Le emozioni PDF

Title Le emozioni
Course Psicologia e filosofia evoluzionistica
Institution Università degli Studi di Messina
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Si tratta di un excursus sulle emozioni ...


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Le emozioni Abstract Le emozioni hanno un ruolo importante nel processo della consapevolezza poiché in loro assenza mancherebbe ogni motivazione ad agire, ogni piacere, ogni sorpresa o tristezza. Diverse ricerche si sono cimentate nello studio delle emozioni,sin a partire da Darwin che organizzò le sue teorie a riguardo nella sua opera sulle emozioni. L’aspetto fondante su cui muoveva la teoria darwiniana era relativa al designare le emozioni come risposte fisiologiche volte all’adattamento, rendendo similari le emozioni umane e quelle animali. Infatti,fu possibile estendere una distinzione tra le emozioni base,dette primarie(o universali)perché non esclusivamente umane e innate e quelle secondarie derivanti dalle prime. Una componente che va ad essere indagata sia nelle origini,sia nelle conseguenze delle emozioni è la costruzione sociale. Ad essa fa ulteriormente riferimento Darwin affermando che le stesse emozioni sono riportate nelle varie culture. Malgrado si possano provare anche delle emozioni scomode non è possibile sottrarsi ad esse ; ci si può difendere attuando eventuali strategie di controllo.

Con il termine emozione si indica la materializzazione biologica o psicofisiologica di uno stato mentale. Le emozioni sono prodotte dalla liberazione di ormoni che spingono all’azione. Le emozioni sono meno durature dei sentimenti, ma possono essere provate con maggiore intensità. È possibile individuare 6 emozioni principali: rabbia, paura, gioia, tristezza, disgusto e sorpresa. Le emozioni sono legate alle funzioni di una regione del cervello che è chiamata amigdala e che allo stesso tempo regola le risposte emotive e la memorizzazione degli eventi legati alle emozioni,dove risiede la memoria emotiva. L’amigdala è una struttura in due nuclei, localizzata nei due emisferi cerebrali, il suo ruolo è mediare e controllare le emozioni. Nel diciannovesimo secolo,diversi scienziati illustri, inclusi Darwin e Freud, presero in considerazione il ruolo del cervello nell’espressione dell’emozione. Queste ricerche iniziali si basavano sull’attento studio dell’espressione emotiva di uomini e animali. Secondo le teorie di Darwin la principale funzione delle emozioni consiste nel rendere più efficace la reazione dell’individuo a situazioni in cui si rende necessaria una risposta immediata ai fini della sopravvivenza. Nell’ottica Darwiniana ,le emozioni sono al tempo stesso corporali e cognitive, risultato di fenomeni biologici,storici, sociali e culturali. Fu sempre Darwin a fare l’importante osservazione che le stesse emozioni sono espresse nelle varie culture e che gli animali sembrano avere in comune con gli uomini alcune emozioni,ossia quelle primarie. Negli animali la tesi più accreditata sul motivo dell’esistenza delle emozioni risale alla sopravvivenza. Alla luce di questi studi è stato dimostrato che gli animali hanno un' anima,così come esprime l' etimologia stessa della parola, dal latino "animal" derivato di "anima",in grado di attribuire a questi esseri viventi caratteri molto più specifici, paragonabili,a quelli dell' essere vivente umano. Nell’uomo come nell’animale,le emozioni non rimangono esclusivamente interne,ma sono espresse con atti mimici,posizioni,gesti e vocalizzazioni caratteristici. Tale pensiero venne espresso da Darwin nella sua opera L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali del 1872 in cui egli concentrò la sua attenzione interamente sul comportamento espressivo: le posture, i gesti, e le espressioni facciali. I dati presentati tendevano a illustrare la fondamentale continuità nelle espressioni emozionali degli animali superiori a quelli degli esseri umani: anche le scimmie diventano rosse per la rabbia o urinano per la paura. Un diffuso movimento espressivo gli appariva l’aumento delle dimensioni corporee come il gonfiarsi della criniera dei leoni,o l’arruffamento delle piume negli uccelli minacciati o anche l’erezione dei peli in iene,gatti,antilopi… Secondo Darwin le

