Isocrate - Vita opere poetica PDF

Title Isocrate - Vita opere poetica
Author Margherita Martino
Course Italiano
Institution Liceo (Italia)
Pages 2
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Summary

Vita opere poetica...


Description

Isocrate è a cavallo tra età classica ed ellenismo: nasce ad Atene nel 436 a.C. da una famiglia agiata che gli concesse un'istruzione di alto livello (fu allievo di Gorgia), ma che cadde in disgrazia dopo la Guerra del Peloponneso o per la caduta del leader moderato Teramene (a cui erano legati), o perchè il padre di I. aveva sostenuto più liturgie (di per è costose) di quante se ne poteva permettere; per questo, con scarsi risultati, Isocrate svolse la professione di logografo; nel 390 a.C. fonda una scuola celeberrima, che Cicerone nel De oratore descriverà come una fabbrica di uomini valenti (ex. Licurgo e Iperide) e che proporrà una paideia alternativa rispetto a quella impartita dalla scuola platonica, in cui si esalta il valore dell'arte della parola, si riflette sulla scuola stessa e, più largamente su problemi politici e generali. Dopo Cheronea si lascerà morire di fame 388 a.C. Corpus: è principalmente costituito da orazioni epidittiche già concepite in partenza per la lettura in quanto artificiose e in quanto Isocrate stesso affermava di essere timido per indole e con una voce debole; questo è un tratto caratterizzante della produzione isocratea e ci fa comprendere come mai I. sia da considerare un raccordo tra età classica ed ellenismo. Inoltre, le orazioni hanno carattere libresco poiché non riferite all'attualità (il movente iniziale dell'orazione è solitamente distante nel tempo, -v. Panegirico c'è lasso di tempo di 10 anni) e poiché (come si nota nell'Antidosis), I. fa spesso autocitazioni che ci permettono di comprendere come l'opera fosse destinata alla forma scritta dal principio. -Prima fase: Encomio ad Elena (omonimo opera Gorgia, ma interpretato in chiave ironica), Contro i sofisti (manifesto della scuola isocratea), Busiride (esercitazione sofistica) -Panegirico (panègyros, raduno) 380 a.C.: discorso fittizio rivolto ai Greci riuniti ad Olimpia per le celebrazioni legate al culto di Zeus; questo discorso, il primo di stampo politico per Isocrate, venne rielaborato per 10 anni e si configura come un appello rivolto al popolo greco in cui si tenta di galvanizzarlo contro i “barbari”, nemici inferiori, Persiani (che barbari erano solo nella concezione greca secondo cui sono oi barbaroi tutti coloro che non appartengono alla cultura ellenicapotremmo dire che I. allarghi il concetto di ellenismo, in quanto non lo restringe ad una sola etnia-, sappiamo invece che fossero un popolo fine, promotore della tolleranza religiosa e con una paideia sopraffine, tanto che Senofonte scriverà la Ciropedia). Questo conflitto dovrà essere guidato dall'egemonica Atene, centrale poiché elogiata in gran parte dell'opera. -Plataico 371 a.C.: è una richiesta di aiuto fittizia pronunciata da un'abitante di Platea agli ateniesi (storicamente alleati), dopo che la città era da due anni sotto il controllo tebano; I. auspicava un'intesa tra Atene e Sparta a scapito di Tebe, ma questa sconfisse le due potenze a Leuttra e il disegno isocrateo non si avverò mai. Quest'opera ricorda i discorsi deliberativi fittizi inseriti da Tucidide nella sua opera, in particolare il discorso tra ateniesi e meli anche se, in quest'opera, gli ateniesi erano i “carnefici” che dovevano giustificare il loro imperialismo. -Dopo la Guerra del Peloponneso, Isocrate tentò di trovare una figura regale capace di diventare guida dell'Ellade, in un momento in cui nessuna polis poteva ricoprire questo ruolo; in funzione di ciò scrisse: a Nicocle (re di Cipro) e il Nicocle I(discorso fittizio del re ai sudditi), l'Evagora (elogio funebre al padre di Nicolcle) e l'Archidamo (esortazione agli spartani sconfitti a Leuttra); -Sulla pace è un'orazione in cui si celebra il passato e ci permette di identificare Isocrate come un conservatore; in questa orazione Isocrate idealizza il passato mettendo a confronto l'Atene moderata dei tempi andati e quella a lui contemporanea nelle relazioni internazionali; -stessa visione traspare nell'Areopagitico dove Isocrate propone una riforma istituzionale moderata in cui si sarebbe conferito il potere politico della polis a quell'istituzione che era stata ridotta da Efialte e Pericle a tribunale per i reati di sangue, dato il fallimento della lega marittima; -Antidosis: prendendo spunto da una vicenda giudiziaria sullo scambio dei beni in cui I. stesso era rimasto coinvolto, struttura un dialogo fittizio in cui si difende dalle accuse di un tale Lisimaco per un motivo affine a quello riportato; sappiamo bene che, qualora un cittadino abbiente fosse stato sorteggiato per finanziare una liturgia (come la coregia), ma non avesse voluto/potuto sostenere economicamente quest'onere, avrebbe dovuto indicare il nome di un altro cittadino che, se si fosse rifiutato, si sarebbe dovuto sottoporre all'antìdosis (scambio dei beni); la cornice giuridica entro cui si snoda la storia è funzionale ad un'autocelebrazione/apologia dell'autore, che si propone come guida morale della Grecia dato il valore educativo del suo insegnamento(testamento spirituale);

