Novembre di Pascoli PDF

Title Novembre di Pascoli
Author Fiammetta Farnetani
Course Letteratura Italiana quinto anno
Institution Liceo (Italia)
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Summary

Analisi Novembre di Pascoli....


Description

Novembre Il titolo della poesia in questione richiama la stagione autunnale tutta e, in particolare, il mese dell’anno in cui si commemorano i propri cari defunti. Il poeta accosta, infatti, l’illusione che si prova in una giornata autunnale che sembra primaverile alla precarietà dell’esistenza. Come spesso accade in Myricae, anche in questo caso ci troviamo dinanzi a un bozzetto naturalistico che si colloca in una dimensione ingannevole. Se nella prima strofa della poesia ci troviamo dinanzi alla rappresentazione di una giornata cristallina di novembre che può, seppur per pochi istanti, portare l’illusione della primavera, colta sia attraverso sensazioni visive («gèmmea l’aria») che olfattive («del prunalbo l’odorino amaro»), nella seconda siamo già dinanzi alla consapevolezza, rafforzata dal Ma avversativo del quinto verso, che in realtà si sta vivendo la stagione autunnale che è una metafora dell’esistenza. Le piante non sono in fiore, i rami degli alberi sono spogli e spiccano sullo sfondo del cielo disegnando nere trame. Il bozzetto naturalistico inizia a comunicare l’idea della morte. All’illusione della primavera, che altro non è che una metafora della vita, si contrappone la realtà funerea, l’algida legge della morte. Vi è, dunque, una forte analogia tra la primavera, che rappresenta la vita e l’autunno, che è collegato alla morte. Nella terza strofa ci troviamo di fronte alla tristezza della stagione autunnale: il silenzio è profondo e il vento fa cadere le foglie. L’aggettivo «fragile», riferito alle foglie, secondo il Traina, «evoca l’aridità delle foglie; ma, di riflesso, anche la loro caducità autunnale; nell’aggettivo bivalente la trama delle immagini si apre al simbolo; precarietà delle stagioni, precarietà della vita, fruscio lieve del silenzio». La sinestesia «cader fragile» (v. 11) e l’ossimoro «estate, /fredda» (vv. 11-12) trasmettono con maggiore forza il messaggio di precarietà e morte espresso nella lirica. Il paesaggio rappresentato nella terza strofa si può ritenere universale, come si evince dall’assenza di riferimenti precisi allo spazio («intorno», «lontano») e dall’assenza di articoli («da giardini e da orti»). Come avviene nelle altre liriche della raccolta, infatti, anche in questo caso Pascoli non intende descrivere la natura in un preciso momento dell’anno (i giorni della prima metà di novembre, la cosiddetta “estate di San Martino”), ma trasmettere un messaggio più profondo. Il poeta – apparentemente intento a descrivere il paesaggio circostante – cerca di penetrare il senso segreto delle cose (che si rivela carico di drammaticità e morte) osservandole con lo stupore e la meraviglia di un “fanciullino”, che consentono di riscoprirne i lati segreti e la purezza originaria....


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