Cosa è l\'empowerment - riassunto - Che cos\'è l\'empowerment PDF

Title Cosa è l\'empowerment - riassunto - Che cos\'è l\'empowerment
Author chiara maria guarino
Course Neuroscienze del benessere nel life span
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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riassunto...


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CHE COSA E’ L’EMPOWERMENT CAPITOLO 1: INTRODUZIONE ALL’EMPOWERMENT L’empowerment riguarda contesti e livelli (individuo, gruppo e comunità) differenti, inevitabilmente connessi l'uno all'altro. L'etimologia della parola mostra che essa può essere suddivisa in tre parti:   

“Em” solitamente viene utilizzato come prefisso per significare mettere nella condizione di, andare verso e quindi fa riferimento ad un movimento propositivo verso qualcosa. “Power” viene normalmente tradotto con potere, essere in grado di, con un'accezione positiva, costruttiva e propositiva. suffisso “ment”  utilizzato in inglese sia per definire un processo, sia per definire un risultato.

Già nel termine è quindi insita la doppia natura di questo concetto: l’empowerment è una parola processorisultato in quanto dà il nome sia al percorso per raggiungere un certo obiettivo, sia al risultato stesso. L’empowerment non è solo una destinazione, ma un viaggio costellato da tappe che spingono e motivano alla continuazione del viaggio stesso, un processo graduale che prevede diversi livelli di acquisizione che possono sembrare talvolta diretti e chiari, altre volte allontanarsi dall’obiettivo prefissato.  Letteralmente l’empowerment è il processo e il risultato di un movimento propositivo verso l'acquisizione di potere, inteso come potenzialità individuali o di gruppo. In italiano, è necessario utilizzare una locuzione verbale più complessa per definirlo chiaramente: accrescere il potere, aumentare la possibilità di scelta, sviluppare le potenzialità oppure rendere l'individuo o il gruppo in grado di agire complessità del concetto che esprime. Il termine empowerment è comparso negli anni '60 nella letteratura legata alla psicologia di comunità, dove si è imposto come uno dei principali oggetti di interesse, sia dal punto di vista dell’elaborazione teorica che da quello degli interventi professionali. Buscaglioni e Gheno sottolineano come il rapido e contemporaneo successo dell’empowerment in ambiti così diversi, quali l'azienda e la psicologia di comunità, è probabilmente dovuto ad una sintesi originale che esso propone tra forza e debolezza, tra benessere e disagio, tra capacità e difficoltà, risorse e lacune. Tradizionalmente si può distinguere: 1. una cultura paterna, focalizzata sul merito, che valorizza le risorse possedute, dà attenzione alle capacità, impone sempre crescenti risultati 2. una cultura materna, protettiva, comprensiva, accogliente e attenta ai bisogni l’approccio dell'empowerment propone invece l'utilizzo della cultura paterna, delle capacità e delle risorse, a supporto di quella materna, attenta alle aree di debolezza, alla loro gestione e al loro superamento. Questo innovativo modo di considerare forza e debolezza è stato accolto da diverse discipline: si parla di empowerment nella letteratura politica, in quella medica, in ambito pedagogico e in campo manageriale e organizzativo.

1.1 l’empowerment in politica In campo politico, l’empowerment è stato utilizzato nell'ambito dei movimenti per i diritti civili e delle donne, in cui risultava essere l'esito sperato delle lotte per l'emancipazione e per il riconoscimento dell'uguaglianza sociale di tutti i cittadini.

