Antico egitto: storia di un impero millenario PDF

Title Antico egitto: storia di un impero millenario
Author Alessio Zaffini
Course Egittologia
Institution Università di Bologna
Pages 101
File Size 1.1 MB
File Type PDF
Total Downloads 98
Total Views 148

Summary

Riassunto del libro di Wilkinson per l'esame di egittologia...


Description

L’antico Egitto Toby Wilkinson Cronologia Tutte le date sono da intendersi a.C. Il margine di errore è nell’ordine di circa un secolo verso il 3000 a.C e di 20 anni attorno al 1300. tutte le date sono precise a partire dal 664 a.C. la suddivisione in dinastie, sorta nel III secolo a.C non è priva di problemi, la VII dinastia, per esempio, oggi è considerata totalmente spuria, mentre è assodato che numerose altre hanno regnato simultaneamente su regioni diverse dell’egitto, ma resta comunque il metodo migliore per suddividere la storia egiziana. I periodi storici più ampi, per esempio il Primo Periodo Intermedio, derivano da convenzioni introdotte dagli studiosi moderni. Parte Prima : Per diritto divino (5000-2175 a.C) Le piramidi della piana di Giza sono il simbolo per eccellenza dell’antico egitto. 1. In principio In una teca di vetro posta nell’atrio del museo egizio del cairo è conservata un’antica lastra di pietra di grana fine e di colore nero-verdastro, alta più di mezzo metro e spessa non più di 3 centimetri. Quel modesto pezzo di pietra rappresenta uno dei documenti più importanti giunti fino a noi dall’antico egitto. Quell’oggetto segna il verso inizio dell’antica storia egizia. La tavoletta di Narmer, com’è nota tra gli egittologi, è divenuta un’icona del periodo più antico dell’egitto. Nell’inverno 1897-98 gli archeologi britannici Quibell e Green savano scavando l’antico sito di Nekhen, « la città del falco », nell’estremo sud dell’egitto. Benché di piccole dimensioni e tutt’altro che straordinario in confronto ai grandi monumenti sacri di tebe, il tempio non era affatto un qualsiasi santuario di provincia. Fin dagli albori della storia egizia, infatti, esso era stato consacrato ai culti celebrativi dell’istituzione reale. Il dio falco di Nekhen, Horus, era la divinità protettrice della monarchia egizia : era dunque possibile che il tempio conservasse un tesoro reale ? Dapprima ci furono solo risultati deludenti. Poi, pero’, mentre quibell e green riuscivano ad aprire un passaggio attraverso lo strato di argilla s ‘imbatterono in alcuni oggetti rituali sparpagliati. Deposito principale conteneva in effetti alcuni reperti interessanti e insoliti, tra i quali spiccava una tavola di pietra incisa a bassorilievo. Tavolozza su sui mescolare diversi pigmenti. In ogni caso, non era certo un accessorio di uso quotidiano per preparare cosmetici per il trucco. Le scene elaorate e dettagliave che decoravano entrambi i lati dimostravano infatti che l’oggetto era stato commissionato per uno scopo ben più nobile, ovvero celebrare le vittorie di un glorioso sovrano. I due acheologi si chiesero quale sovrano potesse essere e quando avesse regnato due geroglifici, racchiudi in un piccolo pannello rettangolare (serekh) nella parte più alta della tavoletta, parvero offrire la risposta pronunciando direttamente il nome del faraone : nar (pesce gatto) e mer (cesello) : Narmer. Si trattava di un re precedentemente sconosciuto alla storia. Successive ricerche svelarono che Narmer non era stato soltanto un antico re bensi il primo sovrano dell’egitto unificato. Ammesso che Narmer fosse il primo sovrano storico dell’egitto, egli non rappresentava comunque l’inizio della storia egizia. La decorazione della sua famosa tavoletta, infatti, rivela l’arte della corte reale e l’iconografia leata all’istituzione monarchica già nelle loro forme classiche. La varietà e l’abbondanza di materie prime presenti entro i confini dell’egitto, insieme con un’eccelsa abilità tecnica, offrirono agli antichi egizi un mezzo fortemente distintivo per affermare la loro identità culturale. Questa sorta di ossessione per la monumentalità ebbe inizio nel deserto occidentale, non lontano dall’attuale confine tra egitto e sudan, in un luogo conosciuto agli archeologi come nabta playa. Sparse sul terreno vi sono infatti grandi pietre. La serie più