espressioni emozionali “svolgono una funzione fondamentale nella vita degli animali: agiscono come segnali,comunicano informazioni”.Per Darwin tre principi hanno presieduto allo sviluppo delle emozioni: il principio di utilità, il principio di opposizione e il principio dell’azione diretta. Secondo il primo,ogni atto gratificante o riduttore di tensione si trasforma in abitudine grazie alla forza della ripetizione,tanto che si manifesta automaticamente quando l’emozione viene di nuovo provata anche se esso non esercita più alcuna funzione. Il processo evolutivo riduce questi atti allo stato di abbozzo,ma senza farli scomparire del tutto: la smorfia di rabbia dell’uomo trova il suo stretto corrispondente nell’animale che digrigna i denti e sta per attaccare. Il primo tentativo di studiare le emozioni in chiave evolutiva è dovuto a Watson,anche se osservazioni empiriche su singoli bambini erano state in precedenza condotte da Darwin. Piccoli timori del bambino sono il risultato di una lunga serie di associazioni nella storia dell’umanità tra queste situazioni e quelle di un pericolo potenziale. Sullo sviluppo delle emozioni esistono due ipotesi teoriche fondamentali: quella della differenziazione e quella differenziale. La prima sostiene che le specifiche emozioni si differenziano nel corso dell’età evolutiva da un iniziale stato emotivo indifferenziato di eccitazione, mentre la seconda ammette la presenza di alcune emozioni primarie differenziate già nell‘età neonatale. All’inizio vi è un periodo in cui gli infanti sono relativamente invulnerabili alla stimolazione esterna a causa di meccanismi innati di protezione. Secondo il secondo principio emozioni antagoniste inducono comportamenti opposti. Secondo il terzo principio i circuiti nervosi che controllano l’espressione motoria delle emozioni sono in qualche modo precablati e diventano sempre più permeabili man mano che vengono sollecitati. Secondo le teorie funzionaliste le emozioni sono meccanismi utili al soddisfacimento degli interessi:le emozioni segnalano all’individuo che un evento è rilevante per qualcuno dei suoi interessi e sollecitano gli appropriati comportamenti con cui farvi fronte. L’approccio funzionalista è sicuramente debitore alle prime analisi di Darwin. L’universalità delle emozioni nelle civiltà umane e nel regno animale lo indusse a ipotizzare che si trattasse di processi adattivi favorenti la sopravvivenza sia dell’individuo che della specie. Per Darwin le emozioni avevano giocato un ruolo determinante nella sopravvivenza della specie, stimolando gli uomini a rispondere con sempre nuove strategie di adattamento alle difficoltà ambientali. Un ‘altra funzione importante delle emozioni è costituita dal loro valore di segnale: considerando la posizione del corpo, l’espressione facciale,la gestualità e la varietà e la specificità delle emozioni riflettono la flessibilità delle forme di adattamento all’ambiente. Così, per esempio, la paura determina l’allontanamento da un pericolo,la tristezza è un richiamo di aiuto e la felicità è una fase di recupero dopo il conseguimento della meta. Gli aggregati dell’emozione sono per eccellenza l’espressione e la risposta emotiva. Per espressione si intende il comportamento che indica la presenza dell’emozione ad un eventuale osservatore esterno. La risposta emotiva è di solito costituita da una sequenza di reazione che si modificano e si sviluppano nel tempo. L’espressione è connessa in modo intrinseco all’emozione. Vi è una considerevole quantità di dati sperimentali che mostrano come soggetti diversi siano concordi nell’attribuire ad una determinata immagine una certa emozione. Le emozioni quindi hanno una capacità rivelativa per tanto se si teme di mostrare i propri punti deboli in particolari occasioni è necessario tentare di nascondere l’espressione delle proprie emozioni.