 Aumentare il livello di empowerment dei cittadini significa quindi risvegliarli dal torpore che ha indotto accettazione e sottomissione alle disuguaglianze e rafforzare il loro potere per far sì che si interessino di più del loro destino ed incrementino il loro impegno sociale. Oggi ritroviamo l’empowerment come obiettivo da raggiungere all'interno dei movimenti per le minoranze, dei servizi sociali di volontariato, nei programmi di sviluppo del terzo mondo, contesti nei quali fa riferimento alla possibilità da parte di chi non ha potere decisionale e di chi non ha voce, di far sentire la propria opinione e di partecipare alle scelte che li riguardano. Con questa connotazione il concetto di empowerment riassume e rafforza alcuni principi ugualitari e democratici che si radicano nella storia dell'uomo: Aristotele, infatti, indicava come la partecipazione fosse un modo per sviluppare crescita morale e intellettuale nei cittadini e come questa fosse necessaria per la presa di decisioni condivise. Il concetto di empowerment sottolinea la stretta interdipendenza che esiste tra cambiamento individuale e cambiamento sociale: per raggiungere il miglioramento sperato, le azioni individuali devono interagire e sostenersi a vicenda. 



da una parte è quindi necessario emancipare gli individui e i gruppi svantaggiati, aiutandoli a liberarsi da una condizione caratterizzata da limitate possibilità, rompendo la logica di passività e dipendenza attraverso il rafforzamento dell'autonomia, l'assunzione di responsabilità e l’adeguato accesso alle risorse  una azione informativa e formativa per favorire l'accesso alle risorse da parte dei gruppi deboli della popolazione, l'aumento di competenze, di responsabilità e di partecipazione dall'altra parte però è necessario stimolare un cambiamento sociale, strutturale e organizzativo che favorisca l’ascolto, l'attuazione di risposte concrete alle richieste dei gruppi svantaggiati e permetta loro di avere maggiori possibilità di partecipazione alle decisioni.

Unger definisce l’empowerment come volontà attiva e immaginazione infaticabile contro ogni convenzione e routine, che si deve esprimere non solo a livello individuale. In un’ottica di revisione del passato e di messa in discussione critica di ciò che spesso viene dato per dovuto, l'autore indica come democrazia empowered quella che permette di ridefinire ogni aspetto della vita della polis per favorire la crescita dei cittadini.  Ci si allontana da una realtà in cui è necessario dipendere dalle decisioni dell'autorità e ci si avvicina ad una situazione in cui le autorità si mette in discussione e si trasforma strutturalmente per favorire la crescita individuale.

Il problema dello sviluppo del terzo mondo si è fatto più pressante con l’affermarsi della globalizzazione che ha rapidamente incrementato le ricchezze globali, ma ha reso più evidente il divario esistente tra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo. Per questi motivi il concetto di empowerment è apparso particolarmente appropriato ed efficace al fine di proporre uno sviluppo alternativo rispetto al passato, che favorisca un processo di ri-bilanciamento della struttura di potere attraverso azioni politiche più affidabili, rafforzando il potere di autogestione delle singole comunità e rendendo il mercato globale socialmente più attento. Friedman suddivide l’empowerment in tre componenti: 1. l’empowerment sociale- economico: accesso a risorse quotidiane quali tempo, conoscenze e abilità, reti sociali e strumenti di lavoro, risorse finanziarie necessarie per poter migliorare le proprie condizioni di vita;

