Montale - Le Occasioni PDF

Title Montale - Le Occasioni
Author Sarha Fiorenza
Course Letteratura italiana contemporanea
Institution Università degli Studi di Catania
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Summary

ANALISI E RIASSUNTO CRITICHE IN PROGRAMMA (Casadei)...


Description

Eugenio Montale Eugenio Montale è il poeta più rappresentativo del Novecento italiano che ha segnato una svolta definitiva nell’evoluzione della lirica contemporanea. A lui è stato contrapposto Ungaretti che in effetti segue il versante della poesia di ispirazione “immediata” a suo modo “pura”, vicina a quella delle poetiche simboliste ma anche delle avanguardie francesi e italiane. Montale è convito che la forza propulsiva delle avanguardie si sia esaurita: vi è un evidente bisogno di tornare alle forme tradizionali. Ricollegarsi alla tradizione senza essere tradizionalista è uno degli obiettivi di Montale. Egli ovvia a questo problema quando entra in contatto con movimenti che rielaborano la tradizione inserendo temi attuali, personali e tipici della condizione umana contemporanea. In sintesi, Montale rifiuta il motivo del poeta rivelatore di nessi nascosti (come in Ungaretti o D'Annunzio), semmai, soprattutto negli Ossi di Seppia, inserisce il tema della certezza del male di vivere. Negli Ossi di Seppia, infatti, possiamo riconoscere una lettura problematica del reale, necessaria dopo aver scoperto che l’uomo e la natura non si corrispondono. Da ciò nasce il MALE DI VIVERE, ossia la condizione in cui giace l’uomo che si pone domande sul vivere, una condizione di sofferenza esistenziale. In generale gli OSSI cercano di far emergere nel lettore un’interrogazione sul senso dell’esistere. È la necessità di cercare la maglia rotta nella rete, l’anello che non tiene, ma senza una speranza forte partendo dal manifestarsi ovunque del male di vivere per esprimere lo stato di sofferenza esistenziale. Un’altra innovazione nella poesia di Montale, si tratta dell’immissione di oggetti quotidiani e concreti assunti per il loro valore realistico, a cui viene aggiunto un valore salvifico. (es. il lume della petroliera nella Casa dei doganieri (1930) costituisce il segnale di un possibile varco, poi non trovato, segnato dalla luce proveniente da un’imbarcazione). BIOGRAFIA Nato da una famiglia dedita al commercio, anche lui prese questa strada, ma già dalla prima adolescenza, entrò a Lettere e si avvicinò a tematiche sensibili e cominciò a prendere appunti sulla poesia. Ebbe in questo periodo anche molti dubbi riguardo la religione. L’accostamento delle arti serviva in generale a Montale per evadere dalla piccola borghesia che sentiva intorno. Montale partecipa alla Prima guerra mondiale e durante l’addestramento conosce persone che poi saranno importanti nella sua carriera. Tornato a Genova dopo la guerra inizia un periodo delle “non scelte”, dovrebbe diventare commerciante ma tergiversa e si occupa di poesia e letteratura. Decide dunque di dedicarsi all’arte e conosce numerosi intellettuali e critici in questo periodo. È il momento dell'affermazione del fascismo, dal quale Montale prende subito le distanze sottoscrivendo nel 1925 il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce. Il suo antifascismo ha una dimensione non tanto politica quanto culturale: esso si nutre di un disagio esistenziale e di un sentimento di malessere nei confronti della civiltà moderna tout court. È un antifascismo aristocratico e snobistico. Montale vive questo periodo nella "reclusione" della provincia ligure, che gli ispira una visione profondamente negativa della vita. Il suo pessimismo non essendo immediatamente riconducibile alla politica sopravvive anche dopo l'avvento della democrazia. Nel febbraio 1927 Montale si trasferisce a Firenze lavorando per l’editore Bemporad. Ottiene la fiducia dei maggiori letterati e inizia a collaborare con la rivista Solaria. In questo contesto conosce Drusilla Tanzi, quella che poi diventerà sua moglie. Montale, dopo l'edizione degli Ossi del 1925, nel 1929 è chiamato a dirigere il Gabinetto scientifico letterario G. P. Vieusseux. La vita a Firenze però si trascina per il poeta tra incertezze economiche e complicati rapporti sentimentali; nel 1933 conosce l'italianista americana Irma Brandeis, con cui avvia una quinquennale storia d'amore, cantandola con il nome di Clizia in molte poesie confluite ne “Le occasioni. La passione iniziale fu seguita da un amore lontano che portò Irma in America poiché ebrea. Questo fu alimentato dall’incapacità di Montale di tagliare i ponti con Drusilla Tanzi. Il rapporto tra Montale e Irma è visibile attraverso innumerevoli lettere attraverso le quali sembra che la poesia di Montale fosse un’alternativa all’amore per Irma. Il loro rapporto sarà sempre contrastato, soprattutto quando Irma rientra negli Stati Uniti, sia perché Montale non riesce a dimenticare Drusilla, sia per i suoi legami con l'ambiente italiano (nel quale aveva raggiunto una discreta notorietà). Come si legge in una delle ultime lettere scritte ad Irma, tali erano i contrasti tra i due che l'amore pareva essere un'alternativa alla condizione di poeta. Ma dopo eventi assai amari per Montale (la morte della sorella, l'allontanamento dal Vieusseux per motivi politici, alcuni momenti di crisi con Drusilla che avrebbero portato ad un tentativo di suicidio di lei) sembra che questa relazione non abbia più le forze per continuare. L’impossibilità di dar seguito all’amore prevale proprio quando prendono corpo le Occasioni, 1939, Einaudi. Montale trascorre l'ultima parte della sua vita (dal 1948 alla morte) a Milano. Diventa redattore del Corriere della Sera. Il 23 luglio 1962 sposa con rito religioso Drusilla Tanzi, di dieci anni più anziana di lui, con cui conviveva dal 1939. La donna, tuttavia, la cui salute si era rapidamente deteriorata, per la frattura di un femore in seguito a una caduta accidentale nell'agosto di quell’anno, morirà a Milano il 20 ottobre, all'età di 77 anni. Eugenio Montale morì a Milano la sera del 12 settembre 1981, un mese prima di compiere 85 anni, nella clinica San Pio X dove si trovava ricoverato per problemi derivati da una vasculopatia cerebrale.

