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Course Psicologia generale
Institution Università del Salento
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Riassunto "Psicologia generale"- Schacter, Gilbert, Wegner Psicologia Cognitiva Università degli Studi di Siena 94 pag.

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PSICOLOGIA GENERALE- SCHACTER CAP.1 PSICOLOGIA: EVOLUZIONE DI UNA SCIENZA Accadevamo molte cose nel 1860. Fra queste ricordiamo il giovane William James che si affaccia ad una nuova scienza, chiamata psicologia (dalla combinazione del greco “psiche” che significa “anima”, e “logos”che significa “studiare”), che stava appena iniziando a svilupparsi. William cominciò a pensare che questo nuovo approccio moderno e scientifico affrontava problematiche antiche sula natura umana, quesiti a cui solo filosofi e poeti avevano cercato di dare risposta. Divenne, in seguito, professore ad Harvard e dedicò il resto della sua vita alla psicologia. La sua opera fondamentale “principi di psicologia” è ancora letta diffusamente e rimane uno dei libri più significativi mai scritti sull’argomento. Se William James fosse vivo oggi si meraviglierebbe dei tanti progressi intellettuali che ha avuto la scienza che contribuì a fondare. Oggi gli psicologi affrontano temi come la percezione, la memoria, l’attenzione, la creatività, la coscienza, l’amore, l’ansia, la dipendenza e molto altro ancora. Ricorrono a tecnologie all’avanguardia per esaminare ciò che accade nel cervello quando proviamo rabbia, si ricorda un’esperienza passata. Esaminano l’impatto della cultura sull’individuo, le origini e gli usi del linguaggio, i modi in cui si formano i gruppi e si sciolgono, le somiglianze e le differenze fra persone con retroscena culturale diversi. La loro ricerca sposta avanti le frontiere della conoscenza ed ha anche applicazioni pratiche. La psicologia è lo studio scientifico della mente e del comportamento. ->La mente si riferisce alla nostra personale esperienza interiore,all’incessante flusso di coscienza fatto di percezioni, pensieri, ricordi e sentimenti. Il comportamento si riferisce alle azioni osservabili degli esseri umani e degli animali, alle cose che facciamo nel mondo. La psicologia viene vista come il tentativo di usare metodi scientifici per affrontare interrogativi fondamentali sulla mente e sul comportamento. Si vuole capire come fa la mente a funzionare con tanta efficacia nel mondo, consentendoci di portare a termine operazioni banali come allacciarsi le scarpe, eccezionali come mandare gli astronauti nello spazio, o sublimi come dipingere la “monna lisa”. Ma anche comprendere perché talvolta la mente funziona in maniera del tutto inefficiente, inducendoci a commettere errori di ragionamento e di giudizio o a esperire inganni percettivi e vuoti di memoria. Ad esempio: - quali sono le basi delle percezioni, dei ricordi e dei sentimenti o del senso soggettivo del sé? Per anni i filosofi hanno cercato di capire in che modo il mondo oggettivo, fisico, del corpo fosse collegato al mondo soggettivo, psicologico della mente. Oggi sappiamo che tutte queste esperienze soggettive scaturiscono dalle attività elettriche e chimiche del cervello. Questa relazione e stata evidenziata da scienziati e neuro scienziati con nuove tecnologie (come la risonanza magnetica funzionale che consente di ottenere scansioni di un cervello e vedere quali parti di esso sono attive mentre leggiamo una parola, vediamo un volto, apprendiamo una nuova abilità, o ricordiamo un’esperienza personale). - come fa la mente a permetterci di funzionare con tanta efficacia? Se vogliamo capire come funziona una cosa, dobbiamo prima capire a cosa serve. La funzione della mente è quella di aiutarci a fare cose che animali complessi devono fare per prosperare, come procurarsi il cibo e un compagno. Infatti i processi psicologici sono adattativi, cioè promuovo il benessere e la riproduzione degli organismi che intraprendono quei processi. Ad esempio, la percezione ci consente di riconoscere le nostre famiglie, di veder i predatori e di evitare di restare imbottigliati nel traffico. Il linguaggio ci permette di organizzare pensieri e comunicarli agli altri e ciò consente la formazione di gruppi sociali e di collaborare. Grazie alla memoria evitiamo di dover risolvere sempre gli stessi problemi ogni volta. Quindi le emozioni ci permettono di reagire velocemente agli avvenimenti che implicano “vita o morte2 e ci mettono in grado di formare dei forti legami sociali. Un caso esemplare è quello di Elliot, che, in seguito ad un’operazione chirurgica per rimuovere un tumore nel cervello, egli perse ogni capacità di provare emozioni. Le emozioni sono adattative perche fungono da segnali per comunicarci situazioni di pericolo. Nella vita del povero Elliot mancava la capacità di attivare un processo psicologico di base (l’esperienza emozionale) in grado di compiere la sua normale funzione adattativa. 1

