Riassunto Impero (Hardt e Negri) PDF

Title Riassunto Impero (Hardt e Negri)
Author Fabiana Modafferi
Course Geografia della comunicazione
Institution Università di Bologna
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Summary

Riassunto dettagliato di uno dei manuali dell'esame di Geografia della Comunicazione...


Description

IMPERO - Hardt e Negri Prefazione L'impero è il nuovo soggetto politico che regola gli scambi mondiali, il potere sovrano che governa il mondo. Con l'avanzare della globalizzazione la sovranità degli Stati-nazione ha subito un progressivo declino. I fattori primari della produzione e dello scambio (denaro, tecnologia, lavoro e merci) attraversano con crescente facilità i confini nazionali; lo stato-nazione ha cioè sempre meno potere per regolare questi flussi e per imporre la sua autorità economica. Tuttavia, il declino della sovranità dello stato-nazione non significa che la sovranità sia in declino. La sovranità ha assunto una nuova forma, l'Impero, composta da una serie di organismi nazionali e sovranazionali uniti da un'unica logica di potere. Il declino della sovranità dello stato-nazione e la sua crescente incapacità di regolare gli scambi economici e culturali è uno dei primi sintomi che segnalano l'avvento dell'impero. Ciò che chiamiamo impero non ha nulla a che vedere con l'imperialismo, l'impero non stabilisce alcun centro di potere e non poggia su confini e barriere fisse. Si tratta di un potere decentrato e deterritorializzante e in continua espansione. Il capitale sembra trovarsi di fronte a un mondo definito da nuovi complessi regimi di differenziazione e omogeneizzazione. Nella post-modernizzazione dell'economia globale, la creazione della ricchezza tende sempre più risolutamente verso una produzione biopolitica, la produzione della vita sociale stessa, in cui l'elemento economico, politico e culturale si sovrappongono. Molti identificano negli Stati Uniti l'autorità suprema che domina la globalizzazione. Ma in realtà non esiste nessun centro, gli Stati Uniti occupano solo una posizione privilegiata, e questo privilegio deriva dalle differenze rispetto alle vecchie potenze imperialiste europee, identificate nella costituzione americana. Il concetto di impero è caratterizzato soprattutto dalla mancanza di confini: il potere dell'impero non ha limiti. Il concetto di Impero romano n dica un regime che si estende a tutto il pianeta, a un ordine che cristallizza lo stato attuale delle cose per l'eternità e agisce su tutti i livelli dell'ordine sociale. L'oggetto del suo potere è la totalità della vita sociale; in tal modo, l'impero costituisce la forma paradigmatica del biopotere.

Parte prima. La costituzione politica del presente. 1. L'ordine mondiale Dobbiamo escludere due concezioni: l'idea che l'attuale ordine sorga in qualche modo spontaneamente d all'interazione fra forze globali eterogenee e che questo

