Deissi-pdf - appunti sulla deissi di linguistica testuale. corso seguito con il docente paolo PDF

Title Deissi-pdf - appunti sulla deissi di linguistica testuale. corso seguito con il docente paolo
Course Linguistica generale
Institution Università degli Studi di Napoli Federico II
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appunti sulla deissi di linguistica testuale. corso seguito con il docente paolo greco...


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LA DEISSI La deissi è un rinvio dal testo alla realtà extralinguistica. Facciamo un esempio: se qualcuno dice al suo vicino di tavolo “me lo passi, per favore?” riferendosi al pane, il destinatario è guidato, anche grazie al linguaggio non verbale (ad es. un gesto o un cenno), a cercare il punto d’attacco non nel testo, ma nella situazione in cui avviene lo scambio comunicativo. Esistono, tuttavia, delle categorie di espressioni intrinsecamente deittiche, la cui interpretazione è sempre legata alla conoscenza del contesto comunicativo. Analizzando la frase: “0 vi mostrerò ora i dati del grafico che 0 vedete qui in basso.” Ci sono 5 espressioni deittiche: le prime due e la quarta (0) sono rette da pronomi personali (deissi personale), la terza è resa da un avverbio di tempo (deissi temporale), la quinta da un avverbio di luogo (deissi spaziale). I riferimenti spaziali e temporali che vi sono in questa frase hanno un significato in sé che è fluttuante fino al momento in cui non vengono ancorati al contesto situazionale e solo allora il destinatario sarà in grado di comprendere il riferimento al parlante e agli ascoltatori e di codificare contestualmente gli avverbi “qui” e “ora”. IO-QUI-ORA sono i parametri fondamentali del riferimento deittico e costituiscono il CAMPO INDICALE, ovvero definiscono le coordinate spazio-temporali del campo/ contesto in cui si realizza la comunicazione. Il campo indicale si definisce ulteriormente grazie alla presenza di un ORIGO, il quale rappresenta il punto di osservazione del parlante. Con l’origo si definisce il QUI e ORA, cosa è vicino e cosa è lontano nello spazio e nel tempo. Da ciò, ne consegue che nella conversazione il campo indicale rimane costante, ma l’origo muta col mutare del parlante e conseguentemente, si intrecciano tanti campi indicali parzialmente coincidenti ma diversamente orientati, in base a quanti sono coloro che prendono parte alla conversazione. L’origo segue il parlante come il guscio segue una chiocciola. Esistono vari tipi di deissi: La deissi rappresenta il rapporto con il mondo esterno. Si divide in deissi inerente, ovvero realizzata con degli elementi che sono inerentemente deittici, come IO, TU, QUI, ORA, ovvero risultano essere delle espressioni per la cui interpretazione è necessaria la conoscenza del contesto situazionale e deissi non inerente, ovvero quella affidata a espressioni la cui natura deittica è limitata solo ad alcuni contesti. Altri esempi di deissi particolari:

