La letteratura è un cortile- Walter Mauro PDF

Title La letteratura è un cortile- Walter Mauro
Author Arianna Mancinelli
Course Gestione dell'impresa editoriale
Institution Sapienza - Università di Roma
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CAPIT CAPITOLO OLO UNO: CRESCERE Le prime quaranta pagine sono sottoforma di un saggio-diario, raccontano l’incontro tra Walter Mauro e quelle figure di spicco nei secondi vent’anni del Novecento. Walter Mauro, all’anagrafe Gualtiero, nasce nel 1925: il nome che il padre aveva in mente era proprio Walter, dall’amore che egli nutriva nei confronti di Wagner, il melodramma italiano rappresentato da Verdi, Donizetti e Bellini. Il padre era un amante della letteratura, in particolar modo di Leopardi, tanto da essere uno dei primi collezionisti italiani di commenti ai Canti: a casa sua aveva una biblioteca personale a cui non faceva accedere nessuno. Fu proprio il padre napoletano, di Salerno, a formare Walter mauro dal punto di vista della letteratura: bibliofilo per vocazione, di mestiere faceva l’avvocato, per obbedire agli obblighi familiari. Il padre di Mauro era sposato ad una donna, l’unica femmina di cinque figli, per cui veniva coccolata ed era ben voluta da tutti: le fu possibile studiare all’Accademia di musica di Santa Cecilia, e poté specializzarsi in pianoforte. Subito emerge la passione di Walter Mauro nei confronti della città di Bari, quella in cui è nato: è proprio qui che questa personalità ha potuto frequentare le scuole, e diplomarsi al Liceo classico nella classe di altri personaggi che furono fondamentali per la sua educazione: come Franco Cagnetta e Graziano Fiore. Ed è proprio in quel liceo che Mauro ebbe la possibilità di entrare in contatto con un’importante figura di spicco: Benedetto Croce, che presso Laterza, casa editrice barese, pubblicava la rivista “La Critica”. Egli poté assistere a una retata al liceo Quinto Orazio Flacco, quella del luglio 1943, quando durante una lezione di filosofia i fascisti irruppero e li portarono via in quanto sostenitore dell’antifascismo. Mauro e alcuni suoi compagni e professori vennero deportati nel carcere a Carassi, dove poterono continuare a ricevere un’educazione. Rimasero in carcere per otto mesi e la loro permanenza finì quando il fascismo cadde e a Bari era in atto una grande festa, dai toni troppo aggressivi. Ma durante questa manifestazione che celebrava la scarcerazione di importanti figure impegnate nell’antifascismo e il crollo del fascismo stesso, ci fu un’aggressione, fatta di spari e atti violenti, che vide la morte di moltissimi individui non responsabili, organizzata dal Partito Nazionale Fascista. Alla fine del 1943, il padre di Mauro viene trasferito a Roma e lui si portò dietro la famiglia. È proprio a Roma che Mauro potrà laurearsi in lettere e realizzare la sua testi di laurea con il contributo fondamentale di Ungaretti. Quest’ultimo fu apporto fondamentale oltre che dal punto di vista letterario anche per quello umano. Nel suo percorso accademico importante fu anche il contributo di Sapegno. Ungaretti, rappresentò un vero e proprio choc letterario per quanto riguarda l’interpretazione di Leopardi: egli forniva nuove e curiose versioni, e una serie di interpretazioni l’una diversa dall’altra, ma non per questo meno valide, legandolo ad altri personaggi come Petrarca, Apollinaire e così via. La vita di Walter Mauro si divideva tra studio accademico, incoraggiato da una passione per al letteratura e dai suoi maestri, e pomeriggi e sere trascorse a casa di Ungaretti, dove importanti suonatori di jazz si riunivano con scrittori e poeti e davano vita a salotti culturali. Durante questi anni Walter Mauro poté coordinare il suo amore per la letteratura con quello per la musica, trovandosi spesso ad accostarli durante quelle serate jazz a casa del noto professore universitario. Mauro suonava la batteria e faceva parte di un’orchestra che successivamente suonò persino all’arrivo in aeroporto a Ciampino, di Armstrong. Probabilmente il suo amore per questo tipo di musica, che si distaccava da