lezione su Stilnovo e Divina commedia PDF

Title lezione su Stilnovo e Divina commedia
Author Giovanna Delvecchio
Course Lettere moderne
Institution Università degli Studi di Bari Aldo Moro
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lezione di letteratura italiana uno di Vitelli completa...


Description

Lett. Italiana 15e23e28.05 LE LINGUE NEOLATINE Per lingue neolatine, intendiamo alcune lingue che hanno a che fare con il latino, cioè che hanno un legame, che continuano il latinoevoluzione nel tempo; con questo concetto della continuazione, introduciamo il concetto della dinamicità del fatto linguistico, ciò significa che la lingua cambia in ragione di molteplici fattoridobbiamo rifarci alla caduta dell’impero romano d’occidente (476 a.c.), prima della quale c’era l’unità politica dell’impero, unità giuridica-legislativa, unità linguistica, ma è evidente che nel momento in cui l’impero si è frantumato, si è frantumata anche l’unità, cominciando a venir fuori gli elementi del particolare sia dal punto di vista politico (regni romano-barbarici) ma anche linguistico. La continuazione si riferisce al latino parlato, cioè significa che esistono diverse varietà linguistiche (varietà letteraria e varietà parlata). Le lingue neolatine derivano dalla varietà parlata, perché la lingua scritta ha una natura conservatrice, che rimaneva nei testi scritti, mentre quella parlata risulta più dinamica e quindi più facilmente mutevole, anche in base alle classi sociali che la parlano e dai luoghi: le popolazioni che costituivano l’impero romano erano svariate, andavano dai rumeni, ai francesi e il latino andando a contatto con le varie popolazioni conquistate volta per volta, dava origine a un latino con più sfumature, lingue locali. Inoltre, nell’evoluzione, si verifica la caduta delle vocali postoniche, cioè che le vocali che si trovano dopo la sillaba accentata, cadono es. dominadomna; si verifica poi l’assimilazione delle consonati es. domnadonna. STILNOVO ED IL RAGIONAR D’AMORE Gli stilnovisti ragionano d’amore. Dante quando invita gli amici, nominandoli stabilisce una cerchia ristretta di persone con cui ci si intende, ragionando d’amore , applicando alla poesia la filosofia. Guido1, io vorrei che tu, Lapo ed Io fossimo presi da incantamento2 Siamo fuori dai canoni dell’amore cortese e d’altra parte questo svilupparsi della poesia anche nel periodo comunale, nel quale si afferma la borghesia che diventa protagonista del cambiamento, si va sviluppando una concezione individualistica, in poesia l’effetto che si crea è diverso da quello della civiltà provenzale, per cui anche il poeta assume forma individuale e fa valere la propria identità, avanzando una concezione più moderna della poesia. Lo spirito di gruppo, è un altro segnale del cambiamento, perché questi poeti stilnovistici vivono di un diverso ambiente storico economico sociale, infatti dopo il mille si sviluppa la libera civiltà comunale che andava oltre il feudo dove prevaleva la volontà del signore. L’omogeneità del nuovo spirito di gruppo è diverso da quello unitario della cultura provenzale-feudale, infatti la corte era limitata, chiusa, costringendo ad un unità di pensiero, di idee, ora invece l’aggregazione si fonda sulla libera iniziativa individuale, quindi i poeti decidono arbitrariamente di mettersi nello stesso gruppo. (Canti di Cacciaguida in cui Dante omaggia il suo trisavolo, elogiando il tempo in cui Cacciaguida era vissuto, andando contro la borghesia, infatti Dante è definito un antiborghese, e contro la civiltà comunale, perché aveva un’ideologia conservatrice guardando al passato e non al futuro) Il nuovo valore che sostituisce lo spirito di corte, è l’amicizia che porta ad un’unità, omogeneità. Tuttavia questa unione era solo tra pochissimi, 3 o 4 persone, aristocratiche; questo spirito aristocratico non fa riferimento all’appartenenza di sangue nobile, ma è un’aristocrazia spirituale che poggia sui valori borghesi. 1

Guido: presuppone che ci sia un rapporto confidenziale, quindi il nuovo valore che è l’amicizia Fossimo presi per incantamento: isolamento del gruppo da tutti gli altri, perché non tutti sono in grado di ragionare d’amore