La Raccolta d’Esordio: “Ossi di Seppia” La raccolta comprende testi elaborati tra il 1920 e il 1925. La poesia degli Ossi è una poesia anti eloquente e in negativo: non ha nessuna verità o certezza da rivelare, ma si limita a registrare la profonda angoscia del poeta, la sua “disarmonia” con il mondo, il suo “male di vivere”, appunto, che trova espressione in celebri metafore, quali camminare lungo un muro ”che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia”, essere imprigionati in una rete, essere legati da una catena; talvolta si intravede una possibilità di salvezza. Ma è una possibilità vaga. Il titolo scelto dal poeta è espressione del sentimento di emarginazione ed aridità nel rapporto con la realtà che caratterizza la prima parte della sua opera poetica. Il rapporto dell’uomo con la natura non è più simbiotico; Montale rifiuta la tradizione a lui antecedente (quella di discendenza romantico-decadente, e ben rappresentata da Gabriele D'Annunzio) della fusione tra l'io poetico e il mondo naturale, così che il paesaggio ligure diventa nudo e desolato come un osso di seppia. Già il titolo dell'opera presenta una figura retorica; infatti, Ossi di seppia indica la cartilagine dei molluschi che galleggiano sul mare o che vengono sbattuti sulla spiaggia. Questa indica un'allegoria: come l'osso di seppia è gettato sulla terra, così il poeta è esiliato dal mare (cioè la felicità e la natura). Inoltre, Montale, attraverso questo titolo, vuole individuare una poesia scarna, fatta di poche parole e soprattutto semplice. Allo stesso tempo però, Montale crea delle poesie (vedi Meriggiare pallido e assorto) che dal punto di vista stilistico risultano assai complesse: allitterazioni, campi semantici, parole aspre, metafore, anafore, rime e molto altro. Perciò seppur i contenuti risultino semplici, il modo in cui essi sono scritti non sono subito intuibili. Ossi di seppia esprime l’impossibilità quasi filosofica da parte di Montale di scrivere di argomenti e valori ‘alti’, e la conseguente rinuncia alla prospettiva di diventare un poeta vate, come D’Annunzio prima di lui. Non si riesce più ad utilizzare la poesia per spiegare realmente la vita e il rapporto dell’uomo con la natura: la realtà stessa appare incomprensibile e inesprimibile, ed il poeta non può che mettere in evidenza questa percezione negativa del suo stare al mondo, Seconda raccolta, “Le Occasioni” La prima edizione delle Occasioni viene pubblicata un mese dopo l'inizio della Seconda Guerra Mondiale, preceduta da un piccolo volume, La casa dei doganieri e altri versi, in cui erano presenti cinque componimenti poi inclusi nell'opera. Essa annovera al suo interno la produzione poetica dell’autore tra il 1928 e il 1939, e la raccolta conoscerà anche, nelle edizioni successive, modifiche ed aggiunte. Il titolo non fa riferimento alle poesie d’occasione scritte poiché commissionate al poeta, ma si riferiscono a quelle occasioni, a quei momenti che anche se banali, di scarsa importanza, costituiscono “istanti fatali”; sono occasioni che riscattano la vita. Struttura → La raccolta presenta una struttura più