M. Mauss saggio sul dono PDF

Title M. Mauss saggio sul dono
Author Laura Magni
Course Antropologia sociale
Institution Università degli Studi di Milano
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M. Mauss – SAGGIO SUL DONO Forma e motivo dello scambio nelle società arcaiche. Da Mauss al MAUSS di Marco Aime Un immaginario colonizzato. Nella nostra cultura siamo abituati a scambiarci regali in occasioni speciali che esulano dal contesto della normalità. In altre aree del mondo il dono è a fondamento delle società stesse. Lo studio delle culture è spesso caratterizzato dai marchi d’area: se quello dell’africa è la parentela, l’Oceania ha invece il marchio del dono, e proprio qui si sono concentrati la maggior parte degli studi su di esso (fa eccezione la costa nord-occidentale del Canada dove viene praticato il potlac). In queste culture il prestigio sta nel donare e donare è importante perché instaura relazioni. Leenhardt i Kanak (abitanti autoctoni della Nuova Caledonia) si riconoscono solo grazie alle relazioni che intrattengono con gli altri, nella loro lingua ciò evidente dal fatto che emerga un “io” timido, debole. Bisogna stare attenti a creare delle dicotomie contrapponendo noi (utilitaristi e individualisti) a loro (solidali) perché questo potrebbe arrivare a impedire la ri-contestualizzazione del dono nel mondo occidentale. Spesso siamo inoltre indotti a pensare che queste differenze siano di tipo evoluzionista e che anche da noi anni fa le persone fossero più solidali e improntate al dono, ma non ci sono prove che sia così, anzi in alcune delle aree più economicamente sviluppate si sta attuando una riscoperta del dono. Importante capire che anche noi doniamo. Il dono è mosso da logiche non utilitaristiche, ma ciò non significa gratuite: Mauss sottolineerà proprio che il dono non è mai gratuito, ma nemmeno ha scopo di lucro: è in una sorta di posizione intermedia. Ciò che caratterizza propriamente il dono è la libertà, non c’è contratto né coercizione.

Il terzo paradigma. Nelle scienze sociali ci sono 2 paradigmi fondamentali: 1. Utilitarista o individualismo metodologico: concepisce l’uomo come homo oeconomicus, volto a perseguire il proprio interesse individuale. Il rapporto sociale è la risultante derivata da ogni singolo individuo. 2. Collettivista: l’individuo è assoggettato alle regole della sua società. In questa prospettiva, i cui maggiori fautori e sostenitori sono Durkheim, Levi-Strauss e Dumont, sono i legami sociali che spingono a donare. Questi paradigmi creano delle dicotomie ma non spiegano la genesi del legame sociale (Caillè). Fondatori del MAUSS si chiedono se non sono proprio gli individui stessi a produrre la società. Essi rileggono i testi di M. Mauss in chiave moderna. Caillè propone un terzo paradigma, o PARADIGMA DEL DONO, secondo cui è proprio il dono l’elemento attraverso il quale gli uomini creano la società. Questo paradigma introduce anche il valore di legame oltre che il valore d’uso e di scambio. Godbout definisce il dono come una prestazione di beni o servizi che non ha garanzia di restituzione e crea, alimenta o ricrea legami sociali. Il dono implica una forte dose di libertà. Perché ci si sente allora obbligati a restituire? Mauss introduce la nozione di hau, ovvero un’anima, una forza che fa sì che ogni oggetto tenda a tornare dal suo padrone originario nella stessa forma o in 1

forma di doni equivalenti. In questo senso gli oggetti sono una sorta di prolungamento degli individui. Tale concezione ha esposto Mauss a critiche, in particolare quella di Levi-Strauss (focus sul simbolismo) e Godelier (non crede al primato del simbolo, i meccanismi non sono mentali ma sociologici). La logica del donare-ricevere non annulla il debito tra i due partner, allora perché restituire? Annette Weiner introduce il paradosso del donare conservando (beni inalienabili alienabili). Ad essere donato in questo senso è l’uso e non la proprietà. In questo senso Guidieri nota come sarebbe meglio parlare dunque di prestito. Queste ipotesi però non sembrano poter costituire un modello, una teroia generale. La forza del modello di Mauss sta proprio nella genericità. È questo che lo rende un modello e non una regola.

