Costumi, usi e gioielli dell\'epoco vittoriana PDF

Title Costumi, usi e gioielli dell\'epoco vittoriana
Author Erika Scrugli
Course Storia dell'europa
Institution Sapienza - Università di Roma
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Eika Scrugli Scienze della moda e del costume Matricola 1644239 Storia dell’eurasia Storia, usi e costumi dell’epoca Vittoriana. Per epoca vittoriana si intende quel lungo periodo caratterizzato dal regno della regina Vittoria che va dal 1837 al 1901, anno della sua morte. È un periodo di transizione che vede l’Inghilterra toccare il vertice massimo della sua potenza. Tendenzialmente questo periodo viene suddiviso in tre fasi:



Fase protovittoriana, dall’ incoronazione del 1837 fino al 1850. Vittoria sale al trono all’età di 18 anni ed ebbe come suo mentore il primo Ministro Whig (partito liberale) Lord Melbourne. Nel 1840 sposa suo cugino, principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha che la influenza con le sue idee conservatrici tanto che Vittoria poi diverrà sostenitrice del partito conservatore. Questo periodo è caratterizzato da un generale ottimismo malgrado la depressione economica dovuta dalla sovrapproduzione tra gli anni 30 e 40.



Fase mediovittoriana, dal 1850 al 1880 anche se alcuni studiosi vedono l’inizio di questa fase nel 1867, anno di approvazione del secondo reform act. È un periodo di equilibrio e di progresso durante il quale si assiste ad un forte sviluppo economico, al miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori e una relativa tranquillità a livello politico e sociale. Soprattutto in questo periodo si sviluppa un sistema di valori basato sul senso del dovere e dell’autodisciplina, centrale è il culto del lavoro e la sacralità della famiglia. Nel 1876 la regina Vittoria diviene Imperatrice delle Indie e questo porta a un senso generale di superiorità anche razziale dei suoi sudditi rispetto al resto del mondo. Nel 1851 prende vita per la prima volta la Grande Esposizione universale a Londra, chiamata “Great Exhibition of Works of Industry of all Nations” che ebbe la funzione di vetrina per mostrare e lodare la grandezza dell’impero britannico e delle nuove tecnologie. Ideata dal Principe Alberto, marito di Vittoria, l’esposizione ebbe luogo ad Hyde Park dal 1° Maggio all’11 Ottobre. Per l’occasione venne costruito il famoso Crystal Palace in ferro e vetro proprio ad Hyde Park. L’anno successivo venne smontato, spostato e ampliato nella zona di Sydenham Hill. Ancora oggi questa struttura è fonte d’ispirazione nell’architettura postmoderna.



Fase tardo vittoriana, 1880 al 1901 In questo periodo l’amore dei sudditi nei confronti della propria regina accresce, la grande produzione industriale cresce ma deve far i conti con la concorrenza. Fondamentale è la crisi dei valori vittoriani e ottocenteschi che avevano caratterizzato il secolo.

Londra durante l’epoca vittoriana era il centro dell’economia mondiale prima di esser soppiantata dagli Usa e dalla Germania. La popolazione cresce costantemente a causa del netto calo della mortalità in particolare di infantile che si verifica verso la seconda metà del secolo. L’aspettativa di vita sale grazie alle migliori condizioni igieniche e un’alimentazione di media migliore. Si assiste al fenomeno di urbanizzazione che vede un rapido spostamento della popolazione verso la città, in cui si trova lavoro nelle fabbriche e che tendenzialmente offre più opportunità rispetto alla campagna. Da questo momento la campagna viene vista come luogo di pace e villeggiatura di ceti medio-alti, che viene alternata alla frenetica vita di città, fatta di svaghi e affari lavorativi. Intorno a metà Ottocento si assiste anche ad un altro fenomeno: molti abbandonano la chiesa anglicana a favore di quella protestante e quindi c’è un netto calo della popolazione che partecipa alle funzioni religiose domenicali. In generale la fine del secolo è caratterizzata da discussioni sulla religione, anche a causa della nuova visione scientifica proposta da Charles Darwin nel 1859 con la sua pubblicazione sull’origine della specie. Sempre in questo periodo la donna comincia a battersi per una maggiore libertà e il suffragio universale tanto che nasce il movimento delle Suffragette. Presupposto per il movimento fu il trattato “L’asservimento delle donne” scritto da John Stuart Mill nel 1869, in cui si proponeva la completa parità dei diritti. I conservatori attribuivano il calo delle nascite di quegli anni al lavoro che le donne sposate conducevano al di là del loro lavoro domestico. In epoca vittoriana era largamente diffusa l’idea che la dimensione della donna fosse solo quella della casa, al contrario della politica e del lavoro tipicamente competenza maschile. In ambito politico un evento significativo del periodo fu il “Reform Bill”, che nel 1867 raddoppiò il numero di cittadini aventi diritto al voto. In Inghilterra la società prima della rivoluzione industriale era una piramide stabile molto simile alla struttura feudale: al potere c’è la nobiltà, grazie ai possedimenti terrieri e al possesso della maggior parte delle attività economiche di prestigio. Il termine “Prestigio”,infatti, è la parola chiave per la comprensione della società inglese, molto radicata nelle consuetudini e nelle tradizioni.