concentrata di quella degli Ossi di seppia, essendo divisa in sole quattro sezioni (contro le otto di Ossi di seppia): dopo una poesia introduttiva, Il balcone, i testi sono raggruppati in quattro parti, numerate progressivamente con numeri da I a IV. Solo la II sezione ha un nome, Mottetti, e include 20 brevi componimenti; la terza, comunque priva di nome, comprende tre poesie dal comune titolo di Tempi di Bellosguardo. La dedica iniziale "a I.B." è riferita a Irma Brandeis, che è presente nell'opera nella trasfigurazione poetica del personaggio di Clizia. Sempre di origine ebraica sono altre protagoniste delle liriche, come Dora Markus, Gerti Frankl e Liuba di Liuba che parte; tra esse, oltre alla Brandeis, Montale conobbe personalmente soltanto Gerti. Clizia - al secolo, Irma Brandeis - assume contemporaneamente i tratti di una donna reale e quelli della donna salvatrice e angelicata, che, richiamando alla memoria la tradizione stilnovista, diventa per il poeta l'ultima àncora di salvezza dal disastro storico e personale cui egli assiste. Questo miraggio di salvezza che Montale intravede lo distoglie, almeno in parte, da una condizione di solitudine. Le occasioni potrebbero essere allora definite come una specie assai rara e particolare di canzoniere d’amore: le diverse ispiratrici femminili della poesia di Montale tendono a fondersi in unica donna-angelo, che combina paradossalmente valori religiosi e salvifici al senso di una perdita irreparabile. In varie poesie oggetti o situazioni in apparenza comuni scatenano il cosiddetto “istante privilegiato”, uno stato di grazia in cui il poeta conosce la realtà in modo più autentico ed evoca in modo quasi magico il ricordo della donna assente. Il testo di apertura è Il balcone che ha una funzione analoga a quella di In limine negli Ossi. La «finestra» o «balcone» compare, come figura di separazione, momento di distanza, schermo che divide la vita dalla nonvita, che isola l’ombra dalla luce; essa identifica, forse, una condizione di solitudine o, meglio, di oscurità, di dannazione, di esilio Il balcone edito nel 1939, ma scritto nel 1933. Questa poesia si concentra su dettagli rilevatori, legati alle occasioni, ai momenti eccezionali, epifanie o miracoli laici. Viene definito da Contini come canzoniere d’amore dedicato interamente a I.B., a Clizia. Nel testo preliminare, troviamo una costante montaliana, già presente negli Ossi, cioè il rivolgersi costante da parte dell’io lirico ad un “tu”, che spesso è femminile (come anche “In limine”) Si concentra sull'interiorità → l'”io-poeta” deve concentrarsi su qualsiasi ragione di vita, una volta che è stato allontanato dal “tu-donna portatrice di fuoco(=vita)”, per annientare il vuoto e la nullità. In effetti solo lei è in grado di comprendere la vita interiore, “che appare e scompare a tratti”, e il poeta vi si può ancora aggrappare, aspettando il suo ritorno, attraverso “una finestra che non s'illumina”, ossia un passato che non ritorna se non per frammenti e baluginii improvvisi → le “occasioni” che danno il titolo alla raccolta, delle quali si fa interprete e mediatrice la