2. l’empowerment politico: accesso alle decisioni, soprattutto quelle riguardanti la propria vita e il proprio futuro; 3. l’empowerment Psicologico: inteso come senso di potenza individuale, che spesso è il risultato di successi ottenuti in ambito sociale e politico questi tre tipi di empowerment devono essere favoriti e promossi per ottenere i risultati più efficaci e duraturi in popolazioni svantaggiate  Per aiutare le persone svantaggiate, si deve cercare di valorizzare la capacità locale di soluzione dei problemi attraverso la formazione ed il sostegno all'iniziativa locale. Lo sviluppo è un diritto che può essere conquistato e costruito insieme  gli individui non vengono più considerati come vittime di forze maggiori, senza risorse, capacità e possibilità di miglioramento, ma attori competenti nello sviluppo di strategie volte a migliorare la loro vita  sono gli individui stessi che decidono come il processo di cambiamento debba venire, sostenuti da chi si trova a lavorare con loro. I governi centrali o le agenzie internazionali e non governative non possono imporre o portare empowerment, ma possono sostenerlo e facilitarlo. Le loro esperienze e le tradizioni locali devono essere valorizzate e utilizzate nel processo di cambiamento l'azione di empowerment quindi si radica fortemente nel locale, procedendo con un lavoro dal basso verso l'alto e che si connota in modo differente in base allo specifico territorio in cui si colloca. Per sviluppare empowerment nelle comunità svantaggiate, possono essere elencati quattro elementi chiave: 1) inclusione e partecipazione: aumentare le opportunità per le persone povere o escluse di partecipare alla presa di decisioni è un fattore essenziale e fa sì che l'utilizzo di risorse, seppure limitate, si basi su bisogni concreti e su priorità locali. La partecipazione deve essere favorita attraverso un lavoro con le persone, che devono essere messe nelle condizioni di poter partecipare adeguatamente ù, ma implica anche un cambiamento di regole sociali e la creazione di spazi per il dibattito ed il confronto. La partecipazione può anche avvenire in forma indiretta, rappresentativa (un rappresentante per gruppo) o politica (elettiva); 2) accesso alle informazioni: i cittadini informati sono maggiormente pronti a sfruttare al meglio le opportunità, i diritti ed i servizi aumentando la possibilità di agire e di prendere decisioni in modo adeguato.  L'informazione è necessaria per sviluppare una visione critica della propria situazione, per comprendere i problemi e diventa il presupposto necessario per motivare al cambiamento. Senza un’informazione tempestiva e adeguata non si è nella situazione di poter decidere come agire. Il passaggio dell'informazione può avvenire attraverso diversi mezzi, l'importante è che ogni individuo o gruppo abbiano accesso ad essi. 3) Maggiore condivisione di scelte, risultati e responsabilità da parte delle autorità: obbligo delle autorità di spiegare il loro operato, l'utilizzo dei fondi e di legare le proprie azioni alle promesse fatte ai cittadini. Devono essere aumentate e rafforzate le comunicazioni tra cittadini e organi sociali e agevolata la trasparenza di questi ultimi. Ciò favorisce una diminuzione della corruzione e dell’arricchimento di pochi, a scapito delle fasce di popolazione più deboli. 4) Capacità organizzativa locale: le comunità ben organizzate hanno maggiori possibilità di far sentire il proprio potere. La creazione di reti interne e tra le comunità diverse rafforza la collettività e permette una maggiore influenza a livello nazionale o regionale. Dare la possibilità alle persone di lavorare insieme, di mobilitare risorse per risolvere i problemi che li riguardano è essenziale per

rafforzare il tessuto sociale e favorire la loro azione anche a livello più allargato. Importante è quindi che le comunità non si rivolgono solo al loro interno, per la soluzione dei problemi, ma imparino a gestire le relazioni con l'esterno, a creare partnership, a interagire in modo più efficace con chi detiene il potere, facendo sentire la propria voce. Sebbene tali concetti guidino e abbiano guidato molti progetti di sviluppo nelle aree più povere del mondo, l’approccio dell'empowerment risulta ancora particolarmente difficile da attuare.