Commercianti e professionisti rivestivano una posizione intermedia ma erano comunque ritenuti degni di esser frequentati da parte dei nobili. Sotto di essi c’è il popolo, costretto al lavoro e alla fame tanto disprezzati dai nobili. In questo periodo nasce una nuova classe sociale: gli operai. Figlia della rivoluzione industriale questa classe sociale comincia a discutere su diritti,doveri e tutele. Tendenzialmente in epoca vittoriana la società viene divisa nel seguente modo: 

Upper class: appartengono a questa categoria il sovrano ela famiglia reale, ma anche alta e bassa nobiltà;



Middle class: la classe che subisce una maggiore evoluzione in quest’epoca. La middle class si fa strada spinta dal desiderio di rivalsa sociale e finanziaria. Viene tendenzialmente suddivisa in High level middle class (a cui appartengono padroni di fabbriche, religiosi, avvocati, commercianti e proprietari terrieri) e Lower middle class come artigiani o negozianti che non hanno un reddito molto alto;



Lower class: tipicamente composta dai lavoratori comuni come operai, contadini, manovali e tessitori ma anche i poveri, senza tetto e ancora vedove o orfani.

Le città cambiano radicalmente in quanto con la rivoluzione diventano città industriali molto inquinate e con varie problematiche. In questo periodo nascono gli slums, quartieri dormitorio popolati soprattutto dagli operai, si tratta di alloggi a basso costo che ospitano in poco tempo gran parte del popolo che si sposta dalle campagne nelle città in cerca di lavoro. Questi quartieri sono composti da palazzi sovrappopolati, maleodoranti e senza igiene dove abbondano malattie, promiscuità e povertà. Per contrastare la diffusione di epidemie causata dall’aumento rapido e smisurato della popolazione si assiste alla nascita di cimiteri lontani dalle città. Per trasportare i cadaveri verso questi nuovi cimiteri si ricorre anche all’uso delle ferrovie: è per questo motivo che il treno London Necropolis Railway viene ribattezzato il treno della morte. Uno degli argomenti più spinosi di quest’epoca è l’infanzia. Il lavoro minorile è una delle grandi piaghe e una delle grandi battaglie della Regina Vittoria. Lo sviluppo industriale è stato possibile anche e soprattutto all’impiego di bambini nel lavoro, la povertà infatti spingeva le famiglie numerose al lavoro precoce infantile. Nascono collegi, orfanotrofi e case di lavoro a sostegno dei bambini, che teoricamente dovevano trovare in queste strutture delle possibilità di riscatto e stare lontani dai pericoli della strada imparando un mestiere. Spesso però queste case di lavoro sono fabbriche di tortura e soprusi.

