Curzio Malaparte, Kaputt, a cura di Giorgio Pinotti PDF

Title Curzio Malaparte, Kaputt, a cura di Giorgio Pinotti
Author Giorgio Pinotti
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NOTA AL TESTO di giorgio pinotti Abbreviazioni C Curzio Malaparte, Kaputt, Casella, Napoli, 1944. G Curzio Malaparte, Kaputt, Daria Guarnati, Milano, 1948. A Curzio Malaparte, Kaputt, Aria d’Italia, Milano-Roma, 1950. VNE Curzio Malaparte, Il Volga nasce in Europa, Bompiani, Milano, 1943. M Edda Ron...


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NOTA AL TESTO di giorgio pinotti

Abbreviazioni C G A VNE M

Cronologia

Guerri

Curzio Malaparte, Kaputt, Casella, Napoli, 1944. Curzio Malaparte, Kaputt, Daria Guarnati, Milano, 1948. Curzio Malaparte, Kaputt, Aria d’Italia, Milano-Roma, 1950. Curzio Malaparte, Il Volga nasce in Europa, Bompiani, Milano, 1943. Edda Ronchi Suckert, Malaparte, vol. VI: 1942-1945, Ponte alle Grazie, Firenze, 1993; vol. VII: 1946-1947, ibid., 1993; vol. VIII: 1948-1949, ibid., 1994; vol. IX: 1950 [Fuoco umido – La carne umana – L’altra coscienza] 1951, [d’ora innanzi senza più indicazione editoriale], Firenze, 1994; vol. X: 1952 [Anche le donne hanno perso la guerra], 1953-1954, Firenze, 1995. Cronologia, a cura di Luigi Martellini, in Curzio Malaparte, Opere scelte, a cura di Luigi Martellini, con una testimonianza di Giancarlo Vigorelli, Mondadori, Milano, 1997 [I Meridiani], pp. lxxvi-cii. Giordano Bruno Guerri, L’arcitaliano. Vita di Curzio Malaparte, Bompiani, Milano, 1980; poi Leonardo, Milano, 1991 (ma si cita dall’ed. dei Tascabili Bompiani, Milano, 2008).

_ Femme, qui pleures-tu| _ L’absent v. hugo, Sentiers où l’herbe se balance «... chiamando, chiamando, nella notte, coloro che non tornano » c.e. gadda, Eros e Priapo

storia di un «libro allegro e crudele» Il 30 luglio 1942 Malaparte, « Capitano degli Alpini e corrispondente di guerra del Corriere della Sera » – come si de$nisce nella « Nota biogra$ca » che correda la princeps di Kaputt –,1 parte da Helsinki, con Leppo e de Foxá, alla volta della Lapponia, e il 1° agosto, dopo una tappa a Oulu, sul golfo di Botnia, approda a Rovaniemi: « La luce, ed è questo l’elemento straordinario del paesaggio e del cielo stesso, è nell’epidermide delle cose, appoggiata sull’epidermide delle cose, assolutamente esterna, e quasi estranea, alle cose stesse [...] Nulla ha corpo qui. Tutto, alberi, case, rocce, uomini, animali, non sono che ombre gelide e trasparenti » annota il giorno successivo nel suo Giornale segreto,2 soggiogato dalla scoperta di un paesaggio del tutto estraneo all’uomo. Ma il suo dettagliato resoconto riserva altre sorprese al lettore di Kaputt : l’incontro con Karl Springenschmid, l’autore di Tirol am Atlantischen Ozean, « un uomo tozzo, forte, dai capelli grigi, dal viso di montanaro, ridente e roseo »,3 e il cocktail offerto dal governatore Kaarlo Hillilä – cocktail che ben presto « scivola in una specie di rito sfrenato »4 e prosegue poi negli alloggi di Dietl e di Mensch: E qui ricomincia l’orgia. Indescrivibile. Mensch si scatena. Grida, urla, muggiti, risate [...] A un certo punto si mette a rifare il verso degli Stukas. Grida « Traurich » (triste) insistendo sulla « r » con una forza diabolica: trrrraaauuurrriiig! e alla $ne imita lo scoppio della

