LA Topografia Antica - Riassunto del manuale. PDF

Title LA Topografia Antica - Riassunto del manuale.
Course Topografia antica
Institution Università degli Studi di Milano
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Riassunto del manuale....


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MANUALE DI TOPOGRAFIA CAPITOLO 1 - LA TOPOGRAFIA ANTICA 1.1 FINALITÀ DELLA DISCIPLINA 1. Definizione Mentre la topografia localizza i siti attuali, la topografia antica cerca di localizzare i siti delle culture passate. Topografia da Tòpos = Luogo e Gràpho = descrivo, si riferisce a tutti quegli studi che hanno per oggetto la ricostruzione dell’assetto del territorio e quindi dell’evoluzione del rapporto uomo/ambiente nel passato. Si propone di individuare ed interpretare il fenomeno storico nel suo ambiente geografico, conferendo concretezza alla nostra conoscenza del mondo antico. Si cerca quindi di ricostruire il paesaggio geografico di base prima di passare a valutazioni di storia economica, politica e strategica. Appare quindi necessario conoscere il territorio o addirittura il terreno per rendersi conto di singoli eventi storici. La principale finalità della Topografia Antica è quindi quella di ricostruire la varie fasi del processo di antropizzazione del paesaggio nelle singole aree del mondo classico e di cogliere le tendenze di comportamento dell’uomo nei rapporti con l’ambiente in particolari situazioni tra loro comparabili.

2. Finalità Una metodologia scientifica della Topografia Antica cominciò a delinearsi con i primi umanisti che avevano l’esigenza di intendere correttamente, anche sotto il profilo geografico, i testi classici che venivano a riscoprire. Il grande sviluppo della Topografia Antica è comunque legato alla scienza positivistica tedesca della seconda metà dell’800. Molteplici sono le sue finalità:

1. 2. 3. 4.

Ricostruzione del clima, habitat e condizioni ecologiche di una regione. Ricostruzione del paesaggio, geomorfologia e idrografia, linea di costa o livello del mare Individuazione delle risorse economiche, materie prima o attività estrattive. Individuazione e studio delle sedi umane; insediamenti, identificazione dei siti antichi, fortificazioni, urbanistica ed edilizia, tecniche costruttive etc. 5. Conoscenza del territorio; confini, bonifiche, canali, colture ecc. 6. Problemi strategici e tattici: ricostruzione del limes e altri sistemi difensivi.

Da tutto questo traggono vantaggio diverse discipline: la filologia (in quanto si deve dare concretezza alla lettura dei testi classici); l’archeologia (in quanto vengono contestualizzati i monumenti e ritrovamenti, mettendoli in relazione tra di loro e chiarendone la funzione); la storia. Tutto questo converge nella rappresentazione CARTOGRAFICA, un importante elemento per lo studio del mondo antico/medievale ma anche per la pianificazione del territorio.

3. Fonti e strumenti d’indagine La ricerca topografia deve ricorrere a fonti e materiali o strumenti molto diversi. Essa deve attingere ai documenti propri di parecchie discipline umanistiche, dalla geografia alla filologia classica, all’epigrafia, alla numismatica, all’archeologia. Un pericolo di cui si deve tener conto è che nella pratica della ricerca topografica prenda il sopravvento la fonte o la disciplina più vicina al ricercatore o quella che sembra offrire maggiori elementi per chiarire un particolare problema.

a. Le fonti Si possono raggruppare in 4 gruppi: 1. FONTI SCRITTE. Esse sono state raccolte e sistemate in gran parte nella seconda metà dell’800 e possono essere classificate in:  Primarie: epigrafi, monete e papiri, sia greci che latini.  Secondarie: testi classici, con particolare attenzione ai meno noti.  Medievali di ogni genere: dalle cronache ai documenti di archivio. 2. FONTI ARCHEOLOGICHE. In grande espansione dall’800, sia in Italia che in tutto il resto del mondo antico, grazie anche a collaborazioni internazionali e missioni straniere. 3. FONTI TOPONOMASTICHE. Sia antiche, che attinte dalla documentazione medievale e moderna, dato il conservatorismo dei nomi di luogo.

4.