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– perché talvolta la mente funziona in maniera inefficiente? La mente è vista come una macchina che può svolgere milioni di cose,ma come le macchine spesso la mente rinuncia alla precisione in cambio di velocità e versatilità. La nostra vita mentale è predisposta a guasti ovvero occasionali disfunzioni, siamo tutti inclini a commettere errori, se non ci fossero il comportamento umano sarebbe ordinato, prevedibile e monotono cosa che chiaramente non è. Le disfunzioni mentali ci consentono di capire meglio il normale funzionamento della mente e del comportamento. Le persone agiscono come se avessero il pilota automatico, in maniera automatica in base a routine ben apprese che eseguono senza pensare. William James pensava che l’influenza dell’abitudine potesse contribuire a spiegare azioni apparentemente bizzarre. Rotture e guasti non implicano solo distruzione e fallimento: sono anche vie di conoscenza. Analogamente, capire le mancanze, gli errori, gli abbagli e la natura imperfetta del comportamento umano stabilisce una prospettiva utile a comprendere il funzionamento normale della vita mentale e del comportamento. Ma per capire la psicologia del XXI secolo bisogna partire dalle origini, questo appena detto non è che la punta di un iceberg. LE RADICI DELLA PSICOLOGIA: LA VIA VERSO UNA SCIENZA DELLA MENTE. Vedremo come gli psicologi si siano suddivisi in diversi campi o scuole di pensiero: • gli strutturalisti che cercavano di analizzare la mente suddividendola nelle sue componenti di base • i funzionalisti che si concentravano sul mondo in cui le abilità mentali consentono alle persone di adattarsi ai vari ambienti. I progenitori della psicologia: i grandi filosofi Platone e Aristotele furono i primi a interrogarsi su come funzioni la mente. Platone sosteneva L’innatismo, secondo cui certi tipo di conoscenza sono innati o connaturati. Aristotele, invece, sosteneva che la mente del bambino fosse una tabula rasa su cui venivano scritte le esperienze ed era sostenitore dell’empirismo filosofico secondo cui tutta la conoscenza si acquisisce mediante l’esperienza. La controversia relativa a quanta parte abbiano “la natura” e la cultura” nello spiegare i vari comportamenti è ancora aperta. Le idee di questi filosofi provenivano dalle osservazioni personali, dall’intuizione e dalla riflessione. Per quanto fossero piuttosto bravi ad argomentare gli uni contro gli altri, di solito era impossibile giungere a una risoluzione della loro dispute dato che il loro approccio non prevedeva alcun metodo di verifica delle teorie. Dal cervello alla mente: il nesso francese Il FILOSOFO FRANCESE DESCARTES -> sosteneva che il corpo e la mente fossero due cose diverse , il corpo fatto di sostanza materiale e la mente di sostanza spirituale, e in che modo interagiscono? Questo è il problema del dualismo ovvero di come l’attività mentale possa trovare accordo e cooperazione con il comportamento fisico. il filosofo sosteneva che la prima influenzasse il corpo grazie a una piccola struttura posta alla base del cervello conosciuta come ghiandola pineale. Altri filosofi del suo tempo erano inclni a rifiutare la sua spiegazione. IL FILOSOFO INGLESE HOBBES -> sosteneva che mente e corpo non sono affatto due cose diverse ma la mente è ciò che il cervello fa. ANCHE IL MEDICO FRANCESE GALL -> sosteneva che mente e cervello fossero collegati ma più in virtù della loro dimensione che da ghiandole. Osservò che l’abilità mentale spesso aumentava con l’aumentare delle dimensioni del cervello e diminuisce se il cervello è danneggiato. Questi studi di Gall furono ampiamente accettati ma egli sviluppò la teoria nota come frenologia = secondo cui specifiche abilità e caratteristiche mentali, che spaziano dalla memoria alla capacità di essere felici, sono localizzate in specifiche aree del cervello. Questa idea si dimostrò corretta ma ebbe conseguenze assurde. Infatti Gall disse che la dimensione di protuberanze e di rientranze del cranio rifletteva le dimensioni delle aree celebrali sottostanti e toccandole si poteva stabilire se una persona era amichevole, prudente, ecc. Altri scienziati francesi cominciarono a collegare cervello e mente in maniera più convincente. 2

