Microeconomia - riassunti economia politica PDF

Title Microeconomia - riassunti economia politica
Author Francesco Giardini
Course Economia Politica
Institution Università degli Studi di Camerino
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riassunti economia politica...


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CORSO DI ISTITUZIONI DI ECONOMIA (PARTE I: MICROECONOMIA) – GIOIA, PERRI IL MARGINALISMO Concetto essenziale della teoria marginalista è il concetto di equilibrio riferibile sia ai singoli soggetti sia al mercato. Il singolo individuo raggiunge l’equilibrio (è soddisfatto) quando, date le circostanze in cui si trova, non può fare nulla per ottenere risultati migliori e quindi non ha alcuna convenienza a mutare le proprie scelte finché non cambiano le circostanze. Il mercato è in equilibrio quando prezzi e quantità scambiate rimangono costanti e i soggetti hanno raggiunto la propria situazione di equilibrio. I Legge di Gossen – utilità marginale decrescente Utilità marginale: Si intende l’utilità derivante dal consumo di una dose aggiuntiva di uno stesso bene. Secondo la I Legge di Gossen il livello di utilità (la soddisfazione) decresce con il consumo di dosi successive di uno stesso bene (più dosi di uno stesso bene si consumano, più l’utilità decresce). Poiché l’utilità del bene decresce: - Conviene acquistare una dose aggiuntiva del bene solo se l’utilità di questa ulteriore dose è maggiore dell’utilità della moneta che si cede; - Se l’utilità della dose aggiuntiva del bene è uguale all’utilità della moneta, non cedo la moneta per una dose aggiuntiva di quel bene perché sono già soddisfatto dalla moneta; - Se l’utilità della dose aggiuntiva del bene è minore all’utilità della moneta, non cedo la moneta perché mi dà più soddisfazione rispetto ad una dose aggiuntiva del bene. Poiché il consumo di dosi successive dello stesso bene apportano una soddisfazione decrescente, la curva che rappresenta l’utilità marginale è decrescente.

Utilità totale: L’utilità totale è uguale alla somma delle utilità marginali delle dosi consumate. La curva che rappresenta l’utilità totale è crescente perché l’utilità marginale, pur diminuendo ad ogni consumo di una dose aggiuntiva, è positiva (e sommandosi fanno crescere l’utilità totale) ma è concava verso il basso proprio perché l’utilità marginale è decrescente.

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II Legge di Gossen – utilità marginale ponderata Utilità marginale ponderata: Si intende l’utilità dell’ultima unità di moneta spesa nell’acquisto di un bene. Secondo la II Legge di Gossen, il consumatore trova il suo equilibrio (la massima soddisfazione) quando i suoi acquisti sono ripartiti tra i vari beni in modo che le utilità marginali ponderate di ciascun bene siano uguali (il rapporto tra l’utilità marginale e il prezzo di ciascun bene è uguale).

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BENI Beni liberi: Sono utili e abbondanti e tali da soddisfare i bisogni di tutti gli individui (es. l’aria). Beni economici: Sono utili ma scarsi, sono prodotti e quindi hanno un prezzo perché per produrli sono sopportati dei costi. Un bene con le stesse caratteristiche in luoghi o circostanze differenti può assumere la funzione dei un bene libero o economico (es. sabbia – nel deserto è un bene libero, per un’impresa edile è un bene economico).

Beni succedanei (o sostituti): Possono essere sostituiti con altri che sono idonei a soddisfare lo stesso bisogno (es. olio d’oliva e olio di semi). Beni complementari: Soddisfano il consumatore se utilizzati congiuntamente ad altri (es. auto e benzina).

Beni finali: Vengono acquistati per essere consumati. Beni intermedi (o strumentali): Vengono acquistati per produrre beni finali pertanto sono strumenti di produzione (es. farina acquistata dal fornaio per produrre i suoi prodotti).

Beni pubblici: Caratteristiche del bene pubblico sono la non rivalità e la non escludibilità: - Non rivalità: Il consumo del bene da parte di un individuo non preclude il consumo da parte di altri individui (es. illuminazione pubblica può essere utilizzata da tutti anche contemporaneamente); -

Non escludibilità: Nessun individuo può essere escluso dal consumo del bene pubblico (es. al cittadino che non paga le tasse non può essere impedito il consumo dell’illuminazione pubblica).

