Manuale di psicologia dell\'educazione - C. Pontecorvo PDF

Title Manuale di psicologia dell\'educazione - C. Pontecorvo
Course Psicologia dei processi educativi
Institution Università degli Studi di Bergamo
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RIASSUNTO MANUALE DI PSICOLOGIA DELL’ EDUCAZIONE - C. Pontecorvo (Cap. 1,2,4,6,9,11,13) Cap.1 - La Psicologia dell’educazione oggi. Una nuova convenzione dell’apprendimento e dell’insegnamento Apprendimento (come si evolve): 1)Comportamentismo-> anni 40/50. Learning theory (pregio: semplicità / difetto: riduzionismo). Apprendimento passivo mediante rinforzo. 2)Cognitivismo-> Informazione immagazzinata ed elaborata. Preconoscenze. 3)Vygotskij-> interazione sociale crea condizioni di interiorizzazione. Relazione sociale tra sogg. già competente e sogg. meno competente viene interiorizzata e conduce ad una successiva espressione autonoma; Piaget-> interiorizzazione innescata dal soggetto quando essa diventa mentalmente reversibile e si trasforma in operazione. 4)Non si apprende tutto nello stesso modo e nelle stesse condizioni 5)Qualcosa che resta (Procedimento andato a buon fine quando ciò che un sogg. ha letto o ascoltato può essere recuperato in un momento successivo). Si può avere a che fare con qualcosa che si automatizza ( scrivere, guidare, gestire il mouse.. modalità di fusione fonetica che consentono la lettura di una lingua alfabetica.. risultati di operazioni semplici come addizione..). Si ha apprendimento di qualcosa che si costruisce attraverso processi di comprensione. Oppure quando c’è qualcosa che si interiorizza a partire da un interazione sociale con qualcuno di più competente.

Psicologia dell’educazione = Psicopedagogia dello sviluppo culturale

punto di incontro tra modelli: dello sviluppo, della socializzazione e dell’istruzione Prospettiva che da importanza alla cultura e al contesto, che vede la convergenza tra vari studiosi dovuta anche all’influenza delle prospettive della scuola storico-culturale russa, a partire dagli anni ’ 60 nel mondo occidentale. Uno di questi studiosi è Bruner-> per lui lo sviluppo psicologico di un essere umano non può avvenire fuori dalla cultura ( Tuttavia è il recente afflusso nel sistema educativo di bambini di cultura non italiana che ha mostrato le molteplici componenti culturali dello sviluppo e apprendimento ). Obiettivo della psicologia culturale è reintrodurre la psiche nella cultura e la cultura nella psicologia, infatti è importante attribuire un significato agli eventi. Per Cole gli antefatti della psicologia culturale stanno nella condizione di Wundt che sosteneva la necessità di due tipi di ricerca psicologica: uno sperimentale (studio nascita funzioni psichici superiori) e uno descrittivo (studio diverse esperienze che variano in base alle differenze delle società umane). Cultura: insieme di significati condivisi da un gruppo sociale che si manifestano nelle conversazioni quotidiane.

Famiglia: prima sede di socializzazione

Altri contesti: sedi secondarie, ma decisive (es. socializzazione lavorativa) Si parla preferibilmente di socializzazione invece che apprendimento. Socializzazione: include molteplici conoscenze, tecniche, linguaggi, atteggiamenti, relazioni interpersonali in un contesto sociale definito da norme e valori; processo interattivo multidirezionale in cui chi non sa svolge un ruolo più attivo e creativo, quindi si apprende in quanto si produce qualcosa di nuovo che porta un cambiamento anche negli altri partecipanti. Socializzazione linguistica (del bambino): socializzazione all’uso del linguaggio in contesti discorsivi propri delle diverse culture + socializzazione ad altre norme.

