Impero Ottonian 1 PDF

Title Impero Ottonian 1
Author Anonymous User
Course Storia Medievale
Institution Università degli Studi di Messina
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Impero Ottoniano

Per dinastia ottoniana, chiamata anche dinastia dei Liudolfingi, si intende la casata di imperatori del Sacro Romano Impero, originaria della Sassonia, che regnò ininterrottamente dal 962 al 1024, prendendo il nome dal capostipite, Ottone I. La moderna ricerca storica vuole questa dinastia discendente degli Ecbertini. La corona di Germania, una delle tre nate dalla disgregazione dell'impero carolingio (le altre erano quelle di Francia e d'Italia) veniva quindi assegnata a uno dei quattro duchi, scelto in maniera elettiva: questa sorta di federalismo è una delle caratteristiche tutt'oggi più tipiche della nazione tedesca. Il re solitamente aveva un ruolo esclusivamente formale, godendo di ben poca autorità effettiva sull'intero territorio che rappresentava, se non sui suoi domini personali. La situazione all'inizio del X secolo si presentava particolarmente grave, per la polverizzazione del potere a fronte delle pericolose minacce esterne causate dalle frequenti invasioni degli Ungari. Quando venne eletto al trono il nipote di Liudolfo di Sassonia, capostipite della dinastia sassone e discendente della dinastia degli Ecbertini, il duca Enrico detto l'Uccellatore (919-936) egli seppe dare una risposta forte a questi problemi iniziando una riforma amministrativa e militare del regno, facendo edificare una serie di fortezze che facessero da centri difensivi, amministrativi, politici ed economici (un po' come erano state le abbazie al tempo di Carlo Magno). Nel 935 egli ottenne una significativa vittoria contro gli ungari, assoggettando anche le popolazioni slave tra Elba e Oder.

Ottone I

Grazie ai suoi successi, i duchi tedeschi decisero di eleggere dopo di lui suo figlio Ottone, che continuò l'opera paterna battendo definitivamente gli Ungari sul fiume Lech nel 955: gli sconfitti furono convertiti al cristianesimo e vennero fatti insediare sul medio corso del Danubio, dando origine a un regno che da essi prese il nome di Ungheria.

Dopo essere intervenuto anche in Italia, nel 962 Ottone si fece incoronare imperatore, un titolo ormai desueto che egli seppe però rinvigorire. Ottone affidò le circoscrizioni comitali di Germania a membri dell'alto clero tedesco, scegliendo come vescovi uomini a lui fedeli, cercando così di frenare la "privatizzazione" di tali cariche, sottraendole alle mire dell'aristocrazia che cercava di renderle ereditarie. I vescovi avevano così una doppia funzione, laica ed ecclesiastica, e venivano generalmente scelti tra le persone più colte ed energiche del tempo, con una certa riqualificazione del clero sottratto alle pluridecennali influenze delle bellicose aristocrazie locali. Il fatto di affidare l'amministrazione delle contee ai vescovi si rivelò strategico anche per un altro motivo: questi esponenti non avevano eredi legittimi e alla loro morte l'ufficio pubblico rientrava nelle potestà del sovrano, rendendo il regno maggiormente coeso e frenandone la disgregazione. La politica di Ottone si assestò quindi su tre direttrici principali: 





Organizzazione della trasmissione del potere centrale in maniera dinastica (ereditaria) piuttosto che elettiva, per frenare le lotte tra i duchi derivanti dalle elezioni, senza però calcare la mano sui ducati "etnici", ai quali venne lasciata un'equilibrata dose di autonomia. Arginamento della disgregazione feudale con l'investitura di ecclesiastici e il controllo della Chiesa (il controllo era una misura contro l'arbitrio delle aristocrazie locali e solo successivamente divenne fonte di conflitto tra clero e imperatori) Dialogo con l'Impero bizantino e spinta all'emulazione per contrastarne l'egemonia in Italia.

La via diplomatica fu così preferita alle campagne militari, dimostratesi fallimentari; in nome della ragion di Stato il figlio di Ottone, Ottone II, sposò la principessa bizantina Teofane; ciò tuttavia non bastò né a far sì che il basileus riconoscesse l'imperatore tedesco come suo pari, né a trasferire il dominio sull'Italia.

