Età giolittiana riassunto PDF

Title Età giolittiana riassunto
Course Letteratura Italiana
Institution Liceo Scientifico e Classico Sassuolo
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Testo riassuntivo Età giolittiana per scuola superiore...


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L’età giolittiana (1901-1914) Il periodo della storia italiana che va dal 1901 al 1914 viene in genere chiamato “età giolittiana”, perché protagonista incontrastato della scena politica è il liberale Giovanni Giolitti (Mondovì 1842 – Cavour 1928), che già aveva ricoperto l’incarico di Presidente del Consiglio tra il 1892 e il 1893, ma la cui esperienza di governo era stata allora travolta dallo scandalo della Banca Romana. In questi anni, tra il 1901 e il 1914, Giolitti è tre volte a capo del governo (1903-5, 1906-9, 1911-14). Si tratta di una fase di grandi trasformazioni per la società e la politica italiane: crescita economica e industriale, importanti riforme sociali, l’occupazione della Libia, l’estensione del suffragio. Il principale progetto politico di Giolitti, in linea con quello dei governi delle Sinistre storiche, corrisponde a ciò che secondo lui era il principale problema che lo Stato italiano deve affrontare: il consenso delle masse e la loro integrazione nello Stato liberale e il consolidamento delle istituzioni. Per fare ciò, l’azione politica di Giolitti fu diretta: 1) al sostegno costante alle forze più moderne della società italiana , la borghesia industriale e il proletariato organizzato 2) al tentativo di attrarre all’interno del sistema liberale i tradizionali avversari o nemici delle istituzioni (in particolare radicali e socialisti moderati) 3) all’allargamento dell’intervento dello Stato al fine di correggere gli squilibri sociali La strategia politica di Giolitti si basava sul controllo del Parlamento, ossia della maggioranza della Camera, attraverso la pratica del trasformismo, ossia ricorrendo a pratiche clientelari e accordi personali con i singoli deputati.

1) Il sostegno all’industria e il ruolo dello Stato nei conflitti di lavoro a. Da un lato Giolitti sostenne le industrie grazie alle commesse dello Stato per il potenziamento di esercito e marina; b. dall’altro lo Stato si mantenne neutrale rispetto alle lotte sociali, non intervenendo brutalmente come i governi precedenti, il che favorì un aumento degli scioperi e un conseguente aumento dei salari che comportò un aumento della domanda di beni di consumo. 2) L’avvicinamento alle Sinistre Mirando al rafforzamento delle istituzioni dello Stato liberale, Giolitti cercò l’appoggio dei radicali (liberali democratici e repubblicani) e dei socialisti moderati, cercando di includerli nel proprio sistema politico attraverso accordi personali e proponendo anche una collaborazione diretta al governo. Questa manovra fallì anche perché in questi anni di grandi lotte sociali, il Partito socialista e il movimento sindacale vissero una grande crescita e diffusione (nel 1904 viene organizzato il primo sciopero generale della storia italiana e nel 1906 viene costituita la Cgl, la Confederazione Generale del Lavoro). Inoltre il Partito socialista si trovò ad essere alternativamente guidato dai riformisti (guidati da Filippo Turati), favorevoli a una collaborazione con le forze borghesi, e dai rivoluzionari, ostili a ogni accordo. La crescita dei socialisti portò Giolitti a stabilire un accordo coi cattolici nelle elezioni del 1913. 3) Il riformismo Durante l’età giolittiana furono varate importanti riforme: ✔ Istituto Nazionale Assicurazioni (1912), legge attuata solo nel 1923 ✔ Legge Orlando (1904) che porta a 12 anni l’obbligo scolastico ✔ Legge Daneo-Credaro (1911), che statalizza la scuola elementare ✔ municipalizzazione dei servizi pubblici ✔ nazionalizzazione delle ferrovie (1905) ✔ “legislazione speciale” per il Mezzogiorno ✔ riforma elettorale (1912), possono votare tutti i maschi di oltre 21 anni che sappiano leggere e scrivere, e i maschi analfabeti che abbiano compiuto 30 anni e abbiano fatto il servizio militare

Bilancio dell’età giolittiana

L’azione di Giolitti fu contrastata e criticata da vari settori della politica italiana: 1) i socialisti rivoluzionari e i cattolici democratici, che accusarono Giolitti di corrompere i loro schieramenti dividendoli e cooptandone le componenti moderate all’interno del suo sistema 2) i liberali conservatori, che lo rimproverarono di avvicinarsi alle Sinistre, ossia ai nemici dello Stato e delle istituzioni 3) i meridionalisti, tra cui Gaetano Salvemini, che definì Giolitti “ministro della malavita”, accusandolo di aver favorito la grande industria del Nord e i grandi proprietari terrieri del Sud e di non aver fatto nulla per estirpare i fenomeni criminali del Mezzogiorno, anzi tollerando contatti tra esponenti politici liberali e mondo della malavita allo scopo di intimidire e orientare l’elettorato

Tra il 1896 e il 1914 l’Italia vive una stagione di crescita economica, la produzione industriale raddoppia e il reddito pro capite aumenta del 30%. Ma ciò non è sufficiente a colmare il divario tra l’Italia e i Paesi più avanzati: i redditi e i consumi restano bassi, il 55% della popolazione è ancora impegnata nel settore agricolo, l’analfabetismo è al 37%. L’arretratezza del paese e la pressione demografica favoriscono una massiccia emigrazione, tra il 1900 e il 1914 circa 8 milioni di persone lasciano l’Italia (di cui 2 milioni in modo permanente, soprattutto abitanti del Meridione). Gli effetti negativi del fenomeno migratorio riguardano l’impoverimento, specie nel Sud, in termini di forzalavoro e di energie intellettuali. Gli effetti positivi sono invece l’attenuarsi della pressione demografica e delle tensioni sociali, oltre che gli aiuti che provengono dalle rimesse degli emigranti.

Le ragioni del fallimento del progetto giolittiano: a) i cattolici si rifiutarono di restare subordinati alla classe dirigente liberale, rivendicando un ruolo autonomo consono al movimento di massa che essi rappresentavano b) le classi popolari non si accontentarono di riforme giudicate poco incisive, riguardanti pochi settori privilegiati della società, reclamando una reale partecipazione alla politica c) i socialisti, guidati dai rivoluzionari, si posero alla guida della contestazione radicale dello Stato borghese d) i ceti medi, formatisi dall’industrializzazione e della modernizzazione della società, e che costituivano il 51,2% della popolazione, si sentirono esclusi dalla politica di compromesso di Giolitti, confinati in una posizione subalterna rispetto alla grande borghesia industriale e al proletariato organizzato, e divennero sempre più sensibili al discorso dei nazionalisti e) gli strumenti di cui Giolitti si servì furono la mediazione parlamentare, il trasformismo, la gestione clientelare, la manipolazione delle elezioni, l’espansione della burocrazia (lo Stato aveva accresciuto le sue funzioni ma non era diventato più efficiente e funzionale). Ecco perché la contestazione di Giolitti si tramutò in contestazione del Parlamento e dello Stato liberale, un Parlamento che era visto come ostacolo all’affermazione dei nuovi ceti medi emergenti, che non rappresentava la nazione né le classi lavoratrici, chiuso dall’impossibilità di una vera alternativa al giolittismo e dedito a curare solo interessi e privilegi di poche categorie....


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