Lezione 9 - appunti di economia applicata PDF

Title Lezione 9 - appunti di economia applicata
Author Lilli Bau
Course Economia applicata
Institution Università Telematica Pegaso
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appunti di economia applicata...


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Lezione n. 9: Il sistema patrimoniale nella sue varianti classica e corrente Il sistema patrimoniale classico:

Solo con Besta, fine Ottocento, nasce il vero “sistema”, poi chiamato “patrimoniale classico”

Il vero e proprio passaggio da un patrimonialismo implicito a uno esplicito lo si deve in Italia all’opera di Fabio Besta (1845-1921). La sua opera monumentale di Ragioneria generale (pubblicata postuma nel 1922, “La Ragioneria”, in tre volumi) costituisce ancora la base della moderna disciplina, riconoscibile nei suoi tratti essenziali. Sebbene il suo contributo sia stato prevalente in Italia, la svolta impressa da questo autore ha avuto seguito in altri paesi, specie di ceppo latino, tra i quali il Brasile. Il vero e proprio “sistema” nasce con lui perché solo con Besta i conti sono distinti nettamente in una serie originaria e in una serie derivata. In realtà egli considerava il suo come l’unico sistema contabile possibile, e per questa ragione lo chiamava semplicemente il “sistema della partita doppia”. La storiografia successiva lo ha definito il sistema “patrimoniale”, per distinguerlo da quello “reddituale” piú recente, e lo ha definito “classico” per distinguerlo da varianti patrimoniali piú recenti. Nel sistema del patrimonio è importante calcolare il patrimonio netto iniziale e finale e poi si determina il reddito per “differenza” tra queste due grandezze; in assenza di “modificazioni dirette”1: R = Kn – Kn-1

Le due serie di conti nel sistema patrimoniale

In questo senso è importante seguire “passo passo” tutte le variazioni di valore delle singole attività e delle singole passività, dalla cui somma algebrica risulta il capitale di funzionamento, è importante seguirle anche in quelle variazioni di valore che non comportano alcuna transazione con l’esterno (trasformazioni fisicotecniche interne all’azienda, rivalutazioni e svalutazioni, consumi e obsolescenza, etc.). Ed è per questa ragione che nel sistema del patrimonio la I serie di conti, che rileva l’aspetto originario dei fenomeni amministrativi, è accesa a tutte le attività e tutte le passività del patrimonio mentre la II, che rileva l’aspetto derivato o causale, è accesa ai soli conti del netto. Nella sua formulazione originaria o classica non c’è alcuna distinzione tra la zona finanziaria e la zona economica del patrimonio: sono entrambi valori originari, appartenenti al “patrimonio lordo” dell’azienda. La serie derivata è invece quella del “patrimonio netto”. In realtà neanche in questa serie c’è una netta distinzione tra conti di capitale e conti di reddito in quanto il reddito altro non è, in una concezione patrimonialista, se non una variazione di capitale. La sua maggiore diffusione rispetto al sistema del reddito è legata alla maggiore semplicità dello stesso ed alla percezione, apparentemente ovvia, che “ogni bene ha un suo valore” e che il valore dell’azienda non potrà che essere la somma del valore di tutti i beni che la compongono. Per questa medesima ragione il sistema del patrimonio si presta meglio a considerare il reddito d’esercizio come la “ricomposizione” dei redditi dei singoli esercizi parziali o particolari in cui esso può essere scomposto. Può pertanto dirsi (anche se non è strettamente obbligatorio da un punto di vista logico) che le determinazioni di fondi e di flussi in una logica patrimonialista sono derivate dalle

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Le quali, peraltro, non complicherebbero piú di tanto la formula in quanto basterebbe depurarla delle medesime.

