Le città nell\' economia globale saskia sassen PDF

Title Le città nell\' economia globale saskia sassen
Author Filippo Lucchini
Course Geografia urbana
Institution Università degli Studi di Milano
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Summary

Le città nell’economia globale– Sakia SassenSociologia Dei Processi Culturali Università degli Studi di Genova 23 pag.Document shared on docsityLe città nell’economia globale – Saskia SassenCapitolo 1° - Luogo e Produzione nell’economia globale Alla fine del XX secolo i massicci sviluppi delle telec...


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Le città nell’economia globale – Sakia Sassen Sociologia Dei Processi Culturali Università degli Studi di Genova 23 pag.

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Le città nell’economia globale – Saskia Sassen Capitolo 1° - Luogo e Produzione nell’economia globale Alla fine del XX secolo i massicci sviluppi delle telecomunicazioni e l’espansione dell’industria dell’informazione hanno indotto studiosi e politici a proclamare la fine delle città. Le città come entità economiche sono ormai obsolete. Grazie alla crescita delle industrie informatiche le imprese e i lavoratori possono rimanere in collegamento indipendentemente dal luogo fisico in cui si trovano. Dagli anni 70 in poi si sono verificate rilocalizzazioni su vasta scala di uffici e fabbriche in aree meno congestionate e con costi più bassi di quelli vigenti nei centri urbani, parallelamente all’aumento delle postazioni di lavoro computerizzate che possono essere ubicate ovunque. L’emergente globalizzazione delle attività economiche sembra dunque indurre a ritenere che il luogo non abbia più importanza. Date le tendenze generalizzate alla dispersione e data la diffusa convinzione che esse rappresentino il futuro, ciò che si deve spiegare è il fatto che al tempo stesso stiano crescendo dei nodi territoriali centralizzati. Quindi le imprese e i mercati che operano in contesti nazionali e globali necessitano di luoghi centrali dove svolgere le attività superiori di gestione dei sistemi globali. Inoltre anche le tecnologie informatiche necessitano di una vasta infrastruttura fisica che comprende nodi strategici caratterizzati da un’iperconcentrazione di strutture materiali e neppure le industrie più avanzate basate sull’informazione, quali la finanza globale e i servizi specializzati alle imprese in materia legale e contabile, possono fare a meno di un processo produttivo che è parzialmente legato a un luogo. Nell’analisi della nuova economia globale ed elettronica si deve constatare che ne fanno parte non soltanto i manager e i professionisti di alto livello delle imprese transnazionali, ma anche le segretarie e gli addetti alla pulizia degli edifici dove lavorano i professionisti. Diviene inoltre evidente che della nuova economia globale fa parte una forza lavoro del tutto inusuale, composta in misura crescente da immigrati e da appartenenti alle minoranze, i quali rilevano le funzioni un tempo svolte dalle madri/mogli delle vecchie classe medie, che servono le famiglie dei nuovi ceti professionali, di fatto lavorano per i nuovi settori globalizzati dell’economia. Dagli anni ’80 le telecomunicazioni sono state introdotte su vasta scala in tutte le industrie avanzate, abbiamo così visto crescere rapidamente i quartieri degli affari nei principali centri economici mondiali: New York, Los Angeles, Tokyo, Londra. Per alcuni di questi centri la crescita ha avuto inizio negli anni ’80 per altri negli anni ’90 ed è proseguita nel secolo nuovo; tutti hanno visto crescere quartieri di uffici altamente tecnologici. Queste tendenze, osservate nelle principali città negli anni ’80 e ’90 e oltre, contraddicono la previsione formulata dalle teorie che prevedevano la dispersione territoriale; e la contraddizione è tanto più evidente se si considera l’elevato costo della localizzazione in aree urbane importanti. A complicare la spiegazione vi era il fatto, posto spesso in risalto da media e commentatori, che mentre da un lato nei centri delle principali città andava crescendo il numero delle imprese più piccole, altamente specializzate e redditizie, dall’atro grandi banche, società di assicurazione e direzioni generali di grandi imprese andavano trasferendosi altrove. Le città hanno perso in parte le loro vecchie funzioni e ne hanno acquisite di nuove. Esiste un nuovo ruolo strategico delle principali città, un ruolo legato alla formazione di un autentico sistema economico globale, ma non ancora adeguatamente riconosciuto da studiosi e responsabili delle politiche economiche. La nozione di economia globale si è radicata profondamente fra politici e media di tutto il mondo. Le sue immagini dominanti sono rappresentazioni parziali e inadeguate del reale significato che globalizzazione ed espansione delle economie dell’informazione rivestono per le città. Mancano infatti da questo modello i concreti processi materiali, le attività e le infrastrutture essenziali per la realizzazione della globalizzazione. Ignorare la dimensione spaziale e sottolineare a dismisura quella dell’informazione hanno contribuito a distorcere il ruolo svolto dalle grandi città nella globalizzazione economica.

