Fenomenologia dell\'educazione - Riassunto PDF

Title Fenomenologia dell\'educazione - Riassunto
Author Elena Brandone
Course Pedagogia
Institution Università degli Studi di Torino
Pages 3
File Size 104.8 KB
File Type PDF
Total Downloads 47
Total Views 125

Summary

Riassunto libro...


Description

La pedagogia fenomenologica nasce e si sviluppa in Italia grazie a Pietro Bertolini che ne consolida i fondamenti nella sua opera L’esistere pedagogico. Ragioni e limiti di una pedagogia come scienza fenomenologicamente fondata (1988), considerato da molti testo fondatore della pedagogia fenomenologica. Bertolini adotta un modello abduttivo in cui teoria pedagogica e prassi educativa sono in un rapporto di mutua costituzione. Lo studioso realizza ciò incrociando il paradigma fenomenologico con la sua esperienza sul campo in qualità di educatore e direttore di un carcere minorile. L’idea centrale è che la prassi propone al nostro sguardo, anche professionale, casi ed eventi che succedono (in una classe, in una comunità per minori), fattualità, ma è il vertice da cui guardiamo questi eventi, la scelta della regola con cui guardiamo quel che succede, a fare la differenza. Il vertice teorico è cruciale perché dà un senso alla realtà, la fa vedere in un certo modo. Bertolini costruisce una pedagogia come scienza a partire dalla fenomenologia europea, al fine di sfuggire dalle pedagogie fondate sul senso comune. Bertolini trova nella fenomenologia europea e in particolare nel pensiero di Husserl i fondamenti epistemologici per una pedagogia come scienza dell’educazione. La scommessa della pedagogia fenomenologica è la scommessa, in parte perduta, di individuare dei tratti costitutivi dell’educazione in quanto tale, cioè ciò che accomuna tutto quello che possiamo definire educazione. L’idea è quella di utilizzare una definizione prototipica di educazione che consenta di dire cosa è pertinente e cosa non lo è. Inizialmente sviluppa una rappresentazione statica del pensiero husserliano. Però successivamente offre una lettura critica della fenomenologia husserliana, leggendola anche attraverso punti di vista post-husserliani. L’opera di Bertolini è caratterizzata da una tensione dialettica interna tra una visione soggettivistica dell’educazione e una visione socio-storica. Tuttavia, nell’evoluzione del suo pensiero c’è stata una accentuazione progressiva della dimensione intersoggettiva dell’educazione, un investimento sulla nozione di cultura intesa come visione del mondo collettiva e vincolante e un interesse crescente verso il linguaggio e l’interazione sociale. Come l’esistenzialismo, anche la fenomenologia è caratterizzata dal voler riportare al centro della riflessione filosofica la libertà e la creatività del soggetto umano, dopo una periodo in cui l’interesse era puramente meccanicistico e per le forze che ci sovrastano. Viene accordata fiducia all’uomo e alle sue capacità, e, nonostante i limiti che l’uomo possiede, c’è la convinzione che sia possibile il contatto con / la conoscenza de l’Altro da sé e della realtà “oggettiva”. Alcuni fenomeni della pedagogia fenomenologica derivano direttamente dalla fenomenologia husserliana: intenzionalità, riduzione trascendentale (e le correlate nozioni di epoché e di eidos), mondo della vita e intersoggetività. Intenzionalità: termine tecnico in scienze umane/filosofiche che ha un significato diverso dall’accezione che gli viene data quotidianamente. Caratteristica della mente di essere sempre a proposito di qualcosa: la mente senza oggetto, senza porsi in relazione a qualcosa, non esiste. Anche se rifletto sul modo in cui ragiono, c’è comunque un oggetto del mio pensiero → non è possibile ragionare se manca l’oggetto del ragionamento. Anche la percezione funziona allo stesso modo, non si reagisce semplicemente a uno stimolo esterno, ma ne viene fatta un’idea nella mente. Per oggetti, si intende qualcosa di materiale, ma anche ciò che non ricade sotto i nostri sensi, “ideali”, come i numeri, poiché c’è sempre la rappresentazione mentale. Oggetto intenzionale/intenzionato/estensionale: rappresentazione che la mente fa di un oggetto, leggendolo, interpretandolo, vedendolo in un determinato modo. È ciò che un atto di coscienza ne fa

di un certo oggetto. È il rappresentato, percepito, paventato, è l’esito degli atti intenzionali (le forme attraverso cui agisce la mente, i processi mentali, come desiderare, paventare etc). È caricato dalla mente in qualche modo. Gli stessi principi che utilizza la mente sono passibili di indagini e rappresentazioni → principio di riflessività Husserl distingue tra oggetti ideali e oggetti reali-materiali, che cadono sotto i nostri sensi. I primi non sono meno reali dei secondi, anche se la loro natura è ideativa e non materiale. La coscienza intenziona (ossia dà senso) a entrambi → ci sono però tanti modi di procedere a questa attività, molti modi di intenzionare il reale. La logica di tali premesse è che lo stesso oggetto esterno apparirà in modo differente a seconda dei modi in cui esso è colto dalla coscienza. Ci sono due modi/orientamenti/tradizioni/correnti diversi di pensare la relazione tra intenzionabile/ estensionale (realtà) e intenzionato (mente): •