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Caratteri generali del sistema patrimoniale e in particolare della variante “classica”

eguaglianze di generale bilanciamento analitico (la [C] e la [D]) piuttosto che non da quelle da bilanciamento sintetico. In astratto si può, infatti, scomporre l’amministrazione aziendale fino al singolo bene, il quale, con i suoi proventi ed oneri, determinerà un margine che, sommato a quelli di tutti gli altri, andrà a costituire il reddito d’esercizio. Cosí è, ad esempio, per gli ammortamenti dei beni pluriennali (sopravvissuti per ragioni pratiche anche nel sistema del reddito). Essi non sono costi riferiti a “tutto” l’esercizio annuale d’impresa, bensí ad una sua “parte”, il singolo bene pluriennale visto come un esercizio particolare. Cosí pure, altre “sopravvivenze” patrimoniali nel sistema del reddito, sono gli utili e le perdite derivanti da conti di “gestione titoli” o da cambi etc., o, ancora, le plusvalenze e minusvalenze da alienazione di costi pluriennali o di titoli, tutti esprimenti margini da risultati particolari. Il sistema patrimoniale, dopo essere stato teorizzato per la prima volta, ha conosciuto alcune rielaborazioni o “varianti”. Quella studiata in prima approssimazione è quella originaria o “classica”. Nel sistema patrimoniale classico, in particolare, tutti i fatti amministrativi sono visti, finché possibile, come permutazioni della serie originaria. In pratica tutti i flussi di reddito saranno netti (nati cioè dalla contrapposizione di costi e ricavi relativi ad un determinato esercizio particolare) anche se non mancano quei flussi, che non potendosi contrapporre ad altri, resteranno lordi (variante cosiddetta “B” nelle vie di rappresentazione dei flussi). Famiglie di conti nel sistema patrimoniale classico:

I conti del sistema patrimoniale e l’analisi delle variazioni

Serie originaria: Conti accesi alle Attività e Passività (patrimonio lordo), dove le variazioni attive del patrimonio lordo vanno in “Dare” (aumenti di attività e diminuzioni di passività), mentre le variazioni passive di patrimonio lordo vanno in “Avere” Serie derivata: Conti accesi al Patrimonio netto, che funzionano a sezioni invertite rispetto ai precedenti, con le variazioni negative in “Dare” (diminuzioni di capitale, costi e perdite) e le variazioni positive in “Avere” (aumenti di capitale, ricavi e profitti) Le variazioni della serie originaria sono dette “Variazioni Patrimoniali”. Le variazioni della serie derivata sono dette “Variazioni Economiche”. I conti “reddituali” non sono autonomi da quelli del Netto: sono solo variazioni di Netto. Essi possono essere lordi (costi e ricavi), ma più spesso sono netti (perdite e profitti). In questo secondo caso i relativi conti sono “bifase” (cioè utilizzati da entrambe le sezioni).

Le scritture tipiche nel ciclo operativo

Vediamo nel seguito, anche qui prescindendo dalla normativa fiscale (ad esempio l’IVA), previdenziale e varia, le rilevazioni fondamentali con questo sistema, nel ciclo di trasformazione delle risorse di un’azienda industriale: Acquisto e pagamento di materie prime: Materie Prime (+ P) Fornitori (+ P)

a a

Fornitori (- P) Banca c/c (- P)

Come si vede, anche in questo caso l’acquisto di merce dà luogo ad una semplice permutazione patrimoniale: aumentano simultaneamente le attività (il magazzino) e 83

le passività (i debiti verso fornitori). Il pagamento è un’altra permutazione, in cui al contrario diminuiscono i debiti e simultaneamente diminuisce la cassa o la banca. Anzi, rispetto al sistema anglosassone, la permutazione è ancora piú evidente, in quanto i conti appartengono tutti alla medesima serie a simboleggiare che la ricchezza netta non è influenzata dai processi di acquisto. Acquisto e pagamento di impianti: Impianti (+ P) Fornitori (+ P)

a a

Fornitori (- P) Banca c/c (- P)

Questo tipo di rilevazione è perfettamente identica alla precedente. Anche qui non c’è alcuna differenza tra l’acquisto di attività correnti, come le materie di consumo o prime, e quelle non correnti, come gli impianti o altri beni a fecondità ripetuta. Questi e quelli non agiscono immediatamente sulla variazione del netto, e quindi sui risultati economici. Acquisto di servizi: Servizi (- E) Fornitori (+ P)

a a

Fornitori (- P) Banca c/c (-P)