ordine sia dettato da un singolo potere e da un singolo centro razionale trascendente le forze globali. Nazioni unite. Viene generalmente riconosciuto che la nozione di ordine internazionale è attualmente in crisi. In realtà è sempre stata in crisi e questa è stato uno dei motori che hanno spinto verso l'impero, è in occasione della nascita della Societ delle Nazioni che questa crisi si afferma definitivamente. Le Nazioni Unite funzionano come una cerniera nella transizione delle strutture giuridiche internazionali a quelle globali. Da un lato, l'intera struttura concettuale delle Nazioni Unite è fondata sul riconoscimento e la legittimazione della sovranità dei singoli Stati ed è profondamente radicata nel vecchio quadro del diritto internazionale. Dall'altro, questo processo di legittimazione diviene africane solo nella misura in cui trasferisce il diritto sovrano a un reale centro sovranazionale. A partire dal XX secolo Kelsen sostenne che il sistema giuridico internazionale andava concepito come la suprema fonte di ogni singolo ordinamento e costituzione giuridica. Sottolineava che i limiti dello stato-nazione rappresentano un ostacolo insormontabile per la realizzazione dell'idea del diritto. L'ordinamento parziale del diritto interno degli Stati-nazione rinvia necessariamente all'oggettività e universalità dell'ordinamento internazionale. Voleva che i singoli Stati divenissero delle entità dello stesso rango per costituire uno stato mondiale universale. Vi sono due linee di pensiero attive, le teorie hobbesiane e lockiane. La variante hobbesiana sottolinea il trasferimento del titolo della sovranità e concepisce la costituzione di una sovranità sovranazionale come un accordo contrattuale fondato sulla convergenza di soggetti statuali preesistenti . Un nuovo potere trascendente concentrato soprattutto sull'esercito, l'unico modo con cui è possibile costituire un sistema internazionale che dia garanzie di sicurezza e sia in grado di dominare l'anarchia. La variante lockiana concettualizza questo processo in termini più decentralizzati e pluralistici. Una volta compiuto il trasferimento del potere a favore di un centro sovranazionale sorge una rete di contro poteri locali costituzionalmente efficaci che contestano e/o sostengono la nuova configurazione del potere. Viene proposto un costituzionalismo globale. Mentre l'ipotesi hobbesiana valorizza il processo contrattuale da cui sorge un nuovo e unitario potere trascendente di dimensioni sovranazionali, Locke pone invece in rilievo i contropoteri che alimentano il processo costitutivo e sostengono il potere sovranazionale. In entrambi i casi tuttavia il nuovo potere globale viene rappresentato in immediata analogia con la concezione tradizionale della sovranità statuale, e nessuna delle due è in grado di spiegare la grande novità che sta avvenendo. Essi non

comprendono che la sovranità imperiale segna un mutamento di paradigma, solo Kelsen pone il problema. La costituzione dell'impero. Lo spostamento nella produzione capitalistica contemporanea e nelle relazioni globali di potere rende chiaro è possibile il progetto capitalistico contemporaneo di fondere potere economico e potere politico. Le trasformazioni giuridiche indicano mutamenti effettivi nella costituzione materiale del potere e dell'ordine mondiale. La transizione tra il precedente diritto internazionale, definito dai contratti e dai trattati, e la definizione e costituzione di una nuova sovranità mondiale sovranazionale ci fornisce un quadro di riferimento per leggere la totalizzazione dei processi sociali dell'impero. Il concetto di impero viene raffigurato come un concreto globale sotto la direzione di un solo direttore, un potere unitario che mantiene la pace sociale e produce le sue verità etiche. L'impero mise dunque in moto una dinamica etico-politica: in primo luogo, una nozione del diritto che si afferma nella costruzione di un. Nuovo ordine che abbraccia tutto lo spazio della civiltà, un illimitato spazio universale; in secondo luogo, una nozione del diritto che include la temporalità nell'ambito del proprio fondamento etico. L'impero rappresenta il proprio odine come un che di permanente, eterno è necessario. Queste due concettualizzazioni furono separate a partire dal rinascimento e sviluppare indipendentemente. Da un lato era emersa la concezione del diritto internazionale e, dall'altro, erano fiorite le utopie della pace perpetua. Nel primo caso si andava ancora alla ricerca dell'ordine che era stato promesso dall'impero romano che permettesse di costruire un ordine internazionale tra Stati sovrani. Nel secondo caso, l'idea di pace perpetua riappariva di continuo dell'Europa, un'idea della ragione, una luce con cui criticare diritto ed eticità. L'alternanza tra queste due nozioni corre attraverso l’intera modernità europea e comprende due grandi ideologie: l'ideologia liberale, che si fonda sul pacifico concreto delle forze giuridiche e la sua sublimazione nel mercato, e l'ideologia socialista, che punta a una dimensione internazionale attraverso l'organizzazione delle lotte e la sublimazione del diritto. Ci sono due sintomi della rinascita del concetto di Impero. Un primo concetto sintomo è costituito dal rinato interesse nei confronti del concetto di guerra giusta, riapparso durante la guerra del Golfo. Idea che quando uno Stato è minacciato da un'aggressione esso possiede il diritto di muovere guerra. Il concetto tradizionale di guerra giusta comporta la banalizzazione della guerra e la sua valorizzazione come strumento etico: due assunti respinti dal pensiero politico moderno e dalla comunità internazionale degli Stati nazione. Questa caratteristiche sono invece riapparite nel nostro mondo postmoderno: da