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I primi tentativi di sviluppare una scienza della mente furono compiuti da BROCA E FLOURENS che osservarono gli effetti del danno cerebrale sulle capacità mentali i persone e animali. Il Biologo Flourens condusse esperimenti in cui asportava chirurgicamente parti specifiche del cervello ad animali e notò che le loro azioni e movimenti erano diversi da quelli di animali con cervello intatto. Il chirurgo Broca ebbe l’intuizione che il danno subito in una zona specifica del cervello intaccasse una funziona mentale specifica, il che dimostrava che cervello e mente sono strettamente collegati. Questi furono i primi due che dimostrarono che la mente si fonda su una sostanza materiale, il cervello. Dalla filosofia alla psicologia:in Germania nasce la nuova scienza Alla metà del XIX secolo, la psicologia beneficò del lavoro di scienziati tedeschi specializzati nell’ambito della fisiologia = lo studio dei processi biologici, specialmente nel corpo umano. William James fu attirato dall’opera di due fisiologi: Wundt e Von Helmholtz. 1. Helmholz misura la velocità delle risposte, Helmholtz aveva sviluppato un metodo per

misurare la velocità degli impulsi nervosi. Egli addestrò una serie di partecipanti a reagire quando applicava uno stimolo (input sensoriale proveniente dall’ambiente)a parti diverse della gamba, egli registrava il tempo di reazione dei partecipanti, cioè la quantità di tempo impiegata per rispondere ad uno stimolo specifico, e gli permise di valutare quanto tempo occorreva ad un impulso nervoso per giungere la cervello. 2. Wundt sviluppo’ dello strutturalismo nel 1867. Wundt tenne all’università di Heidelberg il primo corso di psicologia fisiologica e questo portò alla pubblicazione nel 1874 del suo libro “principi di psicologia fisiologica”. Nel 1876 wundt aprì all’università di Lipsia il primo laboratorio dedicato esclusivamente agli studi psicologici e quando segnò la nascita della psicologia come ambito di studi indipendente. Wundt credeva che la psicologia scientifica dovesse concentrarsi sull’analisi della coscienza l’esperienza soggettiva che una persona ha del mondo e della mente. Essa comprende una vasta gamma di esperienze soggettive. Adottò lo strutturalismo (con Titchener) ossia l’analisi degli elementi base che costituiscono la mente. Questo approccio consisteva nello scomporre la coscienza in sensazioni ed emozioni elementari. Wundt cercò di analizzarle usando il metodo dell’introspezione , l’osservazione soggettiva della propria esperienza personale. Cercò di fornire misurazioni oggettive dei processi di coscienza avvalendosi dei tempi di reazione simili a quelle sviluppate inizialmente da Helmholtz. Titchener porta lo strutturalismo negli stati uniti