Una certa espressione non costituisce tuttavia invariabilmente la manifestazione di una determinata emozione. E’ possibile dunque prendere in considerazione l’ipotesi che dalle emozioni ci si può difendere posponendo la reazione oppure trasformandone una nel contrario. Si può supporre che nelle diverse situazioni sociali intervengano norme che hanno la funzione di regolare e controllare l’attivazione emozionale e le sue espressioni. Tali norme sono in rapporto con le rappresentazioni sociali proprie di ogni culture e intervengono tanto nel definire il tipo di emozione considerato appropriato per ogni specifica situazione sociale quanto nel regolare l’espressione verbale e non verbale dell’emozione provata. La modalità di difesa deriva dall’attuazione di strategie di controllo delle emozioni che è “l’insieme delle strategie adottate dall’individuo per far corrispondere l’esperienza interna e la loro manifestazione esterna alle situazioni sociali e alle norme socioculturali che vi sono implicate”. Secondo Ekman esistono delle regole di esibizione culturalmente determinante e quindi apprese che consistono essenzialmente in quattro tecniche di controllo dell’espressione emotiva: intensificazione, deintensificazione , neutralizzazione, dissimulazione. L’emozioni sono un complesso stato d’animo e fisico e contengono un complesso stato mentale. Ci si può difendere da loro in quanto possono essere dolorose o sgradevoli,come la paura o la vergogna oppure perché non si sopporta la tensione implicata oppure perché è insopportabile l’idea di un cattivo giudizio degli altri. Nell’attenuazione della risposta emotiva sono implicati diversi processi,quali meccanismi inibitori,processi regolati da un risultato e azioni volontarie. Con meccanismi inibitori ci si intende riferire ai vari meccanismi automatici predisposti nell’organismo. L’asserzione articolata sul fatto che i movimenti espressivi sono in larga parte non appresi deriva da diversi tipi di dati empirici. Edward Wilson,alla metà degli anni novanta,definì la biofilia come “affiliazione emozionale innata dell’uomo agli altri esseri viventi”.Qualcosa di profondamente annidato nella nostra psiche che è diventata parte della nostra esistenza attraverso milioni di anni di evoluzione. Il concetto riferito all’universalità delle espressioni definisce che molte espressioni facciali son presenti in tutto il mondo, in ogni razza e cultura umana. A queste conclusioni era giunto anche Darwin e, a distanza di cento anni, anche Ekman e Oster, secondo i quali le espressioni facciali di rabbia, disgusto,felicità,tristezza,sorpresa,dispiacere e paura sono universali. Vi sono dunque delle ragioni convincenti per considerarle innate. Il secondo tipo di prove del carattere innato delle espressioni è “la presenza di queste ultime in soggetti che non hanno avuto la possibilità di apprenderle:bambini molto piccoli e ciechi o sordomuti dalla nascita”. Esistono differenze individuali costanti nella predisposizione a particolari emozioni ed anche alla reattività emotiva in sé. Fattori socioculturali possono ad esempio spiegare le differenze nella frequenza delle manifestazioni di rabbia e aggressività. Negli esseri umani il controllo emotivo tende a indebolirsi nel caso di eccitazione molto intensa,di perdita collettiva,di inibizioni e sotto l’influenza di sostanze tossiche. I fattori regolatori possono essere presenti nella situazione effettiva, possono derivare da esperienze precedenti oppure dall’interiorizzazione delle norme sociali. Il comportamento espressivo è retto dalle regole di esibizione del gruppo sociale o della cultura di appartenenza,che possono applicarsi a tutto il comportamento espressivo o a particolari emozioni o a situazioni emotive. Esistono processi regolatori che rafforzano le emozioni: “per esempio in certi gruppi la vendetta e l’odio ad essa sottostante sono obblighi sociali”. Infatti, è possibile precisare relativamente a questo,che la lettura delle emozioni come costruzione sociale si sviluppa in antropologia essenzialmente a partire dagli anni Settanta. In questi lavori, le emozioni sono interpretate come modelli di esperienza acquisiti, costituiti da prescrizioni e