1.2 empowerment in medicina e in psicoterapia Tradizionalmente gli ambiti di medicina e di psicoterapia si sono basati su una relazione di dipendenza tra il professionista e il paziente, che doveva sottostare alle decisioni e alle indicazioni del primo per liberarsi di un male che non era in grado di fronteggiare da solo. Questa logica è apparsa però poco efficace: basandosi su disparità di potere e di conoscenze portava, soprattutto nel lungo periodo, ad una maggiore passività del paziente, ad un abbassamento del suo umore e ad una accettazione della malattia o del disturbo considerato inevitabile. L’empowerment prende forma in tale ambito proprio per permettere all’individuo di affrancarsi dalla dipendenza della figura medica o clinica e per una sua responsabilizzazione nei confronti della malattia o del disturbo oggi si utilizza tale termine per indicare la condizione ottimale in cui i pazienti possono prendere parte alle decisioni sui trattamenti, assumendo co- responsabilità nella gestione della propria salute.  Il professionista deve quindi evitare il ruolo di esperto e assumere quello di facilitatore e promotore dell’espressione delle capacità da parte dell'ammalato.  Il paziente viene quindi visto come un soggetto capace di contribuire al proprio stato di salute e che deve essere motivato e sostenuto nella guarigione.  Il nodo centrale non è più individuare che cosa sia sbagliato e malato nell’individuo, ma capire l'ambiente e le barriere che limitano la sua partecipazione, e rimuoverle. Alcuni esempi noti di empowerment in ambito medico riguardano: 1) la maggiore partecipazione nella malattia per soggetti con patologie croniche, come diabete tumore o disturbi mentali  è fondamentale l'incremento della consapevolezza di come le proprie azioni possono contribuire a superare o a rendere più difficile la convivenza con la patologia e nel fornire le abilità adeguate per gestire al meglio i sintomi ed i problemi correlati. Tale lavoro inizia solitamente con un adeguata formazione del personale medico, per fare in modo che esso diventi facilitatore di empowerment nei soggetti con cui lavora. L'intento è quello di dare sostegno al paziente in modo che sia lui ad avere un maggiore controllo sul decorso della propria malattia; 2) La formazione di caregivers efficaci  l'intento è quello di favorire la partecipazione di caregiver naturali e di aumentare il loro grado di controllo ed efficacia nella gestione della malattia. Questo è particolarmente importante per alcuni tipi di pazienti che hanno maggiore bisogno di assistenza (bambini e anziani) o per patologie che impongono un aiuto costante da parte di terzi. Il fine è quello di far sì che i caregiver acquisiscano le competenze necessarie alla gestione quotidiana dei sintomi e dello stato d'animo del paziente. Attraverso training e attività da fare con i pazienti, i caregiver possono diventare tasselli importanti per il superamento della malattia, ma possono anche aiutare i pazienti ad acquisire un maggiore controllo del proprio problema, favorendo un’adeguata gestione delle emozioni e facendo facilitando la messa in atto di pratiche adeguate;

3) La riabilitazione in caso di handicap  il ruolo del professionista è quello di aumentare l'indipendenza della persona, favorendo lo sviluppo di abilità che le consentono di cambiare condizioni di vita inadeguate o di superare barriere che non le permettono di vivere normalmente. Tale processo può avvenire in diverso modo (attraverso training speciali specifici, progetti di advocacy, gruppi di discussione, peer-counseling), l'importante è credere che chiunque, dal suo livello di inabilità e di menomazione, può aspirare a condizioni di vita migliori ed è in grado di fare piccoli passi per avvicinarvisi. In ambito medico e di psicologia della salute, l’approccio empowerment si lega anche ad attività di promozione del benessere e risulta essere un metodo alternativo a quelli tradizionali di educazione alla salute, che si può suddividere in quattro forme: A- Modelli di educazione tradizionale: caratterizzati da strategie dall'alto verso il basso, utilizzate prevalentemente per problemi semplici e in cui il target è passivo e riceve informazioni dall' esperto. Si svolgono prevalentemente all'interno di gruppi ristretti e sono molto simili alle tradizionali lezioni d’aula; B- Modelli educativi moderni: si differenziano per una struttura dal basso verso l'alto, dove la popolazione target viene attivamente coinvolta ma le azioni si limitano all’ambito del piccolo gruppo; C- Modelli di pianificazione: pur spostando modalità dall'alto verso il basso che limitano la partecipazione dei singoli, coinvolgono il contesto più allargato, come l'intera scuola, la comunità circostante; D- Modelli di empowerment: i soggetti sono attivi e le attività coinvolgono diversi contesti contemporaneamente. In questi modelli sono importanti la partecipazione e la collaborazione del target dell’intervento e sono considerati rilevanti anche le caratteristiche dei contesti meno prossimali. Il programma di cambiamento si interessa quindi sia gli stili di vita che ai contesti. L’approccio dell'empowerment è dunque utilizzato nella promozione di responsabilità e autocontrollo anche in soggetti sani per favorire uno stile di vita adeguato. Anche in questo caso i concetti di base sono che: 