Ottone II

Ottone II di Sassonia (Sassonia, 955 circa – Roma, 7 dicembre 983) è stato duca di Sassonia, re di Germania dal 961 al 983, imperatore del Sacro Romano Impero dal 973 al 983 e re d'Italia dal 980 al 983. Figlio di Ottone I il Grande e di Adelaide di Borgogna, fu incoronato re ad Aquisgrana mentre il padre si stava recando a Roma per essere incoronato imperatore da Papa Giovanni XII. Regnò quindi per alcuni anni in coreggenza col padre (967-973) ma sotto la supervisione dello zio Brunone, arcivescovo di Colonia e del fratellastro Guglielmo, arcivescovo di Magonza; quest'ultimo, assieme al margravio Odo I, fu il suo tutore. Ottone II dovette affrontare nel 976 una ribellione guidata da suo cugino Enrico II duca di Baviera e dei continui contrasti con il regno di Danimarca guidato da Harald I (Aroldo I di Danimarca) detto Dente Blu. Nel 978 il consiglio del regno di Dortmund decise di avviare una campagna contro la Francia per ristabilire la pace in Lorena. Nell'autunno dello stesso anno, dopo violente battaglie, stipulò un accordo di pace a Margut-sur-Chiers con Lotario I di Francia nel quale quest'ultimo rinunciò alla Lorena. Ottone dovette affrontare la guerra dei tre Enrichi. Nel 980 Ottone organizzò una spedizione nell'Italia meridionale, contando sull'alleanza dei sovrani longobardi di Benevento, Capua e Salerno, nonché sull'appoggio o almeno la neutralità dei bizantini, con l'obiettivo di scacciare definitivamente la presenza musulmana: invase l'Italia arrivando ad occupare Napoli e altre città del Mezzogiorno: questo atteggiamento potrebbe aver irritato il basileus, che forse gli fece mancare il sostegno nel momento decisivo. Ottone si stabilì con il grosso del suo esercito in Calabria, a Rossano, per sferrare l'attacco ai saraceni di Abu al-Qasim, Emiro della Sicilia della dinastia dei Kalbiti. Questi si rese conto dell'inaspettata forza delle truppe di Ottone e decise di ritirarsi. Informato da alcune imbarcazioni della ritirata degli arabi, Ottone lasciò nella città la moglie ed i figli con i bagagli ed il tesoro imperiale e si lanciò all'inseguimento del nemico. Quando al-Qasim si rese conto che la sua fuga non aveva possibilità di successo, schierò il suo esercito per la battaglia di Capo Colonna, a sud di Crotone. Era il 13 o 14 luglio 982. Dopo un violento scontro, un corpo di cavalleria pesante tedesca distrusse il centro dello schieramento musulmano e si spinse verso la guardia di al-Qasim, che venne sbaragliata. L'emiro fu ucciso, ma le sue truppe non si sbandarono per la perdita: anzi manovrarono circondando gli avversari, che subirono gravissime perdite. Secondo lo storico Ibn al-Athir, i caduti tra le forze imperiali furono circa 4.000, tra i quali Landolfo IV di Benevento, Enrico I di Augusta, Günther, margravio di Merseburg, l'Abate di Fulda e numerosi altri conti germanici, come Burcardo IV di Hassegau. Di fatto quindi la battaglia, nonostante l'impresa dell'uccisione dell'Emiro di Sicilia, si concluse con una sconfitta per l'Imperatore, a causa delle pesanti perdite umane[1]. In seguito a tale evento Ottone decise di risalire la Penisola, trovando ospitalità presso feudatari a lui fedeli. Raggiunse infine Verona, dove radunò una dieta dei più importanti nobili del nord Italia. Qui fece eleggere Re d'Italia suo figlio Ottone III ed inviò in Germania suo nipote Ottone I, Duca di Svevia e di Baviera, per ottenere rinforzi, ma il messaggero morì durante il viaggio. Poi a Roma, ammalato, fece testamento in favore della chiesa e dei suoi cari.[2]. Morì il 7 dicembre 983 nel suo palazzo a Roma, sembra a causa di un attacco di malaria; e le sue spoglie sono conservate in una cripta che si apre nel nartece della Basilica di San Pietro essendo quindi l'unico imperatore del Sacro Romano Impero sepolto a Roma.

