Fenomenologia dei social network PDF

Title Fenomenologia dei social network
Author Beatrice Rizzo
Course Società e media digitali (Sociologia dei media digitali e Diritto digitale)
Institution Università degli Studi di Bergamo
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Riassunto ...


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FENOMENOLOGIA DEI SOCIAL NETWORK CAPITOLO 1  MEDIATIZZAZIONE La mediatizzazione è il contesto in cui Facebook si è sviluppato, ma per definizione può essere considerata come un meta-processo di trasformazione culturale e sociale influenzato dai media. È un meta-processo di stampo ecologico dove non sono da considerare solamente gli apparati tecnocomunicativi, di conseguenza ha una valenza più generalizzata e astratta. Non vi è una media logica unitaria o uniforme in quanto questa viene analizzata tramite la specificità delle pratiche mediali e, più in profondità, tramite le pratiche d’uso e l’agire di senso dei soggetti sociali. In tal senso, si cerca di leggere i processi comunicativi, tenendo da conto le caratteristiche e le potenzialità degli ambienti comunicativi, nonostante l’interpretazione di queste ultime dipenda dall’eterogeneità delle pratiche e delle azioni individuali; va tenuto conto che, quando si parla di eterogeneità, si considerano anche le relazioni e le pratiche messe in atto dai soggetti sociali per la presentazione del sé online. In questo caso, Facebook risulta emblematico in quanto è un social network che intercetta un’enorme varietà di pratiche comunicative nel suo essere una piattaforma che abilita l’accesso e l’uso di altre piattaforme mediali e comunicative. 

FENOMENOLOGIA DELLA CONNESSIONE: GLI STATI DI COALESCENZA TRA ONLINE/OFFLINE, PUBBLICO/PRIVATO E MONDO VICINO/MONDO LONTANO (ANALISI DELLO STARE SU FACEBOOK)

Analizzare l’esperienza dello stare su Facebook significa, prima di tutto, prendere in considerazione due componenti fondamentali: gli effetti della mediatizzazione sulle nostre vite e come le nostre pratiche vitali danno forma alla mediatizzazione stessa. Vi è, quindi, un’analisi a doppia visione con, da una parte, la realtà delle pratiche con Facebook e, dall’altra, i processi di mediazione messi in atto da Facebook. È quindi presente una reinterpretazione delle tecnologie di connessione, dove discorsi sociali, significati e relazioni circolano e si modellano; vi è un tentativo di leggere la trasformazione sociale in atto. Per fare ciò, si devono tenere in considerazione 3 strati di coalescenza: online/offline, mondo vicino/mondo lontano, pubblico/privato; dove ogni termine di una coppia oppositiva si riflette nell’altro. 

SPAZIO-TEMPO & MEDIATIZZAZIONE (4° COMPONENTE)

Per comprendere la trasformazione sociale in atto, bisogna considerare non solo i 3 strati di coalescenza, ma anche un’altra componente: la modifica delle variabili spaziali e temporali. La storia delle tecnologie di comunicazione e rappresentazione è da sempre la storia del modificarsi delle circostanze spaziali e temporali, oltre che della nostra percezione dello spazio e del tempo. Teatro, fotografia, cinema e poi anche radio e televisione hanno intessuto relazioni dinamiche con processi di distanziazione spazio-temporale che hanno caratterizzato la modernità. I media hanno modellato le relazioni tra pubblico e privato, portando così a due fenomeni complementari: la privatizzazione della sfera pubblica e la pubblicazione della sfera privata, con l’emersione di pubblicità mediate e la continua ridefinizione dei confini tra visibilità, identità e relazioni sociali. Ad esempio, grazie alla fotografia, il ritratto personale è diventato accessibile collettivamente, assumendo spesso la forma di rappresentazione pubblica. Per il cinema e la televisione, che inizia ad intrattenere la sua audience, essa diventa il punto focale della nuova intimità familiare; inoltre, negli anni ’70 e ’80, aumenta la volontà di controllo dell’apparecchio tra le mura domestiche, ma grazie a contesti esterni come l’abbassamento dei costi e diverse forme culturali relative ai media, vi

