La pedagogia di Roger Cousinet e Celestin Freinet PDF

Title La pedagogia di Roger Cousinet e Celestin Freinet
Course Pedagogia
Institution Liceo (Italia)
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Summary

Appunti per supporto allo studio della pedagogia di quinto anno su Freinet e Cousinet, divisi in breve biografia, opere principali, pensiero e proposte didattiche....


Description

Roger Cousinet (1881–1973)! Cenni biografici! • Roger Cousinet nacque nel 1881 in una famiglia borghese. Studiò in un collegio conseguendo la maturità preparatoria alla Scuola Normale Superiore (la scuola francese per la formazione degli insegnanti). Fece studi di lettere classiche e per cinque anni insegnò come maestro; poi fu ispettore per le scuole elementari dal 1910 al 1942 in moltissime scuole pubbliche francesi. In parallelo all’insegnamento proseguì i suoi studi iscrivendosi alla società per gli studi psicologici dei fanciulli di Alfred Binet (1857–1911).! Ebbe ruoli di responsabilità in varie riviste dedicate all’educazione ed elaborò sotto la direzione di Emile Durkheim (1858–1917) una tesi sulla vita sociale dei bambini. Fu chiamato alle armi nel 1914 ed interruppe le sue attività sino al 1920, anno in cui elaborò il metodo di lavoro libero per gruppi. Nel 1921 in collaborazione con la signora Gueritte, fondò un’associazione pedagogica, La “Nouvelle Education”, che pubblicava dei quaderni mensili.! La seconda guerra mondiale mise fine all’educazione nuova e durante un bombardamento perse quasi totalmente i suoi lavori di ricerca e studio. Alla fine della guerra, terminata la carriera di ispettore, Cousinet iniziò attività di professore di pedagogia alla Sorbona sino al 1958. In questo periodo pubblicò diversi volumi e tenne numerose conferenze. Morì a Parigi nel 1973.! Le opere! Scrisse diverse opere per la formazione degli insegnanti fra le quali ricordiamo: ! - Un metodo di lavoro libero per gruppi (1943);! - L’insegnamento della storia e l’educazione nuova (1949);! - L’educazione nuova (1950);! - La vita sociale dei ragazzi. Saggio di sociologia infantile (1950); ! - Fa quel che dico (1969).! Il metodo didattico: il lavoro per gruppi! • Roger Cousinet, esponente del movimento dell’educazione nuova e della scuola attiva, mise a punto il suo metodo di lavoro libero per gruppi all’inizio degli anni 20 del ‘900; in seguito lo perfezionò sperimentandolo in molte classi, sino a renderlo molto conosciuto ed utilizzabile con sicurezza da parte dei docenti.! • Nella prefazione alla prima edizione di Un metodo di lavoro libero per gruppi, scriveva di aver cercato un metodo che «consentisse ai ragazzi di agire, istruirsi, educarsi da se stessi, sotto l’occhio di un insegnante incaricato di sorvegliare i loro passi e di aiutarli in caso di bisogno».! Sperimentò a lungo il metodo, per ben 22 anni, per essere certo della sua validità.! • Cousinet criticava la scuola vecchia nella quale era proibita qualunque attività e dove i maestri non informavano gli allievi del rapporto che ciascuna lezione aveva con tutto l’insieme del corso e nella quale «solo il maestro sapeva dove avrebbe portato».! • La scuola vecchia si rivolgeva alla massa indistinta della classe, senza alcuna attenzione per le differenze individuali degli studenti. Cousinet propose di organizzare l’attività didattica suddividendo la classe in gruppi omogenei, non fissi, impegnati in modo libero a programmare e condurre lavori di ricerca o sperimentazione oppure di acquisizione delle conoscenze secondo il principio della collaborazione, della discussione, dell’apporto personale, dell’aiuto reciproco e della valutazione.! • Cousinet individuava una sorta di passaggio naturale all’abitudine dei ragazzi a formare gruppi per giochi, fuori dalla scuola, alla proposta di lavorare per gruppi con una divisione dei ruoli e delle regole.! • Poneva in evidenza gli aspetti positivi del gioco e sottolineava la presenza dell’atteggiamento naturale al confronto e alla discussione accesa. Il gruppo era un punto di riferimento privilegiato anche per l’apprendimento, soprattutto nel periodo adolescenziale, in quanto il lavoro comune nel gruppo richiedeva iniziativa, conoscenza, esperienza, voglia di conoscere e di sperimentare.! • Il metodo di Cousinet non si limitava a riconoscere la predisposizione naturale dei ragazzi a formare gruppi ed a giocare in gruppo; aveva l’obiettivo dichiarato di organizzare l’attività scolastica secondo il principio pedagogico del lavoro comunitario, che si svolgeva sotto la diretta autorità dell’insegnante ma in un clima di libertà.! Il compito dell’insegnante! • L’insegnante aveva il compito di programmare le attività, scegliere e mettere a disposizione degli allievi il materiale e gli strumenti utili a condurre il lavoro di gruppo; inoltre, di collaborare alle attività dei vari gruppi, lavorando insieme ai ragazzi.! • Cousinet suggeriva di basarsi sulla ricerca, sulla valutazione delle fonti, sull’espressione orale e scritta.!