donna- nume. Nei momenti delle “occasioni” l'io riesce a trovare dei “barlumi” di vita autentica, posseduta appieno solo quando sta al fianco della donna-nume. L'io si manifesta attraverso chiaroscuri, dettagli e correlativi oggettivi. Le Occasioni sono il racconto di un'evasione impossibile, di un moto bloccato, di una corsa immobile del tempo; è un repertorio di attese, veglie e meditazioni interiori, la ricerca di un incontro che è subito separazione: i personaggi femminili sono sempre in fuga, nomadi ed inquieti, oppure assenti ma presenti nel ricordo del poeta e in magiche e fugaci apparizioni. Le occasioni, in effetti, sono recuperi casuali di momenti di vita piena, sono ricordi che riemergono all'improvviso, paragonabili alle epifanie di Joyce, alle intermittenze del cuore di Proust, ai momenti di essere di Virginia Woolf o alle illuminazioni di Eliot. Queste occasioni, questi “disguidi del possibile”, caricati di valore salvifico, sono rari e non prevedibili; possono essere originate da animali, oggetti, dettagli minimi (persino nomi o suoni), e sono reminiscenze del passato, persistenze di un tempo perduto, a volte legati alla donna amata e ormai assente → emanazioni La prima sezione comprende 16 testi, composti dal 1926 al 1940. Tuttavia, i testi poetici non sono disposti secondo una successione cronologica, ma, al loro interno vi è una disposizione tematica. La prima sezione richiama gli Ossi di seppia per i temi e per la varietà dei testi; Molte poesie sono state progettate dall’autore quasi come appunti di un taccuino di viaggio. Sono citati molti luoghi europei poiché Montale vuole riferirsi all’intera civiltà umanistica che accomuna il continente europeo. La seconda sezione comprende 20 testi ed è intitolata Mottetti. Il titolo della sezione viene da una composizione musicale polifonica di origine medievale, di solito a due voci che cantano due testi sacri diversi; potrebbe indicare anche un testo poetico polimetro attestato tra Due e Trecento. Dunque, una composizione musicale, in cui le voci musicali si sovrappongono, le immagini sono ridotte a particolari, ciascuna delle quali è una piccola parte da cui occorreva ricavare il tutto. La terza sezione è costituita da un poemetto intitolato Tempi di Bellosguardo. Tale poemetto è suddiviso in tre parti; fu composto probabilmente nel 1939. Con questo titolo il poeta fa riferimento ad una collina situata nei pressi di Firenze. Dalla sommità di questa collina, ed in particolare, dal giardino di un’antichissima villa, si può ammirare il suggestivo panorama della città e della campagna circostante. Ecco perché il nome di questo luogo è Bellosguardo, quasi a voler sottolineare un luogo perfetto ed incantevole. • Il primo movimento si apre con una lunga descrizione di opere naturali ed umane, la cui pace (la serenità donata dalla natura) però può essere avvertita solo a sprazzi e spiragli, perché non può resistere nell'esistenza frenetica e senza scelta a cui sono condannati gli uomini. • Il secondo movimento è incentrato proprio sull'esistenza smarrita nel “prisma del minuto”, senza possibilità di scegliere tra vita “che passa” e vita “che sta”; ma con l'ipotesi che, visto il contesto in cui il passato mantiene la sua forza attraverso segni quali “erme” o “lapidi”, un gesto possa rimanere o forzare il chiuso della realtà. • Ma il terzo movimento raccoglie soprattutto immagini della bufera che fa sparire il segno di ciò che costituiva una vita, assecondando l'andamento della civiltà. Il luogo Bellosguardo è sconvolto da una violenta bufera, allegoria della Seconda Guerra Mondiale. La quarta ed ultima sezione comprende 15 testi, composti tra il 1929 e il 1940. Tale sezione è preceduta da un verso in epigrafe tratto dal poeta Shakespeare: “Linfa stretta dal gelo e vive foglie del tutto andate via, Bellezza sepolta dalla neve e squallore dappertutto”. Tale citazione allude al tema del dolore e del male, posto in antitesi tra vari elementi: la linfa e il gelo, la bellezza e lo squallore, civiltà e barbarie. Raccoglie poesie precedenti al periodo di Clizia. La pubblicazione delle Occasioni sancisce l'inizio della fama di Montale, culminata nel 1975 con il Nobel e siglata dai funerali di Stato. Cinque ristampe della raccolta vengono pubblicate durante la guerra, così come altre di Ossi di Seppia. Ma il successo porta anche fraintendimenti, primo tra tutti l'assimilazione di Montale all'ermetismo, che lo accompagnerà per molti anni sui manuali scolastici, fino agli anni Cinquanta/Sessanta, periodo in cui la critica separa definitivamente Montale dall'ermetismo e lo ricollega a una linea dantesca e oggettuale. ANALISI POESIE: -

