Giosuè Carducci - vita, poetica e opere dell\'autore PDF

Title Giosuè Carducci - vita, poetica e opere dell\'autore
Author Noemi Bufalari
Course Lettere e Filosofia
Institution Sapienza - Università di Roma
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vita, poetica e opere dell'autore...


Description

Giosuè Carducci. Giosuè Carducci è un autore difficile da collocare all’interno di una singola corrente letteraria. Alcuni lo considerano all’interno dell’ottica del Realismo secondo alcuni caratteri peculiari, altri invece lo collocano in quel terzo Romanticismo languido e benevolo che si andava ormai dissipando. " Rispetto i due movimenti però, Carducci, rimane fuori da entrambi pur prendendo qualcosa un po’ da una parte un po’ dall’altra. Per questo la sua posizione nella letteratura è indicata con Realismo- Classicheggiante." L’autore rappresenta in maniera più evidente della scapigliatura, la vera reazione allo spirito del secondo Romanticismo, attraverso un ritorno al classicismo. Carducci infatti sentiva la stessa necessità degli scapigliati milanesi di distaccarsi dal Romanticismo, solo che: " CARDUCCI

SCAPIGLIATI

Rompe con la società del tempo tornando al classico.

Fanno una protesta con una forma regressiva delle vecchie istituzioni, rifiutando i costumi

Ritorna alla tradizione culturale nazionale.

Volevano rompere con la tradizione senza fornire un nuovo modello da seguire

Carducci quindi ritorna al modello classico, che riteneva l’unico in grado di farlo sfuggire da “questo infamissimo secolo, intedescato, infraciosato, inglesiato, tutto fuorché italiano”" VITA

Carducci nasce nel 1835 a Valdicastello, in Toscana, dal padre medico di orientamento liberale, come Manzoni, e dalla madre insegnante. " Trascorre la sua infanzia tra i territori della Maremma come Castagneto e Bolgheri, che faranno da sfondo alla sua poesia e verso i quali avrà sempre una nostalgia straordinaria, ma dai quali fu costretto a separarsi a causa del padre liberale." Tra il ’45 e il 49’ inizia la formazione; studia presso gli Scolopi a Firenze, si laurea alla Normale di Pisa e comincia ad insegnare al ginnasio, prima a San Zignato e poi nel liceo di Pistoia." La biografia è segnata da alcuni eventi drammatici tra cui il più importante è la morte del fratello Dante nel 1857, che fu archiviata come suicidio ma che in realtà si sospetti fu causata dal padre durante una lite furibonda. A seguito di questo fatto Carducci inizia a fare poesia e inizia anche a redarre alcune edizioni di classici per l’editore Barbera di Firenze. Altro evento traumatico l’anno dopo, nel 1858, il padre del poeta muore suicida. " Nel 1859 Carducci si sposa con la cugina Elvira Menigucci dalla quale avrà le figlie Beatrice, Laura e Libertà e il figlioletto Dante." Da questo momento in poi inizia il terzo periodo. Si tratta di un periodo molto controverso, caratterizzato da fama e dolore straziante; a motivo della sua formazione straordinaria infatti viene chiamato dal ministro dell’istruzione, Terenzio Maniani, alla cattedra di letteratura italiana dell’Università di Bologna dove insegnerà per 45 anni. " Se però da un lato si tratta degli anni della maturazione letteraria, Carducci infatti continua a comporre liriche che verrano poi raccolte in una delle sue raccolte più importanti “Rime Nuove”; dall’altro si tratta anche di anni caratterizzati da dolorose perdite tra cui quella della madre, ma soprattutto quella del figlioletto Dante di neanche 10 anni nel 1870, a cui dedicherà il componimento “Pianto antico”." Dopo questi eventi lascia l’insegnamento pochi anni dopo, lasciando il posto ad un suo allievo di nome Giovanni Pascoli." Nel 1906 viene insignito del Nobel per la letteratura e l’anno successivo muore a Bologna." POETICA