2

Il borghese si conquista lo spazio attraverso l’azione, il valore non è più ciò che viene attribuito per posizione sociale, ma è qualcosa invece che si conquista nel sociale attraverso la propria azione che porta ad una nobiltà d’animo, raffinatezza interiore. Questo aspetto da una spiccata caratteristica al Dante della Vita nova, che parla dei fedeli d’amore, cioè coloro che si riconoscono nella dittatura d’amore. I fedeli d’amore sono una congrega iniziatica aristocratica, di persone che si riconoscono nei medesimi valori, intesa che non riguarda solo i poeti ma anche tra poeti e pubblico a cui la poesia è rivolta. Chi deve fruire della poesia, deve avere certi requisiti, identici ai poeti, stabilendosi quindi una corrispondenza tra autore e pubblico. Guido Guinizzelli scrive: Al cor gentil, rempaira3 sempre amore facendo riferimento proprio a questo concetto di nobiltà d’animo, perché deve esserci una predisposizione particolare del soggetto per poter parlare d’amore. La sede naturale d’amore è il cuore gentile. La gentilezza è un requisito che non deriva da una posizione sociale, ma è collocata nel cuore di una persona nobile d’animo. Canto 26, Purgatorio, Divina Commedia: Dante incontra Guido Guinizzelli, tra i lussuriosi, cioè tra coloro che hanno esercitato un eccesso di appetiti sessuali. La gente che non vien con noi….. Dante definisce Guinizzelli come padre dello stilnovo e Guinizzelli a sua volta aveva definito Guittone come padre, questo significa che c’è una successione genealogica sulla credenza di questi valori. (riferimento canto 11) Canto 24, Purgatorio, Divina Commedia: Da questo canto è nata la ricostruzione storico poetica di Dante, lo stilnovo si differenzia dal modo di poetare dei siciliani e dei toscani: Dante incontra Bonagiunta Orbicciani (rimatore toscano, seguace di Guittone)che gli fa la profezia dell’esilio, essendo una persona amica gli dice che l’esilio sarà alleviato e gli chiede se è lui quel Dante che ha scritto le nuove rime “donne che avete intelletto d’amore” , non vuole sapere l’identità di Dante, ma perché Bonagiunta vuole spostare il discorso su una questione che gli stava a cuore (aspetto della poesia stilnovistica) e lui risponde dicendo che lui è un poeta che scrive quando è ispirato d’amore annotando tutto ciò che l’amore gli suggerisce esattamente come gli detta, senza alcun filtro, cosi che la poesia diventi espressione artistica immediata d’amore. Bonagiunta conclude capendo qual è la differenza con la scuola toscana ed il perché non si sia ritrovato tra i poeti del dolce stilnovo. Ma come fa chi guarda e poi s’apprezza… Dante sceglie Bonagiunta per spiegare lo stilnovo, perché era il personaggio adatto che si trovava in una particolare situazione , essendo colui che nello stesso tempo aveva polemizzato con Guinizzelli ed era stato colui che con la produzione poetica più si era aperto alle istanze stilnovistiche, trovandosi quindi in mezzo ai due stili, e rappresentando bene il momento del passaggio. Canto11, Purgatorio, Divina Commedia: verso 79. Dante incontra colui che fa onore alla città di Gubbio, rappresentante dell’arte della miniatura come la chiamano a Parigi, ovvero Oderisi da Gubbio, che gli spiega che il primato dell’arte della miniatura, 3

Rempaira: ripara; quindi l’amore trova rifugio sempre nel cuore gentile.

da Oderisi è passato a Franco Bolognese. Specificando che in vita non avrebbe dato una risposta così cortese, riconoscendo il valore di un concorrente, perché dentro di sé ferveva il desiderio di primeggiare, ed infatti si trova tra i Superbi; essendosi accorto di aver peccato di superbia, si è pentito prima della morte, ha chiesto il perdono divino e quindi si trova nel purgatorio e non nell’inferno. Dante aggiunge che sono precarie le illusioni della vita, servendosi di una metafora legata alla vita di un albero, per spiegare il primato (cima) che dura poco (come il verde). Dopo l’arte della miniatura, fa riferimento all’arte della pittura, il cui primato prima apparteneva a Cimabue, poi è passato a Giotto. Così come nel campo della miniatura e della pittura, questo passaggio di testimone è accaduto anche nel campo linguistico-letterario: infatti a Guido Guinizzelli, segue Guido Cavalcanti, e dopo i due “è nato chi caccerà l’uno e l’altro dal nido” riferendosi a se stesso. Dante con questi versi, vuole dimostrare che la fama terrena non è altro che “un fiato di vento”, mutevole, che cambia nome a seconda di dove spira, prima tocca a uno, poi tocca ad un altro.

Oh!", diss’io lui, "non se’ tu Oderisi

Critica alla terzina del canto 24 Umberto Bosco, uno dei critici letterari del ‘900, dice che per lungo tempo la terzina è stata interpretata come la poesia che deve essere espressione immediata del sentimento, cioè la bellezza e la novità della poesia stilnovistica, consisterebbe nella sincerità della trascrizione del sentimento nella pagina e non negli ornamenti letterari e neanche la poesia come una forma di ammaestramento efficace. Questa interpretazione viene documentata dal riferimento che Bonagiunta fa citando la canzone “donne che avete intelletto d’amore”, e Dante nella vita nova dice quando parla di questa canzone “ matera nova e più nobile che la passata”argomento nuovo e più nobile rispetto al passato, Citando “donne che avete intelletto d’amore”, dopo di che Dante stesso dice, che mentre tratta questa nuova materia, la lingua gli venne immediata, quindi questo racconto che fa nella vita nuova . La concezione della poesia come espressione immediata del sentimento, è una concezione che non appartiene a dante e al tempo di dante, ma è una concezione che è venuta molto tempo dopo, all’epoca romantica, a benedetto croce. L’altro problema che solleva Bosco, è che se fosse vero che Dante dice di esprimere in poesia in modo immediato ciò che l’amore gli comanda, darebbe ragione a Bonagiunta, che diceva a Guinizelli di essere più diretto ed immediato, e ciò sarebbe un controsenso....


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