apprendimenti socioculturali, storicamente situati e strutturati sulla base del sistema di credenze, dell’ordine morale, delle norme sociali e del linguaggio, propri di una particolare comunità. Le funzioni sociali delle emozioni sono la regolamentazione di un comportamento socialmente indesiderabile, la promozione di atteggiamenti che riflettono e garantiscono le pratiche religiose,politiche,morali,estetiche e sociali di una società. Per i sociologi l’emozione non è un fenomeno meramente biologico o psicologico: tanto le origini quanto le conseguenze delle emozioni hanno un importante componente sociale. Sia le ricerche condotte a livello micro che macro hanno indicato che le esperienze emozionali sono significativamente influenzate da fattori sociali. Gli studi condotti a livello macro dimostrano che la distribuzione di emozioni specifiche varia da un gruppo sociale all’altro, mentre gli studi condotti a livello micro indicano che l‘esperienza è l’espressione dell’emozione,come pure i tentativi di controllarla sono fenomeni influenzati dalla socializzazione e dai fattori situazionali prevalenti. Le emozioni sono da considerarsi fenomeni sociali per due ordini di ragioni: nella maggior parte delle occasioni in cui si provano emozioni “gli altri” sono presenti, fisicamente o come rappresentazioni mentali, e l‘emozione rappresenta momenti essenziali delle nostre intenzioni sociali; le norme culturali dell’ambiente sociale in cui si vive sicuramente influiscono sulle manifestazioni delle emozioni;in più,”dati recenti emersi dai raffronti compiuti su culture molto diverse suggeriscono la possibilità che la cultura, modificando gli stili di vita,la gerarchia dei valori personali e sociali,possa produrre modificazioni sostanziali sulla qualità delle emozioni,sulla loro frequenza e intensità,sulle occasioni capaci di stimolarle”. Si può estendere una distinzione fra “emozioni basiche” ed “emozioni complesse” o “emozioni cognitive complesse”, quadro che Griffiths (2003, 2004) ulteriormente complica designando come emozioni “machiavelliche” quelle in cui prevale una condizione che fa riferimento alla possibile rilevanza sociale e ambientale dell’investimento emozionale stesso. Le emozioni di base, secondo alcuni addirittura enumerabili ed enunciabili in un succinto elenco, sarebbero fondate su un corredo, assai antico da un punto di vista evolutivo, di meccanismi stimolo/risposta, schemi stereotipi di risposta fisiologica e comportamentale, fondati in ben precisi “moduli mentali” relativamente indipendenti fra loro (ed ecco qui gli esiti della psicologia evoluzionistica d’impostazione sociobiologica). Le emozioni di base risulterebbero in certo modo omologhe ma da intendere semplicemente come “filogeneticamente apparentate”, almeno in alcune delle differenti forme di vita sino all’uomo moderno. Le emozioni cognitive complesse sarebbero invece in misura notevole affrancate da simili meccanismi fisiologico - comportamentali stabiliti, risulterebbero peculiari dell’essere umano e in tal senso “non-omologhe” né alle forme basiche delle emozioni, né comunque ad altre manifestazioni presenti in forme ancestrali. Muovendo da simili basi descrittive si arriva facilmente e forse fatalmente ad argomentare in favore di forme differenti di relazione fra i due tipi di emozioni, ora sottolineandone le condizioni contestuali (ambientali - sociali) e interpersonali, come appunto avviene nella teorizzazione di una “condizione machiavellica” che potrebbe risultare eventualmente trasversale ai due tipi di emozioni (è quel che fa in alcuni suoi studi più recenti Paul Griffiths), ora argomentando per una sostanziale continuità evolutiva fra emozioni di base ed emozioni complesse, sia mettendo in rilievo il permanere nelle emozioni complesse di componenti fisiologiche e corporee strutturalmente decisive, sia ipotizzando un percorso in cui l’encefalizzazione che ha luogo nella linea evolutiva umana comporterebbe la progressiva migrazione verso regioni cerebrali “superiori” di funzioni prima svolte da strutture cerebrali (e moduli mentali) più primitive. Deve essere utilizzata questa

classificazione come una sorta di “grado zero”, da cui il discorso di una morfologia estetica evoluzionistica prenderà le distanze per poter configurare il proprio stesso spazio operativo. Rispetto a questo modello di articolazione è in atto tuttavia un profondo ripensamento metodologico nella teoria dell’evoluzione, che conduce a superare il modello della “genetica della popolazione”, non accontentandosi cioè della progressiva e graduale accumulazione di modifiche quantitative nella presenza di determinate varianti (alleliche); esiste piuttosto la possibilità di far valere il riferimento a elementi di differenziazione qualitativa, vale a dire il riferimento a vincoli formali, legati ad esempio ai processi di sviluppo dell’organismo e al loro modo di funzionare. In altri termini ciò che si aggiunge è il riferimento a una concezione qualitativamente connotata dello “spazio morfologico” delle forme viventi e delle loro interazioni, inclusi ovviamente i comportamenti espressivi. In conclusione,le emozioni sono vitali per il nostro sviluppo. Esse creano un’intera struttura di pensiero, l’intelligenza emotiva può formare veri e propri modelli di comportamento in grado di definire il modo di agire di una persona. Il potere delle emozioni in quanto generatrici di cambiamento, dato che incidono direttamente sul comportamento e sul pensiero, inoltre giocano un ruolo fondamentale nella formazione della personalità. Appare chiaro in ultima analisi che reprimere le emozioni è un segno molto negativo per la nostra salute mentale. In questo caso, trasformeremo il nostro intelletto in modo artificiale, basandoci su imposizioni e non su necessità naturali.

Bibliografia Bear F. M.,Connor W.Barry, Paradiso A.M., Neuroscienze Esplorando il cervello,Milano,Edra,4 ed.(2017). Cattarinussi B., Sentimenti,passioni,emozioni Le radici del comportamento sociale, Milano, FrancoAngeli,2 ed.(2006). Desideri F.Mazzocut-Miss M.,Aestehetics dell’estetico,Firenze,vol 11,no 2(2018).

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