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Dobbiamo entrare nei vari mondi del lavoro e dei contesti sociali e determinarne le articolazioni, se ne esistono con le funzioni globali parzialmente strutturate in queste città. Questi tipi di indagine ci aiutano a specificare la questione della globalizzazione in termini che ne oltrepassano le forme e i contenuti di natura economica. Uno dei presupposti trattati in questo libro è il fatto che l’economia mondiale si è caratterizzata per una distinta combinazione di aree geografiche, attività e assetti istituzionali. Tra i cambiamenti rilevanti verificatisi nella fase attuale vi è stato l’aumento della mobilità del capitale, sia all’interno dei confini nazionali, sia in ambito transnazionale. Alla mobilità del capitale si può attribuire anche lo sviluppo di un’ampia serie di innovazioni in tali settori, le cui produzioni presentano come propria logica localizzativa la tendenza ad alti livelli di agglomerazione in città in cui sono presenti le risorse e le competenze necessarie. Anche un’impresa industriale multinazionale, che produce parte dei suoi beni in zone ubicate in dieci, venti paesi diversi, crea una domanda di nuovi tipi di servizi contabili e assicurativi sempre più specializzati e complessi che possono beneficiare della folta presenza di imprese avanzate e di professionisti esperti concentrati nelle città. In effetti i servizi specializzati alle imprese e le transazioni finanziarie costituiscono una fascia di attività che negli anni ’80 è risultata essenziali per l’organizzazione dei principali processi globali. Se vogliamo far progredire la nostra comprensione dei principali aspetti dell’organizzazione e della gestione dell’economia mondiale non possiamo limitarci ad analizzare i luoghi che sono globali in senso stretto. Dobbiamo penetrare ed esplorare lo spazio più complesso in cui convergono molteplici economie e culture del lavoro producendo la complessa infrastruttura organizzativa e gestionale necessaria per l’esecuzione delle operazioni globali. Dobbiamo inoltre capire i nuovi tipi di tensioni e disuguaglianze che si sono generate nel corso di questo processo e divengono visibili nello spazio della città. Gli studi delle attività economiche internazionali si sono tradizionalmente concentrati invece sulle attività delle imprese e delle banche multinazionali e hanno visto la chiave di lettura della globalizzazione nel potere delle multinazionali e nelle nuove potenzialità delle telecomunicazioni. I processi della globalizzazione economica vengono ricondotti a complessi produttivi concreti, collocati in luoghi specifici, sedi di molteplici attività e interessi, molti dei quali non connessi ai processi globali. Concentrarsi sulle città consente di specificare una varietà di geografie transnazionali che connettono gruppi specifici di città in funzione dell’attività economica, dei flussi migratori e di altri elementi affini. La tesi sostenuta in questo libro è che la trasformazione avvenuta dagli anni ’80 in poi nella composizione dell’economia mondiale, comprende la rapida crescita di servizi specializzati alle imprese e della finanza, rilancia l’importanza delle principali città in quanto sedi di produzione di input globali strategici. Nella fase attualmente attraversata dall’economia globale, è appunto la combinazione di due fenomeni, la dispersione globale di fabbriche, uffici e mercati di servizi e l’integrazione globale dell’informazione che ha contribuito a creare il ruolo strategico di certe grandi città che l’autrice definisce globali, di cui esistono una quarantina di esempi nel mondo: Londra, Amsterdam, Shanghai. Le città globali contemporanee sono: a. centri di comando nell’organizzazione dell’economia mondiale; b. luoghi e mercati essenziali per le industrie di punta del periodo attuale, la finanza e i servizi specializzati alle imprese; c. le principali sedi in cui tali industrie producono, fra l’altro, innovazioni. Parecchie città svolgono funzioni equivalenti anche su scala geografica minore, sia nelle regioni transazionali sia in quelle subnazionali. In più queste città devono appoggiarsi le une alle altre poiché le forme di crescita da loro sperimentate derivano da tali reti di città. Non esiste l’entità “città globale singola”.