è una moltiplicazione dell’offerta mediale e la conseguenza è l’inizio di quel vivere insieme separatamente che da quel momento in avanti caratterizzerà la nuova quotidianità familiare. Inoltre, lo sviluppo delle tecnologie, come ad esempio il processo dal walk-man al cellulare, aumenta le possibilità di esperienza dell’essere “qui e altrove”, ovvero occasioni ritenute private possono avvenire in uno spazio pubblico. Nel contesto moderno, va aggiunto anche l’avvento di Internet che consente non solo di collegare media diversi, ma è da considerarsi come uno “spazio di condotta della vita sociale stessa” e ciò porta a nuove forme comunicative e alla trasformazione dello spazio fisico che, ai giorni nostri, è costituito costantemente da flussi di comunicazione. Ciò significa che i 3 strati di coalescenza si legano inestricabilmente. 

COALESCENZA ONLINE/OFFLINE

Nella letteratura sulla cultura digitale e sulle forme di partecipazione attraverso internet, online e offline sono stati spesso trattati come concetti oppositivi, non tenendo conto di come le strutture sociali offline (demografiche, economiche, ecc.) impattino sui comportamenti online e di come le esperienze online abbiano ricadute reali. Diversi studi dimostrano come un social network come Facebook consenta di articolare le proprie reti sociali gestendole o estendendole, estendendo il concetto di prossimità amicale. Le interazioni online (della propria rete di amici su Facebook) e quelle offline (del locale) si intrecciano all’interno di un unico orizzonte di senso, divenendo così un’esperienza unitaria per la quale l’online è parte integrante dell’esperienza offline. Allo stesso tempo, le strutture e le relazioni sociali offline condizionano il vissuto online. 

COAELSCENZA MONDO VICINO/MONDO LONTANO

Nella sua natura di spazio sociale e terreno di interazione, Facebook accoglie una eterogeneità di legami e di interazioni sociali, non solo conosciute, ma anche sconosciute. Si tratta di una compresenza e orizzontalità di rapporti che suggerisce agli utenti di Facebook un’alta consapevolezza nella gestione della propria presenza online. Visibilità e prossimità vengono ridefinite e prendono concretezza all’incrocio tra online e offline, quindi: mondi vicini che su Facebook si allontanano e mondi lontani che si avvicinano. Lo stato di coalescenza comprende le nostre reti sociali, sconosciuti, ma anche VIP – che vanno oltre la comunicazione di massa – intrecciando prossimità e lontananza. 

COALESCENZA PUBBLICO/PRIVATO

La relazione tra pubblico e privato viene analizzata come una dicotomia che contiene una doppia accezione: visibile/invisibile – nei termini di accessibile/inaccessibile – e ciò che è di interesse collettivo e ciò che è di interesse individuale. I social media distruggono le dinamiche sociali della privacy, cambiano il senso del controllo da parte delle persone, finendo per offuscare il confine tra pubblico e privato. Siamo di fronte a contenuti che sono pubblici per chi segue il profilo Facebook, ma che rimandano a una loro natura privata nelle intenzioni o nell’attivazione delle reti (esempio, screenshot di conversazioni private su whatsapp, taggando la persona). Lo stato di connettività introdotto dal processo di mediatizzazione ha portato a vivere una quotidiana e costante gestione del rapporto tra vita privata e vita pubblica, nei termini di una distinzione che non dipende da un’operazione di scelta da parte degli individui che colloca la distinzione pubblico/privato in uno stato di coalescenza. Non sono i luoghi a definire lo spazio di intimità o pubblicità, ma le selezioni comunicative effettuate dal soggetto, costituite da una doppia scelta: quella di produzione e condivisione di un contenuto. Inoltre, si allarga la platea di validazione in quanto ci rivolgiamo con i nostri post ad un Altro astratto e generalizzato, dalla quale ci aspettiamo repliche sotto forma di commenti, reaction, likes, condivisioni e, al contempo, siamo pubblici di altri utenti: commentiamo,

reagiamo e condividiamo. Sperimentare la possibilità di essere/ avere pubblico rende concreto e visibile lo stato di coalescenza pubblico/privato. 