-Sempre alla ricerca di un leader politico scrive il Filippo, in cui progetta un'alleanza con Filippo II in funzione antipersiana con l'idea di combattere i barbari (che per Ippocrate sono coloro che non parlano il greco); tutto ciò all'indomani della pace di Filocrate, in cui si riconosceva al macedone il ruolo politico che gli spettava nell'Ellade; -la suddetta orazione fece scaturire legittimi dubbi sull'integrità politico-morale di I., filomacedone, così egli scrive il Panatenaico (dal nome delle Panatenee, feste più importanti dell'Atene classica descritte con pathos), un elogio alla città di Atene idealizzato e anacronistico, in quanto si parla dell'Atene egemonica che ormai era tramontata, attraverso cui I. voleva dar prova del suo attaccamento ad Atene; Stile: diversamente da Demostene o Lisia, Isocrate non fu un cittadino esemplare della polis, nel senso che non fu fortunato politicamente come Demostene o ben integrato in istituzioni tipiche della polis (tribunali) come Lisia, ma fu un maestro di stile; egli ha uno stile barocco e ridondante, con kola lunghi e simmetrici o antitetici, caratterizzati dall'isocolia (uguale numero di sillabe); molta attenzione è inoltre data al ritmo, in quanto per Isocrate la prosa d'arte deve misurarsi con la poesia senza utilizzarne gli strumenti comunicativi tipici; tuttavia lo stile non è “pindarico”, fatto di metafore ardite o neologismi poetici, ma lineare, equilibrato e simmetrico nella sua elevatezza; Iperide 390 a.C. aristocratico dedito all'edonismo (o così lo descrivono i comici) che divenne leader della fazione antimacedone dopo lo scandalo del tesoriere di Alessandro, Arpalo, che investì anche Demostene e lo costrinse all'esilio, e guidò insieme a quest'ultimo, dopo averlo accusato con l'orazione “Contro Demostene”, la ribellione antimacedone all'indomani della morte di Alessandro; perì per mano di Antipatro, generale macedone dopo la ribellione; esercitò la professione di logografo e scrisse, oltre all'orazione già menzionata, un Epitafio per i caduti contro Antipatro, e “Contro Atenogene” (truffa condotta da quest'ultimo con l'etera Antigona, ai danni di Epicrate, poi soffocato dai debiti); Licurgo stesso status e periodo di Iperide, ma di temperamento completamente diverso (fu esempio di morigeratezza), fu allievo di Isocrate, ma, a differenza di questi, fu un antimacedone impegnato nelle riforme amministratico-finanziarie del post-Cheronea; a lui si deve la stesura di una copia ufficiale dei testi dei tre più importanti tragediografi; di L. conserviamo solo il “Contro Leocrate”, dove si accusa un ateniese che non ebbe un comportamento esemplare, essendo fuggito dagli oneri derivanti dalla guerra; tale orazione è ricca di riferimenti eruditi e di matrice patriottica ad autori antichi; Demade 380 a.C. ha umili origini e fu filomacedone, nonostante si fosse inizialmente schierato con Demostene; nel 335, dopo l'assoggettamento di Tebe per mano di Alessandro, , fu inviato dal re come ambasciatore per tutelare la sua polis; fu coinvolto nello scandalo di Arpalo ma sfuggì all'esilio; fu accusato di tradimento dai macedoni che lo misero a morte; egli non mise per iscritto nulla, perciò possediamo solamente dei Demadèia, motti tratti dalle orazioni che pronunciò;...


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