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CONCORRENZA PERFETTA Forma di mercato caratterizzata dalla presenza di molte piccole imprese. Produttori e consumatori non possono influenzare il prezzo (price taker). I beni offerti sono omogenei e quindi per il consumatore è irrilevante scegliere il bene di un’impresa o di un’altra. DOMANDA E OFFERTA Domanda: Esprime la relazione tra prezzo e quantità domandata: - Prezzo di domanda: Prezzo massimo che i consumatori sono disposti a pagare per una determinata quantità di un bene; Quantità domandata: Specifica quantità del bene che i consumatori sono disposti ad acquistare a quel determinato prezzo. Legge della domanda: Tutte le altre cose rimanendo le stesse (fattori determinanti della domanda), quando il prezzo di un bene diminuisce la sua domanda cresce; quando il prezzo di un bene aumenta la sua domanda diminuisce. La variazione del prezzo del bene determina la variazione della quantità domandata. Fattori determinanti la domanda: Reddito, preferenze, prezzi di altri beni, aspettative riguardo l’andamento dei prezzi futuri, numero dei compratori. -

Spostamento della domanda: Il cambiamento dei fattori determinanti la domanda comporta lo spostamento della curva di domanda. -

Incremento della domanda: Allo stesso prezzo aumenta la quantità domandata; Diminuzione della domanda: Allo stesso prezzo diminuisce la quantità domandata.

Offerta: Esprime la relazione tra prezzo e quantità offerta. - Prezzo di offerta: Prezzo minimo che i venditori accettano per offrire una determinata quantità di un bene; - Quantità offerta: Specifica quantità del bene che i venditori sono disposti ad offrire a quel determinato prezzo. 4

Legge dell’offerta: Tutte le altre cose rimanendo le stesse (fattori determinanti l’offerta), l’offerta è la volontà e la capacità di vendere una determinata quantità di un bene ad un determinato prezzo, durante un certo periodo. La variazione del prezzo del bene determina la variazione della quantità offerta. Fattori determinanti l’offerta: Prezzi delle risorse, tecnologia disponibile, aspettative dei venditori sui prezzi futuri, numero dei venditori.

Spostamento dell’offerta: Il cambiamento dei fattori determinanti l’offerta comporta la spostamento della curva dell’offerta. - Incremento dell’offerta: Allo stesso prezzo è offerta una quantità maggiore del bene; -

Diminuzione dell’offerta: Allo stesso prezzo è offerta una quantità minore del bene.

Equilibrio tra domanda e offerta Equilibrio: Quantità offerta e quantità domandata sono in equilibrio quando, al prezzo di equilibrio, sono uguali. Il prezzo di equilibrio è quel prezzo al quale i produttori riescono a vendere esattamente la quantità che sono disposti ad offrire e i consumatori riescono ad acquistare esattamente la quantità che domandano. Sotto il prezzo di equilibrio (il prezzo è basso) si ha eccesso di domanda; sopra il prezzo di equilibrio (il prezzo è alto) si ha eccesso di offerta.

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Eccesso di domanda (difetto di offerta): Sul mercato è portata una quantità del bene minore rispetto a quella domandata a quel determinato prezzo. A causa dell’eccesso di domanda, il venditore aumenta il prezzo e per ciò aumenta la quantità portata sul mercato, ma (per effetto dell’aumento del prezzo) quella domandata è diminuita. Per raggiungere l’equilibrio, il prezzo deve aumentare finché domanda e offerta non sono uguali.

Eccesso di offerta (difetto di domanda): Sul mercato è portata una quantità del bene maggiore rispetto a quella domandata a quel determinato prezzo. A causa dell’eccesso di offerta, il venditore abbassa il prezzo e per ciò diminuisce la quantità portata sul mercato, ma (per effetto dell’abbassamento del prezzo) quella domandata è aumentata. Per raggiungere l’equilibrio, il prezzo deve diminuire finché offerta e domanda non sono uguali.

Elasticità della domanda e dell’offerta Elasticità della domanda: Indica la variazione % della quantità domandata dovuta alla variazione % del prezzo. L’elasticità si distingue dalla pendenza perché la pendenza misura il rapporto tra la variazione dei prezzi e la variazione della quantità domandata espressa in specifiche unità di misura (€ - KG), l’elasticità misura il rapporto tra la variazione dei prezzi e la variazione della quantità espressa in percentuale (%). - Domanda elastica: La variazione % del prezzo è minore rispetto alla variazione % della quantità domandata (una piccola variazione % del prezzo comporta una grande variazione % della quantità domandata: P +30% à Q -70% oppure P -30% à Q +70%); - Domanda rigida: La variazione % del prezzo è maggiore rispetto alla variazione % della quantità domandata (una grande variazione % del prezzo comporta una piccola variazione % della quantità domanda: P +70% à Q -30% oppure P -70% à Q +30%). La variazione % della quantità domandata può essere positiva o negativa ma in ogni caso se il prezzo aumenta la quantità domandata diminuisce, se il prezzo diminuisce la quantità domandata aumenta e la variazione avviene in misura diversa a seconda che la domanda sia elastica o rigida.