1) La deissi fantasmatica, dove il locutore chiama il destinatario a trasferirsi idealmente in un campo indicale diverso da quello dell’enunciazione. Esempio: “quando arrivo a casa, dove trovo il controller della play?” “apri il mobile sotto la TV e lo trovi subito QUI A DESTRA” 2) La deissi personale si realizza con i pronomi personali, ovvero con le espressioni linguistiche che servono a identificare i partecipanti allo scambio comunicativo. I pronomi IO e TU possono essere interpretati solo con un riferimento ad un origo e quindi hanno un riferimento esclusivamente deittico e sono intercambiabili perché nel dialogo il ruolo di parlante e ascoltatore si invertono con il cambiare dell’origo e cambia anche il referente dei pronomi io e tu. Esempio: “allora IO passo a ritirare la torta e TU fai la spesa” “è meglio se passi tu a fare la spesa: 0 sono un po’ in ritardo” I pronomi di terza persona possono avere valore sia deittico che anaforico e sono individuabili in base al contesto, cioè assumono valore deittico solo quando indicano una persona diversa dal parlante e ascoltatore presente allo scambio comunicativo (LUI) [“dove mi consigli di mangiare? È meglio se lo chiedi a lui] e valore anaforico quando il referente è espresso nel co-testo [“dove mi consigli di mangiare? Parla con Marco, lui è più esperto”]. 3) La deissi spaziale si ha quando un riferimento spaziale in un testo ricorda al mondo contestuale/extratestuale (è espressa attraverso gli avverbi qui/qua – lì/là, i dimostrativi e verbi di movimento). Individua un luogo o la posizione di un referente in base alla vicinanza o lontananza dal parlante (ad eccezione di andare e venire perché indicano anche la posizione dell’ascoltatore). Esempio: “per lanciare il programma devi cliccare qui/qua” “la guida di LA è lì/là” Ovviamente, lontananza e vicinanza sono valutate soggettivamente dal parlante. 4) La deissi testuale: all’interno di un testo recuperiamo cose che abbiamo detto in precedenza, esempio: “come detto precedentemente”. In questo caso, il contesto è il testo stesso. Esempio: “in questo rigo sto utilizzando il carattere corsivo, in quello precedente ho usato in carattere normale”. Quelli sottolineati sono riferimenti deittici allo stesso testo. Esistono anche deissi testuali orali es. “come precedentemente dimostrato”

5) La deissi temporale è invece affidata ad avverbi ed espressioni avverbiali quali ORA, ALLORA, FRA DUE GIORNI; ad alcuni aggettivi come PROSSIMO, SCORSO, FUTURO, PASSATO; a dimostrativi QUESTO e QUELLO, determinazioni di tempo quali PRIMA, DOPO, ANCORA ecc… Nel caso della deissi temporale, il punto di riferimento per definire le relazioni deittiche è il momento dell’enunciazione anche indicato con la sigla ME, ed è il momento in cui avviene lo scambio comunicativo. Gli avverbi ORA/AdessoAllora indicano la coincidenza o l’anteriorità con il ME. Anche in base al verbo, si potrà parlare di coincidenza totale con il ME, prossimità al ME o collocazione in un intervallo di tempo che include anche il ME (ora più che mai ho bisogno di aiuto!). “Allora” indica un momento lontano dal ME “Pensa a trovare un lavoro e solo allora potrai vivere da solo”. Grazie ai verbi possiamo esprimere relazioni di anteriorità, contemporaneità e posteriorità, in quanto questi riescono ad offrire informazioni relazionali, specificando se un’azione è avvenuta prima, durante, dopo ad un certo punto di riferimento. La deissi in tal caso svolge il ruolo di ancorante un’azione ad un punto preciso dell’asse temporale, ma ciò può avvenire solo se il verbo è calato in un testo e riferito ad un campo indicale. Esempi di tempi deittici sono nell’indicativo il presente, passato prossimo, passato remoto, imperfetto e futuro semplice e hanno un ancoraggio temporale semplice. Per calcolare ciò basta collocarli rispetto al momento dell’enunciazione in cui si produce l’enunciato. Si hanno tre possibilità, l’azione o anche chiamata MA (momento dell’avvenimento) in cui si realizza l’evento o lo stato di cose descritto dal verbo, può coincidere, essere anteriore o posteriore rispetto al ME. Esempi: “Marco canta” (MA=ME) “Marco ha cantato” (MA anteriore a ME) “Marco canterà” (ME posteriore a MA) Sostanzialmente, per determinare tali tempi è sufficiente il riferimento all’origo e al campo indicale ed è per questo che sono chiamati tempi deittici. Per quanto riguarda i tempi deittico-anaforici, hanno un ancoraggio temporale complesso: questi sono legati ad un tempo deittico e a delle determinazioni di tempo contemporaneamente (prima, dopo, già, ancora…) e costituiscono il MOMENTO DI RIFERIMENTO (MR) che serve a precisare la collocazione dell’avvenimento espresso dal tempo deittico MA. I tempi deittico-anaforici dell’italiano sono il trapassato prossimo, il trapassato remoto, il futuro anteriore e il condizionale composto usato per esprimere il