Riguardo all’apprendimento della storia, ad esempio, la sua indicazione era di orientare i lavori dei gruppi non solo sugli avvenimenti politici o militari ma anche sulla storia materiale e sociale: l’alimentazione nelle varie epoche, le abitazioni, il vestiario, i costumi ecc.! La storia che i ragazzi apprendevano dai loro lavori era la storia della civiltà, la storia del lavoro e la storia del vivere quotidiano.! Considerazioni conclusive! • La difficoltà maggiore nel metodo di Cousinet consisteva nella formazione dei gruppi.! • Egli sosteneva che gli insegnanti non dovevano dare indicazioni, né tanto meno obbligare gli alunni a stare in un gruppo piuttosto che in un altro, al fine di non alterare la genuinità del rapporto sociale ed i risultati educativi.! • Oggi il lavoro per gruppi è una realtà ed una pratica didattica consueta in tutti gli ordini di scuola ma, come si può ben intuire, proporre un metodo come questo nel 1920, e poi essere! talmente convinto da sperimentarlo per oltre vent’anni, è stata una scelta metodologico-didattica davvero innovativa.! Celestin Freinet (1896-1966)! Cenni biografici! • Célestin Freinet nacque nel 1896 in una famiglia contadina. I ricordi che conservava dei suoi anni di scuola erano pessimi ed influenzarono il suo metodo d’insegnamento e la volontà di apportare qualche cambiamento alla scuola. Nel 1915 fu arruolato nell’esercito francese e l’anno successivo fu ferito gravemente ad un polmone, esperienza che lo rese un convinto pacifista. Dopo anni di convalescenza iniziò ad insegnare in una scuola di un piccolo villaggio in Provenza. Nel 1923 riprese a studiare e si laureò in lettere e rifiutò una cattedra nella scuola superiore di Brignoles perché voleva continuare a fare il maestro. Partecipò a diversi convegni di pedagogia dove conobbe pedagogisti quali Cousinet, Claparéde, Ferriere, e gradualmente cominciò a formarsi un gruppo di insegnanti che facevano riferimento alle sue idee.! • Nel 1927 si tenne il primo congresso organizzato da Freinet a Tours e nel 1928 nacque la CEL, ossia la “cooperativa per l’educazione laica”, che due anni dopo contava più di un centinaio di insegnanti. Nel 1935 aprì a Vence, con l’aiuto della moglie Elise e delle organizzazioni operaie, L’Ecole Freinet, strutturata senza classi, con molti laboratori e molto spazio all’aperto: una scuola privata gestita in maniera cooperativa, dove applicò le idee ed i metodi di lavoro messi a punto.! Allo scoppio della seconda guerra mondiale, Freinet fu internato nel campo di San Maximin perché si era opposto al governo fascista. Fu liberato nel 1941 e partecipò alla resistenza. Nei primi anni ‘50 un gruppo di insegnanti si riunì intorno a lui e condividendo le sue idee collaborarono nelle attività di corrispondenza interscolastica e nello scambio di giornalini scolastici. Il movimento Freinet in pochi anni superò i confini nazionali per diventare internazionale e nel 1957 nacque la FINEM (federazione internazionale del movimento della scuola moderna) che influenzò in maniera importante l’evoluzione della pratica didattica in molti paesi del mondo.! • Il capolavoro pedagogico di Freinet è: I detti di Matteo (1926).! La pedagogia del buon senso di Freinet! • Freinet, maestro elementare per quarant’anni in varie città della Provenza, aveva conosciuto direttamente le difficoltà presenti nelle classi. Maturò la convinzione che una pedagogia al passo con i tempi dovesse adattarsi ai cambiamenti che avevano rivoluzionato la storia dei popoli.! • Le sue sperimentazioni didattiche e la continua ricerca sul campo lo condussero a formulare una riflessione pedagogica che intendeva portare risposte pratiche, non solo teoriche. Partiva dal chiedersi in che modo un maestro che aveva solo il bagaglio della sua cultura personale e della sua buona volontà, potesse affrontare i tanti problemi pedagogici che si presentavano in classe. Freinet definiva la pedagogia come la scienza del modo di condurre una classe, in vista dell’istruzione e dell’educazione ottimale degli allievi. La scuola non si poteva basare solo sugli educatori che possedevano per natura alcune qualità ideali per insegnare; la scuola aveva bisogno di maestri e professori di buona volontà, in grado di adempiere al loro compito in modo onesto e consapevole, che avessero voglia di aggiornarsi e migliorare.! Il modello educativo: il metodo naturale! • Freinet fece la sua prima esperienza di maestro in un paese di montagna; era un reduce di guerra con i postumi di una brutta ferita ai polmoni. Come lui stesso racconta nel suo libro più conosciuto, fu proprio questa fragilità polmonare che all’inizio lo spinse ad escogitare alcune tecniche che gli consentissero di svolgere bene la sua professione di maestro, senza però utilizzare troppo la voce. Freinet si accorse che le lezioni tradizionali affaticavano i ragazzi e lui stesso. Era affascinato dalle idee dell’educazione nuova che facevano capo a Claparéde, Ferriere, Cousinet e alla scuola di Ginevra, l’istituto Rousseau, e ne accolse l’ispirazione di fondo.!

