Lez 15 Carlo Cassola Un cuore arido PDF

Title Lez 15 Carlo Cassola Un cuore arido
Author Carmelo Brugaletta
Course Letteratura italiana
Institution Università Telematica Internazionale UniNettuno
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UN CUORE ARIDO – Carlo Cassola (1961) Cassola nasce a Roma nel 1917 ma fin dall’adolescenza sceglie la Maremma toscana come suo ambiente privilegiato, tra mare e collina. Partigiano nella Resistenza, nel dopoguerra si impegna in un’intensa attività politica nel Partito Socialista. Si dedica alla letteratura alternado la professione di professore di filosofia al liceo di Grosseto fino al1962. dopo quella data la narrativa e la letteratura lo impegna totalmente; si impegna come antimilitarista, pacifista ed ecologista ma al di fuori di qualsiasi gruppo ufficiale. Paralizzato da una grave malattia muore a Montecarlo di Lucca nel 1987. Toscano solitario per libera scelta, dedica la sua vita tra racconti, romanzi e impegno civile. Non fu un lirico ma l’Ermetismo fu per lui una scuola per giungere all’Esistenziale cioè ai valori intimi e profondi dell’esistenza attraverso l’essenziale (in poesia troviamo lo stile essenziale nelle poesie di Ungaretti e Montale). Lo scrittore preferito da Cassola era il James Yojce dell’età giovanile, de I racconti di Dublino che racconta la vita quotidiana di umiliati e offesi dall’esistenza, che cercano riparo nelle illusioni e nell’amore, in quel poco che la vita ha messo loro a disposizione. Nell’ottica di questo scrittore straniero Cassola scrive le prime sue pagine de La vita alla periferia, siamo alla fine degli anni ’30, dove rivaluta un concetto fondamentale: “il sentimento di un personaggio vale quanto il suo vestito”  cioè lo scrittore deve avere la capacità di evidenziare gli aspetti esterni del reale (appunto ciò che appare, i vestiti) come gli aspetti interiori dell’anima, della mente, del cuore, tutto allo stesso modo, con lo stesso riserbo e con la stessa sobrietà. Nel 1950 scrive il racconto lungo, o romanzo breve, considerato il suo capolavoro Il taglio del Bosco. È la storia pacata e dolorosa di un uomo diventato vedovo, che vive a Massa Marittima e che segue con occhio dolente il lavoro dei carbonari, dei boscaioli che si applicano a disboscare i terreni incolti della collina che degrada verso il mare. È un uomo chiuso nel dolore che cerca di trovare una sua misura di pace specchiandosi nel lavoro umile di quella piccola collettività di montanari. Come partigiano militante nella Resistenza, Cassola sente il dovere e il bisogno di comunicare la Resistenza e per 15 anni circa, dal 1945 al 1960, sente la necessità di testimoniare queste esperienze proprio come fu anche per altri scrittori che vissero lo stesso momento storico. Nasce quindi il romanzo La ragazza di Bube. Bube è il nomignolo affettuoso di un partigiano comunista tornato dalla montagna a guerra finita e che ancora si pensa come un vendicatore, non riesce a negare i delitti che ha commesso durante la guerra e che si chiude nei propri problemi e nella dura vita di funzionario di partito in provincia, alla periferia dei centri decisionali. Eppure, anche se imprigionato, la donna che ama non verrà meno alla sua fedeltà e questo è il solo legame saldo che ha trovato. Mara e Bube sopravvivono e sono ripagati nella loro solidarietà d’amore. Intorno al 1960 Cassola torna ai principi della poetica letteraria dei suoi primi racconti, torna a scrivere dei ritmi spogli dell’esistenza con il romanzo Un cuore arido, dove aridità sta per negazione dell’empito dei sentimenti. Il romanzo racconta di Anna, una ragazza di 18 anni, orfana, appartenente alla piccola borghesia di Marina di Cecina che vive un’esistenza grigia e piatta con la sorella Bice. Le vacanze sono finite; Enrico è un innamorato non corrisposto; fa una vita ritirata e non ama passeggiare per il paese. Durante una festa Anna conosce un militare di leva, Mario (fidanzato segreto della sorella): è subito attrazione, lo vede e lo frequenta all’insaputa della sorella ed inizia così un focoso rapporto amoroso, protetti anche, 1

