Oligopolio NON Collusivo. Teoria Della Domanda AD Angolo PDF

Title Oligopolio NON Collusivo. Teoria Della Domanda AD Angolo
Course Economia industriale 
Institution Università degli Studi di Udine
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OLIGOPOLIO NON COLLUSIVO. TEORIA DELLA DOMANDA AD ANGOLODa questo punto in poi il focus viene posto su comportamento delle imprese => strategie di prezzo, di quantità, di investimento che potrebbero determinare un esito diverso del mercato. Si inizia così a distinguere la struttura dalla condotta...


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OLIGOPOLIO NON COLLUSIVO. TEORIA DELLA DOMANDA AD ANGOLO Da questo punto in poi il focus viene posto su comportamento delle imprese => strategie di prezzo, di quantità, di investimento che potrebbero determinare un esito diverso del mercato. Si inizia così a distinguere la struttura dalla condotta, all’interno del paradigma struttura-condottaperformance cercando di comprendere l’impatto del comportamento sui risultati. Al momento il risultato ottimo è l’efficienza allocativa, in seguito si guarderà anche a occupazione e reddito cercando di capire le interazioni presenti e la direzione dell’intervento pubblico. Fino a questo momento si assume che le imprese tengano un comportamento indipendente le une dalle altre => un’ipotesi differente è quella di pensare che le imprese vogliano conseguire un obiettivo comune, coordinandosi, che migliora anche la loro posizione. Si parla così di collusione => possibilità che le imprese si coordinino tra loro, operando come un’unica impresa, e cercando di replicare una situazione di monopolio. In un contesto in cui i comportamenti delle imprese non sono indipendenti i prezzi potrebbero non seguire la legge della domanda e dell’offerta (spiegazione?) => ciò caratterizza soprattutto i settori oligopolistici => fenomeno della rigidità dei prezzi. Oligopolio non collusivo Fenomeno della rigidità dei prezzi nei settori oligopolistici. 1. Vi sono numerosi settori industriali in cui i prezzi non risultano determinati dall’interazione tra domanda e offerta, ma sono fissati “amministrativamente” dai produttori. Da questo punto di vista si potrebbe tracciare una differenza tra settori:  Commodities: (es. materie prime come prodotti agricoli, metalli, petrolio) sono beni per lo più omogenei => in questi settori le variazioni di prezzo sono essere più consistenti che sembrano seguire la legge della domanda e offerta => estrema variabilità dei prezzi, soprattutto nei mercati all’ingrosso.  Products: i prezzi non risultano determinanti da domanda e offerta ma sono fissati amministrativamente dai produttori. Il prezzo è rigido: ad esempio le imprese potrebbero accordarsi per mantenere il prezzo anche in caso di riduzione della domanda => in questo caso c’è un’evidenza empirica contro la teoria che prevede aggiustamenti istantanei dei prezzi. 2. Critica alle tradizionali teorie dell’equilibrio parziale e generale al ruolo equilibratore dei prezzi. Una spiegazione a ciò è fornita da Paul Sweezy (Demand under Conditions of Monopoly, 1939): egli offre una teoria che integra i precedenti modelli monopolistici ma prevedendo un diverso comportamento delle imprese => teoria della curva di domanda spezzata (kinked demand curve) => ogni impresa ha una curva di domanda che forma un angolo in corrispondenza del prezzo di mercato. La TEORIA DELLA CURVA DI DOMANDA SPEZZATA Ipotesi:  Numero limitato di imprese di dimensioni simili  Bene omogeneo  Le imprese non possono colludere  Le imprese massimizzano i profitti  Le imprese decido il prezzo considerando i costi di produzione e una curva di domanda immaginata

o La curva di domanda immaginata dipende da ciò che l’impresa immagina circa il comportamento delle altre imprese (rivali) => NB non è una curva di domanda reale ma dipende dalle ipotesi sul comportamento delle rivali. Curva di domanda spezzata Ipotesi:  Se l’impresa vuole aumentare il prezzo, immagina che le altre imprese sul mercato decidano di non seguirla => in questo caso ci sarà una contrazione della domanda per l’impresa perché i consumatori si sposteranno verso i prodotti delle altre imprese.  Se l’impresa vuole abbassare il prezzo, immagina che le altre imprese la seguano abbassando il prezzo. In sostanza l’impresa immagina diversi comportamenti delle rivali a seconda che il prezzo venga aumentato o abbassato.  Se il prezzo viene aumentato il tratto di curva della domanda è AB  Se il prezzo viene diminuito il tratto di curva di domanda è BE.  Cambia l’elasticità della domanda nei due casi: più elastica in caso di aumenti di prezzo, meno elastica in caso di diminuzione (diverse pendenze, più elastica significa curva di domanda più piatta e viceversa). Considerando quindi i tratti della domanda descritti sopra => si forma un angolo in corrispondenza del prezzo P di mercato. Le due curve tratteggiate sono rispettivamente le curve di ricavo marginale per AB (AR) e per BE (MG). Per la massimizzazione del profitto dell’impresa si considerano le curve di costo marginale (C) e di ricavo marginale (spezzata AR-MG). L’impresa massimizza il profitto per ogni livello di costo marginale che passa nel tratto di discontinuità RM. Contrazione della domanda e variazioni di prezzo Se la domanda si contrae, la curva di domanda trasla verso sinistra. Cosa fa l’impresa? Dato che la curva di costo marginale passa ancora all’interno del tratto di discontinuità del ricavo marginale l’impresa massimizza comunque il profitto passando dal produrre Q1 a Q2 dopo la contrazione.