Ambiguità del dono. Il rifiuto di donazioni di denaro da parte di Padre Zanotelli ha aperto importanti riflessioni. Donare dovrebbe implicare un atto personalizzato, ma nelle nostre società non è sempre così (es. carità). Quest’ultimo tipo di dono lega soggetti astratti. Non c’è nemmeno contro-dono. La carità è, secondo Mauss, umiliante proprio perché manca, dopo il donare e il ricevere, il ricambiare. Questo dà vita a gerarchie. Ci sono tuttavia esempi di carità disinteressata (il problema sta nella colonizzazione del nostro immaginario). Importante comunque notare l’ambiguità che caratterizza il dono. Il dono ha la potenzialità per trasformarsi da collante sociale ad arma di distruzione. È il caso del dono esasperato nel potlac, dove c’è distruzione, perché il potere è il potere di perdere.

Debito e equilibrio. Nello scambio mercantile alla fine della transazione i partner si ritrovano ancora proprietari di quello che hanno acquistato o guadagnato. La transazione finisce senza obblighi. Nel caso del dono è diverso: il contro-dono avviene dopo un certo lasso di tempo, ed è proprio questa situazione di debito che si protrae nel tempo a mantenere attivo il legame. Non dobbiamo collegare il debito solo alla sfera economica in accezione negativa, ma anche al dono e dunque alle relazioni. È un debito che provoca allo stesso tempo equilibrio e conflitto. È importante inoltre ricordare che il valore di mercato di un oggetto spesso non corrisponde al valore personale e affettivo che le persone gli danno. Il valore può essere determinato dalla percezione e non solo dal mercato.

Modernità del dono. Hertz l’uomo rimane spesso impigliata nella rete di simboli da lui stesso creata. Questa è la spiegazione del fatto che tendiamo a vedere il dono come qualcosa di assolutamente gratuito (idea portata avanti dal cristianesimo) anche se abbiamo visto che non sempre è così. Stato, mercato e scienza non possono rappresentare la società nella sua interezza, ma costituiscono la socialità secondaria (Caillè). La società primaria invece necessita di una personalizzazione dei rapporti. Nel periodo che viviamo, la surmodernità, non è facile creare questa personalizzazione, il tempo prevale sullo spazio, ma si sono create e si stanno sviluppando delle alternative, ovvero i circuiti di scambio locale che spostano l’accento dallo scambio commerciale ad uno scambio non meccanico ma con una forte matrice morale. Il bene viene rimpiazzato dal legame. All’interno di questi sistemi il lavoro viene scambiato con altro lavoro e non con del capitale. Questo dà vita ad una nuova forma di socialità. Inoltre, questi sistemi, essendo locali, consentono di raggiungere soluzioni più concrete e attuabili. Certamente non si pensa di sostituire interamente il sistema economico vigente, ma di sottrarsi, almeno in parte, all’imperativo economico dominante. Questi sistemi 2

permettono di costruire un noi che potrà agire negli spazi lasciati vuoti dalla socialità secondaria. Proprio qui sta l’attualità del saggio di Mauss, nel riproporre il dono come alternativa per contrastare l’anonimato che ci spaventa costruendo e recuperando reti di relazione.

SAGGIO SUL DONO Introduzione del dono e in particolare dell’obbligo di ricambiare i regali Epigrafe. L’havamal, uno dei poemi dell’Edda scandinava, mette in luce l’importanza di ricambiare il dono ricevuto

Programma. Ci sono civiltà dove gli scambi e i contratti vengono effettuati sotto forma di donativi, in teoria volontari, in realtà fatti e ricambiati obbligatoriamente. Parliamo di fenomeni sociali totali poiché coinvolgono ogni specie di istituzione: religiose, giuridiche, morali ed economiche. Il tema su cui ci si concentrerà è il carattere in apparenza volontario, ma in realtà obbligatorio, di queste prestazioni. Quale è la norma di diritto e di interesse che fa sì che il donativo ricevuto venga obbligatoriamente ricambiato? Quale forza contenuta nella cosa donata fa sì che il donatario la ricambi? Questa ricerca ci porterà a studiare e descrivere società il cui regime di scambio è diverso dal nostro, ma ci permetterà di sviluppare anche riflessioni circa l’economia e la morale della nostra stessa società.