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Accanto a queste nuove gerarchie globali e regionali di città si colloca un vasto territorio, divenuto sempre più periferico e sempre più escluso dai grandi processi che alimentano la crescita della nuova economia globale. Una molteplicità di città ha perso le proprie funzioni e versa in uno stato di degrado. Non soltanto nei paesi meno sviluppati ma anche in quelli economicamente più avanzati. Qui si coglie un altro significato della globalizzazione economica le cui demarcazioni sono trasversali alla vecchia linea di divisione tra paesi poveri e ricchi. L’asse più importante di questa nuova geografia della centralità è quello che collega i principali centri finanziari e d’affari internazionali: New York, Londra, Tokio, Parigi… I flussi di transazioni che si svolgono fra queste città, soprattutto attraverso i mercati finanziari, gli scambi di servizi e gli investimenti, si sono fortemente intensificati, elevando gli ordini di grandezza in gioco. Al tempo stesso è andata ampliandosi, all’interno di ogni paese, la disuguaglianza nella distribuzione di risorse e attività strategiche fra ciascuna di queste città e le altre. In Francia ad esempio la quota di attività economiche avanzate e di ricchezza concentrata a Parigi è maggiore rispetto a vent’anni fa, mentre Marsiglia che era uno dei principali centri economici francesi, oggi è in grave declino. Alcune capitali hanno ceduto funzioni economiche e potere alle nuove città globali. Ne è un esempio San Paolo che si è rafforzata enormemente nei confronti di Rio de Janeiro. Queste dinamiche economiche si sono in parte manifestate in termini sociali e culturali. Inoltre queste dinamiche economiche hanno spesso effetti forti e visibili sullo spazio urbano consistenti nell’espansione di lussuosi quartieri, realizzati a costo di espellere famiglie e imprese a basso reddito. La città aggrega e rende leggibile l’enorme varietà di manifestazioni della globalità. La rapida crescita dell’industria finanziaria e dei servizi altamente specializzati non genera soltanto funzioni tecniche e amministrative di alto livello, ma anche mansioni generiche a bassa retribuzione. Si tratta di un tipo di disuguaglianza che osserviamo nelle città, specie in quelle globali. Questa nuova economia urbana è per molti versi assai problematica, specie nelle città globali, dove si presenta nelle forme più radicali a causa della grande concentrazione di imprese molto redditizie e di famiglie agiate. I nuovi settori in espansione, i servizi specializzati e la finanza, offrono potenzialità di profitto che superano largamente quelle dei settori economici più tradizionali. Molti di questi ultimi rimangono essenziali per il funzionamento dell’economia urbana e il soddisfacimento dei bisogni quotidiani dei residenti, ma la loro sopravvivenza è a repentaglio in una situazione dove la finanza e i servizi specializzati possono realizzare dei super profitti. Il rapido sviluppo di un mercato immobiliare internazionale ha messo in evidenza questa disparità: i prezzi degli edifici ubicati nel centro di New York sono collegati a quelli di Londra o di Francoforte più che al mercato immobiliare complessivo dell’aerea metropolitana di New York. Le città sono divenute sempre più meta di investimenti. Tali pratiche spingono in genere i prezzi al rialzo a causa della concorrenza tra investitori e acquirenti molto potenti e ricchi. L’elevata potenzialità di profitto dei nuovi settori dinamici dipende in parte dall’attività speculativa. Le crisi che si susseguono regolarmente in molti paesi sviluppati possono dare la misura di questa dipendenza dalla speculazione. Nella rappresentazione prevalente i concetti chiave della globalizzazione, dell’economia dell’ informazione e dei prodotti ad alto livello di professionalità suggeriscono che il luogo non ha più alcuna importanza e che l’unico tipo di lavoro che ancora conta è quello del professionista altamente qualificato. In breve la narrazione dominante si occupa dei circuiti alti del capitale ma non di quelli bassi, e del fenomeno dell’ipermobilità. Si viene così a escludere dalla vicenda della globalizzazione tutta una serie di attività e di tipi di lavoratori che sono tanto essenziali quanto la finanza internazionale e le telecomunicazioni. Il non tener conto di queste attività e di questi soggetti fa sì che sì ignori la varietà dei contesti culturali in cui essi vivono, da cui ha origine una diversità che è tanto presente nei processi di globalizzazione quanto nella nuova cultura aziendale internazionale.