L'individuo non può essere più considerato come un soggetto passivo di fronte agli eventi esterni o alle richieste dei professionisti, ma un soggetto attivo che con i suoi comportamenti e le sue scelte può determinare il proprio benessere. L'individuo non è più fruitore di cure e servizi, vittima di fattori non controllabili, ma persona che ha le potenzialità e le capacità per scegliere imparare a stare in salute.

Infine, in psicoterapia, l’empowerment acquisisce il significato di incremento delle competenze mediante l'esperienza di sé e delle proprie potenzialità. In generale, tutta la psicoterapia è empowerment inteso come crescita personale, anche se spesso la disparità di potere tra psicoterapeuta e paziente è evidente. Negli ultimi anni si sono sempre più sviluppati dei percorsi individuali con il preciso intento di aumentare la empowerment individuale: è stato messo a punto dagli psicologi cognitivo- comportamentali un processo terapeutico in grado di liberare i soggetti disempowered che si fonda su l'intento di limitare vissuti di impotenza ed inefficacia del soggetto e di riequilibrare il divario di potere tra paziente e professionista. L'intervento si articola in tre fasi: 1) Lavorare sul processo di attribuzione, cercando di far comprendere al soggetto che gli eventi sono controllabili e che può condizionarne l'andamento; 2) Analizzare il processo di valutazione di sé e delle proprie capacità, rafforzando la visione positiva di sé;

3) Agevolare la capacità di rappresentarsi il futuro, favorendo un’immagine di futuro positivo, ricco di risorse e successi possibili.

1.3 empowerment nelle organizzazioni e nelle aziende Il termine empowerment comincia ad essere utilizzato in ambito manageriale alla fine degli anni '70, con l'eccezione di dare potere alle persone che operano nelle organizzazioni in condizioni svantaggiose  si propone di rompere con la tradizione tayloristica del lavoro, che negli anni '20 si proponeva di incrementare la produttività rendendo sempre più settoriali e supervisionati i compiti da svolgere, condizione che determinava nel lavoratore alienazione e poco coinvolgimento nell'organizzazione per cui lavorava. Negli anni '60 iniziarono ad emergere bisogni di cambiamento per aumentare la motivazione e la soddisfazione verso il proprio operato, ma è soprattutto negli anni '80 che il concetto di empowerment prende forma e acquista vigore l'intento di sviluppare una cultura manageriale in grado di favorire l'espressione delle capacità innovative e creative dei dipendenti. L'intento era quello di trovare un modo per:   

aumentare le prestazioni dei singoli arginare la crescente insoddisfazione lavorativa limitare i costi di assenteismo e turnover

L’empowerment, anche in ambito organizzativo, non perde i suoi ideali e impone di considerare ogni lavoratore come protagonista del proprio destino e di quello dell'organizzazione: non è possibile che egli svolga lavori alienanti o continui a dipendere dall’approvazione del proprio capo, poiché ogni individuo è in grado di prendersi carico delle responsabilità e delle decisioni comuni, attraverso il lavoro di squadra. Tre prospettive diverse relativamente all’empowerment nelle aziende sono emerse e possono essere studiate per capire l'evoluzione dell'empowerment a livello organizzativo. Questi tre approcci indicano tre aree fondamentali in cui si deve agire contemporaneamente per aumentare l’empowerment in azienda: la struttura aziendale, l'individuo e la leadership: 1) La prospettiva socio-strutturale: si basa su ideali democratici che indicano come il potere (controllo sulle risorse organizzative) dovrebbe essere favorito negli individui, qualunque sia la loro posizione all'interno del sistema. L’enfasi è sulla parte...


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