quella classica amata dai suoi genitori, risiedeva proprio nella libertà che era data a jazzisti, nella loro possibilità di improvvisare. Ciò che Mauro è sempre stato, è certamente un uomo dedito alla libertà, contro quel fascismo che distruggeva e limitava la libertà, oscurando e censurando. CAPIT CAPITOLO OLO DUE: INCONTRARE Walter Mauro cominciò a scrivere per Paese e Paese Sera. Col tempo divenne titolare della rubrica di critica letteraria, occupandosi della terza pagina delle due edizioni. Ci troviamo alla fine del fascismo, quando comincia il neorealismo e si elimina quell’esaltazione e quei colori propri del regime: si tendeva più a mettere in evidenza ciò che era stato distrutto dal fascismo, le

ripercussioni sulle persone, sul popolo e i malumori. Grazie al suo lavoro Mauro poté fare la conoscenza di Calvino, importante rappresentante del neorealismo italiano. Possiamo rilevare due tipi di neorealismo: da una parte quello di chi si adeguò alla pura e semplice cronaca, e dall’altra quello di chi sul tessuto della cronaca, introdusse una visione personale, come Calvino e Bonaviri. Queste ultime due figure non si limitavano a descrivere la realtà, essi scrivevano, rendendo appetibile al pubblico e più letteraria una realtà struggente e desolata. Il corrispettivo di Calvino nel cinema italiano fu Cesare Zavattini, legato alla figura di Walter Mauro, che pubblicò addirittura alcuni saggi sulla sua vita. Lo sceneggiatore intratteneva rapporti con moltissimi pittori del tempo, come Picasso, Modigliani e Braque, e ad ognuno di loro commissionava delle minuscole opere di medesima misura che abbellivano una parete di casa di Zavattini, dando vita ad una pinacoteca poi venduta per problemi economici. Il suo neorealismo appariva simile a quello di Calvino, in un film come Miracolo a Milano, in cui vi è un esatto ritratto della realtà, accompagnato al fantasy, un modo per raccontare divertendo. La serie di rapporti che intrattenne Walter Mauro si muoveva così dalla letteratura, alla musica fino al cinema. Ma è vero anche che questi poeti, sceneggiatori, romanzieri, personaggi di spicco, per quanto liberi e portavoce di una libertà erano intrappolati in una gabbia, fatta di censura, che li inquadrava all’interno di un ramo politico, quello del PCI, all’interno del quale vigevano altre censure. Pur senza tessera, queste nuove figure del neorealismo, si facevano portavoce di un’ideologia politica, e venivano definiti per tal ragione “cani sciolti”, perché liberi di muoversi e comportarsi come rappresentati di quella corrente di pensiero, senza tuttavia esserlo ufficialmente. Del rapporto tra letteratura e comunismo si era fortemente discusso anche e soprattutto in Francia, a Parigi, dove Walter Mauro aveva potuto svolgere un lavoro per Paese e Paese Sera, fornendo un rendiconto della situazione post-guerra della capitale francese. Walter Mauro aveva seguito un gruppo di intellettuali capitanato da Sartre e grazie a loro aveva potuto approfondire le proprie posizioni sul tema. Importante fu anche la sua amicizia con Pierpaolo Pasolini, il vero e proprio rappresentate del Neorealismo, che mai riuscì a liberarsi da quella gabbia: raccontava attraverso i suoi film la verità nuda e cruda, e utilizzava un dialetto per dare maggiore verità ai personaggi dei suoi libri e film, scelta ampiamente criticata da parte dei maggiori linguisti del tempo: egli raccontava ciò che amava, difatti la sua vita fu sempre condotta alla ricerca del pericolo e della spregiudicatezza, in posti poco raccomandabili e inneggianti all’erotismo. Di rilevante importanza fu anche l’amicizia di Walter Mauro con lo scrittore Alberto Moravia, che la gente ha sempre definito sgarbato e ostile, mentre invece, a detta di Mauro era semplicemente timido e profondamente in imbarazzo, diverso certamente da un’altra sua amica, nonché moglie dello scrittore Moravia, Elsa Morante. La Morante era una personalità strana e contorta, che richiedeva grandi attenzioni e che interrompeva i rapporti con chiunque non glieli desse: una qualità tra tutte la rendeva di grande