NB il prezzo non varia. Il modello suggerisce quindi che in caso di contrazione della domanda (all’interno di un certo range) non necessariamente si riduce il prezzo. NB il prezzo non si modifica date le assunzioni circa il comportamento delle altre imprese. 

A fronte di una riduzione della domanda, le imprese preferiscono variare la propria quantità prodotta rispetto al prezzo.

Variazioni dei costi di produzione e variazioni di prezzo Se la curva di costo marginale passa da MC0 a MC1 (diminuisce) l’impresa non diminuisce la propria quantità prodotta perché MC1 passa sempre nel tratto di discontinuità della curva di risparmio marginale. L’impresa quindi non varia la propria produzione ma potrebbe eventualmente ottenere maggiori profitti rispetto a quelli che otteneva con i costi precedenti. NB ciò può accadere anche se c’è una contrazione della domanda in corrispondenza di una contrazione dei costi. Se il costo marginale MC aumenta il ragionamento è analogo, l’unica differenza è che il profitto totale è minore ma è comunque massimizzato. Mercati oligopolistici e rigidità di prezzo  In presenza di variazioni della domanda i prezzi tenderanno ad essere piuttosto rigidi o Le imprese oligopolistiche “amministrano l’offerta”, mantenendo stabili i prezzi e variando le quantità offerte proporzionalmente alle quantità domandate.  Le variazioni dei costi di produzione non comportano immediate variazioni dei prezzi o Aumenti nei costi di produzione diretti (costo unitario del lavoro, materie prime, ecc…) hanno l’effetto, almeno nel breve periodo, di ridurre il profitto delle imprese. Evidenza empirica: Hall & Hitch (1939) => attraverso uno studio empirico è emerso che nelle imprese c’era una scarsa conoscenza del criterio di marginalità (legge domanda-offerta); le imprese definiscono i prezzi con il criterio di full cost pricing: p = v*k in cui  v sono i costi diretti variabili  k è un “mark-up” che comprende costi indiretti fissi (non direttamente imputabili agli input) + un margine di profitto “normale”. Un comportamento tipico delle imprese può essere il seguente: solitamente l’impresa vende ad un prezzo stimato che è il prezzo di listino => se la domanda aumenta, aumenta la quantità venduta allo stesso prezzo e viceversa => esito di full cost pricing e rigidità dei prezzi di Sweezy. Full cost pricing e rigidità dei prezzi Full cost pricing e rigidità dei prezzi:  Forme di collusione implicite o tacite o Immaginando poche imprese in un mercato un modo di determinare il prezzo è attraverso collusioni tacite o esplicite => le imprese tengono conto dei comportamenti e delle reazioni delle altre imprese.

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Considerazioni circa l’andamento dei costi e della domanda nel lungo periodo o Considerando l’andamento dei costi e della domanda di LP => variazioni marginali o contingenti non vengono incluse nelle variazioni di prezzo. Convinzioni morali circa l’equità del prezzo (margine di profitto di circa il 10%) o Vi è una limitazione morale all’aumento del prezzo oltre il costo di produzione (considerando sia i costi variabili che fissi). Incertezza sulle reazioni dei rivali.

Comportamento oligopolistico e principio del quieta non movere: le imprese hanno già una serie di elementi di incertezza => esse cercano quindi di ridurre i fattori di incertezza derivanti dai rivali (“comportamento negoziato”) => le imprese coordinano implicitamente o esplicitamente le loro condotte.  Ciò però non vale in caso di forte caduta della domanda e per lunga durata => in questo caso le imprese guardano alla propria sopravvivenza. [generalmente nei casi di crisi le imprese si aggregano]  Ciò non vale anche in caso di cambiamenti simultanei nei costi di produzione di tutte le imprese => in particolare quando il cambiamento non è simmetrico [quando è simmetrico non dovrebbe accadere]....


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