Otone III

Giunto nel regno d'Italia, nel 996 Ottone venne incoronato re d'Italia il 12 aprile a Pavia e imperatore il 21 maggio a Monza. I romani gli mandarono un'ambasceria per dargli il benvenuto e lo accolsero nell'Urbe imbandierata a festa. Nel suo seguito c'era il cugino Brunone di Carinzia, che ne era anche il confessore e che, alla morte di Giovanni XV, fu nominato pontefice con il nome di Papa Gregorio V. La prima visita dell'Imperatore a Roma durò poco ma non fece in tempo a ritornare in Germania che la nobiltà romana, sotto la guida di Giovanni II dei Crescenzi (figlio di Crescenzio II dei Crescenzi, morto nel 984), depose papa Gregorio e ne insediò uno di suo gradimento, l'antipapa Giovanni XVI. Ciò non era una novità per la città di Roma: Crescenzio II, nel 973, aveva deposto Papa Benedetto VI per installare l'Antipapa Bonifacio VII, che divenne effettivamente pontefice undici anni dopo, spodestando Papa Giovanni XIV. Ottone III fu costretto a lasciare il paese, sotto la minaccia degli eserciti slavi, e nel 997 ripiombò in Italia mentre Gregorio V lo aspettava a Pavia. Arrivato a Roma, sconfisse i suoi avversari, tranne Giovanni Crescenzi che si barricò in Castel Sant'Angelo. Solo il 29 aprile 998, Giovanni Crescenzi capitolò e subito dopo venne condannato a morte. Giovanni XVI fu fatto prigioniero e, per volere di Gregorio V e Ottone III, subì orrende torture e mutilazioni prima di essere incarcerato e morire, dopo una vecchiaia dolorosa e infame, nel 1001. Circa un anno dopo, Gregorio V moriva, probabilmente, avendo solo 27 anni, non di cause naturali, e Roma cominciava di nuovo a tumultuare. L'imperatore rientrò nella città dopo aver compiuto un pellegrinaggio al monastero di San Michele al Gargano, ed impose sul soglio pontificio Gerberto di Aurillac, uno degli uomini più

colti del tempo e suo precettore in età adolescenziale (da lui posto sull'importante cattedra vescovile della città imperiale di Ravenna) che assunse il nome di Silvestro II. La scelta del nome pontificale rifletteva la politica di recupero imperiale di Ottone, essendo Silvestro I il papa che tradizionalmente aveva affiancato e battezzato Costantino[2] ed al quale si credeva che l'imperatore avesse effettuato la famosa donazione, rivelatasi poi un falso. Sotto il suo influsso e a causa dell'influenza bizantina sulla corte che aveva esercitato la madre Teofano, l'Imperatore cominciò a concepire l'idea di ristrutturare il vecchio e glorioso Impero romano. Il greco e il latino vennero imposte come lingue ufficiali dell'Impero, sostituendo così il tedesco. Completamente soggiogato dai bizantinismi della sua corte e da Gerberto, Ottone III trasferì la capitale del regno a Roma, facendosi chiamare console, senatore e imperatore dei Romani. L'insurrezione del popolo romano del 1001 a causa della mancata concessione della Villa Adriana di Tivoli, capeggiata da Gregorio I dei conti di Tuscolo, lo costrinse a fuggire da Roma, insieme al papa Silvestro II, dove non poté più tornare. Nonostante il fallimento delle sue politiche di riforma della Chiesa, esse seppero spargere i germi che presto sarebbero germogliati in una nuova azione riformatrice del papato.

Enrico II

Enrico II imperatore, detto il Santo (ted. der Heilige). - Figlio (Hildesheim 973 Grona, Gottinga, 1024) di Enrico II duca di Baviera, e di Gisella, sorella di Corrado re della Bassa Borgogna. Duca di Baviera alla morte del padre (995), fu eletto (1002) re di Germania, come successore di Ottone III. Dovette sostenere molte lotte contro i signori feudali per affermare il proprio potere e quello della monarchia sia in Germania, sia in Italia. Disceso in Italia (1004), dove Arduino d'Ivrea si era fatto incoronare re, l'obbligò alla fuga e cinse egli stesso la corona reale a Pavia. Ritornò nella penisola nel 1013, e l'anno dopo fu incoronato a Roma imperatore da

Benedetto VIII. Combatté ininterrottamente (1003-1018) contro Boleslao, duca di Polonia, il quale inutilmente cercò di impossessarsi della Boemia. Tornò in Italia una terza volta (1021-22) per far valere i diritti dell'Impero sulle terre dell'Italia meridionale, ma una pestilenza scoppiata fra le truppe lo costrinse a rientrare in Germania. Uomo di grande integrità morale e di fede profonda, si adoperò, insieme con Benedetto VIII, a promuovere la riforma ecclesiastica (concilio di Pavia del 1022). Aveva fondato (1007) il vescovato di Bamberga per farne un centro di irradiamento di evangelizzazione nell'Europa centrale. Fu canonizzato (1146) da Eugenio III. Festa, 13 luglio....


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