L’acquisto di servizi, invece, presenta ancora una volta una differenza sostanziale. Siccome il servizio si consuma immediatamente quando è consumato, o comunque in genere entro l’esercizio, non viene rilevato come un’attività patrimoniale, ma direttamente come una diminuzione di netto. Siamo quindi in presenza di un “fatto modificativo” e non “permutativo”. I pagamenti (e gli incassi) sono invece tutti permutativi, cioè neutrali dal punto di vista economicopatrimoniale, risolvendosi unicamente in una trasformaione qualitativa e non quantitativa del proprio patrimonio. Liquidazione e pagamento stipendi: Salari e stipendi (- E)

a

Person. c/retribuz. (+ P) a

Personale c/retribuzione (- P) Banca c/c (- P)

La rilevazione degli stipendi quale “acquisto” di un bene immateriale, è trattata come l’acquisto di servizi, rilevata quindi come un variazione negativa di netto (naturalmente solo nella liquidazione, mentre per il pagamento vale la considerazione di neutralità di cui si è detto sopra. A differenza del sistema anglosassone non c’è “incorporazione di costi”, e quindi tutti i costi per manodopera e servizi sono indistintamente variazioni negative di Netto. Trasformazione delle materie prime in prodotti finiti: Prodotti finiti (+ P)

a

diversi Materie prime (- P) Profitto su produzione (+ E)

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La trasformazione dà luogo ad un fatto “misto”, parzialmente permutativo e parzialmente modificativo. Il valore dei prodotti finiti può essere stimato in vario modo, non necessariamente con il “costo incorporato”. In ogni caso esso incorporerà non solo il valore dei beni fisici che vengono a cessare, come le materie prime, ma anche un margine di profitto. Questo rappresenterà una variazione reale della ricchezza netta dell’azienda e dovrà quindi essere separatamente valutata. Vendita e incasso prodotti finiti: Clienti (+ P)

a

diversi Prodotti finiti (- P) Profitto su vendite (+ E)

Banca c/c (+ P)

a

Clienti (- P)

Anche qui, finché possibile, si preferiscono le variazioni nette (profitti o perdite) a quelle lorde (ricavi e costi) che restano residuali. La vendita è quindi pure un fatto misto, nella misura in cui il profitto “realizzato”, supera quello già stimato prudenzialmente nel momento della produzione. Come al solito, la gestione finanziaria (l’incasso), dà luogo unicamente ad una permutazione patrimoniale. Da questo modo di registrare le variazioni del netto nasce un conto economico detto “a margini lordi”, molto sintetico, perché indica solo componenti netti di reddito (“lordi” rispetto all’utile o perdita d’esercizio) e articolato in tanti esercizi particolari: La configurazione di conto economico “a margini lordi”

Perdita 1 Perdita 2 … Costi generali (Utile d’esercizio)

Profitto 1 Profitto 2 … Ricavi generali (Perdita d’esercizio)

Il sistema patrimoniale corrente:

La variante “corrente” del sistema patrimoniale

Il sistema patrimoniale classico subí una sfida concettuale molto forte alla formulazione del sistema del reddito (1920-29). Anche se molte imprese italiane continuarono a redigere il conto “profitti e perdite” (conto economico) con il sistema patrimoniale classico finché fu possibile (fino al bilancio del 1974), sembrava che il sistema del reddito andasse in declino. Rispetto a questo un grande autore di Ragioneria del Novecento ne propose una variante, detta “corrente”, tratta direttamente dalla tradizione contabile tedesca, e in particolare dalle dottrine dello Schmalenbach. Il bilancio secondo il codice civile in vigore dal 1993 (e anche quello dopo la riforma dal 2016 tutto sommato) è ancora largamente ispirato a questo sistema. Nella variante corrente, la principale differenza rispetto al “classico” è che ogni fatto amministrativo è, finché possibile, fatto modificativo e quindi le variazioni del patrimonio sono sempre lorde (variante “A” nelle vie di rappresentazione dei flussi), un po’ come nel sistema del reddito e come in questo sempre riferite all’esercizio nel suo complesso e non agli esercizi particolari. I proventi ed oneri lordi sono quindi in sostanza i ricavi ed i costi (e non i profitti e le perdite come sopra) e sono di tre tipi: 85