DAL FLUSSO ALLO STREAM: PERCHE’ FACEBOOK NON E’ UN MASS MEDIA

Il modellamento relativo ai processi di mediatizzazione ha generato un contesto in cui la pervasività di Facebook nelle nostre vite dipende dalla sua capacità di essere un ambiente comunicativo in cui la pluralità dei mondi della vita quotidiana che ci troviamo ad abitare trovano una sintesi. Il senso dello stare su Facebook ha sempre meno a che fare con la fruizione dei profili personali e sempre più con lo scorrere dello stream. Apparentemente rimanda alla nostra familiarità con la forma dello zapping televisivo, del perdersi nel flusso comunicativo, ma in realtà si confronta con una logica dell’algoritmo interno alla piattaforma che rende visibile e combina quello stream nella forma inedita che ognuno di noi sperimenta quando ci colleghiamo a Facebook, ognuno di noi sperimenta una realtà unica e non condivisibile. Eppure è forte la sensazione che ciò che lì possiamo osservare sia una realtà condivisa, qualcosa che si deve sapere, come se Facebook fosse parte del sistema dei Mass Media. L’utente può poi agire attraverso pratiche di gestione che curino il proprio News Feed, ad esempio attraverso la funzione hide che nasconde contenuti di specifici utenti o la funzione see first che posiziona in cima al flusso determinati utenti. Tutto questo fa si lo stream sia una combinazione fra affordance della piattaforma e pratiche dell’utente. In tal senso, ognuno di noi entra in un Facebook diverso, anche se vi accede nello stesso tempo. FB applica quindi al feed del singolo utente la distinzione di senso per lui e non in assoluto. La ricerca dimostra come il fattore di influenza più rilevante sia la propria rete sociale e che le scelte individuali giocano un ruolo maggiore della classifica delle notizie organizzata dal news feed. Lo stream di Facebook ci sensibilizza così ad un’esperienza diversa rispetto a quella del flusso dei media, il flusso televisivo omogenizza in una continuità testuale-esperienziale, una realtà fatta di contenuti eterogenei e discreti, diversi tra loro per forma e generi. Questa esperienza unificata di audience che partecipa ad uno stesso flusso viene ristabilita su FB solo quando si associa velocità di condivisione di contenuti alle numerosità stesse. Le strategie che l’utente adotta nell’ottica di fruizione sono dipendenti dall’essere parte dello stream. Lo stream crea cioè un forte senso dell’essere nel mondo. Questi eventi si susseguono seguendo una logica di visibilità co-determinata dalle affordance della piattaforma (algoritmo compreso) e pratiche degli utenti. In definitiva lo stream di Facebook modella una nostra esperienza del mondo attraverso una sintesi della pluralità dei mondi di vita. 

SOCIAL NETWORK COME MOULDING FORCE: FRA PRATICHE QUOTIDIANE ED ECONOMIA CULTURALE COLLETTIVA

Quando si parla di “moulding force” si parla della forza modellante e modellizzante di Facebook che istituzionalizza una serie distintiva di azioni comunicative paradigmatiche di una più ampia economia culturale. Facebook lavora profondamente nella ridefinizione delle relazioni spaziotempo quotidiane, generando un nuovo spazio e un nuovo tempo algoritmici in cui si esercita l’azione sociale. Un altro aspetto centrale risiede poi nell’integrazione in un’unica infrastruttura comunicativa di significati che prima circolavano attraverso una pluralità distinta di pratiche comunicative. Il passaggio dalla relazione alla connettività si verifica in quei processi di ingiunzione alla partecipazione, processi per cui Facebook elabora continue sollecitazioni all’azione dell’utente, modellandone la presenza rispetto al piano relazionale e di circolazione del contenuto (persone che

potresti conoscere, condividere, diventare amici, mettere like); la piattaforma, quindi, sollecita la dimensione performativa dell’utente dove tutte queste funzioni hanno valore non solo nella relazione sociale e nella gestione del sé, ma fanno anche parte di un più ampio dispositivo di una rete di elementi eterogenei che istituiscono relazioni di potere e si situano tra relazioni di potere.

