Giosuè Carducci: vita e opere PDF

Title Giosuè Carducci: vita e opere
Author Anny Ambrosio
Course Lettere Moderne
Institution Università degli Studi di Napoli Federico II
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Summary

Breve analisi della vita, delle opere e delle caratteristiche della poetica di Carducci...


Description

CARDUCCI: vita e opere

Fino a non molti decenni fa, Giosuè Carducci era considerato tra i grandi della letteratura italiana in quanto primo poeta vate - potremmo dire profeta - del neonato Regno d'Italia e primo premio nobel italiano per la letteratura. Oggi la sua fortuna è declinata e questo è evidente nello spazio sempre più ridotto che esso occupa nei programmi scolastici mentre fino alla metà del '900 ancora le sue poesie venivano fatte imparare a memoria fin dalle elementari. A infastidire il lettore moderno è sicuramente l'enfasi retorica di molte sue poesie ma anch'essa va calata nella sua epoca. Carducci infatti amava definirsi "scudiero dei classici" e questa definizione rivela fin da subito come uno dei capisaldi della sua poetica fosse la tenace difesa del classicismo contro il romanticismo dilagante. Tuttavia, la critica più recente ha messo in rilievo gli aspetti che fanno di Carducci anche un poeta tardo romantico, un poeta che nel mondo antico riesce anche a trovare un rifugio, un'evasione dal presente mediocre della civiltà borghese e industriale alla quale appartiene. In altre parole, come ha osservato un celebre critico letterario Luigi Baldacci, "forse non potremmo dire di aver capito veramente che cosa sia stato l'800 finché non avremo capito Carducci". L'esistenza di Carducci si colloca tra il 1835 e il 1907 ovvero nel pieno del periodo risorgimentale e post-unitario, un periodo che racchiude tra le altre cose i moti del 48, le guerre d'Indipendenza che portano all'unificazione italiana, la questione romana che si conclude con la Breccia di Porta Pia, il Governo Crispi e la prima età Giolittiana. Un periodo in cui si assiste alla seconda rivoluzione industriale pervasa dal generale clima positivista. Carducci nasce in Versilia, precisamente a Valdicastello, nel 1835 - due anni prima della morte di Leopardi a Napoli - e passa la propria adolescenza in Maremma tra Bolgheri e Castagneto, una località che dopo la sua morte in suo onore prenderà il nome di Castagneto-Carducci che ancora oggi conserva. La famiglia di Carducci

apparteneva alla media borghesia: il padre era un medico condotto con trascorsi Carbonari, di conseguenza Carducci fu educato ai valori patriottici, a partire dal mito della Rivoluzione francese, e sviluppò precocemente idee democratiche e repubblicane anche se non prese mai parte attivamente ai moti risorgimentali. La sua indole ribelle lo porta nella giovinezza a diverse intemperanze, in particolare durante il periodo universitario. Nel 1856 si laurea in filosofia e filologia alla Normale di Pisa e inizia a insegnare a scuola nel piccolo paese di San Miniato (tra Pisa e Firenze). L'anno successivo, il 1857, pubblica la prima raccolta di rime significativamente dedicate a Giacomo Leopardi e a Pietro Giordani, individuati come i campioni del classicismo. Nello stesso anno viene colpito dal primo di diversi lutti che riguarderanno la sua esistenza, vale a dire il suicidio del fratello Dante, probabilmente dopo un litigio col padre, il quale morì l'anno seguente. Nel 1860, all'età di soli 25 anni, Carducci ottiene la cattedra di letteratura italiana all'Università di Bologna che terrà fino al 1904, quando verrà sostituito da un suo allievo: Giovanni Pascoli. Questa assegnazione gli costerà parecchie critiche e invidie ma Carducci aveva già guadagnato fama di "poeta civile e politico", anche se le sue idee mazziniane e repubblicane, oltre che anticlericali, gli costeranno diversi provvedimenti disciplinari da parte del neonato Regno d'Italia. Significativo di questi anni è l'inno a Satana del 1863, dove Satana viene identificato nella locomotiva, come simbolo del progresso contro l'oscurantismo dogmatico della chiesa e della religione. Tuttavia lo stesso Carducci, pochi anni dopo, sconfessionerà questo suo componimento definendolo addirittura una "volgare chitarronata". Alla fine degli anni 70, infatti, si assiste quella che viene definita la conversione politica di Carducci probabilmente causata dalle delusioni politiche e da nuovi lutti familiari. Nel 1870 muore la madre e muore il figlioletto Dante di appena 3 anni. Carducci entra in uno stato depressivo dal quale si riprende in parte soltanto a seguito di una relazione d'amore con Carolina Cristofori, la "Lidia" di diverse sue poesie.