nei loro incontri, dalla pineta di Marina di Cecina. Mario deve partire e Anna non soffre per questo distacco e lo dimentica facilmente. Durante un’altra festa conosce Marcello, figlio di un negoziante del luogo, e accetta di frequentarlo raggiungendolo anche nel suo appartamento. Ma nemmeno questa volta Anna riesce ad amare veramente. Ecco, questa è l’aridità, Anna non ha coinvolgimento di sentimento, non riesce a comunicare il suo amore, è un’aridità di parola oltre che di sentimento. Bice sposa Enrico e condurrà una vita banale all’insegna della normalità. Anna verrà criticata, come spesso avviene nelle piccole comunità; un giorno rischia addirittura di venire violentata da un mezzadro, padre di una sua amica. Tutto congiura ed alla fine la solitudine la chiude. Riceve da Mario una lettera affettuosa e appassionata, dove le chiede di raggiungerlo: lei rifiuta perché non sarebbe una cosa corretta, lei lo ha tradito concedendosi a Marcello, non ha saputo aspettarlo. Anna vive in solitudine, senza rimpianti: aspetta ancora che il destino le insegni ad amare, a comunicare questo sentimento agli altri. Si tratta di una storia estremamente dimessa, monotona, con eterni ritorni su se stessi con deliberata ciclicità; è una storia al negativo, non è una storia di apprendistato amoroso, di educazione sentimentale, ma è una storia di apprendistato al disamore: ad Anna non mancano le avventure ma ciononostante non riesce a raggiungere mai la maturità di una coscienza affettiva né mai riesce a trasmettere i propri affetti ad altri e da questi riceverli. Sono micro fallimenti che prendono molto il lettore che vorrebbe scuotere questi personaggi, buttarli nella mischia, ma questi personaggi sono di un’estraneità che è attanagliante. Cassola pensa che la vita sia davvero un flusso indistinto di piccoli gesti, di piccole azioni, di piccoli avvenimenti che si susseguono giorno dopo giorno e che non deve far altro che ricostruire questo flusso. Cassola e Canconi  definizione della rappresentazione letteraria  SUBLIMINALE sotto la soglia della coscienza pratica oggetto spogliato di ogni suo attributo etico,psicologico nudo fatto dell’esistere Il romanzo è quindi il tentativo di raccogliere ciò che passa sotto la coscienza pratica, lucida e razionale, cioè di quella parte di coscienza di cui l’individuo non riesce a rendersi conto e che non riesce a razionalizzare, non riesce a percepire quello che sta facendo. Non siamo negli strati del subconscio di Freud ma siamo a un livello psicologico ordinario. Su questa tematica del “sotto il livello di coscienza”, Cassola lavora con una ostinazione accanita; l’estrema coerenza di questo narratore volutamente dimesso e spoglio. Bassani lo affiancò a Giorgio Morandi, il pittore del ‘900 che per tutta la vita fece sempre lo stesso quadro: una natura morta con una bottiglia, un piatto, qualche raro frutto sul tavolo spoglio. Citati lo paragona a Mondrian, maestro di astrattismo che dispone piccoli quadrati e piccoli rettangoli su una tela rigorosamente vuota. Importante, in una scrittura così rigorosa, lo stile che riesce a raggiungere il “grado zero della scrittura” cioè il tentativo di fare uno stile così neutro, pacato, oggettuale che qualunque tentativo di dargli colore sarebbe stato inutile e controproducente. BASTA UNA CONCHIGLIA PER SENTIRE IL RUMORE DEL MARE Non è necessario un dispiegamento eccessivo per giungere al magistero della propria scrittura anzi, al contrario, occorre spogliare lo stile di tutti i possibili orpelli perché in questo modo potranno restituire il sentimento del vivere, quelle emozioni autosufficienti che non hanno bisogno di particolari tocchi di colore da parte dello scrittore per affiorare sulle pagine. I personaggi di Cassola vivono gli uni senza la necessità dell’altro, chiusi come piccoli universi nel medesimo immutabile mondo. 2

Anna, alla chiusura del romanzo, fa, tutta sola e abbandonata da tutti ma non per questo triste e depressa, alcune considerazioni e sembra che sia Cassola che parli per bocca sua. Il levar del sole che riscalda gli animi svela al mondo la sua bellezza, quotidianità reale contro qualcosa di inafferrabile e segreto come il levar del sole. Cogliere quello che di segreto e di inafferrabile ha la vita, questo è poi il fine di Cassola, quello che noi non percepiamo perché sta sotto la soglia della nostra esistenza. Afferrare il senso della vita vera, quel qualcosa di inafferrabile che sta nella vita vera: questo è il compito dello scrittore per Cassola. Il rimprovero mosso a Cassola dal Gruppo 63, giovani scrittori intellettuali, registi della neo avanguardia come Sanguineti, Eco, Balestrini, fu il fatto che questo tipo di manovra è destinata ad avvolgersi su se stessa e ne fecero icona e bersaglio dell’opposizione; lo definirono ironicamente la Liala del XX secolo . Riferimento improprio e qualcuno, in tempi più recenti, fece atto di ammenda: rileggendo mi sono accorto che era uno scrittore almeno altrettanto sperimentale, irrequieto e innovativo di quanto lo eravamo noi allora . I corsi e ricorsi della critica.

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