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bomba, alza di scatto le braccia al sof$tto per imitare la rosa delle schegge. « Come si dice traurich in italiano|» mi domanda a un tratto. « Si dice triste » rispondo. « Ach! gut! trrrraaauuurrriiig! » e si mette a rifare il verso degli Stukas moltiplicando le « erre » della parola triste. Ma « traurich » ha due erre, e si presta meglio. Così ritorna alla parola « traurich », e tutti in coro lo accompagnano. Il cognac scorre senza sosta. E qui ha luogo uno strano incidente. Il Generale Mensch alza il bicchiere di champagne (Cordon rouge), per un brindisi ai popoli amici. Dice: « bevo alla salute dell’Italia, della Finlandia, della Romania... ». E qui si ferma, quasi cercando. «... Spagna... » gli suggeriscono tutti. « Nein! » grida Mensch. « Spanien » ripetono tutti. « Nein! » grida Mensch. « Spanien » ripetono tutti. « Nein! Spanien nicht! ». De Foxà, sorpreso e adirato, depone il bicchiere sul tavolo. « Bevo alla salute della Finlandia, dell’Italia ecc. » ripete Mensch. « Spanien » gli suggeriscono tutti. « Nein! Spanien nicht! – grida Mensch – La Spagna non è in guerra, è neutrale, e io bevo alla salute dei popoli in guerra. » De Foxà è pallido e risoluto. Tutti intervengono per spiegare che il Generale Mensch ha voluto dir questo, che non ha voluto dir quello, ecc. ecc. $nché tutto si ricompone a fatica. Questo incidente lascia in tutti un freddo impaccio. Alla mezzanotte ce ne andiamo, tutti barcollano. E, naturalmente, appena tornati all’albergo, la bevuta continua: una magra cena è pronta, annaf$ata di cognac e di champagne. Che meravigliosa giornata per il mio Kaputt.5

Sdoppiato e dislocato in parte nella residenza del governatore Hillilä e in parte nella « casetta di legno » di Dietl, l’episodio confluirà in effetti nel capitolo xvi di Kaputt.6 O meglio: l’intero capitolo xvi si fonda sui materiali offerti dal taccuino di quel 2 agosto, materiali che Malaparte riprende talora con minimi ritocchi, ma talora anche sottopone a un processo di dilatazione e libera reinvenzione, a conferma – se mai ve ne fosse bisogno – della natura squisitamente $ctionnelle di Kaputt. La lunga sequenza, simile a una perturbante visione onirica, dei tedeschi-crostacei nella sauna, « bianchi, molli, flosci, inermi », dalle membra « sparse di lentiggini gialle: una specie di scabbia luminosa »,7 scaturisce, ad esempio, da una breve annotazione – « Per quanto ciò possa sembrare strano, è la prima volta, questa, che io vedo dei tedeschi completamente nudi.