IL TERRENO. La diretta conoscenza e la corretta interpretazione del paesaggio in generale e del terreno in particolare costituisce la fonte primaria della disciplina. Il paesaggio infatti è l’ossatura portante dei fenomeni storici.

b. Gli strumenti Gli strumenti dei quali può disporre il topografo dell’antichità sono di tre tipi: 1. La cartografia scientifica, cominciata intorno alla metà dell’800, diede subito un grande impulso alla conoscenza topografica. 2. Il diffondersi dell’uso della fotografia aerea negli anni attorno al secondo conflitto mondiale ha offerto una visione d’insieme di certi fenomeni perché ha rilevato tante piccole anomalie, non osservabili da terra, che hanno permesso di individuare molti manufatti interrati. 3. Il 20º secolo è stato caratterizzato però soprattutto dallo sviluppo delle scienze esatte che hanno fornito gli apporti più originali alla disciplina. La topografia antica ha avvertito sempre più l’esigenza di acquisire conoscenze interdisciplinari e di sfruttare i risultati raggiunti in altri campi per poter affrontare la ricostruzione del paesaggio antico nei singoli periodi storici e per le singole regioni. Soprattutto la geologia ha contribuito alla ricostruzione del paesaggio antico. 4. L’acquisizione informatica dei dati e la possibilità di una immediata elaborazione dei dati accumulati ha cominciato a consentire in questi ultimi anni la messa a punto di programmi per la fruizione dei risultati da parte di un più vasto pubblico di tecnici, di operatori culturali, di funzionari e di pubblici amministratori.

1.2 STORIA DEGLI STUDI DI TOPOGRAFIA ANTICA Ricerche di topografia antica erano state affrontate già in età classica da Erodoto e Strabone, ma anche in epoca romana da personaggi quali Varrone, Cicerone, Plinio e Tacito. Dopo una parentesi di quasi un millennio, durante la quale in Occidente viene ad attenuarsi l’interesse per la ricerca scientifica e per la conoscenza concreta del mondo, è soltanto all’alba nel 12º secolo che incontriamo una figura di Guidone. Nella parte geografica della sua opera si può riconoscere un primo tentativo di identificazione dei siti classici nella realtà contemporanea. Guidone interviene con identificazioni in Puglia. Nel ‘300 viene riscoperta anche la geografia storica. Emerge la figura di Riccobaldo, che scrive una cronaca nella quale narra le vicende storiche della propria città, Ferrara. La novità sta però nel fatto che la cronaca è preceduta da un amplio inquadramento geografico del territorio, particolarmente attento alla morfologia e alla rete idrografica dell’area deltizia. Segnala persino le trasformazioni naturali, come l’interruzione del Po’ antico e la nascita del moderno Po’ di Venezia. Numerose sono, per questa descrizione, le fonti classiche utilizzate, anche di carattere tecnico. Quello che però più importa è l’informazione sulle vie d’acqua della bassa Padania. Nicolò Speciale, nel suo Historia Sicula, che è una cronaca dei suoi tempi, abbozza un primo schizzo di geografia storica della Sicilia, con notizie tratte dalle fonti allora accessibili. Francesco Petrarca, anche lui si occupò di geografia antica. Si dedicò, giunto a Roma, alla topografia dell’Urbe, scoprendo le rovine dell’Urbe. Ci ha lasciato due descrizioni di tutto questo: la prima nell’ottavo libro dell’Africa, la seconda nella Lettera al domenicano fra’ Giovanni Colonna. Nel 1341 costruì una carta geografia dell’Italia, che sappiamo ancora utilizzata nel secolo successivo dal Biondo. Nel 1358, scrive anche un Itinerarium Syriacum, nel quale descrive sia tappe moderne che centri antichi d’Italia e d’Oriente. Petrarca però non ci ha lasciato nessun contributo organico, che ci è venuto invece in primo luogo dal Boccaccio. A Giovanni Boccaccio si deve un’opera sistematica di geografia antica. In questo dizionario le identificazioni dei luoghi mirano a ricongiungere il presente con la classicità in modo da renderla immediatamente fruibile da parte dei lettori, con intento didattico. Giovanni Dondi, nel 1375 compì un viaggio a Roma che descrisse nell’Iter Romanum ricordando gli edifici antichi più notevoli e la loro struttura architettonica, i dettagli ed iscrizioni; ma la cosa importante è che Dondi fu il primo ad effettuare il rilievo dei monumenti romani con precise misure e l’ausilio di strumenti.