IL BALCONE

Il tema principale di tutta la raccolta "Le occasioni" è la figura femminile vista spesso in senso quasi religioso, salvifico e molto vicino all'immagine della donna che avevano i poeti stilnovisti del Duecento: quasi tutte le poesie della raccolta sono in realtà delle dediche a diverse donne che hanno costituito dei punti di riferimento importanti nella vita di Montale, ad esempio Anna degli Uberti (conosciuta in Liguria a Monterosso) oppure Irma Brnadeis, un'ebrea americana studiosa di Dante e fuggita negli Stati Uniti dopo le leggi razziali emanate dal fascismo nel 1938. La lirica di apertura delle Occasioni, qui antologizzata, è appunto una dedica ad Anna degli Uberti, morta piuttosto prematuramente (a 54 anni) nel 1959. Montale è andato alla ricerca di una poesia che potesse essere, in qualche modo, INTRODUTTIVA ai temi dell’intera raccolta. Questa è in effetti una costante di tutta la poesia di Montale: la figura femminile viene vista come portatrice di una verità che sfugge al poeta e quindi può rappresentare una luce, un'ancora di salvezza in una vita dominata da continue incertezze e difficoltà.

Anna degli Uberti è quindi l'unica che può scorgere la vita che dà "barlumi”: questo termine indica quei momenti magici della vita in cui l'esistenza appare dotata di senso e di significato e non soltanto un insensato susseguirsi di giorni sempre uguali, dominati dalla noia e dalla fatica. "La finestra che non s'illumina" dell'ultimo verso è la memoria del poeta, che ripercorre gli istanti vissuti con Anna ormai morta, ma in un certo senso molto più "viva" del poeta, proprio perché inserita in una dimensione metafisica. Possiamo immaginare che si tratti di un balcone dal quale si scorge in lontananza la luce di un faro che getta barlumi intermittenti sull’orizzonte. Non importa tanto scoprire di quale faro possa trattarsi, quanto capire che per il Montale delle Occasioni la poesia nasce sempre da circostanze particolari, da eventi spesso banali: qui, la visione della donna affacciata a una finestra o a un balcone è, appunto, l’occasione che genera la riflessione sviluppata nei primi dieci versi. -

MOTTETTO 1: Lo sai: debbo riperderti e non posso...

La poesia fa parte della sezione “Mottetti” della raccolta “Occasioni”. Le ventuno poesie, brevi, che rappresentano questa sezione richiamano immagini dedicate ad una donna, Clizia, il cui vero nome è Irma Brandeis. Clizia è un nome, che rimanda al IV libro delle Metamorfosi di Ovidio, in cui viene raccontata la storia della ninfa Clizia, che era perdutamente innamorata del dio Apollo. A un certo punto però il dio, innamoratosi della mortale Leucotoe, l’abbandonò. La ninfa fa uccidere la rivale in amore. Per questo motivo, Clizia, quindi, viene trasformata in un girasole, pianta innamorata del sole che rimane sempre legata al suo amato, seguendolo ovunque. E da Ovidio quest’immagine del girasole, assunto a modello dell’amore tanto fedele quanto infelice, passa a Eugenio Montale, che con lo pseudonimo di Clizia chiamò una delle donne protagoniste della sua produzione poetica e della sua vita, la giovane ebrea americana Irma Brandeis. Quest’ultima, studiosa di Dante, era venuta in Italia nel 1933 per approfondire i suoi studi e, trovandosi a Firenze, aveva voluto conoscere il poeta degli Ossi di seppia, allora direttore del Gabinetto Vieusseux: Eugenio Montale, appunto. Tra i due il colpo di fulmine fu immediato e da lì ebbe inizio una delle storie d’amore più celebri, e purtroppo anche più tormentate, del Novecento italiano, fatta di lontananze, ostacoli e difficoltà. Il poeta, in...


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