La poetica di Carducci idealmente si collega ai classicisti di fine ‘800 e anche alla polemica antiromantica, nel senso che: esauritosi ormai il Romanticismo divenuto languido, non ha più

ragione di esistere e l’autore riprende l’idea che il poeta debba farsi guida per la società attraverso la letteratura per educare. Si tratta di una chiara aderenza al Realismo che è però lontano da quello di Verga, che denuncia ed è scientifico, in quanto il Realismo in Carducci non va inteso come adesione alla realtà in maniera naturalistica, ma è l’esigenza di ridare alla letteratura contenuti di serietà morale tipici della letteratura classica che nasceva ed operava per il reale. Il poeta infatti riprende dal Classicismo non solo i metri e le forme letterarie, ma anche gli ideali di filantropia, dal momento che sente che questi ideali che hanno caratterizzato la grande storia possano essere riproposti e attuati nella società del suo tempo. Il critico Croce ha definito Carducci “il poeta della storia” e parla di “robustezza dei contenuti” ad indicare la possibilità che la storia possa essere uno strumento di ammonimento e attualizzazione del presente. " L’autore però rientra anche nell’orbita del Romanticismo, nonostante egli rifiutasse il movimento e in particolare il filone soggettivo, per quanto riguarda la convinzione di rivalutazione della storia, di poesia che è rappresentazione concreta della storia, ma anche la poesia vista come impegno nazionale e la consapevolezza del dissidio tra il reale e l’ideale, e anche la consapevolezza che alla fine valga la pena di vivere nonostante si sappia che i sogni non si realizzeranno. " In sintesi la poetica di Carducci è ispirata da due tendenze principali che non si riescono ad amalgamare bene che sono:" • La matrice anti-romantica, quindi il rifiuto di una poesia troppo languida, che quindi lo porta all’esaltazione della poesia classica che lascia concepire il poeta come vate e che quindi celebra i valori morali e incita i concittadini alla virtù." • La funzione educativa, civile, patriottica della poesia che a sua volta crea contrasto con la poesia intesa come creazione pura e disinteressata. Per questo si avranno raccolte di straordinario impegno civile altre di un Carducci, come lo ha definito Valter Binni, “intimista”." Questa poetica trova, nel componimento intitolato “Congedo” tratto da “Rime nuove” la sua espressione più esplicita; egli infatti definisce bene chi sia il poeta, che è “un grande artiere” che fabbrica “spade per la libertà, diademi per la bellezza, serti per la vittoria, tabernacoli per la fede”, al contempo però lo definisce “un povero artiere” perché fabbrica per sé “uno strale d’oro, lo lancia verso il cielo, guarda come in alto ascenda e risplenda, guarda e gode e più non vuole” " Si tratta di una dichiarazione dove da una parte ci sono i grandi ideali, dall’altro con la non pretesa è felice di aver celebrato quei valori; da un lato c’è la funzione paiedeutica, dall’altro si accontenta del fatto solo di averli celebrati." Un amore spassionato per la poesia e la patria, unito ad un sentimento tipico del tempo, quasi malinconico, lo accompagnano per tutta la produzione poetica. Il critico Petronio ha definito la personalità di Carducci “la più ricca di qualsiasi altro scrittore in versi dopo la morte di Leopardi”, egli infatti cercava un classicismo impegnato ma il tempo e le condizioni non gli hanno permesso di essere pienamente efficace, perché da una parte abbiamo la “Celebrazione delle Terme di Caracalla” dove c’è una rivalutazione di tutta la storia, compreso il Medioevo mentre dall’altra abbiamo “Pianto Antico”. Manca la linearità e la sostanzialità allo sviluppo del pensiero poetico." Carducci non appartenne a nessuna corrente specifica, “fece corrente a sé”. Egli rifiutò il Romanticismo esautorato, che andava bene soltanto per il vero; tentando una restaurazione del Classicismo non rimanendo indifferente alle esperienze del Realismo che era comunque parte del presente. Non fece alcuna fusione con la letteratura straniera appunto per il rifiuto del Romanticismo, come pure l’aspetto religioso." Anche il Verismo non era adatto come movimento perché troppo umile sia sul piano dei contenuti sia sul piano linguistico." La Scapigliatura non va bene neanche perché fu un movimento anti-tradizionalista e soprattutto insubordinata. Forse potrebbe essere associato al Decadentismo, ma neanche questo movimento va bene in quanto è estetizzante, privo di valori civili e patriottici." Carducci quindi prende un po’ da tutti i movimenti senza, però, aderire mai a uno in particolare." Le sue origini paesane lo rendono un personaggio fortemente pragmatico che afferma la sua poetica quasi fosse una fede che esalta, nel ruolo del poeta, la tradizione, il progresso; in lui infatti i valori più rappresentativi furono la giustizia, la libertà e schiettezza di coscienza. Carducci non era interessato alla filosofia. " Molto tardi si accostò anche alle letterature straniare."