Metodo seguito. È stato seguito un metodo comparativo preciso. Prima sono state considerate alcune aree determinate e distinte, poi sono stati analizzati i sistemi giuridici attraverso i quali è stato possibile penetrare nella coscienza delle stesse società. Ogni studio si è basato su sistemi che sono stati analizzati nella loro interezza, senza fare quindi un raffronto costante che fa perdere di specificità.

Prestazione. Dono e potlàc. Non sembra essere mai esistito nulla che somigli alla cosiddetta economia naturale. Le società che si pensavano avere questo tipo di economia si sono ritrovate ad essere ben lontane dall’economia naturale. In esse abbiamo riscontrato un complesso sistema di scambi che possiamo definire come sistema delle prestazioni totali. Il tipo più puro di istituzioni di questo tipo è rappresentato dall’alleanza di due fratrie presso le tribù australiane o nord-americane. Qui tutto è complementare e prevede collaborazione delle due metà della tribù. Nelle tribù del nord-ovest americano appare l’istituzione del potlàc. Sono tribù molto ricche che trascorrono l’inverno in una festa continua che costituisce al tempo stesso l’assemblea solenne della tribù. Tutto si mescola in un groviglio di riti, prestazioni giuridiche ed economiche, determinazione dei ranghi di ranghi politici… La caratteristica di queste tribù è la rivalità e l’antagonismo che domina tutte queste usanze. Si giunge alla battaglia, alla morte, alla distruzione delle ricchezze accumulate per oscurare il capo rivale e al tempo stesso associato. Parliamo in questo caso di prestazione totale di tipo agonistico. Il potlàc si ritrova nel nord-ovest americano, una parte di Nord America, Melanesia e Papuasia. Esistono in altri luoghi forma intermedie tra questa rivalità esasperata e scambi di tipo 3

più moderato. L’elemento più importante da analizzare è la ragione che spinga a ricambiare il dono ricevuto, pena la perdita del mana (forza magica, religiosa e spirituale) evidente più che mai in Polinesia.

Capitolo primo. I doni scambiati e l’obbligo di ricambiarli (Polinesia) Prestazione totale, beni uterini contro beni maschili (Samoa). In Polinesia sembrava mancare l’elemento antagonistico che caratterizza il potlàc. Ci si è concentrati in particolare sullo studio delle Samoa. Qui i doni accompagnano diversi avvenimenti: nascita, circoncisione, malattia, pubertà della ragazza, riti funebri e commercio. Appaiono due elementi del potlàc propriamente detto: quello dell’onore e il prestigio e quello dell’obbligo di ricambiare. Turner: dopo la festa di nascita i genitori non si ritrovano più ricchi di prima per i doni ricevuti e ricambiati (oloa e tonga, o beni maschili e beni femminili) ma hanno avuto l’onore di vedere masse di beni raccolte in occasione della nascita del figlio. Il bambino, dato alla sorella e al cognato, è considerato bene uterino (tonga) attraverso cui i beni della famiglia uterina vengono scambiati con quelli della famiglia maschile. Sistema simile a quello della Melanesia ma manca la rivalità, la distruzione, il combattimento. I tonga designano beni parafernali permanenti, gli oloa oggetti, per la maggior parte strumenti.

Lo spirito della cosa donata. I tonga sono fortemente legati alla persona, al clan, al suolo, sono il veicolo del mana, della forza magica, religiosa e spirituale. Questi oggetti contengono dunque tale forza e possono distruggere chi li riceve se il dono non viene ricambiato. I tonga sono dotati di uno hau, di un potere spirituale. Ciò che obbliga, nel regalo ricevuto e scambiato, è che la cosa ricevuta non è inerte. Grazie a questa nozione si coglie la natura del vincolo giuridico creato dalla trasmissione di una cosa e ci si rende conto anche della natura dello scambio: accettando la cosa si accetta una parte dell’altro e tenere per sé questa cosa potrebbe essere mortale. Bisogna ricambiare con und ono di pari o superiore valore.