1. L’Umanesimo Gli umanisti ebbero l’esigenza della ricerca topografica, poiché ambivano ricollocare le testimonianze letterarie ed archeologiche nel loro spazio geografico, che cominciò ad essere esplorato con passione. Si riscopre la Geografia di Tolomeo, acquistata a Costantinopoli da Palla Strozzi e diffusa a Firenze. L’indagine topografica si focalizzò principalmente su Roma, privilegiata dalle tante testimonianze letterarie, monumentali ed epigrafiche. Tra i maggiori studiosi dell’epoca va ricordato Poggio Bracciolini, che fu segretario apostolico a Roma e si appassionò alla visita e allo studio delle rovine di Roma. Decise perciò di descriverle, anche se era ancora incapace di dare sistematicità alla ricostruzione topografica di Roma antica; aveva tuttavia diviso i monumenti per categorie, descritto lo stato delle rovine e persino analizzato le strutture delle mura. Leon Battista Alberti, nato forse a Genova da famiglia di formazione fiorentina. Sentì l’esigenza di precisare la posizione dei ruderi affiorati ed inventò persino uno strumento geodetico per precisare l’ubicazione dei monumenti. Studiò i caratteri delle

costruzioni, le tecniche edilizie, le architetture e gli elementi decorativi. Nei capolavori di architettura classica egli vide dei modelli da imitare. Scrisse un trattato di tecnica edilizia che rivela un’analisi precisa degli edifici di Roma, Ostia e Ravenna. Un continuatore dell’opera di Alberti fu Bernardo Rucellai,. Visita Roma nel 1471 e scrive il De urbe Roma dove si sofferma ad analizzare la struttura degli edifici. Ebbe interesse per le planimetrie degli edifici, che furono anche sterrati per poterne delineare la pianta. Biondo Flavio, un altro umanista che scrisse “Roma Instaurata”, scritta in 2 anni. Con questo trattato viene fondata la topografia di Roma antica, che prosegue il proposito metodico di riconoscere i resti dei monumenti pagani e cristiani attraverso le successive trasformazioni del tessuto edilizio della città, ricorrendo al continuo riscontro delle fonti scritte con l’osservazione dei luoghi e dei monumenti. E’ un’opera molto complessa, perché Biondo utilizzò tutte le fonti antiche allora disponibili, ma anche quelle tarde e i documenti d’archivio. La prima parte dell’opera è topografica: localizza le porte della città, i colli, le regioni, gli obelischi, le terme, i teatri, i circhi, gli anfiteatri… sfrutta soprattutto i toponimi medievali e moderni; in sostanza, Biondo usa tutte quelle fonti che ancora oggi sono usate nella ricerca topografica, in modo da darci un’idea dello sviluppo della città e delle funzioni dei suoi edifici. L’opera del Biondo, stampata postuma nel 1470-71, restò manuale insuperato per oltre un secolo. Un’altra sua opera importante è “L’Italia illustrata”; viaggiò per circa 5 anni e raccoglie informazioni per la sua opera. La maggior parte della ricerca fu condotta sulle fonti classiche, ma utilizzando talvolta anche fonti medievali. Delle 18 regioni previste, ne sono presenti 14: si parte dalla Liguria, per poi arrivare a Salerno, al Gargano, ignorando tutte le regioni mediterranee. Del meridione, Biondo dimostra di conoscere soltanto Napoli ed i suoi dintorni. L’Italia illustrata resta il capolavoro del Biondo, questo perché è una descrizione geograficostorica dell’Italia antica e moderna. Vengono indicati i confini delle regioni e ne passa in rassegna i monti, i fiumi, le città e i castelli, ricordandone gli uomini illustri, i prodotti e la viabilità. Il Biondo rifiuta le origini mitiche di molte città, delle quali anzi ribadisce l’origine medievale, come per Genova, Siena, Venezia a l’Aquila. Caratteristiche principali dell’opera sono la novità e l’essenzialità, la critica delle fonti opportunamente comparate e la ricerca di una spiegazione per ogni fenomeno. Anche con questa opera, che non aveva nessun precedente, il Biondo fondò la topografia dell’Italia antica ed essa ne rimase il manuale insuperato fino alla rivoluzionaria Italia Antiqua di Cluverio. Oltre che su Roma e sull’Italia, l’attenzione di alcuni umanisti si concentrò anche sulla Grecia e sul Mediterraneo. Ad esempio, sulle isole greche si concentrò lo studio di Cristoforo Buondelmonti che visitò Rodi, viaggio per tutto l’Egeo e visitò anche Costantinopoli. Tracciò carte e schizzi con interesse archeologico e prese appunti che elaborò in due opere. I testi sono spesso oscuri mentre le carte fondarono praticamente la cartografia della Grecia e furono ripetutamente copiate ed imitate. In Italia, intuì l’avanzata del litorale per i depositi alluvionali del Po. Per quanto riguarda gli studi in Grecia, il personaggio principale è Ciriaco D’ancona, che viaggiò come mercante attraverso il Mediterraneo per tutta la vita. Egli svolse un’intensa attività di esplorazione topografica sul campo e raccolse testimonianze preziose di minumenti, di materiali archeologici e di moltissimi testi epigrafici latini e greci. Raccolse anche antichità di ogni genere per salvarle dalla dispersione o dalla distruzione e le descrisse nei suoi Commentari con grande accuratezza e con la riproduzione sistematica a disegno. Purtroppo i suoi Commentari sono andati perduti in un incendio; essi però erano stati oggetto di numerose comunicazioni epistolari ed erano stati utilizzati già da diversi umanisti ed artisti. Nel 1425 Ciriaco si trasferisce a Costantinopoli per apprendere la lingua greca. L’anno successivo visita le isole egee. Nel 1432 visita Roma e i dintorni (Tivoli, Ostia e Porto). Nel ’35 visita Macerata e Chioggia. Nel 1447 nel Peloponneso compie identificazioni di città e rileva monumenti, servendosi dell’epigrafia e della linguistica. Come guide per i suoi viaggi Ciriaco poté utilizzare, a parte i poeti e gli storici, delle fonti geografiche greche e latine. Con le sue fonti ricerca e riscopre i vari luoghi del monto antico e mette in relazione i testi con i terreno. Egli quindi non è soltanto il fondatore della scienza epigrafica a anche della topografia del mondo classico. I Commentari di Ciriaco ebbero grande pregio presso gli artisti del Rinascimento per la finezza dei disegni che li corredavano.