Vygotskij e Piaget: teoria interazionista-> sviluppo nasce da interazione individuo - ambiente Differenza sta nella definizione di ambiente: Piaget-> è la realtà naturale e artificiale vista nei suoi aspetti fisici e matematici Vygotskij-> è un mondo sociale e culturale in cui ci sono relazioni umane e sociali, mediazioni linguistico-discorsive e artefatti culturali. Apprendimento non come trasmissione di informazioni, ma costruzione sociale attraverso la mediazione dell’insegnamento e amplificatori culturali diversi (es. computer oggi). Tempo fa Olson e Bruner distinguevano apprendimento per esperienza diretta (come attività motorie e manuali) e apprendimento per esperienza mediata (cultura come sistema di segni che usa molti amplificatori o artefatti culturali; l’educazione deve far entrare gli studenti nel mondo dei sistemi simbolici nei modi che sono stati elaborati e valorizzati nella cultura di appartenenza). Vygotskij ha sviluppato il concetto di area di sviluppo prossimale, area misurata da un testing che non misura solo le capacità attuali che un sogg. sa fare da solo, ma anche quelle prossime e potenziali misurate in relazione all’entità di aiuto fornito da un altro più competente (es. il gioco è un’attività dove il bambino opera nella sua area di sviluppo prossimo andando al di là delle sue capacità attuali, perché l’attività di gioco, il materiale che ha a disposizione e la presenza di altri servono da supporto esterno). Questa zona è un buon modello della socializzazione e apprendimento che si realizza in vari contesti (famiglia, gruppo dei pari, scuola). Gli adulti spesso offrono ai bambini lo scaffolding, ovvero un impalcatura di sostegno smantellata man mano che il bambino diventa capace di svolgere autonomamente parti dell’attività (inizialmente condivisa e guidata dall’adulto) fino a padroneggiarla. Componenti Scaffolding: reclutare il bambino al compito; mantenere la direzione dell’attività verso il problema da risolvere; semplificare le componenti del compito; mostrare possibili soluzioni; ridurre i gradi di libertà della soluzione.

Oggi si parla sempre di più di Apprendimento collaborativo: collaborazione basata sul modello dell’incastro a puzzle o a scacchiera; ogni partecipante studia un aspetto diverso del problema comune e ciò che viene elaborato viene poi messo insieme; c’è una condivisione della conoscenza dove il linguaggio-discorso porta alla costruzione di significati e nuove conoscenze; Durante la collaborazione può sorgere un conflitto produttivo regolato in parte da un insegnante che offre sostegno alla conversazione aiutando ad accettare i discorsi altrui, ma quando nascono conflitti di disputa l’insegnante non è più rilevante e la contrapposizione tra bambini si alimenta da sola, ed è in essa che vengono elaborate spiegazioni più raffinate per rispondere alle obiezioni dell’altro che fanno procedere l’apprendimento.

organismo e contesto/ambiente si sviluppano insieme e sono interdipendenti tra loro-> sviluppo cognitivo decontestualizzato; Apprendimento o conoscenza sono situati in quanto esistono solo se dipendono dal modo in cui i partecipanti li contestualizzano. Duranti e Goodwin-> contesto: quadro culturale in cui ha luogo un

evento interattivo, che offre risorse e vincoli per la sua realizzazione e interpretazione ed è arricchito e cambiato da azioni e parole di tutti i partecipanti. Apprendimento collaborativo-> forma consensuale e forma oppositiva ( ruolo insegnante irrilevante nei confronti dell’interazioni tra bambini che nelle dispute possono ragionare senza il bisogno di un adulto).

La metafora della partecipazione comporta che l’apprendimento consenta ai discenti di partecipare in forma progressivamente sempre più centrale ad un sistema di attività. Concezione che può guidare anche l’organizzazione di ambienti per l’apprendimento o comunità di discorso o di discenti-> perché si apprendono conoscenze, tecniche, procedure, si instaurano relazioni, si impara a lavorare con gli altri = sviluppo autonomia, assunzione di responsabilità, sviluppo capacità cognitive e discorsive.