RELIGIONE.

Carducci professò una religione paganeggiante e anticlericale. Non riconosce il Dio cattolico, e rifiutava il magistero della Chiesa in quanto lo riteneva un elemento di decadenza. Era avverso al clericalismo." Egli testimonia però di credere in un Dio vago, indeterminato, senza un nome definito, non creatore e padre, ma simbolo delle più alte aspirazioni idealistiche di un uomo, perfezione e bellezza assoluta." Più tardi nel suo pensiero riconobbe alla Chiesa una funzione storica che questa avrebbe avuto in alcuni momenti della storia del mondo, in particolare nel periodo dell’età barbarica e feudale. In un componimento intitolato “Chiesa di Polenta” Carducci rivaluta molto la Chiesa." Il suo paganesimo va inteso come un culto delle virtù forti, eroiche tipiche dei romani. Inoltre era anche panteista (=Dio in tutta la natura)." POLITICA.

Il padre di Carducci aveva posizioni manzoniane liberali, da giovane infatti Carducci fu mazziniano, democratico repubblicano; dopo l’Unità d’Italia però si accostò alla monarchia sabauda e assunse atteggiamenti anti-nazionalistici in favore di Crispi e dell’irredentismo. " Nel 1878 incontra la Regina Margherita alla quale dedica una delle sue odi barbare. " Carducci era partito con un componimento intitolato “Inno a Satana” in cui affermava di essere contro il progresso dell’uomo, mentre in “Inno alla Regina” ribalta completante la sua posizione e aderisce alla posizione monarchica. Prima era contro la monarchia, successivamente si fa completamente sabaudo."

RACCOLTE.

• “Juvenilia” del 1850-’60, “Cose giovanili”. Si tratta delle prime esperienze poetiche, quindi di

opere molto scolastiche, in cui prevalgono dalla disciplina formale, lo studio poetico; che tratta dei motivi letterari, amorosi, encomiastici. Contiene un componimento all’interno del quale si definisce “scudiero dei classici”."

• “Levia Gravia”, “Cose leggere e cose pesanti”, del 1861-’71. Fa parte di un periodo di

classicismo robusto. Qui porta avanti i temi di “Juvenilia” ma prende corpo la polemica antiromantica, politica. Al suo interno contiene l’”Inno a Satana”; dietro Satana c’è la forza del pensiero, del progresso."

• “Giambi ed Epodi” del 1867-’72, scritti in italiano ma con il metro greco del giambo, utilizzato da Ipponatte nelle invettive. Sono delle satire, delle invettive contro il papato e il governo italiano, contro Mentana e Aspromonte. Si modella da un punto di vista formale per quanto riguarda i giambi su Archiloco, mentre per gli epodi su Orazio."

• “RIME NUOVE” del 1861-’86, si tratta del capolavoro di Carducci per lo meno per coloro che

sostengono che il poeta scriva meglio la “poesia del cuore”." Finisce la polemica, la satira anche perché Roma è diventata capitale d’Italia e Carducci si è innamorato di Lina, ossia Carolina Cristofori, ed è come se ciò avesse assopito tutti i suoi furori. Le cose in politica vanno meglio e il suo animo si è addolcito." Carducci torna ad ascoltare il cuore piuttosto che la storia. Questa raccolta contiene i ricordi come quelli della Maremma toscana, dell’infanzia, della natura che, come nel primo Leopardi, è consolatrice; torna il sole che scalda l’animo e mitiga la sofferenza, elemento sempre presente nei componimenti di Carducci. C’è la contemplazione del paesaggio che fa rivivere al poeta le gioie e gli affetti di quando era bambino. Sono composizioni che hanno quasi sempre un tonto elegiaco, ma sono anche composizioni ombrose in certi casi. Tra i componimenti più importanti ricordiamo: “Pianto Antico”, “San Martino”, “Il Comune Rustico”, “Davanti San Guido”."