Molti psicologi europei e americani si recarono a Lipsia per studiare Wundt. Tra di loro, c’era Titchener, che in seguito si trasferì negli Usa e allestì un laboratorio di psicologia alla cornell University. Titchener portò in America alcuni elementi dell’approccio di wundt, ma introdusse dei cambiamenti. Per esempio, mentre Wundt poneva in risalto il rapporto fra gli elementi della coscienza, Titchener sui concentrò sull’identificazione degli elementi di base in quanto tali. L’influenza dell’approccio strutturalista andò scremando, soprattutto a causa del metodo introspettivo. La scienza richiede osservazioni replicabili. Purtroppo anche osservatori ben addestrati fornivano analisi introspettive contraddittorie riguardo le loro esperienze coscienti. Rendendo così difficile a psicologi diversi concordare sugli elementi alla base dell’esperienza conscia. A dire il vero, alcuni psicologi dubitavano che di fatto fosse possibile identificare tali elementi mediante la sola introspezione. Uno dei più importanti fu William James. James e l’approccio funzionale James concordava con wundt su alcuni punti, essi comprendevano l’importanza di concentrarsi sull’esperienza immediata e l’utilità della tecnica dell’introspezione, ma dissentiva con la sua affermazione che la coscienza si potesse scomporre in elementi separati James riteneva che cercare di isolare e analizzare un momento particolare della coscienza distorcesse la natura essenziale della 3

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coscienza. Secondo lui essa era più simile a un flusso incessante che a un complesso di elementi distinti. Perciò decise di affrontare la psicologia da una prospettiva diversa e sviluppò un approccio noto come funzionalismo(lo studio dello scopo a cui adempiono i processi mentali nel permettere alle persone di adattarsi al proprio ambiente). contrariamente allo strutturalismo, che esamina va le strutture dei processi mentali, l funzionalismo di proponeva di comprendere a quali funzioni adempissero quei processi. Il pensiero di james si ispirava alle idee di Darwin e al principio di selezione naturale, secondo cui le caratteristiche di un organismo utili alla sua sopravvivenza e alla sua riproduzione han no maggiori probabilità rispetto ad altre caratteristiche di essere trasmesse alle generazioni successive. Secondo questa prospettiva, le capacità mentali devono essersi evolute in quanto adattativi, cioè perché aiutano gli esseri umani a risolver e problemi e ad aumentare le loro probabilità di sopravvivenza. Applicando il principio di Darwin della selezione naturale, James riteneva che la coscienza dovesse assolvere a un’importanze funzione biologica e che è il compito degli psicologi consistesse nel capire quali fossero queste funzioni In breve tempo la psicologia funzionalista di James guadagnò seguaci. Nell 1881 Hall contribuì all’assetto formale della psicologia realizzando il primo laboratorio per la ricerca nel nord America, la prima organizzazione professionale(american psychological association) e la prima rivista del settore. Gli sforzi di James e Hall fecero si che il funzionalismo si affermasse come una delle più importanti scuole di pensiero psicologico del nord America. ERRORI E ILLUSIONI RIVELANO LA PSICOLOGIA Nello stesso periodo in cui alcuni psicologi svilupparono lo strutturalismo il funzionalismo, altri iniziavano a pensare al modo in cui le illusione e i disturbi potessero servire a chiarire il funzionamento psicologico. E cominciarono a rendersi conto che spesso si può capire come funziona una cosa quando si guasta. Nuovo movimento, psicologia della Gestalt.