straordinaria di megaliti, su un leggero rilievo del terreno è formata da coppie di grandi massi disposti in cerchio uno di fronte all’altro = « Stonehenge dell’antico egitto ». La datazione scientifica dei sedimenti ha indicato che l’origine di questi straordinari monumenti risale addirittura agli inizi del V millennio a.C. Gli scavi hanno riportato alla luce grandi quantità di ossi di bestiame ed evidenti tracce di attività umana in vari punti del sito : frammenti di uova di struzzo (che venivano usate per il trasporto dell’acqua e poi, quando si rompevano, per realizzare gioielli), punte di freccia in selce, asce di pietra e mole per macinare cereali coltivati lungo le rive del lago. Data la sua fertilità stagionale, Nabta offriva ai popoli seminomadi un punto d’incontro fisso di grande importanza simbolica, e con il passare delle generazioni fini per trasformarsi in un centro rituale. Per disporre gli enormi massi nel giusto allineamento fu probabilmente necessario il coinvolgimento di tutti coloro che si ritrovavano annualmente nel luogo. I monumenti di Nabta, come quello di Stonehange, rivelano che i popoli preistorici della regione avevano già sviluppato una società ben organizzata. Lo scopo dei megaliti e del « calendario circolare » sembra fosse quello di predire l’arrivo delle piogge, vitali, che cadevano per breve tempo dopo il solstizio d’estate ; l’inizio delle precipitazoni era celebrato sacrificando alcuni capi di bestiame per ringraziare dei e seppellendo poi gli animai in fosse segnate da grandi pietre piatte. Sotto uno di questi tumuli gli archeologi hanno scoperto non la sepoltura di animali bensi un enorme monolito che era stato accuratamente scolpito e levigato in modo da sembrare una mucca. Datato come il calendario circolare agli inizi del V millennio a.c rappresenta a tutt’oggi il più antico monumento scultoreo dell’egitto. Risiedono probabilmente qui le origini delle statue in pietra della civiltà faranoica : nel deserto occidentale di epoca preistorica, fra tribù di pastori seminomadi, un millennio e anche più prima dell’avvento della I dinastia. Sull’altro lato del nilo, nel deserto orientale, si sono fatte scoperte altrettanto significative, che confermano l’impressioe che le terre aride adiacenti alla Valle del Nilo furono il vero crogiuolo in cui sorse l’antica civiltà egizia. Pitture ruprestri → una delle quali sulle pareti a picco di una polla in secca del Wadi Umm Salam, è stata paragonata alla cappella sistina. Immagini di dei in viaggio su navi sacre e di battute di caccia rituale agli animali selvatici, temi fondamentali dell’iconografia egizia, sono attestate per la prima volta nell’arte rupestre del deserto orientale, anche se oggi la atura inaccessibile e inospitale di questa regione riesce a celare i ruolo cruciale che essa ebbe nella nascita dell’antico egitto. Stretta interazione tra le popolazioni delle zone aride e quelle della fertile valle del nilo. Si ha l’impressione che i pastori seminomadi che in epoca preistorica vagavano per la savana rappresentassero in qualche modo una popolazione più avanzata rispetto ai loro contemporanei concentrati nella valle. A iniziare all’incirca dal 5000 a.c, infatti, il clima dell’africa nord-orientale inizio’ a subire un marcato mutamento. Le piogge estive, che da millenni giungevano puntuamente per garantire pascoli verdeggianti al bestiame delle tribù seminomadi, divennero sempre meno affidabili. La savana a est e ovest del nilo inizio’ a seccare, trasformandosi in deserto. Come i pastori seminomadi, anche gli abitanti della valle del nilo praticavano l’agricoltura, ma, a differenza dei ritmi stagionali imposti dalle pioggie nelle ragioni aride il regime del ilo permetteva di coltivare la terra tutto l’anno, fattore questo che offri oribabilmente alle genti fra valle l’incntivo e il necessario sostentamento per stabilirsi in modo permanente nei loro villaggi. Il modo di vita che svilupparono è noto agli archeologi come cultura badari, dal sito dei el-badari dove fu individuata per la prima volta. Un altro elemento derivato dalla cultura seminomade fu la graduale stratificazione della società in capi e seguaci. Una volta innescato, il processo di trasformazione sociale fu inarrestabile. La società preistorica si fece sempre più complessa, sotto il profilo culturale, economico, politico. L'egitto procedeva ormai spedito verso la creazione di un'entità statale indipendente. Il totale inaridimento dei deserti verso il 3600 a.C dovette spronare ulteriormente il processo di metamorfosi. Date tali condizioni, le comunità dell'alto egitto iniziarono a fondersi in tre raggruppamenti regionali, ciascuno governato probabilmente da una monarchia ereditaria. Uno dei regni aveva il suo centro nella città di Tjeni e