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Così bianchi, molli, indifesi, inermi, flosci. Così nudi. Come se non avessero pelle. La pelle di un biancore latteo, sparsa di lentiggini più rosee che gialle, illuminata, direi, di lentiggini rosee. Una specie di sfogo luminoso, di scabbia luminosa » –,8 che innesca a sua volta la grottesca sequenza di Himmler che, fustigato dai suoi uomini, si dà a una fuga precipitosa. Tutto il taccuino del 1942, e in particolare il bellissimo journal $nlandese (7 luglio-26 settembre, con una breve appendice svedese: 27 settembre-2 ottobre), è in realtà, per chi lo legga oggi, il grande avantesto di Kaputt : incontri (col boxeur Max Schmeling il 25 gennaio al palazzo del Belvedere a Varsavia;9 col principe Eugenio nella residenza di Waldemarsudden il 30 settembre10), aneddoti (il conte Gawronski e i monaci di Montecassino;11 il cimitero di San Sebastiano a Madrid12) e storie («[De Foxà] Mi racconta dello spettro di donna che, nello scorso inverno, credo in gennaio, appariva ogni sera in una strada di Helsinki »),13 nuclei descrittivi (la visita al santuario di Cze˛stochowa),14 battute (« Britons never will be Slavs », pronunciata dal segretario della legazione danese;15 « venez au bureau vous voudrez, mais pas plus tard », attribuita all’ambasciatore Cambon16) e citazioni (« Hier stehe ich, ich kan nicht anders, Gott helfe mir, amen / Lutero alla Dieta di Worms, 1521, davanti a Carlo V // Variazione portata dai Gesuiti al motto di Lutero: / Hier stehe ich, ich kan stets anders, Gott helfe mir, amen »17), schede linguistiche (« Kiito = grazie. Kiitoksia pallion = molte grazie »),18 letture (« Ho comprato Helen’s Tower di Harold Nicholson »):19 tutto confluirà in Kaputt, come risucchiato da un gorgo immane. Ma c’è di più: il taccuino può talora scambiarsi di ruolo con il favoloso manoscritto di Kaputt – avviato, a quanto dichiara Malaparte, a Pescˇanka nell’estate del 1941 e da ultimo suddiviso in tre parti che, af$date agli amici de Foxá, Cantemir e Michailesco, giunsero in Italia dopo una lunga odissea –, e ospitare torsi narrativi, ‘pezzi’ elaborati a parte, speci$camente in funzione del romanzo. Il 7 agosto, a Inari, Malaparte, dopo aver preso alloggio nell’albergo diretto dalla signora Irjaa Palmunen Himanka,20 passeggia lungo il $ume Juutuanjoki, osserva incantato la vegetazione e gli insetti, registrandone puntigliosamente le varietà (« una specie di ginepro nano, dalle piccole bacche di sapore forte, ma gradevolissimo »),21 si inoltra nella foresta, si smarrisce, si lascia rapire dalla lettura di Trailing through Siberia di Joseph Crad e impressionare dal ci-

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mitero delle renne (che gli mostra Kurt Franz),22 contempla lo spettacolo del lago di Inari (« una lastra di crudo, freddo argento »)23 e dell’« isola dei morti »24 – e il giorno successivo, alle 23, precisando « per Kaputt », annota: «Trovo davanti all’albergo (ore 24) il Generale Heunert che è andato a pescare. Ha preso soltanto una piccola trota e una piccola siika », e poco più oltre: storia del generale e del salmone Il Generale di cavalleria [...] stava a pescare nel $ume Yuutuanjoki, con l’uf$ciale di ordinanza, tenente [...], accanto. A un certo punto, la corda si tese. Un grosso salmone si dibatteva nella corrente, a forse cinquanta metri dal Generale. Un bravo coraggioso salmone. Il Generale allentava, tirava, allentava, tirava, già una buona mezz’ora era trascorsa, già il sudore gli imperlava la fronte, le sue dita gon$e s’impacciavano sulla manovella dell’avvolgi $lo. E il bravo salmone lottava, lottava, con un bellissimo senso sportivo. Ma il Generale era irritato. Già quasi un’ora era trascorsa. Alcuni curiosi si erano fermati sulla riva a osservare, fra i quali alcuni Lapponi. Il Generale era irritato. Temeva di fare una brutta $gura. E poi, c’era già stato il precedente della Russia. Il Generale si volse al suo uf$ciale, gli gridò con voce irritata: « Leutnant, facciamola $nita con questo pesce ». Il tenente disse: « Jawohl, herr General ». E cominciò a discendere la corrente, stringendo nel pugno un pezzo di legno. L’uf$ciale raggiuse il salmone, il bravo e coraggioso salmone, e a colpi di bastone nel capo (anche i Lappi diedero un grido d’orrore) lo ammazzò.25