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Le nuove tendenze empiriche e i nuovi contributi teorici in questione hanno riportato la città al centro dell’attenzione di un gruppo ristretto, ma in aumento, di scienziati sociali e di teorici della cultura. La città è riemersa non solo in quanto oggetto di studio ma anche in quanto punto strategico per l’osservazione e la teorizzazione di una vasta serie di processi sociali, economici e politici fondamentali dell’era attuale. Il tema del ruolo della città in un’economia mondiale è estremamente ampio. La letteratura sul tema si concentra per lo più su singole città e ha un orientamento locale; gli studi urbani internazionali tendono invece a un’impostazione comparata. Ciò che manca è una prospettiva transnazionale, che abbia cioè come presupposto un sistema dinamico o un insieme di transazioni che per loro natura comportino una molteplicità di localizzazioni estesa a più di un paese. Capitolo 2° - L’impatto urbano della globalizzazione economica Nel XIX le città erano già centri di servizi, si sviluppavano di regola attorno ai porti e le imprese commerciali dipendevano da una molteplicità di strutture di attività industriali, bancarie e commerciali di vario tipo ubicate nelle città. Le città non costituivano i luoghi di produzione per eccellenza delle maggiori industrie; i centri di creazione della ricchezza erano i porti, le piantagioni, gli opifici e le miniere. Oggi l’economia globale è costituita ancora da scambi internazionali, industrie manifatturiere ed estrattive, ma tutti questi settori sono stati superati dallo sviluppo di vasti mercati finanziari globali. Negli anni ’80 la finanza e i servizi specializzati sono divenuti le principali componenti delle transazioni internazionali: la finanza ha creato i mercati dove produce la propria ricchezza. Il passaggio ai mercati finanziari telematici e l’abbassamento delle barriere nazionali alla circolazione del capitale hanno consentito alla finanza di raggiungere valori enormi rispetto a quelli delle altre principali componenti dell’economia globale. I luoghi cruciali per le transazioni relative alla finanza e ai servizi sono i mercati finanziari, le società fornitrici di servizi avanzati alle imprese, le banche e i quartieri generali delle ITN (imprese transnazionali). Oggi sono questi siti il cuore dell’economia globale e sono concentrati a dismisura nelle città globali.