Tre tipi di conti reddituali

Due “semplificazioni”: la neutralizzazione e l’inventario intermittente

Le scritture tipiche nel ciclo operativo

1. finanziari, se relativi ad aumento o diminuzione di patrimonio numerario/finanziario (come quelli del sistema del reddito); 2. in natura, se relativi ad aumento o diminuzione di patrimonio economico (ad esempio, merci che entrano e che escono); 3. da rivalutazione/svalutazione per aumento o diminuzione di valore di beni appartenenti al patrimonio aziendale (per inciso, le immobilizzazioni non saranno costi pluriennali da “ammortizzare” ma attività patrimoniali soggette a progressiva svalutazione nel tempo). Il sistema poi ammette alcune semplificazioni. Per esempio, i beni a fecondità ripetuta quando acquisiti vedono neutralizzare fra di loro il costo finanziario ed il ricavo in natura perché, trattandosi di costi e ricavi pluriennali, questi gonfierebbero inutilmente il conto economico dell’azienda. Questo processo, detto neutralizzazione, fa degenerare in questo caso il sistema patrimoniale corrente nel sistema classico. Altra semplificazione, pensata per gli acquisti di servizi, ma “tollerata” anche per i beni, è quella del c.d. inventario intermittente, in cui i costi e ricavi in natura, anziché essere rilevati ogni giorno si rilevano solo a fine d’anno. Per esempio, con riferimento ai servizi per lavoro dipendente, non si registra a inizio mese il ricavo in natura per la disponibilità acquisita all’azienda del lavoro di tutto il mese e poi non si abbatte giorno per giorno un piccolo costo in natura per il lavoro eseguito, ma ci si limita solo a rilevare il costo finanziario a fine mese per gli stipendi liquidati. Cosí con i fitti, gli interessi, etc. In pratica, con l’inventario intermittente, il sistema patrimoniale corrente degenera nel sistema del reddito rilevando solo i costi ed i ricavi finanziari, limitandosi, a fine esercizio, a rilevare extracontabilmente i “crediti di servizi” (risconti attivi) ed i “debiti di servizi” (risconti passivi). Se la stessa procedura, per brevità, è estesa ai beni, con la rilevazione solo a fine anno delle giacenze di magazzino, il sistema coincide quasi, almeno per i beni a fecondità semplice, con il sistema del reddito. Si può affermare che il sistema patrimoniale corrente è perciò il piú generale di tutti. Infatti un sistema corrente che operasse “sempre” la neutralizzazione coinciderebbe con un sistema classico e un sistema corrente che operasse “sempre” con inventario intermittente coinciderebbe, nei limiti appena detti, con un sistema del reddito. Vediamo nel seguito, anche qui prescindendo dalla normativa fiscale (ad esempio l’IVA), previdenziale e varia, le rilevazioni fondamentali con questo sistema, nel ciclo di trasformazione delle risorse di un’azienda industriale: Acquisto e pagamento di materie prime: [Materie Prime (+ P) a Mat. prime c/acq. ( E) a Fornitori (+ P) a

Materie prime c/carichi (+ E)] Fornitori (- P) Banca c/c (- P)

Il fatto amministrativo, pur di non dare variazioni nette, è distinto in due (togliendo il pagamento finale che, al solito, è solo una permutazione patrimoniale). Nel primo è visto il “ricavo in natura” per il fatto che sono aumentate le risorse fisiche, cioè le materie prime. Nel secondo è visto il “costo finanziario”, dovuto 86

Le scritture tipiche nel ciclo operativo

all’aumento di una passività finanziaria: il debito verso fornitori. La scrittura tra parentesi quadri è omessa quando si adotta l’inventario “intermittente”. In questo caso la variazione di materie prime sarà misurata tutta alla fine dell’esercizio e non con continuità durante l’anno. Acquisto e pagamento di impianti: Impianti (+ P) Fornitori (+ P)

a a

Fornitori (- P) Banca c/c (- P)