• “ODI BARBARE” del 1873-’89, considerato invece il capolavoro della poesia della storia, quella

del primo Carducci. Si parla della storia, non più in modo polemico come nei “Giambi ed Epodi”, ma attraverso una contemplazione quasi commossa di Roma, c’è l’esaltazione della storia di tutta l’Italia, come se il poeta sentisse riemergere gli ideali della vita eroica in cui l’uomo vede sopra di sé una giustizia che fa ripagare le pene, anche se non all’istante magari in un’altro momento dai figli, proprio come le Erinni del mondo greco che inseguivano il peccatore o la sua prole fino a quando la colpa non veniva eliminata. Carducci vede nella storia passata l’ideale della giustizia: anche quando la colpa non viene pagata dai padri questa ricade sui figli, in questo modo veniva ristabilito l’ordine e la giustizia." Al di sopra c’era una divinità che tutelava e garantiva la giustizia, qui nasce e si sviluppa il concetto di Nemesi storica. Nemesi era una divinità che conservava e tutelava l’ordine dell’universo, di cui Omero ed Esiodo avevano già parlato e ritenevano che rappresentasse la giusta collera divina contro la ubris, la tracotanza umana. Per Carducci esiste questa Nemesi storica che è una vendetta che fa scontare agli uomini ogni minima pena in modo da ristabilire l’ordine." Ad esempio questa Nemesi fece scontare a Napoleone Eugenio e a Massimiliano d’Asburgo le crudeltà commesse dai loro antenati, come racconta ne “In morte di Napoleone Eugenio”." Le “Odi Barbare” prendono il nome dalla loro metrica. Il poeta infatti riproduce i metri usati dai greci e dai latini, come l’esametro, la strofe saffica, rendendosi conto però di farlo barbaramente. Carducci infatti si definisce balbettante perché riproduce i metri greci con risultati approssimativi, poiché il ritmo della poesia greco- latina, fondata sull’alternanza di sillabe brevi e lunghe, non si sposava bene con la metrica italiana di tipo accentuativo. È il poeta stesso che afferma che quella poesia sembrerebbe ai greci e ai romani barbara, ossia straniera rispetto al metro."

• “Rime e Ritmi” si tratta dell’ultima raccolta. Qui Carducci porta avanti “Odi Barbare” dal punto di vista della tematica. Il Romanticismo si è esaurito, prevale l’erudizione, si vede una stanchezza d’ispirazione, opera monotona. Al suo interno ricordiamo. “Chiesa da Polenta” e “Mezzogiorno Alpino”."

OPERE IN PROSA.

Carducci svolse una notevole e copiosissima attività critica, libera dal pregiudizio della critica romantica, non sempre valide ma comunque autorevoli per alcune sezioni." Scrisse opere riguardo le “Rime” di Dante, il “Canzoniere” di Petrarca, su Poliziano e Parini."

• Lettere: raccolta molto ampia in 21 volumi di tema autobiografico. Caratterizzate da una prosa efficace, molto ricca e originale perché parte da una base del Toscano popolare per poi riavvalersi della tradizione letteraria. "

LA CRITICA STORICA.

Carducci è stato critico, ed è considerato da molti come il promotore della critica storica che si affermerà nel Novecento. " Non si può considerare un’opera senza analizzare il contesto sociale in cui nasce. Carducci è promotore della critica storica, alla quale dà inizio insieme ad un gruppo di amici tra cui erano presenti Chiarini e Ottaviano D’Argiolito Ozzetti, che si erano autobattezzati gli “Amici Pedanti” che nel 1856 formarono un cenacolo letterario e culturale con un programma anti-romantico. Questi avevano un’idea di intendere l’arte completamente diversa da quella romantica; la critica romantica infatti era intuitiva e aveva posto l’attenzione sulla natura sentimentale dell’opera e sul motivo ispiratore, trascurando tutti gli elementi accessori di un’opera." Carducci reagisce a questo tipo di critica, in particolare all’analisi dell’opera; il poeta infatti sostiene che per comprendere bene un’opera e darle il giusto valore, il critico deve studiarne i dati biografici, l’ambiente in cui l’autore cresce, la sua formazione, le fonti e tutte le vicende esterne all’opera. In breve è un grandissimo promotore della filologia: l’opera deve essere valutata alla luce di tutto....


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