Un processo di istruzione il cui compito è quello di elevare il livello culturale generale di tutti deve avere chiare le competenze indispensabili che tutti devono necessariamente avere per uscire dal sistema formativo obbligatorio-> No più anni di scuola, Si più istruzione, competenze e conoscenze. Collegamento scuola-lavoro: importante usare le forme di apprendimento tipiche del mondo esterno a scuola favorendo sviluppo di quelle capacità prettamente richieste nel mondo del lavoro. Competenze che l’istruzione obbligatoria deve garantire: -comprendere testi; -comunicare ad altri idee e dati; -elaborare e interpretare dati quantitativi usando tecniche di tipo matematico; -impostare e risolvere problemi; -lavorare e collaborare con gli altri; -disporre di strumenti e pratiche di fruizione e produzione di arte, musica, poesia..; -imparare a imparare, voler continuare a imparare e insegnare agli altri;

Leont’ev, Teoria dell’attività ( riferimento per qualsiasi attività umana all’interno della quale sono possibili modalità di apprendimento )-> un’attività è situata quando possiede dispositivi, materiali, forme di conoscenza storicamente costituite e socialmente distribuite, processi di interazione sociale, modi di azione e rappresentazioni mentali-> apprendimento situato (in quanto avviene sempre in un certo contesto) e distribuito (su serie di supporti e strumenti)-> conoscenza come credenza localmente accettata. Oggi, focus dell’attenzione è: forme di apprendimento e conoscenza aventi luogo al di fuori delle istituzioni formative-> Collins, Apprendistato cognitivo (conoscenza apprese in relazione ai diversi contesti e mediante l’esperienza guidata che esplicita processi e metodi e sostiene la riflessione e la metacognizione. Principi condivisi di una psicologia culturale: -Sottolinea un’azione mediata in un contesto; -insiste sull’importanza di un metodo genetico che include livelli di analisi storici, ontogenetici e microgenetici; -cerca di basare la sua analisi su eventi quotidiani; -assume che l’attività mentale emerge nell’azione mediata e congiunta di più persone. La mente è co-costruita e distribuita; -assume che gli individui sono agenti attivi del loro sviluppo ma non agiscono in situazioni per loro completa scelta; -respinge spiegazioni scientifiche di tipo causa-effetto o stimolo-risposta e riconoscono un ruolo cenale all’interpretazione; -basata su metodologie tratte dalle scienze umane e dalle scienze biologiche e sociali.

Intersoggettività collettiva creata a scuola, dove docenti e discenti possono condividere lo stesso oggetto del discorso problematico-> condizione necessaria che crea realmente insegnamentoapprendimento. Il significato non sta nella mente del singolo, ma è il risultato di una negoziazione. Apprendimento comporta che un soggetto si rapporti con altri, creando negoziazioni, usando artefatti, strumenti,

procedure e quadri concettuali. Questa concezione si sofferma sull’apprendimento nei suoi aspetti processuali esterni, discorsivi e osservabili, e non sui risultati misurabili con prove (in questo caso l’apprendimento è visto come un processo individuale svolto a casa, ma questa è solo una cosa in più)

-Si apprende e si ricorda solo ciò che favorisce la costruzione della propria identità personale (rapporto tra apprendimento e crescita psichica) -Come ci poniamo nelle interazioni è legato al modo in cui gli altri ci vedono e al modo in cui noi affrontiamo a nostra volta la relazione.

Identità personale continuamente elaborata, ridefinita, negoziata nello scambio con l’altro. -Identità di genere: progressivo costruirsi come maschio o femmina. -Famiglia, Amici e Scuola hanno ruolo importante nella costruzione di identità-> es. insegnanti sono figure importanti che trascorrono molto tempo con i ragazzi durante la loro età evolutiva; insegnanti come modelli per apprendimento, figure a cui ci si può identificare, aggiuntive o alternative ai genitori.