un lato la guerra viene ridotta a un intervento di polizia internazionale, e dall'altro viene sacralizzati il nuovo tipo di potere. La guerra giusta non è più un atto di difesa o resistenza, è un atto che si giustifica da se. Il modello dell'autorità imperiale. Il nuovo paradigma è una fabbrica di norme e una produzione di legittimità a lungo termine che ricoprono l'intero spazio mondiale. È configurato come una struttura sistemica, dinamica e flessibile, articolata orizzontalmente. La totalità sistemica possiede una posizione dominante nell'ordine globale; rompe definitivamente con ogni precedente forma di dialettica e sviluppa una integrazione degli attori che pare lineare e spontanea. Allo stesso tempo si manifesta sempre più chiaramente l'efficacia del consenso. La pace, l'equilibrio e la cessazione del conflitto sono i valori verso cui viene diretto. Lo sviluppo del sistema globale appare come l'evoluzione di una macchina che impone delle procedure di continua contrattazione produttive di equilibri sistemici. Ogni singolo movimento viene inquadrato e può trovare il posto che gli è stato assegnato solo all'interno del sistema. Mentre nelle precedenti prospettive della transizione si sottolineavano le dinamiche della legittimazione che avrebbero condotto al nuovo ordine, nel nuovo paradigma è come se il nuovo ordine fosse già costituito. Le inevitabili distanze temporali e spaziali tra il nuovo potere centrale e il campo a cui si estende la sua autorità, non produce ne crisi ne paralisi, ma costringono il sistema a minimizzarle e superarle. Solo un potere costituito, sovradeterminato è relativamente autonomo nei confronti degli Stati-nazione, è in grado di agire come centri del nuovo ordine mondiale esercitando su di esso una regolazione efficace. Ne consegue che, come voleva Kelsen, una sorta di positivismo giuridico domina la costituzione del nuovo ordinamento giuridico. Sia il processo di costituzione, sia gli attori che in essi agiscono, sono attratti in anticipo verso il vortice centrale definito positivamente. L'impero non è fondato solo sulla forza, ma sulla capacità di rappresentare la forza come se fosse al servizio del diritto e della pace. L'impero viene invocato è costituito in funzione delle sua capacità di risolvere i conflitti. Il primo impegno dell'impero è quindi quello di allargare l'ambito del consenso che sostiene il suo potere. Le dinamiche e le articolazioni del nuovo ordine giuridico sovranazionale corrispondono strettamente alle nuove caratteristiche che hanno definito gli ordinamenti interni nel passaggio tra modernità e postmodernità. Entrambi operano sul terreno della crisi. Come ci ha mostrato Schmitt, la crisi che si verifica in occasione dell'applicazione della legge deve orientare la nostra attenzione verso l'eccezione attiva al momento della sua produzione.