Soluzione in chiave realista: l’intenzionato è una versione possibile dell’intenzionabile, condizionato dall’intenzionabile stesso. L’oggetto intenzionale è inteso non solo come versione possibile di qualcosa ma anche come versione relativamente motivata da quel qualcosa; è aperta la possibilità di pensare la verità in termini di corrispondenza tra la rappresentazione e l’oggetto della rappresentazione



Soluzione idealista- relativista: gli oggetti intenzionati sono versioni possibili dell’intenzionabile, ma non c’è nessun modo per commisurare la verità di questi enunciati rispetto a quello che è l’intenzionabile, che è sempre letto da qualcuno.

Noi siamo nella realtà e continuiamo a interagire con essa: sono gli oggetti intenzionati, e non intenzionabili, a essere all’origine di ulteriori modi attraverso cui pensare la realtà → Gli oggetti intenzionati condizionano i successivi atti intenzionali. È così che la pedagogia fenomenologica ha sostituito la nozioni di causa con quella di motivazione; gli esseri umani funzionano in funzione dei motivi “al fine di” e dei motivi “per cui”, che sono letture di realtà, non cause meccanicisticamente determinanti. Attenzione ai vincoli della realtà: affinché qualcosa sia “percepita come” bisogna che quel qualcosa abbia una qualche forma di esistenza materiale o ideale che sia → è possibile che l’oggetto intenzionabile non eserciti alcuna influenza sulla mente? La gamma di rappresentazioni possibili di un oggetto originario e la conseguente gamma di atti intenzionali correlati a tali possibili rappresentazioni è in qualche modo limitata, tracciata o altrimenti condizionata dall’oggetto originario. Gli oggetti pre-intenzionali e gli orizzonti entro cui li intenzioniamo costituiscono dei sistemi di possibilità rispetto alle loro possibili rappresentazioni e usi. Oggetti, contesti, ambienti hanno delle caratteristiche che suggeriscono, favoriscono o rendono rilevanti alcuni corsi di azioni e alcune rappresentazioni piuttosto che altre (orizzonti di senso). L’oggetto condiziona, ma non determina, ciò che la mente ne può fare.

L’approccio fenomenologico non è idealista, è realista, poiché riconosce l’impatto della realtà sull’oggetto, ma non è positivista, ovvero rifiuta la possibilità che si dia una e una sola descrizione del mondo intesa come unica corrispondente al mondo intenzionabile. Le cose non sono né neutre né inerti rispetto a ciò che la coscienza ne può fare, non sono un punto di partenza o ancoraggio in attesa di essere dotato di senso (intenzionato). Esse co-partecipano al processo in e attraverso cui essere diventano oggetti-per-la-coscienza. La versione idealista riconosce solo l’intima dipendenza tra noesi e noema (desidero quel che vedo come desiderabile). La versione realista riconosce la relativa dipendenza dell’atto intenzionale e dell’oggetto intenzionato dal modo quale esso è, indipendentemente da noi e nonostante noi: se vedo qualcosa come desiderabile è perché quel qualcosa ha dei tratti reali che sostengono la sua desiderabilità per me → l’oggetto non è mai neutro rispetto a ciò che la coscienza può fare L’eredità della fenomenologia Husserl consegna al pensare del XX secolo un preciso modello culturale di soggetto: quello intenzionale, attivo interprete del mondo e dotato di agentività, cioè della capacità, competenza e responsabilità di essere all’origine del senso che attribuiamo all’uomo. Accettare questa definizione del soggetto umano è accettare un assunto, una credenza: è a sua volta un oggetto intenzionato, una visione/teoria ben precisa del soggetto umano. Può essere inteso come un universale sul funzionamento della mente umana oppure come una versione possibile. Fenomenologicamente parlando, potremmo dire che la definizione di soggetto proposta dalla fenomenologia è per l’appunto una definizione, una rappresentazione di… un’accezione di senso che trae origine da ciò che essa definisce o rappresenta, ma non coincide con esso. È solo una definizione possibile, ma accettare la sua non universalità non è semplice, cos’ come p difficile accettare che altrove (geografico o temporale) si possano dare definizioni diverse su ciò che è l’uomo e sul funzionamento della mente. Assumere l’intenzionalità della coscienza come pilastro portante di una teoria dell’educazione è fondamentalmente una scelta consapevole. La pedagogia fenomenologica permette di fare questa scelta in maniera responsabile, ovvero riconoscendo la natura relativa di una delle sue più cruciali premesse teoriche....


Similar Free PDFs