Altri argomenti: l’obbligo di donare, l’obbligo di ricevere. Bisogna comprendere anche l’obbligo di fare e di ricevere regali, non solo quello di renderli. Rifiutarsi di donare è come una dichiarazione di guerra. Facile constatare una serie di fatti sul perché non si possa non ricevere (non ricevere pone in una posizione di inferiorità). Tutto questo meccanismo può apparire contraddittorio ma non lo è se pensiamo che nell’oggetto, come abbiamo visto, risiede una parte dell’altro, della sua anima. Lo scambio è uno scambio costante di sostanze spirituali.

Nota: il dono fatto agli uomini e il dono fatto agli dei Il dono ha un effetto anche sugli dei spingendoli ad essere generosi nei confronti degli uomini. Lo scambio tra uomini e dei si inquadra nella teoria del sacrificio. Si tratta di stipulare una sorta di contratto con gli dei, che precede quello tra gli uomini. Altra considerazione va fata riguardo all’elemosina, che deriva da una nozione di dono e fortuna e da una nozione di sacrificio.

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Abbiamo quindi visto che pur mancando alcuni elementi del potlàc in Polinesia, se ne ritrovano altri, primo fra tutti l’obbligo a ricambiare. Vediamo ora altri territori in cui si manifesta questo obbligo.

Capitolo secondo: estensione del sistema del dono: liberalità, onore, moneta. Norme della generosità. Andamanesi. Le usanze descritte fino ad ora si ritrovano anche presso il popolo del Pigmei studiadi da Schmidt, e gli Andamanesi (isole Andamane nel golfo del Bengala) studiati da Radcliffe-Brown. L’autore vede qui uno scopo morale nei doni. Nessuno può rifiutare un regalo che gli viene offerto e tutti, con una sorta di rivalità, cercano di superarsi in generosità. I doni suggellano il matrimonio e impongono alle due parti un divieto, che agirà come un tabù, impedendo ai due gruppi di parenti di incontrarsi ma imponendo lo scambio continuo di doni. Questo divieto esprime intimità e timore fra questi debitori e creditori reciproci. Esistono fatti analoghi anche in Australia. In questi scambi si mescolano sentimenti e persone, anime e cose si confondono e si mescolano.

Principi, motivi e intensità degli scambi di doni (Melanesia). Presso le popolazioni della Melanesia riscontriamo il potlàc vero e proprio. Qui esiste anche una nozione di moneta più precisa rispetto a quella della Polinesia. Questo complica e precisa meglio il sistema. NUOVA CALEDONIA. Leenhardt ha descritto il pilu-pilu e il sistema di feste, regali, prestazioni (compresa la moneta) presso gli abitanti della Nuova Caledonia. Nelle feste sono le stesse cose che ritornano, lo stesso filo che passa. TROBRIAND. Presso queste isole della Melanesia si trova un popolo molto civilizzato di buoni commercianti e navigatori. Malinowski li definisce argonauti del Pacifico e ne descrive lo scambio kula. È un meccanismo intra e intertribale, una specie di grande potlàc. Kula significa circolo, questo indica il movimento di tutte le cose che è regolare e le riporta al punto di origine nel tempo e nello spazio. Il commercio kula è di ordine nobile, riservato ai capi, si esercita in modo apparentemente disinteressato e modesto (diverso dal gimwali, che è lo scambio economico di mercanzie utili). Il kula prevede del dare da parte degli uni e nel ricevere da parte di altri, che saranno poi i donatori della volta successiva. Un tipo particolare di kula, il più solenne, detto uvalaku, prevede di partire senza avere niente da scambiare. Si finge di non fare altro che ricevere, i regali saranno ricambiati quando la tribù ricevente ospiterà l’ospitante l’anno successivo. Nei kula di minore importanza si approfitta del viaggio marittimo per scambiarsi carichi. Il kula resta sempre lo scopo maggiore, il momento decisivo, nonostante si inneschino anche altri tipi di rapporti. La donazione avviene in modo molto solenne per dimostrare. Si cerca di dimostrare grandezza. Gli oggetti essenziali di questi scambi sono detti vaygu’a e ce ne sono di due tipi: mwali (braccialetti di conchiglia) e soulava (collane di madreperla). Di norma questi oggetti vengono tesorizzati. Malinowski ne riscontra il movimento circolare: braccialetti da ovest a est e collane viceversa. Questa circolazione in tutte le isole Trobriand è incessante e infallibile. Questi oggetti devono essere passati per forza durante il kula e conservati tra un kula e quello successivo. In circostanze particolari come la preparazione dei riti funebri si riceve senza ricambiare ma quando verrà data la festa tutto dovrà essere ricambiato. In questo tipo particolare di proprietà si intersecano aspetti 5