CAPITOLO 2 

“TUTTI DENTRO”: VISIBILITA’ E SOCIALITA’ IN FACEBOOK

La visibilità di contenuti che vengono diffusi a pubblici diffusi è uno degli elementi distintivi di un social network come Facebook. Tale caratteristica chiama in causa i singoli utenti e i propri friend, la dimensione individuale della partecipazione alla comunicazione e la dimensione collettiva, intersoggettiva e sociale. In altri termini, l’articolazione tra visibilità e socialità dipende dal fatto che su FB convivono l’essere parte del pubblico e l’avere pubblico. Dal punto di vista delle sue affordance, FB è un dispositivo che funziona attraverso l’ingiunzione ad chiedere/accettare nuove amicizie, produrre reazioni (like o commenti), produrre o diffondere contenuti ecc. Tuttavia, considerare la natura di FB come dispositivo richiede di tenere conto dell’intreccio tra affordance delle piattaforme e la logica partecipativa del web 2.0. Ed è la dialettica che permette di formulare un’ipotesi complessa del rapporto fra socialità e visibilità su FB dove la logica propria di mercato è pienamente trasformata dapprima in logica di consumo. L’approccio neoliberale alla propria visibilità e socialità non è quindi da intendersi come un processo progressivo ed incessante, ma risente delle pratiche riflessive sviluppate dalla propria storia su FB. 

PROSPETTIVA SOCIOMETRICA E LOGICA DEL CONTEGGIO

La prima prospettiva riguarda i contributi, ovvero che è comune l’idea che la visibilità su Facebook dipenda principalmente da una logica del conteggio. Tale approccio spinge gli utenti a creare profili e contenuti attraverso i siti di social network. Questa tensione partecipativa si traduce in una forma di ingiunzione a essere connessi e si sostanzia in un aumento del tempo trascorso su FB e delle attività di gestione dei contenuti, con anche la scoperta di nuove applicazioni che vanno ad alimentare un circolo vizioso di iper-produzione di contenuti. Tale condizione orienta le forme del comportamento socio-culturale verso una gestione manageriale del sé che fa dei valori di mercato i principi guida della vita quotidiana, anche in ambiti non regolati dal mercato. Difatti, se il prodotto che vendiamo su FB siamo noi stessi, la strategia neoliberista di promozione del sé consiste nell’esaltare le nostre qualità, senza fornire i dettagli che non vogliamo rendere noti. Tuttavia è stato osservato come l’importanza della dimensione quantitativa e sociometrica delle reti di amici non sia un dato così scontato, piuttosto la sovrabbondanza di amici può sollevare dubbi sulla popolarità e sulla desiderabilità di un utente Facebook. Diverse ricerche hanno rilevato come le affermazioni dei friend nel profilo incidano sull’attrattiva e credibilità del proprietario, mostrando come sia l’insieme dei comportamenti comunicativi dei friend a gravare sulle impressioni degli osservatori più che l’identità specifica affermata da un utente sul proprio profilo. 

SEMANTICA DELL’AMICIZIA

Il secondo aspetto da considerare riguarda perciò la semantica dell’amicizia. Su FB l’amicizia ha connotazioni diverse dal significato che tradizionalmente attribuiamo alla parola; allo stesso tempo, ciò che viene etichettato come “friend” in FB non è detto che corrisponda perfettamente a quello che tale etichetta significa nei contesti offine. Sul piano della semantica di FB, lo status di friend è attribuito a persone che in realtà rientrano nella sfera delle conoscenze, questo perché è considerato inappropriato rifiutare una richiesta di amicizia da qualcuno ritenuto in qualche modo familiare. Su

FB, il network di amici si allarga più facilmente che offline perché l’amicizia in alcuni casi è più superficiale. Sul piano della semantica dell’amicizia, il rapporto fra numero di friend e il giudizio che un osservatore riserva al proprietario di quel profilo mostrano che l’overload di contatti sia una pratica che può produrre un effetto contrario all’obiettivo che la motiva. 