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Categorie dell’elasticità Elasticità unitaria: La variazione % del prezzo è uguale alla variazione % della quantità domandata.

Domanda perfettamente elastica: Una piccola variazione % del prezzo causa una grande variazione % della quantità domandata.

Domanda relativamente elastica: Una piccola variazione % del prezzo causa una relativamente grande variazione % della quantità domandata.

Domanda perfettamente rigida: Una grande variazione % del prezzo causa una piccola variazione % della quantità domandata.

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Domanda relativamente rigida: Una grande variazione % del prezzo causa una relativamente piccola variazione % della quantità domandata.

Elasticità dell’offerta: Indica la variazione % della quantità offerta dovuta alla variazione % del prezzo. La variazione % della quantità offerta può essere positiva o negativa ma in ogni caso il prezzo e la quantità variano nella stessa direzione: se il prezzo aumenta anche la quantità offerta aumenta (perché l’aumento del prezzo incentiva l’offerta), se il prezzo diminuisce anche la quantità offerta diminuisce (perché la diminuzione del prezzo disincentiva l’offerta).

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COSTI Costo totale (CT = CF + CV): Insieme delle spese sostenute per acquisire gli input della produzione (terra T, capitale K, lavoro L). Sono costituiti da: - Costi fissi totali (CF): Sostenuti dall’impresa per avviare la produzione (es. spese per macchinari); - Costi variabili totali (CV): Sostenuti per l’acquisto del lavoro del capitale circolante (materie prime). Costo medio (cme [cf+cv] = CT/Y): Costo di ogni singola unità di prodotto (costo totale diviso per la quantità prodotta Y). Sono costituiti da: - Costo medio fisso (cf): CF/Y - Costo medio variabile (cv): CV/Y Costo marginale (cma = ΔCT/ΔY): Costo dell’ultima unità del bene prodotta dall’impresa.

RICAVI Ricavo totale (RT = Y·P): Somma complessiva ottenuta dalla vendita dell’output (quantità prodotta per il prezzo di ogni singola unità). Ricavo medio (rme = RT/Y): Ricavo derivante da ogni singola unità di prodotto (ricavo totale diviso per la quantità prodotta). Ricavo marginale (rma = ΔRT/ΔY): Ricavo ottenuto dalla vendita di un’unità aggiuntiva di prodotto.

PROFITTO Profitto (π = RT-CT): Differenza tra ricavo totale e costo totale.

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PRODOTTI E COSTI Prodotto totale (PT): Quantità complessiva di prodotto ottenuta impiegando i fattori di produzione (T, L, K). Sulla curva del PT si trova il punto di flesso (punto in cui cambia l’andamento della curva che da convessa diventa concava) che corrisponde al punto massimo del pma determinato da quel livello del fattore produttivo (L).

Prodotto medio (pme = PT/L): Quantità di prodotto che in media ottengo utilizzando complessivamente il fattore produttivo (L). Poiché la curva indica il pme, essa ha un andamento costante.

Prodotto marginale (pma = ΔPT/ΔL): Incremento del prodotto totale dovuto all’incremento del fattore produttivo (L). La curva indica che il pma cresce se si aumenta la quantità del fattore produttivo (L). Raggiunto il punto massimo del pma, ulteriori quantità di lavoro fanno crescere il PT ma a un tasso decrescente (infatti il pma è positivo sempre in misura più ridotta). Il punto massimo del pma determina un livello di lavoro per il quale sulla curva del PT si ha un punto di flesso.

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Relazione fra prodotto medio e prodotto marginale Il punto massimo del pme si trova nel punto di intersezione tra la curva del pme e quella del pma e in questo punto pme = pma. In assenza sul grafico della curva del pma, il punto massimo del pme si può individuare tracciando una bisettrice che parte per l’origine degli assi: il punto massimo del pme si trova nel punto in cui la bisettrice è tangente alla curva del PT.

Relazione fra costo medio e costo marginale Il punto minimo del cme si trova nel punto di intersezione tra la curva del cme e quella del cma.

Relazione fra prodotto marginale e costo marginale La curva del cma ha un andamento inverso rispetto alla curva del pma (andamento speculare). Aumentando il fattore produttivo (L) il pma cresce mentre il cma diminuisce. Quando il pma raggiunge il punto massimo, il cma raggiunge il punto minimo. Aumentando ancora il fattore produttivo, dopo il punto massimo del pma (o minimo del cma), il pma diminuisce mentre il cma aumenta.

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Relazione fra prodotto medio e costo medio La curva del cme ha un andamento inverso rispetto alla curva del pme (andamento speculare).

