PDF 1Riassunto Antropologia Coreth PDF

Title PDF 1Riassunto Antropologia Coreth
Course Teologia
Institution Facoltà teologica dell'Emilia-Romagna
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Riassunto della ricerca antropologica dii Coreth...


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Antropologia filosofica Introduzione L'interrogativo sull’uomo Non ci interroghiamo sul mondo e sulle cose, Sulla materia, Sulla natura e sulle leggi. Ma che cos'è l’uomo? L'uomo si interroga sulla propria realtà. Non può fare a meno di porre questa domanda perché egli è un problema a se stesso, quindi l'uomo è colui che domanda, e che può domandare in quanto non possono farlo le pietre nelle piante e neppure gli animali. Io posso domandare solo se non so ancora e quindi chiedo oppure posso domandare solo se so già cosa chiedo. L'uomo pone domande circa la natura poiché caratterizzato dall'autocoscienza e dall'auto comprensione. Però è legato anche all'oscurità dell'essere materiale e dell’accadere, che gli impediscono una piena comprensione di sé. Questa dualità determina la natura dell'uomo: da essa sgorgano la possibilità e la necessità del suo domandare. L'essenza dell'uomo provoca a rinnovare costantemente la domanda. Che cosa deve essere l'antropologia? Il problema è essenzialmente il metodo: esso deve mostrarsi valido e determinarsi ulteriormente in rapporto alla costa stessa. Oggi un gran numero di scienze empiriche presta servizio all'antropologia di cui psicologia, biologia, evoluzione, antropologia medica. Il compito dell'antropologia filosofica é quello di cogliere e pensare l'uomo nella sua interezza. Le scienze ci restituiscono un'immagine sintetica. Ogni singola scienza prende in considerazione un settore ben determinato della realtà e da qui ne viene fuori la precisione di una problematica scientifica. Nessuna scienza particolare può raggiungere tutto l'uomo, ne può dire qualcosa della sua essenza. La singola scienza é scienza dell'esperienza nel seno di scienza empirico oggettiva, non penetra pertanto fino a ciò che è umano o a ciò che rende l'uomo uomo. Le scienze empiriche rendono l'uomo un oggetto, Che viene constatato, osservato, indagato dall'esterno. Es. Lo storico o l'archeologo: le scoperte servono alla cultura però dicono qualcosa sull'uomo perché c'è un pre sapere circa l'uomo. L'oggetto di una conoscenza di scienza empirica non diventa rilevante antropologicamente perché dice cosa è l'uomo; al contrario le nostre conoscenze empiriche particolari acquistano la loro rilevanza antropologica solo per il fatto che noi, facendo come uomini esperienza di noi stessi e comprendendoci come tali, sappiamo già prima cosa significa essere uomo. Non possiamo riflettere su di noi, al di fuori dalla nostra esistenza concreta. è la condizione necessaria del nostro porre domande sull'uomo. essa ci apre il passaggio alla comprensione di ciò che cerchiamo. L'antropologia filosofica deve partire dai fenomeni dell'attuazione di se da parte dell'uomo, nei quali noi sperimentiamo e comprendiamo noi stessi. Egli può comprendere se stesso solo nel rapporto trascendente con l'essere incondizionato ed infinito, nel rapporto religioso con l'assoluto e personale fondamento Divino d'essere. perciò la filosofia antropologica deve essere necessariamente antropologia metafisica. l'antropologia filosofica è già essa stessa metafisica. Quest'ultima è possibile solo a partire dall'uomo, che già dà sempre comprende se stesso nel l'essere è a partire dell'essere. Una comprensione filosofica dell'uomo è possibile solo se ontologicamente viene mostrato in modo esplicito l'orizzonte intero, nel quale l'uomo tale attua e comprende se stesso. L'auto comprensione dell'uomo non è soltanto comprensione del mondo, ma è anche comprensione dell'essere. Lo sfondo storico La storia del pensiero, punto di partenza antropologico, non si esprime sempre lo stesso modo. Di ciò che è evidente si parla meno, L'uomo non é tema centrale della filosofia ma se ne parla solo quando è problematico. Il pensiero filosofico riflette fin dal tempo antico sulla logica: pensiero umano, etica: agire morale, fisica: posto dell'uomo nel mondo, metafisica: tutto o intero dell'essere. L’uomo nel pensiero greco La filosofia dell'antica Grecia è caratterizzata da un pensiero prevalentemente oggettivo, lo sguardo è rivolto al Cosmo il quale cerca di scoprire il fondamento della realtà e si constata un ordine graduale dell'essere: in questo ordine universale all'uomo compete un posto centrale, dove