È il nucleo da cui germinerà il xvii capitolo, dove von Heunert, scortato da una pattuglia di Alpenjäger, ma soprattutto da Karl Springenschmid (incontrato in realtà, come s’è visto, a Rovaniemi), dopo un lunga lotta, stremato, spara a bruciapelo due colpi di pistola al valoroso salmone: « Il generale era irritato e impaurito. Temeva di fare una brutta $gura [...] Cominciava a temere di aver la peggio [...] E poi, c’era già il precedente della Russia sovietica. Bisognava farla $nita. La sua dignità ne soffriva, la dignità di un generale tedesco, di tutti i generali tedeschi, di tutto l’esercito tedesco. E poi c’era il precedente della Russia ».26 E inattesi squarci sull’elaborazione di Kaputt apre anche questo elenco, simile a un sommario alcionio, che suggella il diario di una giornata trascorsa in viaggio fra Rovaniemi e Oulu, sulla via del ritorno verso Helsinki: Gli europei, quando muoiono, vanno in Paradiso. I Finni, quando muoiono, vanno in America. Storia del prete di Turku e del paracadutista

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Storia dell’occhio di vetro Storia della polizia silenziosa Storia delle [...] di Luise von Preussen.27

Se la prima tessera, ripresa pressoché puntualmente, andrà a inserirsi negli ebbri scambi di battute del capitolo xvi («“L’America” dice de Foxá “è il paradiso dei $nlandesi. Quando gli europei muoiono, sperano di andare in paradiso. I $nlandesi, quando muoiono, sperano di andare in America”»),28 le successive conosceranno ampi sviluppi: è Bengt von Törne a raccontare, durante una cena nella sede della legazione di Spagna a Helsinki, la storia del paracadutista sovietico che, nel carcere $nlandese di Turku, tra$gge con una lima di ferro il prete responsabile di aver « turbato la sua coscienza di comunista e di ateo » (capitolo x);29 è Malaparte stesso a raccontare a Louise, nel capitolo xii, la storia dell’uf$ciale tedesco che, in Ucraina, promette a un piccolo partigiano di lasciarlo libero se saprà distinguere il suo occhio di vetro,30 e al principe Eugenio quella dei soldati russi con$ccati nella neve $no al ventre col braccio destro disteso e usati come cartelli indicatori nella foresta di Oranienbaum (capitolo i)31 – mentre allude forse al xv e alle « ragazze di Soroca » l’ultimo, lacunoso, lemma. Nel giugno-luglio del 1943, Malaparte è di nuovo nell’amata Scandinavia – e di nuovo le annotazioni del Giornale segreto sembrano riaf$orare come una misteriosa sinopia di Kaputt : il 14 giugno, a Stoccolma, lo scrittore assiste al concorso ippico dove il cavallo del Führer, montato dal tenente Eriksson, travolge sbarre e siepi, mentre Molotoff viene ritirato dalla gara (resoconto che, nel capitolo i, alimenterà la lunga conversazione con il principe Eugenio),32 ma soprattutto, a un tè a casa di Maioli, sente raccontare la « bellissima storia » di Tatiana Colonna: veniva dal Cairo, si era fermata a Napoli, e ha sopportato alcuni bombardamenti. Poi è venuta a Stoccolma. Circa sei mesi fa, il suo bambino dormiva, quando un passerotto è entrato per la $nestra nella sua camera. Grande spavento del bambino che ha cominciato a urlare, dicendo che era entrato in camera un aeroplano. Ha messo tre mesi di continue cure per guarire dallo choc nervoso. Grande cura psicologica inventata da Tatiana: compra al bambino aeroplani (giocattoli), uccelli vivi e imbalsamati, lo porta nei prati perché si abitui a vedersi volare gli uccelli intorno. Ma il bambino ancora non guarisce.33