compagnia, la sua capacità di esporre oralmente racconti perfetti. Nel 1960, ad opera di Domenico Rea, Pomilio e Prisco, Compagnone, Incoronato e Venè, fu fondata una rivista, Le ragioni narrative, nel cui primo articolo compariva un’incitazione esplicita rivolta ai meridionali, che li spronava ad abbandonare il Neorealismo, spingendoli verso il romanzo moderno. Nel 1963 è l’anno della nascita delle Neoavanguardie, che si contraddiceva dall’ormai sepolto neorealismo: il suo scopo era quello di attribuire equa dignità alle strutture e ai contenuti, ritenendo anzi la prima quasi più importante della seconda. È questo periodo che vede nascere nuovi autori, che rinnegano la poesia lirica e i temi ad essa cari, per approcciarsi ad una poesia più visiva. Autori provenienti in gran parte dal gruppo ’63, tra i maggiori esponenti va sicuramente ricordato Senisgalli, ingegnere che, a differenza di Carlo Levi non abbandonò la sua posizione per fare letteratura, ma anzi diede vita a poesie profondamente plasmate dalla matematica e dalla geometria. È proprio in quest’anno che comincia l’amicizia tra Waler Mauro e Rafael Alberti, arrivato in Italia e fuggito dalla Spagna durante il franchismo. Walter Mauro si sofferma nel raccontare la storia d’amore tra Rafael Alberti e la moglie Maria Teresa Leon, scrittrice e attrice castigliana, portò il teatro nelle zone più remote e difficili da raggiungere della Spagna. Giunti in Italia e stabilitisi a Roma, Walter Mauro frequentò

per numerosi anni casa loro, e incontrò numerosi uomini illustri come Carlo Levi, Alberto Moravia, rivivendo quelle serate trascorse in adolescenza a casa del poeta Ungaretti, ma mentre a casa del poeta si preferiva la musica brasiliana, qui si amava quella spagnola, il flamenco. Il contratto tra Walter Mauro e Quasimodo fu significativo: con lui fece un viaggio in Urss, quest’ultimo profondamente legato alla politica. Gli ultimi anni sessanta furono anni caratterizzati dal terrore , dalla caccia agli oppositori e della scomparsa di alcune figure importanti, per la letteratura e per il poeta stesso come Pablo Neruda. All’interno di questa seconda parte del libro Walter Mauro riflette gli incontri numerosi che hanno cambiato il suo pensiero, intensificandolo e talvolta facendogli prendere altre direzioni, rispetto a qelle conosciute. Ciò che emerge è sicuramente un ulteriore avvicinamento alla musica, grazie anche al biennio che il critico trascorse in tournée in giro per l’Europa con l’orchestra Duke Ellington. Questa perte è ricca di riferimenti, di curiosità raccontate per bocca di altri illustri, attraverso la penna di Walter Mauro, come l’eredità del cappotto di Montale. Infine, il suo incontro e le tematiche collegate alla paura di Philip Roth e Gabriel Garcia Marquez, che scappavano dalla guerra, e dal controllo assoluto dei loro stati, dove si facevano forti campagne di proibizionismo. CAPIT CAPITOLO OLO TRE: LLA A MIA FINESTRA SUL COR CORTILE TILE In quest’ultima parte Walter Mauro analizza i premi letterari: più volte si è trovato a fare da giurato all’interno di importanti premi, come nel caso dello Strega. Al giorno d’oggi purtroppo, anche questi premi tendono ad ammettere “concorrenti” che provengono da forti strategie di marketing. I premi letterari furono per Waler Mauro ha assistito all’esordio di tanti scrittori, mentre pubblicavano i libri, si facevano un nome, un titolo e nel migliore dei casi uno stile. Quando assisteva alle lezioni di Ungaretti questo non aveva ancora un nome, e così è stato per molti altri suoi amici, che ha ricordato all’interno del libro, come Elsa Morante, Montale, Pasolini, Sapegno…in quest’ultima parte del libro-saggio, Walter Mauro riflette sulla situazione attuale dell’editoria, su quella tendenza tutta moderna ad incrementare le vendite a discapito della qualità. Riflette soprattutto sulla posizione del direttore commerciale, che non è uno che proviene dalla letteratura bensì promozione, mentre al tempo, si occupavano di questo figure come Pavese, Calvino....


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