CARATTERISTICHE EVOLUTIVE DELLA PIATTAFORMA

Riguardo le caratteristiche evolutive della piattaforma, è possibile far riferimento al passaggio dalla natura profilo-centrica dei primi siti di social network ai profili attuali che sono costruiti, ovvero includono sempre più canali multipli attraverso i quali gli individui possono contribuire a dare forma ai profili dei loro friend. Nel tempo, il profilo è passato dall’essere una forma di autorappresentazione, all’essere espressione di un agire. Di fatto i social network sono oggi più degli aggregatori di notizie che dei contesti basati sul profilo: i profili odierni sono una combinazione dinamica di contenuto fornito dall’utente. Sul piano della visibilità e della popolarità bisogna poi tenere conto del fatto che dal 2011 FB permette alle persone di seguirne altre (con la funzione “follow”) a prescindere dalla reciprocità dell’amicizia. Queste disposizioni più flessibili possono dare maggiore libertà di esprimere connessioni complesse, ma gli strumenti per negoziare queste relazioni sono spesso troppo complicati per poter essere davvero usati; basti pensare al fatto, che nel tempo le liste di friend tendono ad aumentare perché oltre che a sentirsi in dovere di accettare le richieste di amicizia, si tende a non cancellare i propri contatti anche se si tratta di profili con cui praticamente non si interagisce. La pulsione sociometrica di FB e la fluidità semantica del termine amicizia si incontrano con le caratteristiche di una piattaforma in evoluzione, generando una gestione della propria visibilità strettamente connessa alla propria biografia d’uso di Facebook.

CAPITOLO 3 

L’EVOLUZIONE NELLA PRODUZIONE E CONSUMO DI CONTENUTI ONLINE

La profonda mutazione del sistema mediale operata dall’evoluzione tecnologica ha prodotto un contesto di cultura convergente dove le pratiche di consumo di prodotti mediali si legano e sovrappongono con quella di contenuti generati dagli utenti. In questo processo di ridefinizione di media, ruoli, poteri, qualità e origine dei contenuti, i social network mostrano di essere una piattaforma in grado non solo, di performare identità e relazioni, ma un vero e proprio contenitore di contenuti digitali mediali. 

IL CONSUMO DEI CONTENUTI ONLINE COME PRATICA LUDICA, IDENTITARIA E PARTECIPATIVA

I contenuti mediali sono contenuti da produrre e consumare contestualmente allo scambio di informazioni e conoscenze tra soggetti. Sono contenuti collettivi, testimoniano una spinta alla raccolta, condivisione, riorganizzazione di contenuti e, inoltre, sono contenuti ‘sociali’ nella loro funzione di facilitatori di relazioni. I social network sono sempre più vissuti dagli utenti come i luoghi della messa in scena dell’esperienza e del mondo, attraverso forme di linguaggio informali, attraverso il consumo mediale, la performance di gusti e l’adesione a valori estetici condivisi. 

IL CONSUMO DEI CONTENUTI ONLINE COME CONDIVISIONE E COVISIONE (SHAREABILITY E COVEILLANCE)

La condivisione nei social network si caratterizza come shareability, cioè come tendenza delle strutture della rete digitale a incoraggiare la condivisone di informazioni; condividere non significa solamente scambiarsi reciprocamente contenuti, ma anche sguardi e commenti riflessivi sulle attività personali. FB è anche un mezzo che permette lo sguardo su una rete più ampia rispetto alle

reti amicali offline, espandendo i punti di contatto con realtà eterogenee e lontane. La visione delle altrui pratiche su Facebook rappresenta così una modalità privilegiata per comprendere cosa fanno e come sono gli altri. In questo contesto di reciprocità si articolano le pratiche messe in campo dai soggetti sui social network: la produzione e condivisione di contenuti su FB avvengono in un ambiente relazionale sempre più percepito come affollato di un pubblico indistinto. Gli utenti di Facebook hanno sempre più la percezione di parlare ad audience multiple, essi tendono a proteggere l’immagine personale su FB postando e commentando contenuti che possono essere ritenuti interessanti a tu...


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