2. Il Cinquecento Nel 16° secolo, a seguito del diffondersi del Rinascimento, comincia l’interesse per altre regioni italiane, differenti dal Lazio. Tutto questo porta alla nascita di studi municipali e regionali, dedicati a regioni o a singole città. Desiderio Spreti si dedica allo studio della città di Ravenna; Prisciani allo studio della città di Ferrara, con un’ampia descrizione topografica, documentata da importanti studi sul territorio. Galateo scrive un trattato sulla topografia della Puglia e una monografia sulla città di Gallipoli. Numerosi sono gli studi dedicati alla Sicilia, come quelli di Claudio Arezzo, ma il fondatore della topografia della Sicilia antiche va considerato Tommaso Fazello. Fazello premise alla ricostruzione storica un trattato di descrizione tipografia dell’isola con una chiarezza di metodo esemplare. Egli analizza le fonti classiche greche e latine che mette a confronto con la sua perfetta conoscenza del terreno, che aveva perlustrato ripetutamente. A lui risalgono la maggior parte delle identificazioni di siti antichi della Sicilia ormai completamente obliterati. Accanto a queste descrizioni regionali, si fanno sempre più numerose opere più ampie come la “Descrizione di tutta l’Italia di Leandro degli Alberti. Studi topografici interessano anche la Svizzera, la Spagna e la Germania.

3. Il Seicento

L’obiettivo degli studiosi topografici è quello di RICOSTRUIRE IL MONDO CLASSICO IN MODO COMPLETO (attraverso la sintesi delle ricerche topografiche). L’artefice di questa ricostruzione è Filippo Cluverio. Scrisse una dissertazione sull’Olanda dell’antichità e due anni dopo scrisse Germania Antiqua. Dopo la pubblicazione di quest’opera l’Accademia di Leida gli commissionò l’illustrazione di tutto il mondo antico che Cluverio realizzo creando un sintetico manuale in 6 libri, descrivendo: Gallia, Sicilia, Italia e Grecia. L’opera viene pubblicata postuma. Il suo capolavoro, rimasto incompleto, è Italia Antiqua ce rimane una pietra miliare degli studi di topografia. Cluverio con la sua esigenza di riscontro delle fonti sul terreno è il vero fondatore del metodo della moderna ricerca topografica. Tra gli studiosi del Seicento vanno anche ricordati Nicola Bergier, che affrontò il problema della ricostruzione del sistema stradale romano tramite l’utilizzo delle fonti e del materiale epigrafico; e Thomas Dempster che scrisse un tratta sull’Etruria.