economici, giuridici e morali. Questa istituzione ha anche un aspetto mitico, religioso e magico. Ciascuno di questi oggetti ha un nome e una storia. Hanno natura elevata e sacra, trasmettono virtù. Tutti i beni sono animati e prendono parte a questo contratto. Una formula simbolica vede mwali e soulava come uniti in matrimonio e per questo tendono l’uno verso l’altro. Purtroppo, non conosciamo bene le norme alla base di queste transazioni. Sappiamo approssimativamente come inizia questa transazione, con il primo dono detto vaga che deve essere ricambiato con lo yotile, ma non conosciamo la sanzione che colpisce chi non restituisce il dono ricevuto. Tuttavia, la patica ci appare al tempo stesso chiara e completa, il kula sembra essere il momento culminante nella vita dei trobriandesi, segnata però sempre da un sistema di prestazioni e controprestazioni. Accettare il primo dono impegna ad entrare nell’ingranaggio. Alla base di tutto il meccanismo stanno sentimenti di concorrenza, rivalità, ostentazione. Il kula intertribale è il caso estremo di un sistema più generale. In opposizione al kula marittimo, c’è il kula dell’interno. Esso può propriamente essere definito come potlàc. La vita dei trobriandesi è quindi impregnata dallo scambio di doni. Accanto al kula c’è la pratica di scambio wasi, nella quale tribù agricole e tribù marittime scambiano regolarmente i rispettivi prodotti. Un’altra forma ancora è quella del sagali, grandi distribuzioni di provviste alimentari per chi ha reso servizi al capo o al suo clan. In queste distribuzioni appare il tema del combattimento e della rivalità. Tutti i compensi per prestazioni di ogni genere rientrano nel quadro dello scambio di doni, anche il matrimonio fa parte di questo quadro (i servizi resi alla moglie dal marito sono il contro-dono per quello che offre la donna, ovvero ciò che viene chiamato campo). ALTRE SOCIETÀ MELANESIANE. Nelle isole Figi è presente la stagione del kere-kere dove non si può negare niente a nessuno. Hanno inoltre una moneta simile a quella dei trobriandesi e degli abitanti della Nuova Guinea. Tutto il mondo delle isole della Melanesia conosce uno stesso sistema giuridico ed economico. La loro vita economica è molto estesa e complessa, nonostante essi non distinguano concetti economici da giuridici. Queste popolazioni dimostrano di saper scambiare cose considerevoli sotto forme e per ragioni diverse dalle nostre. NORD-OVEST AMERICANO L’ONORE E IL CREDITO. Abbiamo ottenuto un’immagine precisa del sistema del dono: vita materiale e morale, lo scambio, vi operano in forma disinteressata e obbligatoria al tempo stesso. Le società del nord-ovest americano presentano istituzioni ancora più radicali. Sembrerebbe che qui il baratto non esista, ogni scambio avviene nella forma e nella logica del potlàc. Questi scambi avvengono durante l’inverno, periodo in cui le tribù tornano in città e si susseguono continue occasioni di scambio, incontro e convivenza. Vita economica, privata e morale sono uniformi e permeate dallo spirito del potlàc. I potlàc vengono ricambiati all’infinito sviluppandosi in ogni direzione. Il potlàc è uno scambio di doni non difforme dalle tipologie già descritte in precedenza, ma in esso l’elemento della rivalità, della violenza e della distruzione è forte. Inoltre, si caratterizza per una certa povertà di concetti giuridici. La nozione di credito (insita nel dono in quanto la restituzione richiede tempo) e di onore si manifestano qui più forti che in Melanesia e Polinesia. La nozione di ono...


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