futuro nel passato. Tra questi, tre esprimono un’azione che è ANTERIORE rispetto al MA e uno, ovvero il condizionale composto un’azione POSTERIORE rispetto al MA. Esempi: “dopo che fui rientrato a casa (MR) squillò (MA) il cell. “ MR-MA-ME “Ero già rientrato a casa da molto (MR) quando suonò (MA) il cell” MR-MA-ME “Quando inizierà il film (MA) sarò rientrato già (MR) a casa ME-MR-MA “Ieri marco ha detto (MA) che sarebbe tornato (MR) a casa presto” MA-MR-ME

IL DISCORSO RIPORTATO Il discorso riportato si ha quando si introducono in un enunciato parole che sono state pronunciate o che devono essere ancora pronunciate o che si immagina siano pronunciate, da altri. Le diverse tipologie di discorso riportato si realizzano in base al modo in cui interagiscono i campi indicali dei locutori. Da un punto di vista linguistico distinguiamo locutore originario che ha pronunciato il discorso riportato e un locutore attuale che lo riporta, avremo quindi anche due campi indicali corrispondenti a due situazioni enunciative. Per il discorso riportato abbiamo due soluzioni (diretto e indiretto libero). Nel DISCORSO DIRETTO i due campi indicali restano distinti, verranno quindi mantenuti tutti i riferimenti temporali, spaziali e personali riferita alla situazione enunciata dalla frase citata. “Francesco ieri mi ha detto testualmente: ” Nel DISCORSO INDIRETTO, invece travaso tutto quello che ha detto l’interlocutore nel mio campo indicale e includo il campo indicale dell’altro nel mio. (il parlante unifica i campi indicali) “Francesco ieri ha detto testualmente che oggi sarebbe venuto a lezione” Il futuro trasla in condizionale.

Si può parlare anche di un tipo particolare di discorso riportato, ovvero quello realizzato per mezzo del condizionale di dissociazione. Nel riportare una notizia non direttamente verificabile si ricorre a questo espediente verbale per accogliere la notizia con riserva punto questo ci permette di non Ho preoccuparci o prenderci tutta la responsabilità di quello che stanno dicendo e porta a tal proposito Anche a forme di scarico di cui una è l'uso del condizionale di dissociazione l'altro la citazione della fonte. Il condizionale di dissociazione indica invece che si vuole prendere le distanze da un'affermazione non ancora verificata. È spesso utilizzato in campo giornalistico. Vedi appunti.

Il discorso diretto libero Il discorso diretto libero è un discorso diretto privo di sintattici e dei consueti indicatori grafici, il che rende necessario più la segnalazione tipicamente con in corsivo del verbo. Si tratta di una modalità di discorso riportato utilizzato in ambito letterario, di solito per riprodurre il pensato o il mondo interiore. Riguarda il passaggio dalla narrazione pura a un discorso riportato di tipo diretto senza però l'uso di segnali pratici. Uno degli autori che ha maggiormente usato questo espediente è stato Saramago, il quale segnala l'inizio del discorso diretto libero solo con la lettera maiuscola. DISCORSO INDIRETTO LIBERO. Il discorso indiretto libero rappresenta il punto di intersezione dei campi indicali di L1 ed L2, in quanto questo è espressione di un paradosso enunciativo, perché in questo si verifica una collisione dei punti di vista da cui deriva l'incongruenza tra i deittici di persona e quelli spazio-temporali. Il DIL è orientato come un DI sul punto di vista del narratore L1, per quel che riguarda la deissi personale, rappresentata dai pronomi personali, dalla persona del verbo, da aggettivi e pronomi possessivi. È orientato come un DD dal punto di vista del personaggio L2, per quel che riguarda la deissi spaziale e temporale, rappresentata dai dimostrativi, avverbi dettici di tempo e di luogo e tempi verbali. Il punto di vista L1 solitamente è quello del narratore ed L2 è il punto di vista del personaggio....


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