Quest’epoca di cambiamenti si manifesta anche nella moda che nel corso dell’età vittoriana ha visto cambiamenti di stili e di tipologie di distribuzione. Nel 1850 la diffusione di macchine da cucire e di coloranti sintetici hanno introdotto il consumo che agli inizi del 900 sarà di massa e che vede anche l’abbassamento dei costi di cui beneficerà la classe media. Durante il secolo i ruoli di genere si definiscono e la donna vive maggiormente nella sfera domestica e privata e quindi lo stile del tempo riflette questo nuovo stile di vita poco utilitaristico e anzi l’abito assume il ruolo d’espressione del ceto sociale a cui si appartiene. Le donne del ceto borghese vestono con crinoline e corsetti che, seppur controproducenti per la salute vengono indossati come simbolo di ricchezza. Sopra strati di sottovesti vengono esibite gonne ricoperte di decorazioni e preziosi ricami mentre il ceto medio cerca di riprodurre lo stesso effetto ma con meno virtuosismi decorativi. Durante i primi anni di regno della regina l’ideale di silhouette femminile prevedeva un tronco lungo e sottile atto ad accentuare i fianchi larghi. Per ottenere questo effetto sopra alla chemise si ricorreva al corsetto disossato che stringeva il busto quasi allo svenimento e sopra di esso un corpetto aderente a vita bassa sul quale al di sotto venivano posizionate le pesanti sottovesti che creavano un senso di pienezza alla gonna. Le scollature sono basse e dritte. Il decennio successivo vede aggiungersi maniche piegate e corpetti a v sopra gonne ancora più ampie. Le maniche erano strette nella parte superiore ma si allargano tra il gomito e il polso. La vera innovazione è quella dell’uso della crinolina nel 1847 che diviene un simbolo di ricchezza in e marcava il fatto che la donna che la vestiva non aveva bisogno di lavorare per vivere. Durante il decennio del 1860 l’ampiezza quasi spropositata delle gonne dovuta all’impiego della crinolina diminuisce e la si vede spostarsi solamente nella parte posteriore enfatizzata da strascichi raccolti in morbidi drappeggi, mentre la parte anteriore si appiattisce. Altri elementi fondamentali sono le maniche a pagota, ovvero una manica a campana popolare indossata sopra una falsa sottomanica, corpetti più naturali e scollature con colletti alti di giorno e più ampie per la sera. Un ulteriore cambiamento si manifesta negli anni 80 del secolo in cui vi è una sovrapposizione stilistica caratterizzata sia ancora da abiti con silhouette snella e molto ornata sia da uno stile più severo e naturale senza corpetti troppo stretti e eccessive sottovesti. Le scollature sono alte, le vesti si accorciano alle caviglie e le maniche si restringono fino ad essere poi sostituite da giacche su misura che ebbero positive conseguenze sulla salute. Questo cambiamento fu segnato anche dalla partecipazione a fine secolo dell’attività all’aria aperta da parte delle donne che possono praticare sport.

Le scarpe femminili sono strette, piatte e in raso ma nel corso del secolo però diventano più larghe e si comincia a portare un tacco basso. I cappelli e i guanti sono gli accessori fondamentali di ogni uomo o donna rispettabile: all’inizio del secolo i cappelli sono piccoli e modesti in quanto i veri protagonisti del tempo sono le ampie vesti, ma verso fine secolo diventano i protagonisti fondamentali nell’outfit vittoriano e sono ricchi di elaborate e stravaganti creazioni compresi degli uccelli imbalzamati provenienti dalle Everglades che videro l’estinzione di molte delle loro specie proprio a causa di questa stramba moda. Ogni situazione in epoca vittoriana prevede un dress code differente. Gli abiti da mattina sono spesso semplici, meno elaborati e più accollati. Nel pomeriggio le donne sentono l’esigenza di un abito meno succinto tanto che nasce la tea gown, l’abito da tè. In epoca vittoriana infatti si diffonde l’uso del tè quotidiano sia durante la colazione sia come rituale pomeridiano. Come ampliamente riportato nel libro “Storie del tè” dalla sociologa Linda Reali, la tradizione attribuisce l’introduzione dell’afternoon tea alla Duchessa Anna di Bedford nel 1841, il suo scopo è quello di una pausa ristoratrice tra il pranzo e la cena. Al tè la Duchessa unì anche l’usanza di una passeggiata per poi arrivare ad organizzare tea party all’aperto nei giardini. Nasce così la moda della passeggiata pomeridiana ad Hyde Park, seguita poi da un piccolo rinfresco tanto che alcuni luoghi si attrezzarono per diventare tea garden: fornivano tutto il necessario per accomodarsi a prendere del tè senza rinunciare a nessuna comodità. Si distinguono due diverse abitudini: il “low tea”, verso le 16, appannaggio delle classi sociali più elevate e l “high tea” per la classe media, il quale si consumava dopo le 17, accompagnato da un pasto più sostanzioso, finendo con il coincidere con la cena. Era tipica usanza vittoriana quella di ricevere degli ospiti nel pomeriggio, sia nei salotti aristocratici sia in quelli borghesi, di città o di campagna. Gli ospiti venivano ricevuti nella drawing room il quale era un salottino. L’afternoon tea è un momento di socializzazione, una pausa per scambiarsi pettegolezzi e informazioni tanto che viene riconosciuto dai molti manuali di economia domestica del tempo come “pasto sociale”. Al contrario del rigido cerimoniale delle cene in società, l’ora del tè è informale e l’atmosfera è più rilassata, tanto che gli ospiti si rilassano su poltrone e divani disposti intorno al tavolo. Le ore predilette per questa usanza erano dalle quattro alle sei e non si protraevano oltre le sette, ora in cui si cominciava a preparare la cena.