Le illusioni di movimento e la nascita della psicologia della Gestalt Le Illusioni sono errori di percezione, di memoria e di giudizio in cui l’esperienza soggettiva differisce dalla realtà oggettiva. La percezione di movimento, ragionò Wertheimer, non si poteva spiegare termite gli elementi separati che causano l’illusione ma piuttosto come il fatto che un lampo di luce mobile viene percepito come un tutt’uno piuttosto che come somma delle sue singole parti. Questo insieme e unitario, in tedesco è Gestalt. Werthimer portò lo sviluppo della psicologia della gestalt (un approccio psicologico che evidenzia come spesso si percepisca l’intero piuttosto che la somma delle parti). In altre parole, la mente impone un’organizzazione a ciò che percepisce perciò le persone non vedono effettivamente ciò che vede lo sperimentatore ma gli elementi come un insieme unificato. La tesi proposta dagli psicologi della gestalt erano opposte a quelle degli strutturalisti, secondo i quali l’esperienza era scomponibile in elementi separati. Wertheimer e gli psicologi della gestalt che lo seguirono, svilupparono ulteriormente la teoria aggiungendovi nuove dimostrazioni e illusioni che rafforzarono le loro asserzioni circa la propensione della mente a percepire l’intero piuttosto che la somma delle singole parti. I disturbi mentali e la personalità multipla Nello stesso periodo in cui gli psicologi della gestalt scoprivano che e illusione della percezione visiva possono aiutarci a capire come l’occhio e il cervello di norma funzionino così bene, altri psicologi scoprivano che i comportamenti bizzarri do pazienti con disturbi psicologici potevano gettare una luce sul normale funzionamento della mente. Il disturbo dissociativo dell’identità implica la presenza di due o più identità distinte all’interno dello stesso individuo. Medici clinici come jean-marie Charcot e janet studiarono casi singolari, dopo aver intervistato pazienti che avevano sviluppato una condizione nota come isteria ossia una 4

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perdita temporanea delle funzioni cognitive, motore, di solito a seguito di esperienze emotivamente sconvolgenti. I pazienti isterici diventavano ciechi, paralizzati, o perdevamo la memoria, anche se non vi era alcuna spiegazione o causa fisica dietro i loro problemi. Tuttavia, quando nei pazienti veniva indotto uno stato di trance mediante l’ipnosi i loro sintomi scomparivano. E una volta usciti dallo stato di trance, però, i pazienti dimenticavano quello che era accaduto durante l’ipnosi e presentavano di nuovo i sintomi. William James riteneva che questi singoli casi avessero delle implicazioni per comprendere la natura della mente. Nello stato normale di esperienza conscia, siamo consapevoli di un unico io o sé, ma le aberrazioni descritte da charcot e janet suggeriscono che il cervello ‘può creare molti sé consci, ognuno inconsapevole dell’esistenza degli altri. Freud e la teoria psicoanalitica Freud cominciò a compiere osservazioni personali su pazienti isterici e a sviluppare delle teorie per spiegare i loro strani sintomi e comportamenti. Freud teorizzò che molti dei problemi dei suoi pazienti si potevano ricondurre a esperienze infantili dolorose che la persona non riusciva a ricordare, e si convinse che il potente flusso di questi ricordi apparentemente perduti rivelava la presenza di una mente inconscia. Secondo Freud, l’inconscio è la parte della mente che opera al di fuori della consapevolezza conscia ma che influenza azioni, pensieri e sentimenti consci. Questa idea portò Freud a sviluppare la teoria psicoanalitica, un approccio che sottolinea l’importanza dei processi mentali inconsci nel plasmare sentimenti, pensieri e comportamenti. Secondo la prospettiva psicoanalitica, è importante svelare le prime esperienze d un individuo e fare luce sulle ansie, i conflitti e i desideri inconsci. La teoria psicoanalitica costituì la base di una terapia che Freud chiamò psicoanalisi che si propone di far emergere il materiale inconscio alla consapevolezza cosciente,. La teoria diventò alquanto controversa perche sosteneva che per comprendere pensieri, emozioni e comportamenti di una persona fosse necessario un’esplorazione approfondita delle sue prime esperienze sessuali e dei suoi desideri sessuali inconsci. Si può stabilire che ciascun pensatore, a modo suo, riconosceva l’importanza e il valore di studiare gli errori mentali per chiarire il funzionamento umano. L’influenza della psicoanalisi e la risposta umanistica La maggior parte degli storici considera Freud uno dei due o tre pensatori più influenti del XX secolo. Nell...


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