l'uomo è il microcosmo. Nell'uomo tutti i gradi dell'essere e della vita si connettono in un'unità superiore nella quale si riflette l'universo. L'uomo è parte della natura, appartiene alla fisica. Ciò che però lo contraddistingue e costituisce la sua natura é la sua anima, Aristotele. Tuttavia si trovano già nei primi pensatori Greci elementi di Antropologia. Gli inizi della filosofia si muovono su uno sfondo mitico religioso. egli cerca di capire il senso della propria esistenza, sia a partire da l'origine Divina dalla quale proviene l'anima che é vincolata al corpo e legata al mondo materiale, sia a partire dalla meta ultra mondana che solo l'anima è destinata a raggiungere. in questo modo l'anima è considerata realtà superiore più alta del mondo. L'antichissimo pensiero Greco ammetteva una dualità anima e corpo. All'uomo viene riconosciuta la responsabilità del suo agire, esistono giustizia ed ingiustizia, colpa ed espiazione, attraverso cui devi raggiungere la perfezione. Vediamo ora alcuni filosofi: Talete di Mileto: interesse verso il fondamento ultimo da cui proviene ogni essere ed ogni divenire, senso dell'esistenza. Eraclito di Efeso: secondo lui ciò che contraddistingue l'uomo e il Logos cioè il senso è la legge del mondo. Parmenide: per lui l'uomo è caratterizzato dalla facoltà del pensiero che lo rende capace di attraversare con lo sguardo le parvenze del mondo mutevole per penetrare nella verità dell'essere. Anassagora: l'uomo è in primo luogo compreso come essere razionale. il logos o il nous diventano concetti fondamentali dell'auto comprensione umana. Fino ad arrivare ad una prima riflessione critico scettica nella sofistica: siamo capaci di conoscere la verità? esistono norme vincolanti il nostro agire? non è l'uomo stesso la misura di tutte le cose? L'uomo come essere razionale, inteso sotto il profilo morale, al di là di ogni mutevolezza del mondo sensibile, è legato alla verità eterna immutabile è vincolante. Platone: L'uomo in forza del suo spirito è subordinato al mondo intelligente, solo esso è realtà In opposizione alle parvenze del mondo mutevole delle cose sensibili. perciò l'anima dell'uomo é per sua natura immortale. Platone è il primo a tentare di dimostrare filosoficamente l'immortalità dell’anima,dove realtà e valore dell'uomo vengono posti solo in ciò che è spirituale. Al contrario materialità e corporeità non possono essere concepite in modo positivo. Così c'è un Platone un dualismo Spirito materia: il corpo e carcere dell'anima. essa deve liberarsi dal legame. La perfezione dell'uomo consiste perciò nella massima smaterializzazione possibile della vita e della sua spiritualizzazione, lo spirito è ragione. Aristotele: l'uomo è posto al di sopra di tutte le altre cose in forza della ragione. Egli Cerca però di superare il dualismo platonico e di cogliere l'unità dell'uomo. Aristotele concepisce l'anima come forma del corpo ovvero come principio intero che fa della materia un corpo. Ma anche lui non supera completamente la visione platonica dell'uomo come anche per l'intero pensiero Greco la natura spirituale dell'uomo è definita sulla base dell'elemento conoscitivo. lo spirito é la ragione. L’uomo nel pensiero Cristiano Qui si ha una nuova immagine dell'uomo, si acquistano elementi della filosofia greca in una nuova totalità di senso. L'uomo si trova in mezzo tra il mondo materiale sensibile è quello sopra sensibile spirituale. egli è il gradino più alto del mondo corporeo, al tempo stesso appartiene all'ordine della realtà spirituale in forza al suo spirito, che in quanto anima, è il principio vitale del corpo, ma è Dio, sua immagine e non è intesa unicamente come ragione bensì anche come volontà e facoltà di amore e libertà. Nell'ambiente Cristiano si distinguono due concezioni: Agostino: vede nella volontà libera che si compie nell'amore, dove la coscienza ha invece solo una funzione di servizio o mediazione. Agostino vede nel corpo e nell'anima due realtà separate o sostanze che non costituiscono un'unità, ma sono legate in unità da un influsso reciproco. Tommaso d'Aquino: assume la dottrina aristotelica secondo cui l'anima é anche principio interno che da forma al corpo. Corpo ed anima non sono separati ma due principi interni costitutivi che Uniti in modo sostanziale costituiscono la sostanza totale dell’uomo. L'uomo nel pensiero dell'epoca moderna Inizia ora un pensiero centrato verso il soggetto. Fino ad ora l'uomo era convinto della sua posizione centrale nel cosmo ma dal momento che la terra non è più il punto centrale ma gira intorno al sole, l'uomo si sente lasciato in un universo sconfinato dove egli non ha più un posto sicuro nel Cosmo.