permetteva di controllare il traffico fluviale. Un secondo regno aveva la propria capitale a Nubt, « la dorata » che controllava l'accesso alle miniere d'oro del deserto orientale. Un terzo regno si era infine creato attorno all'inseiamento di Nekhen, che come tjeni era il punto di partenza di una posta del deserto che raggiungeva le oasi (e di li il sudan) e che, come nubt, aveva il controllo delle importanti riserve aurifere del deserto orientale. I sovrani di questio tre territori si comportavano esattamente come qualsiasi monarca ambizioso, cercando cioè di dimostrare e rafforzare la loro autorià con mezzi politici, ideologici ed economici. La comparsa in tutti e tre i regni dell'alto egitto di necropoli speciali e riservate ai membri della classe dirigente fu il chiaro segno di una rigida gerarchizzazione della società. Nel momento in cui questre tre entità territoriali entrarono in competizione per l'egemonia, lo scontro fu inveitabile. Confrontando tuttavia la greandezza e la grandiosità delle tombe nei tre regni, possiamo avere qualche indizio su quale di essi vinse la battaglia per la supremazia. Non c'è dubbio che i monumenti funebri di nekhen e abdju (ovvero abydos, la necropoli adiacente alla città di tjeni) superino quelli di nubt, e il successivo rispetto dimostrativo verso nekhen e abdju da narmer e dai suoi successori, a fronte di una relativa mancanza di interesse nei confronti di nubt, sembra esserne una conferma. Una recente e appassionante scoperta, avvenuta ancora una volta nel deserto occidentale, sembra perfino indicarsi il momento in cui il regno di tjeni eclisso' il suo vicino meridionale. Il controllo delle poste del deserto avrebbe di certo garantito a tjeni un decisivo vantaggio strategico, permettendogli di aggirare il regno vicino e impedirli ogni accesso ai commerci con le regioni più a sud. Non puo' essere un caso che, esattamente nello stesso periodo, il sovrano di tjeni abbia edificato nella necropoli di abdju la più grande tomba dell'egitto di quell'epoca, progettata come un palazzo reale in miniatura. Le sue dimensioni e il corredo funebre, che comprendeva tra l'altro uno scettro d'avorio e una vera cantina con il miglior vino d'importazione, ne fanno indubitabilmente il sepolcro di un grande sovrano. Tra i reperti più straordinari di questa tomba vi erano infatti centinaia di piccole targhette di osso, ciascuna delle quali riportava alcuni geroglifici. Le iscrizioni registravano la quantità, la natura, la provenienza e il titolo di proprietà del contenuto, il che dimostra, agli albori stessi della scrittura, quale fosse la predilezione degli egizi per la più accurata contabilità. Il sovrano di tjeni che edifico' questo imponente sepolcro era sulla strada giusta per diventare faraone di tutto l'egitto. Ormai erano rimasti in gioco solo due re : quello di tjeni, che controllava la regione del delta e quello di nekhen, che vigilava sui commerci con l'africa subsahariana. La costruzione a nubt e a nekhen di massicce cinte murarie suggeriscono chiaramente che era in corso un vero e conflitto armato, come dimostra anche la notevole incidenza di ferite al cranio riscontrata tra la popolazione di nekhen dell'ultimo periodo predinastico. Furono i sovrani di tjeni a rivendicare la vittoria. Il controllo acquisito su due terzi del paese, insieme con l'accesso ai porti di mare e ai redditizi commerci con il vicino oriente si rivelo' decisivo : verso il 2950, dopo quasi due secolo di competizione e confltiti, un re di tjeni calzo' la corona di egitto unificato. Quell'uomo è noto a noi con il nome di Narmer. Come simbolo della sua conquista del delta, che rappresento' forse l'ultima battaglia della guerra di unificazione, il faraone commissiono' una stupenda tavoletta cerimoniale, decorata con le scene del suo trionfo. Per rendere omaggio ai suoi prececenti rivali (o forse per versale sale sulle loro ferite) egli fece consacrare l'oggetto nel tempio di nekhen, dove rimase fino a quando fu ritrovato 4850 anni più tardi. Storico greco erodoto → non vi erano dubbi per lui che fosse stato Menes (altro nome di narmer) a fondare lo stato egizio. Erodoto fece anche un'altra osservazione fondamentale sull'egitto, che racchiude ancora oggi una verità essenziale riguardo al paese e alla sua civiltà. « l'egitto è il dono del nio ». Scorrendo attraverso il sahara, il nilo rende possibile la vita là dove ogni sua forma sarebbe altrimenti impossibile. La forza simbolica del nilo è un filo che corrre attraverso l'intera civiltà dei faraoni, a partire dal mito degli egizi sulle loro stesse origini. Secondo il più antico racconto della creazione dell'universo, in principio non vi era altro che un caos di acque,

