni.”.1

1 Comenio, Il labirinto del mondo e il paradiso del cuore, p.203...


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