Relazione fra PT, pme, cme, pma e cma

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ANDAMENTO DEI RICAVI Nella concorrenza perfetta, il prezzo non cambia al variare della quantità (se produco 2X il prezzo è di 5€, se produco 5X il prezzo è di 5€). Ad es. Se vendo 3X (Y) ed il prezzo di 1X è di 5€: RT = 15 € (3X · 5€) Rme = 5€ (ricavo derivante dalla vendita di 1X): il rme è uguale al prezzo. Rma = 5€ (ricavo di un pezzo aggiuntivo): il rma è uguale al prezzo. Visto che rme=P e rma=P allora rme=rma e la curva è rappresentata da un retta orizzontale (il prezzo non cambia al variare della quantità).

Massimizzazione del profitto: L’impresa deve produrre una determinata quantità del bene per cui il prezzo (P = rma) è uguale al costo marginale: P = rma = cma (5€). Pertanto al variare del prezzo, l’impresa deve variare la quantità prodotta in modo che il prezzo sia uguale al costo marginale.

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MONOPOLIO Il monopolio è una forma di mercato in cui una sola impresa produce e offre un determinato bene, e può anche influenzare il prezzo e la quantità offerta (price maker). Il monopolio si può avere in 4 casi: - Diminuzione dei costi: L'impresa che si ingrandisce è in grado di estromettere dalla produzione le imprese concorrenti per il fatto che ingrandendosi, il prodotto aumenta e di conseguenza i costi medi decrescono (monopolio naturale); - Uso esclusivo di una tecnologia: L’impresa ha la conoscenza esclusiva di una tecnologia indispensabile alla produzione di un determinato bene, o la possibilità di utilizzare tale tecnologia è tutelata da un brevetto; Ex lege: La produzione è concessa a una sola impresa per legge o per licenza del governo; Controllo di un input: L’impresa ha il controllo esclusivo di un input essenziale che non può essere ottenuto altrimenti. Curva del monopolio: L’andamento della curva è decrescente infatti l’impresa non può aumentare la quantità venduta senza diminuire il prezzo (l’incremento dell’offerta comporta una diminuzione del prezzo). Come nella concorrenza perfetta il prezzo è uguale al ricavo medio ma il ricavo marginale è minore del prezzo: per vendere un’unità in più, l’impresa deve diminuire il prezzo (ma pur diminuendo il prezzo, il ricavo totale sarà maggiore perché vende una quantità maggiore). -

Massimizzazione del profitto: L’impresa deve produrre una determinata quantità del bene per cui il costo marginale è uguale al ricavo marginale (cma = rma).

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CONCORRENZA MONOPOLISTICA Modello di mercato in cui non esistono barriere all’entrata di nuove imprese che sono numerose. I beni che le imprese offrono non sono offerti allo stesso prezzo e non sono omogenei ma sono differenziati da alcuni fattori (hanno caratteristiche in comune ma al tempo stesso si differenziano). Fattori di differenziazione: Localizzazione, rapporto di fiducia, pubblicità. Massimizzazione del profitto: L’impresa deve produrre una determinata quantità del bene per cui il costo marginale è uguale al ricavo marginale (cma = rma). OLIGOPOLIO Forma di mercato in cui il complesso dell’offerta di un bene è controllata da poche imprese di grandi dimensioni. All’ingresso del mercato esistono delle forti barriere che limitano il numero delle imprese esistenti. Le caratteristiche dell’oligopolio sono 3: - Quota di mercato: Poche imprese detengono nel settore una significativa quota di mercato e quindi possono influenzare i prezzi; - Operazioni su scala globale: Le imprese possono spostare facilmente la produzione da un punto all’altro; - Integrazione verticale: L’impresa controlla i diversi gradi del processo produttivo in modo da avere un controllo totale dell’intero processo produttivo. Si possono distinguere 2 tipi di oligopolio: - Oligopolio concentrato: È caratterizzato da poche grandi imprese che offrono un prodotto omogeneo. In tal caso la barriera all’entrata del mercato consiste fra quantità prodotta e prezzi: infatti l’ingresso nel mercato di una nuova impresa farebbe diminuire i prezzi ma è necessario che la riduzione dei prezzi non annulli i profitti; Oligopolio differenziato: È caratterizzato dalla differenziazione del prodotto e la differenziazione può essere vera o percepita dal consumatore. In tal caso la barriera all’entrata del mercato è legato al costo della pubblicità necessaria per far conoscere il marchio e differenziare i vari prodotti. Per evitare che nuove imprese entrino nel mercato, quelle già presenti devono: - Fissare il prezzo limite: Cioè il prezzo al di sotto del quale la produzione non è redditizia; - Disporre di una capacità produttiva in eccesso: L’impresa già presente nel mercato deve essere in grado di produrre una quantità maggiore rispetto a quella cui corrisponde il prezzo limite (allo stesso prezzo deve essere in grado di produrre di più). -

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