• Tuttavia la trovava troppo teorica, legata ad un’immagine dell’infanzia che non distingueva i bambini benestanti di città da quelli dei piccoli paesini.! Freinet riteneva necessario riprodurre a scuola i meccanismi con i quali i bambini imparavano a vivere, a “fare“ fuori dalla scuola (ad esempio, l’andare in bicicletta, imparato procedendo per tentativi ed errori.! Inoltre, riteneva importante rendere i ragazzi compartecipi dei problemi, anche finanziari, legati alla gestione delle attività scolastiche.! • Ciò era importante perché li aiutava alla costruzione personale di un sistema di valori che comprendeva il rispetto per il bene comune e la costruzione del senso di gruppo; proprio per questo ritenne che la struttura cooperativa fosse la più adatta per gestire l’Ecole Freinet.! In questo contesto l’attività di apprendimento diventava un modo per contribuire alla crescita personale e del gruppo.! • Inoltre la correzione era un’attività di supporto reciproco tra gli alunni e tra gli alunni e il docente. La cooperazione sia tra pari, sia con il maestro, era “intessuta“ come strumento educativo fondamentale nella sua proposta fin dalla base.! • Un’altro aspetto importante era l’idea di dare una dignità di prodotto culturale autonomo al lavoro degli alunni. Per raggiungere questo obiettivo propose l’utilizzo delle tecnologie più moderne.! Le proposte didattiche! • La stampa tipografica negli anni ‘30 e ‘40 del ‘900 era una tecnologia molto avanzata, soprattutto per una scuola elementare.! Freinet cercava di soddisfare il desiderio dei ragazzi di essere all’avanguardia, ma cercava anche di ottenere i migliori risultati didattici e trasmettere dei valori.! • Tra le sue proposte didattiche e metodologiche ricordiamo:! - l’utilizzo della stampa in classe per produrre testi e giornalini di classe, a supporto dell’apprendimento della scrittura;! - l’utilizzo della corrispondenza interscolastica per dare un’applicazione pratica all’attività dei ragazzi;! - l’introduzione delle cooperative produttive per fornire un supporto concreto all’attività conoscitiva dei ragazzi, nei settori matematici e scientifici.! Le tecniche pedagogiche! • Freinet decise di mettere da parte i libri di testo, di togliere la predella dalla cattedra e di elaborare alcune sue tecniche pedagogiche; insisteva sull’uso del termine tecnica, alludendo ai nuovi sistemi operativi.! • Le sue tecniche più importante sono quattro: Il testo libero, il giornale scolastico, il calcolo vivente e la tipografia scolastica.! 1. Il testo libero sostituisce la tradizionale composizione in cui il bambino è costretto a svolgere un enunciato dettato dall’insegnante, invece di esercitarsi ad esprimere correttamente ciò che in quel momento interessa più da vicino lui stesso o la classe.! 2. Il giornale scolastico (elaborato con il criterio del testo libero) è il prodotto della tipografia scolastica, di una tecnica volta cioè a saldare apprendimento, creatività, lavoro, attività manuale ed attività intellettuale. ! 3. Il calcolo vivente consiste nel motivare l’apprendimento e l’esercizio aritmetico partendo dalla soluzione dei problemi matematici posti dalla vita di classe.! 4. La tipografia scolastica è forse la tecnica più conosciuta del Freinet che consiste nello stampare un vero giornalino di classe.! • Queste tecniche, diversamente combinate, potevano dare luogo ad altre soluzioni didattiche, rispondenti a diverse esigenze poste dall’ambiente e dagli allievi.! Per Freinet era importante che ogni tecnica impegnasse attivamente i ragazzi e che le attività li motivassero ad apprendere.! • Oltre che alle attività legate alle sue tecniche, Freinet dava molto rilievo all’aspetto comunicativo e cooperativo. Il lavoro, le tecniche, la cooperazione, la corrispondenza fra le classi erano tutti strumenti veri di comprensione e di comunicazione; la vita quotidiana era considerata la fonte di apprendimento anche più sofisticato e teorico.!