personificato dal dio Nun : «il grande dio che ha generato se stesso : egli è l'acqua, egli è nun, il padre degli dei ». Una versione più tarda descrive le acque primordiali come malevole e spaventose, personificazione della mancanza di limiti, dell'occulto, di cio' che è tenebroso e informe. Benché prive di vita, le acque di nun seppure caotiche, racchiudevano al loro interno la possibilità di creare l'ordine. Il nilo poteva creare la vita ma anche distruggerla : un paradosso intrinseco al regime particolare del fiume. Verso gli inizi di agosto, l'imminente inondazione era chiaramente percepibile nell'estremo sud dell'egitto, sia per il turbolento rumoreggiare della piena sia per l'evidente innalzamento del livello del fiume. Pochi giorni più tardi arrivava l'inondazione. Con una forza inarrestabile il nilo esondava. Il volume della piena era tale che i fenomeno si ripeteva per l'intera lunghezza della valle del nilo. Per parecchie settimane tutte le terre coltivabili rimanevano sotto il livello dell'acqua. L'inondazione, tuttavia, pur recando con sé distruzioni, portava anche il germe di una nuova vita → uno strato fertile di limo e l'acqua stessa. Una volta che le acque si erano ritirate il terreno riemergeva, fertilizzato e irrigato pronto per la semina. Fortunatamente le inondazioni erano per lo più moderate i raccolti abbondanti tanto da offire a volte un surplus di produzione. Il fatto stesso che l'egitto sia stato unificato sotto narmer, anziché mantenere la forma di centri di potere rivali o di città-stato puo' attrbuirsi anche alla presenza del nilo che da sempre offriva all'intero paese un'importante arteria di trasporti e comunicazioni. Oltre a essere l'elemento geografico determinante del paese, il nilo costituiva per tutti gli egiziani una potente metafora e fu per questo che i sovrani dell'egitto affidarono al fiume e alle sue piene annuali un ruolo fondamentale nell'ideologia di stato. Il valore politico della dottrina religiosa risalta più chiaramente se consideriamo uno dei miti più antichi sulla creazione che nacque a iunu (heliopolis) → secondo il mito acque di nun si ritirarono fino a lasciare scoperto un tumulo di terra. Il « tumulo primordiale » divenne pertanto la sede dell'atto stesso della creazione, con il dio creatore che emergeva dalle acque insieme al monticello di terra su cui era assiso. Il nome del dio era Atum il cui significato era al tempo stesso « totalità » e « inesistenza ». Nell'arte egizia atum veniva solitamente rappresentato con una doppia corona reale , che lo indicava come creatore non solo dell'universo ma anche del sistema politico dell'antico egitto. Se atum era il primo re e insieme la prima creatura vivente, allora l'ordine del cosmo e l'ordine politico erano interdipendenti e connessi in modo inestricabile. Secondo una versione leggermente diversa del mito della creazione, sul tumulo appena emerso dalle acque primordiali spuntava un giunco su cui si posava il dio celeste sotto forma di falco, che in questo modo faceva del cosmo la sua abitazione e portava alla terra la sua benedizione divina. Il mito racconta inoltre le origini delle componenti elementari dell'esistenza : il pruincipio maschile e quello femminile ; gli elementi fondamentali dell'aria e dell'umidità, la terra e il cielo, nonché la prima famiglia di dei, che, come le acque di nun da cui erano sorti, erano portatori al tempo stesso di ordine e caos. Complessivamente, atum e i suoi diretti discendenti formavano un pantheon di nove divinità : tre volte tre, corrispondente all'antico concetto egizio della perfezione. La valle del nilo e il delta (le due terre secondo la terminologia egizia) furono lo sfondo su cui si realizzarono l'ascesa e il declino dell'antico egitto, e la loro particolare geografia è fondamentale per comprendere la lunga e complessa storia del paese. Secondo l'antica visione degli egizi il sud costituiva il « vertice » della loro mappa mentale », mentre il nord rappresentava il « fondo ». Gli egittologi perpetuano questa visione non ortodossa del mondo definendo le regioni meridionali del paese come l' »alto egitto » e quelle a nord come « basso egitto ». L'egitto stesso veniva amorevolmente chiamato « le due sponde » a sottolineare il fatto che il paese e la valle del nimo erano la stessa cosa. Una definizione alternativa, di uso corrente, era Kemet, ovvero la « terra nera », con un diretto riferimento al colore scuro del limo che rendeva fertile la terra dopo ogni inondazione. Alla « terra nera » faceva da contrappunto deshret, la « terra rossa » dei deserti. Quanto al nilo in sé, gli egizi non avevano un termine in particolare, esso era designato semplicemente come Iteru, il « Fiume » . Nel loro mondo non esisteva altro. I centri con una