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Storia che, in Kaputt, Malaparte narrerà a Louise e a Ilse, incuneandola – a fare da pendant a quella dei bambini napoletani convinti dai genitori che gli aviatori inglesi sorvolano la città per gettar loro bambole, cavallucci di legno e dolci – nella complessa suite che occupa i capitoli xii-xv, e rendendola simile, nelle rapinose parole di Louise, a uno di quei disegni di Leonardo da Vinci « dove teste di donne e di bambini s’intrecciano a scheletri di uccelli e di macchine volanti ».34 E a Kaputt fa esplicitamente riferimento un appunto del 7 luglio, $ssato a Helsinki – « Aneddoto del sapone tedesco fatto con gli escrementi umani (Kaputt)» –,35 idea-matrice del capitolo iv: « Fra poco » disse Frank « non potranno invocare nessun pretesto. In Germania hanno trovato il modo di fare il sapone con una materia che non costa nulla, e di cui vi è molta abbondanza. Ne ho già ordinata una grande quantità da distribuire alle signore polacche, perché possano lavarsi. È un sapone fatto con lo sterco ». « Con lo sterco|» gridai. « Sì, naturalmente: con lo sterco umano » rispose Frank. « Ed è un buon sapone|». « Eccellente » disse Frank. « L’ho provato per radermi e ne sono rimasto incantato ». « E fa una bella spuma|». « Una spuma meravigliosa. Ci si rade in modo perfetto. Un sapone degno di un Re ». « God shave the King! » esclamai.36

Certo è dif$cile immaginare, di fronte ai cartoni preparatori di cui è ricco il Giornale segreto, che Kaputt avesse raggiunto, all’altezza del luglio 1943, uno stadio elaborativo tale da consentire al suo autore, che si apprestava a rientrare de$nitivamente in Italia, di af$darne agli amici diplomatici l’autografo completo («Terminai il libro, fuorché l’ultimo capitolo, nei due anni trascorsi in Finlandia » si legge nella « Storia di un manoscritto »).37 Piuttosto, è plausibile che Malaparte avesse pronta una prima stesura ancora fluida sotto il pro$lo testuale (e dunque passibile di accogliere nuovi nuclei narrativi, come la storia di Tatiana Colonna), ma sostanzialmente de$nita nell’architettura: tanto che il 15 gennaio 1944, a Capri, può annotare: « Lavorato, $nito il libro. Iniziato terza stesura del 1° Capitolo »38 – e subito dopo riprendere daccapo per la ricopiatura: « Lavorato al 1° Capitolo (ricopiare)» (18 gennaio).39 Le cu-

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re che Malaparte dedica al romanzo si fanno a questo punto intensissime, esclusive: « Lavorato bella copia del 1° Capitolo. Lavorato $no alle 24. Forse ho trovato la soluzione per 1° Capitolo (Principe Umberto). La sera ero molto stanco » (3 febbraio);40 « Lavorato a Kaputt » annota pressoché ogni giorno, quasi ossessivamente, nei giorni fra l’11 e il 27 febbraio.41 Finalmente, nel maggio, Malaparte consegna « i capitoli di Kaputt al P.W.B., cioè a Alexander e a Merryl », e il 1° giugno ottiene il permesso e i 25 quintali di carta necessari:42 l’amico Gaspare Casella, libraio ed editore napoletano,43 può procedere. La prima, avventurosa, edizione di Kaputt (690 pagine) uscirà il 20 ottobre,44 con una copertina di Sandro Giordano,45 l’indicazione del copyright di Curzio Malaparte, l’elenco delle sue opere (pp. 3-4), una « Nota bibliogra$ca » (pp. 4 -5) e una « Nota biogra$ca » (pp. 5-6) in cui si legge fra l’altro: « Nel 1941, Capitano degli Alpini e corrispondente di guerra del Corriere della Sera dal fronte russo, veniva dalla Gestapo espulso dal fronte ucraino per le sue corrispondenze (raccolte nel libro Il Volga nasce in Europa) inspirate ad aperta simpatia per la Russia sovietica. Si recava allora in Finlandia, dove rimaneva due anni, poi in Svezia $no alla caduta del fascismo. Il 27 Luglio del 1943, appena avuta notizia dell’arresto di Mussolini, tornava immediatamente a prendere il suo posto di libero scrittore in un’Italia nuovamente libera ». Edizione avventurosa, si diceva, stampata in una tipogra$a (l’Istituto Poligra$co Editoriale Meridionale, via Conte di Mola 101-102) « requisita dagli alleati, sotto i bombardamenti tedeschi, quando la scarsità di energia elettrica obbligava lo stampatore a “rubar” le macchine agli alleati, e non c’era piombo, né inchiostro, né carta, né colla, né spago, niente »;46 certo scorretta, eppure coronata da un sorprendente successo, tanto che il 7 agosto 1945, esaurita anche la seconda edizione, un Malaparte spazientito sollecita bruscamente Enrico Vallecchi,47 colpevole al solito di « precauzioni da zitella », a farsi carico, almeno come stampatore, della terza (« il libro uscirebbe naturalmente con la sigla “Casella editore Napoli”»):48 se ne discorrerà a lungo, anche tempestosamente, fra problemi tecnici (la dif$coltà di trovare la carta, soprattutto),49 soprassalti d’orgoglio editoriale,50 perentori diktat d’autore (sulla copertina, in particolare),51 giusti$cate angosce testuali (« Ti prego a di far correggere le bozze sulla 2 edizione. / Ti prego di dire al correttore che la mia non è una correzione completa; sem-