I detti di Matteo! • La pedagogia della cooperazione sta alla base delle tecniche di vita ed è testimoniata ne "I detti di Matteo", un contadino a cui Freinet fa raccontare le sue idee educative. Eccone un estratto.! • La storia del cavallo che non aveva sete:! Un giovane cittadino voleva rendersi utile nella fattoria dove era ospite e decise di portare il cavallo all’abbeveratoio. Ma il cavallo si rifiutava e voleva condurre il cittadino verso il pra- to. "Ma da quando in qua i cavalli comandano? Tu verrai a bere, te lo dico io!" e lo tira per la briglia e lo spinge malamente. La bestia avanza verso l’abbeveratoio. "Forse ha paura -pensa il giovano9ose l’accarezzassi...? Bevi ! Prendi..."Nulla da fare e il giovane urla : "Tu bestiaccia berrai " Il cavallo storce il muso e nitrisce, soffia, ma non beve. Arriva il contadino Matteo e gli dice : "Tu credi che un cavallo si tra così. Ma lui è meno bestia di qual- che uomo, lo sai? Tu puoi ucciderlo, ma lui non berrà. Tempo perduto, povero te!" "Come fare allora?” Si vede bene che non sei un contadino. Non hai capito che il cavallo non ha sete nelle ore mattutine e ha invece bisogno dell’erba medica. Lascialo mangiare a sazietà e dopo avrà sete. Allora lo vedrai galoppare verso l’abbeveratoio. Non aspetterà che tu gli dia il permesso. Non si può cambiare l’ordine delle cose: se si vuol far bere chi non ha sete si sbaglia. "Educatori, siete al bivio. Non ostinatevi nell’errore di una "pedagogia del cavallo che non ha sete", ma orientatevi coraggiosamente e saggiamente verso "la pedagogia del ca- vallo che galoppa verso l’erba medica e l’abbeveratoio.!...


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