densità demografica più elevata erano sempre situati sulla riva orientale del fiume, dove la pianura interessata dalle piene raggiungeva la sua massima estensione, mentre la sponda occidentale, con le sue scenografiche falesie di arenaria e le lande desertiche ai loro piedi, offriva il sito ideale per le necropoli, sufficientemenete vicino al luogo abitato per lo svolgimento dei riti funebri ma abbastanza lontano per risultarne in qualche modo separato. Tebe era pertanto divisa, geograficamente e ideologicamente, in una città dei vivi e in una città dei morti. Dal punto di vista strategico, la regione più importante di tutto l'egitto è il delta, dove la valle del nilo si allarga e il fiume si divide in numerosi rami secondari che scorrono verso il mediterraneo ; avvenuta l'unificazione, essa fu la sede più ovvia della capitale, da cui si potevano controllare le due parti del paese. Anche se sotto l'aspetto politico ideologico gli antichi egizi riconoscevano al basso egitto la stessa importanza dell'alto egitto, la nostra conoscenza dela regione del delta è alquanto inferiore a quella della valle del nilo. Pur offrendo pascoli verdeggianti e generose coltivazioni, il delta rimane una terra marginale, perennemente soggetta al rischio di inondazioni, sia del fiume sia del mare. L'intero ambiente naturale del delta sembrava rimarcare che il mantenimento dell'ordine creato si basava sull'equilibrio degli opposti : la fertile terra nera e l'arida terra rossa, l'oriente regno dei viventi e l'occidente regno dei morti, la stretta valle del nilo e il vasto delta, otre alla lotta che ogni anno si scatenava tra la terra assetata e il caos della piena. Se la geografia dell'egitto plasmo' la psiche dei suoi abitanti, fu la straordinaria genialità dei supoi primi sovrani a fare del faraone colui che, unico tra i viventi, poteva mantenere in equilibrio forze contrapposte. IL DIO INCARNATO Con l'unificazione dell'egitto nel 2950 sorse il primo stato nazione del mondo. Il concetto di stato nazione, un territorio provvisto di un ordinamento politico la cui popolazione condivide un'identità comune, fu invenzione degl antichi egizi. A partire da narmer, i primi faraoni si trovarono a esercitare il loro potere secondo un nuovo sistema politico, cementato sia da precise strutture di govern...


Similar Free PDFs