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plice “riguardata”, e di avvertirlo che ci sono moltissimi errori »),52 sino alla $ne del 1945, allorché Casella propone di inviare ai librai un giubilante manifesto: « è uscita la terza edizione / malaparte / Pagine 648, sopracoperta a colori. / È il più grande successo mondiale ».53 Affermazione non del tutto infondata se erano annunciate traduzioni negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Francia, Svizzera, Spagna, Svezia, Brasile. Insoddisfatto dell’edizione Casella, ferito dai traccheggiamenti di Enrico Vallecchi, Malaparte prende contatto con la valorosa Daria Guarnati,54 che fra il 1939 e il 1940 aveva ospitato su « Aria d’Italia » non solo due suoi scritti – Guardiani di Maremma e Un palazzo di acqua e di foglie –, ma anche l’articolo di Giancarlo Vigorelli Malaparte e la fotogra$a di villa Capo Malaparte a Capri, costruita nel 1938 dall’architetto razionalista Adalberto Libera. Il 2 gennaio 1948 Casella accetta di cedere a Daria Guarnati l’edizione di Kaputt : « sicuramente mi porta via un pezzo del mio cuore » sottolinea, ma in cambio si limita a chiedere un certo numero di copie, che dovranno recare in copertina e frontespizio « Quarta edizione – Casella Editore, Napoli – e naturalmente l’edizione di Editrice di Aria d’Italia sarà la quinta».55 Non verrà accontentato: il nuovo Kaputt (479 pagine), che il $nito di stampare dello Stabilimento Gra$co R. Scotti di Milano data al 6 dicembre 1948 e che si fregia di una bella copertina di Federico Pallavicini, reca sì in frontespizio l’ambivalente dicitura « edizione definitiva / (Quarta Edizione )», ma solo la griffe di Daria Guarnati.56 Nel giro di pochi mesi, l’alleanza si tramuterà in stabile sodalizio: l’8 marzo 1949, con la consueta, travolgente foga, Malaparte af$da alla Guarnati _ insieme a Inni e satire (già legato a Bompiani,57 e che in corso d’opera muterà più volte titolo: Il Panfollia e da ultimo Il battibecco), Storia di domani e nientedimeno che La pelle (anch’esso già legato a Bompiani) _ la pubblicazione di tutti i suoi libri esauriti e soprattutto delle sue ‘opere complete’,58 cui verrà consacrata, in esclusiva, una nuova sigla editoriale, Aria d’Italia (Roma-Milano). L’atto di nascita è sancito, nel marzo, da un singolare accordo, di durata quinquennale: alla Guarnati sarà consentito pubblicare, « sotto il nome “Aria d’Italia”, solo fascicoli simili a quell...


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