1. L’economia globale oggi 1.1. Geografia Un tratto saliente dell’attuale economia globale è costituito dalla sua geografia. Quando i flussi di scambi riguardano materie prime, la geografia degli scambi è in parte determinata dalla localizzazione delle risorse naturali. Quando agli inizi degli anni ’80 del secolo scorso, la finanza e i servizi specializzati sono diventati componente dominante delle transazioni internazionali il ruolo di questi luoghi si è ridimensionato, mentre si è rafforzato quello dei centri finanziari e di servizi. Vi è stato un notevole rafforzamento dell’asse Est-Ovest, con la rapida crescita degli investimenti e degli scambi all’interno di quella che viene spesso denominata la triade: Stati Uniti, Europa Occidentale e Giappone. Negli anni ’80 si è ridotta l’incidenza dei paesi in via di sviluppo sugli investimenti internazionali complessivi. L’esistenza di una nuova geografia delle transazioni internazionali diviene evidente nei flussi di IDE (investimenti diretti esteri), ossia quelli posti in essere da investitori che acquisiscono, interamente o in parte, o creano e avviano nuove imprese in un paese estero. Negli anni ’80 e ’90 la crescita degli IDE è passata attraverso l’internazionalizzazione della produzione di beni e servizi e degli investimenti di portafoglio. La geografia degli IDE mostra chiaramente che la quota di gran lunga maggiore di tali investimenti è andata e continua ad andare ai paesi sviluppati, con una crescita media annua del 24% che li ha portati a raggiungere un valore di 129,6 miliardi di dollari nel 1991.

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Negli anni ’90 la crescita dei flussi di investimento verso i paesi in via di sviluppo è rimasta lontana dai livelli raggiunti nei paesi sviluppati, ma ha rappresentato comunque un record storico, un fatto che riflette la crescente internazionalizzazione dell’attività economica in generale. Vi è stata una fase in cui l’America latina si è affermata come la regione destinataria della quota più elevata di investimenti diretti esteri, ma gli anni ’80 ne hanno segnato la fine. 1.2. Composizione Negli anni ’50 il principale flusso internazionale era costituito dal commercio, che aveva essenzialmente per oggetto materie prime e altri prodotti primari, e risorse trasformate dalle industrie manifatturiere. Numerosi fattori hanno contribuito a determinare la composizione delle transazioni internazionali. Ad esempio, negli anni '80: a) molti paesi sviluppati, specialmente il Giappone, sono divenuti grandi esportatori di capitali; b) il numero delle fusioni e delle acquisizioni internazionali è cresciuto bruscamente; e c) il flusso dei servizi e le multinazionali che li forniscono sono divenuti una componente fondamentale dell'economia mondiale. 1.3. Quadro istituzionale Non possiamo sostenere che esista un'economia internazionale per il semplice fatto che esistono transazioni internazionali. 2. Luoghi strategici Quattro tipi di luoghi simboleggiano probabilmente meglio di qualsiasi altro le nuove forme di globalizzazione economica: le zone di trasformazione per l'esportazione, i centri bancari offshore, i distretti tecnologici e le città globali. Vi sono però molti altri luoghi in cui si materializzano le transazioni internazionali come: i porti e gli imponenti distretti industriali dei maggiori paesi esportatori. Nessuno di questi luoghi però può dare un'immagine del prototipo dell'attuale economia globale tanto fedele quanto quella evocata dai quattro luoghi suddetti. Le zone di trasformazione per l'esportazione sono zone che tendono a localizzarsi in paesi a basso salario, in cui le imprese dei paesi sviluppati possono utilizzare manodopera a basso costo per le attività ad alta intensità di lavoro o ad alto rischio per la salute dei lavoratori. Le attività di produzione, trasformazione e montaggio ad alta intensità di lavoro possono essere svolte con costi più bassi e in presenza di normative relative all'ambiente, al posto e al contratto di lavoro, molto più blande di quelle vigenti nei paesi d'origine. Ciò che viene lavorato in queste zone vi viene sistematicamente importato e da lì, al termine del ciclo produttivo, è riesport...


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