4. Il Settecento Il filone della ricostruzione organica della geografia antica, introdotto da Cluverio, viene ripreso da Cristoforo Cellario. Scipione Maffei fece una ricostruzione delle antichità della sua Verona, mentre Muratori si occupò della riscoperta del Medioevo. Il progresso geografico e cartografico dell’epoca si riflette anche nel regno di Napoli, che si dota di un grande atlante geografico ad opera di Zannoni. Va ricordata anche l’attività dei viaggiatori che in questo periodo cominciarono a percorrere in lungo e in largo la penisola e le isole, disegnando e rilevando i monumenti e i siti antichi.

5. L’Ottocento Nel corso dell’800 vengono organizzati numerosi repertori topografici a carattere regionale. Così, Domenico Romanelli scrive “L’antica topografia istorica”, del regno di Napoli. Emanuele Repetti per la Toscana ecc. Pregio comune di queste opere è l’ampio ricorso alla documentazione medievale sulle orme di Muratori, per cui molte di esse risultano ancora oggi utili strumenti di lavoro. L’era attuale dell’indagine scientifica si apre alla fine dell’800 con l’impulso dato alla scienza dell’antichità dal Positivismo germanico. Si ha una maggiore ricerca scientifica (impulso del positivismo) e un maggiore aiuto della cartografia.

6. Il Novecento Fioriscono le ricerche locali, ma manca la capacità di sintesi (se si eccettua BIAGIO PACE, che crea “Arte e civiltà della Sicilia antica”, in 4 volumi). Si ha una ricerca dei singoli siti e un forte approfondimento per i singoli centri. Progrediscono gli studi topografici, soprattutto a Roma. Il contributo è stato dato anche dalle scuole archeologiche straniere presenti in Italia (in particolare dalla British School di Roma). Il primo congresso di topografia antica è a Roma nel 1993.

CAPITOLO 2 - LE FONTI PER LA TOPOGRAFIA ANTICA 2.1. LE FONTI SCRITTE DI ETÀ CLASSICA Tutta la letteratura antica ci ha tramandato indicazioni importanti per la ricostruzione del mondo classico, anche sotto il profilo topografico. Basti pensare alle descrizioni del Medio Oriente, della Sicilia e della Gallia.

1. Le fonti geografiche greche dal VI secolo a.C. all’età ellenistica Le prime concezioni sono basate sul mito e su poche conoscenze empiriche (ad es. la terra era immaginata come un disco, il cielo come una calotta e l’oceano come un fiume che circondava la terra). Le migrazioni preistoriche stagionali si basavano sull’orientamento astronomico, ma poco alla volta nacquero le prime rappresentazioni cartografiche. In Mesopotamia e in Egitto poi le periodiche alluvioni portarono ai primi tentativi di cartografia catastale per garantire e ristabilire i confini delle proprietà terriere. Per il mondo greco è tra l’8° e il 7° sec. a.C. che l’esplosione della colonizzazione in Occidente allarga il tradizionale quadro geografico a tutto il mediterraneo. A Mileto studi geografici e scientifici presero l’avvio con la nascita della filosofia e qui vengono prodotte le più antiche carte geografiche citate dalle fonti. Ad Anassimandro (550 a.C.) si deve una tavola delle terre conosciute; Aristagora (tiranno di Mileto) si recò dal re di Sparta e gli fece osservare un pìnax (un disco di bronzo) raffigurante tutta la terra con i mari e i fiumi, secondo la percezione marinara dei Greci. A Mileto nasce dunque la geografia come scienza positiva, legata alla filosofia e alle teorie cosmologiche, ma che assume come base concreta la rappresentazione cartografica. I secolo sembrano risalire i primi peripli greci legati alla navigazione nel mediterraneo.

Scilac...


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