Individui costruiscono immagine di sé come persona, ma anche come allievo; Individui costruiscono stima di sé, importante per la motivazione e riuscita degli apprendimenti

-Narrazioni e discorsi quotidiano sono il mezzo utilizzato per co-costruire identità, realtà, conoscenza. Identità è oggetto di costruzione e ricostruzione narrativa. -Interdipendenza interpersonale è alla base della costruzione della propria eticità-> si manifesta nel riconoscimento dell’altro e dei suoi bisogni, simili ai nostri. -C’è interdipendenza di posizionanti nelle relazioni sociali-> abbiamo sempre il bisogno degli altri per ridefinire noi stessi-> base per realizzare collaborazione, scambio, convivenza. Anche la scuola può creare situazioni per realizzare questi principi: es. dando diritto alla parola e all’ascolto attento cosi che i bambini inizino a pensare alle loro attività, a loro stessi e agli altri. Bachtin afferma che la convivenza si costruisce su base dialogica, sul riconoscimento dialogico dell’altro e sui principi etici per diventare adulti (autonomia e responsabilità).

Cap.2 - La prospettiva psicosociale: intersoggettività e contratto didattico Piaget: -il bambino costruisce da solo le proprie conoscenze ed è l’unico artefice del proprio pensiero -> Tesi con molte lacune TUTTAVIA in un epoca caratterizzata dal comportamentismo ha mostrato la necessità della partecipazione attiva del bambino nel processo di insegnamento-apprendimento -Discussione: se il bambino è artefice di se stesso, come fa a costruire da solo il proprio stadio successivo? -interazione tra compagni: fonte fondamentale dello sviluppo -rapporto con l’autorità: fattore ostacolante Conseguenza: minoranza insegnanti si sono ispirati a questa visione utilizzandola per organizzare una scuola attiva-> pensavano che il bambino doveva imparare da solo opponendosi (“eredi di piaget”)all’idea maggiormente condivisa in quell’epoca (60-70: insegnante trasmette nozioni in modo sistematico/imitazione discenti). Tensione negli alunni: se docente conosce risposta perché non ce la dice?

Vygotskij: -Sottolinea importante interazioni tra adulto e bambino e della trasmissione inter generazionale. -Bambino apprende se gli vengono forniti strumenti simbolici che lo aiutano a progredire. -Cultura e insegnante hanno un ruolo centrale-> insegnante getta ponti verso le modalità di pensare del bambino, cercando di operare nella zona di sviluppo prossimale, guidandolo verso forme di sapere più evolute -> teoria dell’apprendimento ma non soddisfacente come teoria dello sviluppo perché si limita a spiegare come si diventa come il proprio insegnante. -Vygotskij: sviluppo socialmente teleguidato; Piaget: sviluppo endogeno che sembra portare sempre al pensiero logico-formale (sua massima espressione). G.H. Mead: -Tesi dell’origine sociale delle attività mentali -Nozione della conversazione di gesti: le azioni compiute durante interazioni sociali (gesti assumono stessi significati per interlocutori) stanno alla base della costruzione di un pensiero simbolico prima che la coscienza di sé o il pensiero si manifestino-> da qui inizia lo sviluppo del pensiero. -Riflessione che da origine all’interazionismo simbolico

Anni 70, nuove ricerche empiriche-> mostrano come bambini, adolescenti e adulti riescono a trarre profitto da situazioni di interazioni dove viene chiesto loro di risolvere compiti cognitivi; vengono coordinate le azioni con quelle degli altri; bambini che hanno partecipato a certe interazioni sociali diventano capaci di eseguire da soli tali compiti-> bambini hanno costruito uno strumento cognitivo per risolvere tali compiti, ma utilizzato anche in altre situazioni-> ciò che è stato effettivamente costruito è una regola generale di soluzione di compiti. Ipotesi più forte: interazioni sociali come fonti di progresso attraverso da conflitti di comunicazione tra partner-> più punti di vista emergono con chiarezza, più le soluzioni finali sono e lavorate e corrette. -> CONFLITTO SOCIOCOGNITIVO (dinamica di costruzione in comune delle risposte attraverso la messa in discussione dei propri punti di vista). Tuttavia: ciò avviene solo se i soggetti sono convinti della soluzione altrui, accettandola (non devono compiacere o conformarsi all’altro accettando acriticamente la soluzione-> bisogna sempre integrare i due punti di vista), altrimenti nessuno progredisce.