Verso fine 800, quando l’uso del tè era ormai largamente diffuso da tempo si cercò di creare momenti speciali per rendere il rituale del tè un momento di prestigio. Intorno al 1880 nascono gli exhibition teas, luoghi di cultura in cui alta borghesia, critici e mercanti d’arte si ritrovano per degustare la bevanda. Nacquero addirittura alcune comunità chiamate Temperance Halls che proponevano per contrastare il troppo diffuso consumo di superalcolici come il Whisky scozzese, il teatotalism ovvero la sostituzione degli alcolici con bevande come il tè. Questo movimento, che denota l’importante assunzione del tè a feticcio dell’Inghilterra vittoriana, continuò la sua vita fino ai primi del Novecento, giungendo fino alle colonie e all’America, dove trovò nuovo vigore nei movimenti evangelici. La tea gown, l’abito del tè, vede la sua diffusione nel guardaroba femminile nella seconda metà dell’Ottocento, proprio in concomitanza della diffusione del corsetto, che costringeva le donne in abiti stretti e gonne pesanti. La tea gown è un abito pensato per il salotto, molto comodo e a volte stravagante. Nel 1883 un articolo lo definisce come un’elegante forma di vestaglia e solo le donne di appannaggio più elevato lo indossavano durante il low tea. I primi abiti da tè sono ispirati alla moda giapponese del kimono, riprendendone se e e ricami. Veniva indossato dalla padrona di casa da mezzogiorno alle sette di sera e solo in ambiente casalingo. Spesso oltre che essere eleganti essi erano anche molto stravaganti, poteva essere indossato non solo durante l’afternoon tea ma anche in presenza di famigliari e amici più intimi e in cene informali mentre non veniva mai utilizzato per ricevimenti formali. È l’unico modo per le donne di vestire in modo comodo e durante i primi del Novecento la tea gown diventa più impalpabile e morbida ed esprimeva a pieno il gusto della donna che lo indossava, unica eccezione per non seguire le rigide regole del costume del tempo. Con il passare degli anni assume sempre più una connotazione erotica in quanto era un abito che poteva essere tolto anche senza l’aiuto di domestici, al contrario degli altri vestiti molto più elaborati e pesanti, tanto che erano a volte motivo di scandalo. La Maison Worth, il famoso sarto dei nobili che aveva vestito le teste coronate di tutta Europa incrementò questa nuova tendenza. La Regina, a partire dal giorno della sua incoronazione, diventa il modello da seguire e ogni suo abito viene poi copiato dalle altre donne aristocratiche. Pur non amando particolarmente la crinolina ne diffonde ampiamente l’uso dopo la metà dell’Ottocento cominciando lei stessa a vestirla. Prima del suo matrimonio con il Principe Alberto gli abiti da sposa erano colorati di toni che andavano dal rosa al blu, verde e giallo ma in seguito al matrimonio reale la scelta della regina Vittoria di un abito bianco da inizio ad una nuova moda che arriva fino ai nostri giorni. La stessa