Per dominare ed esercitare il controllo su una situazione così fluida è necessario che l'intervento dell'autorità sia dotato: 1) della capacità di vigilare le domande di intervento; 2) della capacità di mettere in moto le forze e gli strumenti che di volta in volta occorre applicare alla diversità e pluralità delle situazioni di crisi. Nasce così il diritto di polizia, esercizio della prevenzione, delle repressione. L'attività di una forza di polizia globale dimostra la reale efficacia dell'ordinamento imperiale. Valori universali. Il processo della costituzione imperiale tende a penetrare e a riconfigurare il diritto interno degli Stati-nazione; in tal modo, il diritto sovranazionale determina dall'alto la configurazione del diritto interno. Il diritto di intervento è il diritto o il dovere, da parte dei soggetti che dominano l'ordine mondiale, di intervenire nei territori di altri soggetti che dominano l'interesse della prevenzione e risoluzione dei problemi umanitari. Era un elemento previsto dalla Carta delle Nazioni Unite per mantenere l'ordine internazionale. A differenza di quanto accadeva nell'ambito del precedente ordine internazionale, ne i singoli Stati sovrani né il potere sovranazionale intervengono esclusivamente per assicurare o per imporre l'applicazione degli accordi. Ciò che sta dietro a questo tipo di intervento è uno stato permanente di emergenza e di eccezionalità giustificato dall'epoello a fondamentali valori di giustizia. Il diritto politico è cieco legittimato da valori universali. In questo nuovo mondo giuridico e istituzionale in formazione, le nostre idee e le nostre pratiche di giustizia sono messe radicalmente in questione. Non si può più parlare di un'acquisizione privata e individuale dei valori, tutto ciò scompare. Siamo tutti costretti a fare i conti con questioni assolute e alternative radicali. Tuttavia, l'avvento dell'impero oggi si realizza sulla base delle medesime condizioni che ne caratterizzano la decadenza e il declino. L'impero sta emergendo come un centro che sostiene la globalizzazione delle reti produttive e tesse una rete ampia per includervi tutte le relazioni di potere all'interno del suo ordinamento mondiale; al tempo stesso, però, dispiega un potente apparato di polizia contro i nuovi barbari. In primo luogo, dobbiamo intendere il termine corruzione non solo in un'accezione morale, ma anche avvalendoci di una terminologia giuridica e politica, quando le differenti forme di governo non sono saldamente stabilite nella respuboica, il ciclo della corruzione viene messo in modo è la comunità si disgrega.

2. La produzione biopolitica Il biopotere nella società del controllo. Foucault ha preparato il terreno all'analisi del funzionamento concreto del comando imperiale. Il primo luogo, ci permette di individuare un l'assaggio storico fondamentale nelle forme sociali, il passaggio dalla società disciplinare alla

società di controllo. La società disciplinare è quel tipo di societ à in cui il dominio si costituisce attraverso una fitta rete di dispositivi che producono e regolano gli usi, i costumi e le pratiche produttive. Il potere disciplinare domina strutturando parametri e limiti del pensiero e della pratica, sanzionando e prescrivendo i comportamenti normali e/o quelli devianti. Tutta la prima fase del l'accumulazione capitalistica di è svolta sotto questo paradigma di potere. La società del controllo al contrario, è un tipo di società in cui i meccanismi di comando divengono sempre più democratici. I comportamenti che producono integrazione ed esclusione sociale vengono sempre più interiorizzati dai soggetti stessi. Il potere si esercita attraverso uno stato sempre più grave di alienazione dal senso della vita e dal desiderio di creatività. A differenza della disciplina, questo controllo si estende ben oltre i luoghi strutturati falla istituzioni sociali. Il biopotere è una forma di potere che regola il sociale dall'interno. Il potere può imporre un comando effettivo sull'intera vita della popolazione solo nel momento in cui diviene una funzione vitale e integrale che ogni individuo comprende in se è riattiva volontariamente. Solo la società del controllo è in grado di assumere il contesto biopolitica come suo referente esclusivo. Nella società disciplinare, gli effetti delle tecnologie biopolitiche erano ancore parziali, la relazione tra il potere e gli individui era statica. Il potere si esprime mediante un controllo che raggiunge la profondità delle coscienze e dei copri e la totalità delle relazioni sociali. La sempre più intensa relazione di mutua implicazione tra tutte le forze sociali si è infine realizzata nel passaggio della società disciplinare alla società del controllo. Marx aveva visto qualcosa di simile in ciò che egli definiva il l'assaggio dalla sussunzione formale alla sussunzione reale del lavoro da parte del capitale. Sussessivamente i filosofi della scuola di Francoforte analizzarono un ulteriore passaggio: quello della sussunzione della cultura da parte dello stato totalitario, la logica dell'illuminismo. La transazione concettualizzata da Foucault è caratterizzata dal paradosso della pluralità e molteplicità. Se la sussunzione reale viene intesa come un investimento che riguarda il bios sociale in quanto tale, e se si presta la dovuta attenzione alle modalità della disciplina e/o del controllo, ne scaturisce una perturbazione dell'immagine totalitaria e lineare dello sviluppo capitalistico. La società civile è assorbita nello stato, ma da questo consegue un'esplosione degli elementi che venivano precedentemente coordinati e mediati nella società civile. Le resistenze non sono più solo marginali, ma agiscono al centro della società e che di distende nelle reti; gli individui vengono singolarizzati su mille piani. Il paradosso di una forma di potere che, mentre unifica e ingloba ogni elemento del sociale, nello stesso momento svela un nuovo contesto, un nuovo ambiente costituito dalla massima pluralità e da una intente nobile singolarizzazione.