Si noti come questa scrittura sia diversa dalla precedente e identica a quella del sistema patrimoniale classico. La ragione va cercata nel fatto che, in presenza di costi per acquisto di beni a fecondità ripetuta, opera il fenomeno della “neutralizzazione”, con il quale si elidono a vicenda un ipotetico ricavo in natura (Impianti c/carichi) e un ipotetico costo finanziario (Impianti c/acquisti). Perché il sistema patrimoniale corrente suggerisce questa neutralizzazione? La ragione va cercata nel non gonfiare inutilmente il conto economico di costi e ricavi che poi si dovrebbero in gran parte stornare dallo stesso. I pagamenti sono le consuete permutazioni patrimoniali. Acquisto di servizi: Servizi (- E) Fornitori (+ P)

a a

Fornitori (- P) Banca c/c (-P)

Anche qui non ci sono differenze con il sistema patrimoniale classico. Mentre per il pagamento ciò è banale, per l’acquisto ci si può chiedere perché non si registra il ricavo in natura per l’acquisto di un bene immateriale (Servizi da ricevere a Servizi c/carichi). In altre parole ci si può chiedere perché si sta operando in “inventario intermittente. In via teorica il De Dominicis non esclude la rilevazione a inventario permanente. In tal modo, alla stipula del contratto, si dovrebbe registrare il ricavo in natura per i servizi, e poi, giorno per giorno, abbatterlo con un costo in natura man mano che il servizio è consumato. L’irrilevanza di tale procedimento per la determinazione del risultato d’esercizio consiglia tuttavia di limitarsi a considerare solo il costo finanziario. Liquidazione e pagamento stipendi: Salari e stipendi (- E)

a

Person. c/retribuz. (+ P) a

Personale c/retribuzione (- P) Banca c/c (- P)

Come sempre l’acquisto e pagamento di manodopera coincide con quello dell’acquisto e pagamento di servizi, stante l’immaterialità del “bene” acquistato. Anche qui, quindi, opererà in linea di principio l’inventario intermittente. In via teorica, si potrebbe ogni mese rilevare la disponibilità di lavoro come ricavo in natura, e poi abbatterlo giorno dopo giorno man mano che tale disponibilità viene consumata.

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Trasformazione delle materie prime in prodotti finiti: [Prodotti finiti (+ P) a [Mat.pr. c/scarichi ( E) a

Prodotti finiti c/carichi (+ E)] Materie prime (- P)]

Entrambe le scritture sono tra parentesi quadre, perché sarebbero assenti in caso di “inventario intermittente”. Infatti, nei fatti di gestione interna non ci sono variazioni della zona finanziaria del patrimonio, ma solo variazioni in natura. Nel caso di specie si registrano due variazioni lorde in natura: un costo, per la diminuzione delle materie prime, un ricavo, per l’aumento dei prodotti finiti. Vendita e incasso prodotti finiti: Clienti (+ P) a [Prod.fin. c/scarichi ( E)a

Prodotti finiti c/vendite (+ E) Prodotti finiti (- P)]

Banca c/c (+ P)

Clienti (- P)

a

La rilevazione della vendita è perfettamente speculare a quella dell’acquisto (l’incasso è la solita semplice permutazione patrimoniale). In inventario permanente distinguiamo il ricavo finanziario per l’aumento del credito verso i clienti, dal costo in natura per la “perdita” dei prodotti finiti venduti. In inventario intermittente le variazioni in natura per semplicità non sono rilevate e rinviate alla fine dell’esercizio. Da questo modo di registrare le variazioni del netto nasce un conto economico detto “a ricavi e costo della produzione ottenuta” la cui struttura è ben riconoscibile in quella vigente oggi in Italia: Configurazione di conto economico “a ricavi e costi della produzione ottenuta”

Valore della produzione venduta (ricavi finanziari) + Produzione ottenuta ma non venduta (ricavi in natura) = Valore della produzione ottenuta Acquisti di beni e servizi (costi finanziari) + Consumi (costi in natura) e Svalutazioni = Costi della produzione = Reddito operativo  altri ricavi e proventi, costi e altri oneri - oneri finanziari = Reddito lordo - Imposte ...


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