influenza ha la scelta di Vittoria di indossare il nero per il lutto della morte dell’amato marito avvenuta il 14 Dicembre 1861 facendo entrare il lutto nel mondo della moda. Indosserà questo colore fino al suo ultimo giorno. Prima di ciò il “mourning” non prevedeva abiti e colori specifici. Le scarpe femminili nell’epoca vittoriana ricoprono un ruolo sociale e di status symbol infatti hanno lo scopo di coprire il più possibile il piede che per l’estetica del tempo deve essere il più piccolo possibile tanto da indossare scarpe di raso molto strette. La donna vittoriana copre il piede per dare di sé l’idea di donna angelo, innocente e casta. La castità e la purezza sono l’essenza del periodo e il ventaglio come i fazzoletti rivestono un ruolo prezioso nel corteggiamento. Quest’ultimo infatti era un evento preso molto seriamente e uomini e donne non venivano mai lasciati soli per evitare motivi di scandalo. Gli incontri avvenivano durante i balli o nelle occasioni pubbliche. La moda prevedeva l’uso di fazzoletti e ventagli che avevano anche lo scopo di alleviare le pene dovute dalla mancanza d’aria dei corsetti che spesso provocavano svenimenti. Il ventaglio veniva utilizzato per non mostrare le emozioni o le espressioni del viso ma anche per mascherare conversazioni private. Se ne diffonde l’uso a causa della limitata libertà d’espressione e di socializzazione delle donne, soprattutto nei confronti dell’altro sesso. L’utilizzo del ventaglio si diffonde e si trasforma in mezzo di comunicazione a partire dalla seconda metà dell’Ottocento e i fabbricanti di questo accessorio creano un vero e proprio codice di messaggi che veniva utilizzato come mezzo di seduzione. Molti sono i messaggi in codice: ad esempio se lo si appoggiava sulla guancia sinistra significava un consenso mentre sulla destra un diniego, se lo si chiudeva lentamente poteva essere un consenso ad una proposta e tanto altro. Altro interessante capitolo è quello dedicato ai fiori. Regalati, rappresentati in quadri, abiti e gioielli, in epoca vittoriana si arriva a codificare un vero e proprio linguaggio dei fiori. Venne diffuso da scrittori di ritorno da viaggi esotici o da lettere: è il caso della moglie dell’ambasciatore inglese a Costantinopoli Mary Wortley Montagu che parla del significato simbolico degli oggetti e in particolari di fiori e frutti del posto. In una società dai precetti così rigidi, come per l’espediente del ventaglio si ricorre spesso all’uso simbolico dei fiori per esprimere sentimenti e desideri. Il mazzo di fiori racchiuso in un centrino di pizzo rilegato sul gambo diventa così simbolo della volontà di corteggiamento di un uomo nei confronti di una dama. La florigrafia diviene una vera e propria moda tanto che i fiori fungono anche da motivo decorativo nell’arredamento, nella gioielleria e nella moda, anticipando quello che sarà poi nei primi del Novecento il gusto floreale del’Art Noveau e del Liberty.

L’abbigliamento maschile è sicuramente molto più semplice, gli uomini indossano lunghi cappotti aderenti e gilet o giacche. Quest’ultime sono a singolo o doppio petto ed è uso comune portarle con un fazzoletto o con il collo rivoltato. Per le occasioni formali si indossa un completo da giorno con frac e pantalone leggero mentre la sera un completo di colore scuro con giacca a coda e dei pantaloni. Nel decennio 1870 si diffonde tra gli uomini l’uso della biancheria. Il capo tipico del primo periodo vittoriano è il frac. Per le attività all’aria aperta e gli sport si fa uso di giacche a taglio Norfolk, svasate e con cintura della stessa stoffa della giacca e giacche in tweed, un tessuto di lana proveniente dalla Scozia, abbinate a pantaloni alla zuava. Nel 1860 viene introdotto l’uso dello smoking, chiamato così in quanto veniva utilizzato come giacca da camera che i gentiluomini potevano usare nella sala da fumo. La particolarità di questa giacca è quella del colletto in raso, il quale è tipicamente di colori scuri in quanto ab...


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