Il concetto di impero costituisce il contesto nel quale deve essere compresa la nuova onniversalità dei soggetti: è questo l'obiettivo del nuovo paradigma del potere. La nuova nozione del diritto deve assumere immediatamente un prerequisito (l'azione in stato di eccezione) e si incorpora in una tecnologia adeguata, plastica e costitutiva (le tecniche di polizia). Attraversare gli sconfinati spazi globali, penetrare sino a,le profondità del mondo biopolitico confrontandosi con una temporalità imprevedibile: queste sono le determinazioni che definiscono il nuovo diritto sovranazionale. Questo è il piano sul quale il concetto di impero deve combattere per imporsi. Il diritto imperiale non è in grado di comprendere il motore che lo mette in moto. La produzione della vita. Per Foucault non è possibile comprendere il passaggio tra lo stato sovrano dell'ancien regime e il moderno stato disciplinare senza mettere in evidenza in che misura il contesto biopolitico è stato posto al servizio del l'accumulazione capitalistica. Foucault cercava di ridurre il problema della riproduzione sociale e della cosiddetta sovrastruttura a una fondamentale struttura materiale, e quindi di caratterizzare questo terreno in termini non solo economici, ma anche culturali e soggettivi. Ciò che Foucault non è riuscito a cogliere sono le dinamiche reali della produzione della società biopolitica. Deleuze e Guattari ci offrono invece un approccio post strutturale al biopotere. Il loro lavoro demistifica lo strutturalismo e richiamano la nostra attenzione alla sostanza ontologica della produzione sociale, le macchine che producono. Il costante funzionamento delle macchine sociali nei loro differenti dispositivi produce il mondo. Tuttavia entrambi sembrano capaci di concepire positivamente solo i movimenti continui e i flussi assoluti, in questo modo gli elementi creativi e l'ontologia radicale della produzione nel sociale risultano privi di sostanza è impotenti. Il gruppo di marxisti italiano contemporanei concettualizzata la dimensione biopolitica nei termini della nuova natura del lavoro produttivo. Queste analisi fanno parte di due progetti di ricerca coordinati tra loro. Il primo consiste in un'indagine delle recenti trasformazioni del lavoro produttivo e della sua tendenza a diventare sempre più immateriale. Oggi la forza lavoro è prevalentemente di tipo intellettuale, immateriale e comunicativa, è dunque necessario sviluppare una nuova teoria politica del valore. Il secondo progetto sviluppato consiste nell'analisi delle dimensioni immediatamente sociali e comunicative del lavoro vivo nella società capitalistica contemporanea; si pone la questione delle nuove forme della soggettività sia per quanto riguarda il loro sfruttamento, sia il loro potenziale rivoluzionario. Queste analisi hanno dunque ristabilito il rilievo della produzione nei processi biopolitici della costituzione sociale, ma l'hanno anche, in un certo senso, isolata,

rappresentandola come una forma pura, affinandone le determinazioni su un piano ideale. Uno dei difetti più seri di questi approcci è costituito dalla tendenza a descrivere le nuove pratiche lavorative nella società biopolitica ...


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