Questa conversione politica, che lo porta a diventare addirittura sostenitore della monarchia sabauda e quindi non più il suo detrattore, gli costerà numerose critiche e l'accusa di traditore da parte democratica. Si può quindi parlare di una vera e propria svolta conservatrice che addirittura ha anche approdi di tipo nazionalistico, evidenti nell'appoggio riservato al governo Crispi e alla politica coloniale. Questo avviene soprattutto dopo l'annessione di Roma nel 1870, quindi l'episodio della Breccia di Porta Pia, che porta addirittura Carducci a una riconciliazione col Papa. Carducci vede quindi nella monarchia l'unica fonte di stabilità per il nuovo Regno d'Italia e progressivamente ne diventa il poeta ufficiale, il Cantore della nuova Nazione, animato dal sogno di riportare l'Italia anche splendore dell'età romana e dell'età comunale. Questi sono i due momenti della storia italiana ai quali Carducci si richiama spesso nei propri componimenti. A seguito di questa nuova stagione politica e poetica, Carducci otterrà diversi riconoscimenti pubblici come la nomina a senatore del Regno d'Italia nel 1890 da parte del Governo Crispi e nel 1906 il premio Nobel per la letteratura. Nel 1907, all'età di 72 anni, Carducci muore e viene proclamato il lutto nazionale. Anche nella poesia di Carducci possiamo individuare due stagioni: quella delle prime raccolte, fino ai 40 anni cioè alla fine degli anni 70, che comprendono la raccolta "Juvenilia" che significa in latino cose giovanili, "Levia gravia" cioè argomenti più leggeri e più impegnati e "Giambi ed epòdi" titolo che fa riferimento a generi della classicità greca e latina; tali raccolte sono accomunate dall'imitazione dei modelli classici, da tematiche civili e toni di invettiva politico-sociale. In particolare i bersagli della critica di Carducci dal punto di vista poetico sono i romantici, i tardo romantici, ma anche il nascente Decadentismo e dal punto di vista politico-sociale la Chiesa e la Destra storica, in generale l'ipocrisia e la corruzione che Carducci avvertiva in quella che lui stesso chiamava "Italietta". A rappresentare una svolta nel 1887 è la pubblicazione di "Rime nuove" dove si assiste a un ripiegamento interiore a seguito dei lutti familiari di cui si parlava. In questa raccolta emerge anche il volto più malinconico di Carducci, che affronta tematiche come la consapevolezza della morte, il ricordo, al quale si lega anche il

motivo del paesaggio, soprattutto il paesaggio della giovinezza che viene rievocato nostalgicamente con delle descrizioni paesaggistiche molto concrete, quindi non stilizzate, in cui la natura viene proiettata nel passato attraverso il ricordo ed è una natura che non appare corrotta dalla malattia che invece riguarda la città moderna, una natura quindi che è luogo delle illusioni infantili e che si presenta come paesaggio-stato d'animo. In questa raccolta quindi emergono anche toni tipici del decadentismo, quindi toni più cupi, molto evidenti nei contrasti che emergono tra i poli antitetici ad esempio della vita e della morte, della luce e del buio, del passato e del presente. Un'altra raccolta interessante è quella successiva "Le odi Barbare", interessante soprattutto anche per l'esperimento metrico che viene attuato da Carducci in questa raccolta e che fa di questa raccolta il prodotto più originale del classicismo carducciano. Carducci, infatti, cerca di trasportare nella metrica italiana - che ha un sistema accentuativo, fondata sul ritmo appunto degli accenti - il sistema invece della metrica classica che era fondata sulla quantità delle sillabe, breve e lunga. Per tale ragione, Carducci intitola questa raccolta "Odi Barbare" perché queste poesie sarebbero suonate "barbare", straniere all'orecchio dei classici e al tempo stesso possono suonare barbare all'orecchio degli italiani. Questa sperimentazione metrica, ritorna anche nella sua ultima raccolta poetica "Rime e ritmi", nella quale tornano a prevalere le odi civili e politiche....


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