Anni 80: introdotto il concetto di CONTRATTO DIDATTICO-> insieme di regole, comportamenti abituali messi in atto da insegnanti e alunni, a proposito di un sapere definito dai programmi scolastici; riassume comportamenti ritenuti idonei che facciano proseguire il processo di insegnamento-apprendimento; Contenuti disciplinari sono un sapere da insegnare (per insegnanti) e un sapere da apprendere (per alunni); comunicazione interpersonale come mezzo; Insegnante conosce e può chiedere, alunno deve rispondere ponendo domande pertinenti.

Presentazione del compito ai bambini: prima strategia messa in atto: costruzione del significato del compito stesso e delle relazioni sociali cercando di capire che risposta si aspetta l’adulto. La strutturazione dei contesti sociali da parte di bambini e adulti è legata alle rappresentazioni che si formano per dare un senso alla situazione stessa. La risposta logica data a colui che ha posto una domanda è il risultato di una negoziazione della situazione in cui sono collocati insegnante che ha posto la domanda e il bambino che ha dato la risposta.

-Ruolo importante della conversazione nella costruzione di significai e nei processi di insegnamento-apprendimento; A scuola c’è una situazione asimmetrica tra docente e discente per questo il linguaggio parlato è diverso da quello utilizzato in situazioni extrascolastiche; la conversazione tra docente e discente si struttura in modo diverso; presupposto che regola l’attività in classe è che l’insegnante pone domande e conosce risposte, da qui valuta le risposte degli alunni dando un giudizio sul loro rendimento. -Compito della scuola e dell’insegnante: fornire all’alunno una modalità di apprendimento che gli permetta di apportare un cambiamento nel suo modo di pensare, integrando le nuove conoscenze con quelle già possedute; Riferimento a Vygotskij: la funzione dell’insegnante si esplica nella zona di sviluppo prossimale dove si nota la differenza tra il livello di risposta data dal bambino da solo e quella data dal bambino con l’aiuto dell’insegnante; Il linguaggio è il mezzo che permette l’interazione asimmetrica docente discente ( interazione con funzioni educativa rispetto a interazioni tra coetanei in cui si riflette su punti di vista diversi ); In classe non avvengono vere e proprie discussioni tra coetanei, dato che gli alunni possono essere influenzati dal comportamento verbale e non verbale dell’insegnante. E’ importante che l’adulto accetti e si avvicini prima alle idee e al modo di pensare dei bambini, per poterle poi trasformare in oggetto del discorso costruendo una conoscenza condivisa, così da favorire l’elaborazione di un processo cognitivo che li porterà ad appropriarsi di nuove conoscenze. N.B. Fuori dalla classe il bambino non utilizza le conoscenze imparate a scuola: in classe e fuori dalla classe il bambino produce soluzione differenti

Relazione triangolare: insegnante-oggetti del sapere-alunni -> importante da studiare Esiste una specie di contratto implicito: insegnante propone compiti corrispondenti a ciò che egli suppone sappiano gli alunni-> gli alunni si possono dunque aspettare tali tipi di esercizi-> di conseguenza si preparano per affrontarli al meglio.

Si parla di una vera e propria microcultura della classe che ha risvolti etici; Le aspettative consolidate nella quotidianità scolastica diventano regole e norme, dunque il frutto delle pratiche di insegnamento. Problema: si è visto che gli alunni spesso non credono che il fine del oro lavoro sia la comprensione, ma il superare le prove-> Capire non è un optional in realtà. Insegnare e apprendere sono compiti cognitivi, ma anche sociali (docenti e discenti implicati in forme di comunicazione complesse)

Cap.4 - Acquisire il linguaggio: Competenze di base e differenze individuali Bambini comunicano fin da subito tramite sguardi-> gesti -> linguaggio (lingua parlata nell’ambiente che li circonda). Comunicando il bambino entra nella comunità di cui fa parte. Ogni bambino ha i suoi tempi-> alcuni bambini precoci, altri lenti Conoscere i tempi di sviluppo della comunicazione e del linguaggio è importante per programmare attività ludiche e impostare spazi che favoriscano gli scambi comunicativi tra coetanei e tra bambini-adulti Nido e scuola-> contesti favorevoli per prevenire disturbi di linguaggio e comunicazione e per recu...


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