Buber: ha fatto notare che la questione antropologica si propone sempre nella storia quando l’uomo perde la sua ambizione e la sua sicurezza, allora è costretto apporre la domanda su se stesso. L'uomo in quanto soggetto diventa il punto centrale, non tuttavia come centro di un ordine oggettivo dell'essere ma come centro di un mondo soggettivo di conoscenze, che secondo Descartes' trova il punto di partenza nella pura auto certezza della coscienza (ego cogitas). con questo io, che è cosciente e certo di sé, non si intende l'uomo concreto, ma la pura ragione in generale la quale in modo autonomo possiede se stessa e da se stessa. Qui si trova il punto di partenza del dualismo cartesiano tra anima e corpo. Spirito e materia, coscienza pensante (Res cogitans) e mondo esteso dei corpi( res extensa), costituiscono realtà radicalmente diverse che non hanno niente in comune tra loro. la separazione profonda tra res-cogitans e res extensa, in Descartes blocca la possibilità di un'antropologia capace di concepire l'unità e la totalità vivente dell'uomo. Con la scissione tra anima e corpo, spirito e materia si è aperta una spaccatura che percorre l'intero pensiero filosofico dell'epoca moderna. Da un lato il razionalismo rapportandosi unicamente a ciò che è spirituale, riduce l'essenza dell'uomo al soggetto pensante, che comprende se stesso come ragione autonoma. Più tardi nell'idealismo, si innalza a ragione assoluta; l'intera realtà viene concepita come accadere spirituale. Dall'altro lato in relazione alla realtà empirica e materiale, che sotto la spinta della scienza naturale, vale come solo realtà oggettiva conoscibile l'empirismo inglese con John Locke e David Hume si colloca sul piano dell'esperienza sensibile. Esso Riduce la conoscenza umana ha percezione sensibile e prepara la via al materialismo. Nell'epoca dell'illuminismo nascerà anche la visione meccanicistica dell'uomo macchina, spiegata da Descartes e La Mettrie. Kant: tenta di superare l'opposizione tra razionalismo ed empirismo. La sua riflessione trascendentale sulla ragion pura, come condizione di possibilità della conoscenza oggettiva, diventa fondamentale per l'intera filosofia successiva. Neppure Kant riesce ad istituire un immagine filosofica dell'uomo, in grado di concepirlo nella sua unità ed interezza. Le opposizioni tra intuizione sensibile e pensiero concettuale, coscienza teoria e agire pratico, sapere e Fede, non pervengono ad unità. Kant assume dal razionalismo di scuola di Wolff i tre ambiti della metafisica speciale e li intende come idee della ragione pura: mondo anima Dio. Nel suo pensiero l'uomo compare solo sotto il titolo di anima.. non c'è nessun posto per l'uomo intero e completo. Più importante, sotto il profilo antropologico e la nota indicazione di Kant nell'introduzione della sua logica dove formula le domande fondamentali: Cosa posso conoscere?Risponde la metafisica. Che cosa debbo fare?Risponde la morale. che cosa mi è consentito sperare?Risponde la religione. Che cos'è l'uomo? Risponde l’antropologia. In fondo si potrebbe far rientrare tutto nell'antropologia, poiché le prime tre domande Si ricollegano all'ultima.. per Kant la ragione umana è determinata dalla finitezza è legata alla sensibilità. Ne viene che la conoscenza è limitata alle esperienza possibile ed al solo fenomeno. L'idealismo post kantiano ha cercato al contrario di superare di nuovo l'autolimitazione della ragione e di riconquistare un orizzonte assoluto di conoscenza. Dopo la svolta trascendentale operata da Kant ciò sembra possibile solo perché il soggetto pone se stesso in modo assoluto, così la conoscenza rapportata ad un soggetto assoluto raggiunge validità assoluta. In tal modo però il soggetto trascendentale diventa un io o soggetto assoluto. Il soggetto finito diventa luogo di manifestazione e momento di sviluppo dello spirito assoluto (Hegel). Certo, nell'idealismo oltre che l'elemento teoretico della conoscenza, sono ripetutamente considerate anche altre dimensioni: agire pratico morale (Fichte); Creazione ed esperienza (Schelling); le manifestazioni dello spirito assoluto nella realtà e la ripresa del tema dell’altro (Hegel). La totalità concreta dell'uomo nel mondo e nella storia viene di nuovo superata in un sapere assoluto. alla base c'è un immagine dell'uomo che da un lato lo concepisce come essere razionale e dall'altro lato supera la ragione finita in un infinito accadere storico dello spirito, non valorizzando così pienamente l'autonomia privata e personale dell'uomo.

La svolta antropologica richiede una riflessione sull'uomo nell'esperienza concreta che egli fa di se stesso. Razionalismo e idealismo avevano offerto l'immagine semplificata dell'uomo e questo non andava più bene. Da qui si apre la strada ad un pensiero antropologico concreto che possiamo raccogliere in tre grandi gruppi: Materialismo ed evoluzionismo Il materialismo porta un radicale sconvolgimento nell'immagine dell'uomo. Prima del materialismo lo spirito dell'uomo era considerato come ciò che definiva la sua natura. Ora invece il materialismo dice che l'uomo é materiale come tutte le altre cose . L'uomo è costituito dagli stessi elementi di cui è formato tutto il resto del mondo ed è soggetto alle stesse leggi: anche la sua vita e la sua coscienza devono essere spiegate a partire dal materialismo. Questa concezione compare per la prima volta nell'ambiente dell'illuminismo francese e specialmente negli enciclopedisti ma solo nel XIX secolo si diffonde a larghe linee grazie al positivismo. positivismo: il fondatore è August Comte. egli intende con questo nome la limitazione della conoscenza scientifica a ciò che è dato positivamente, ciò ai contenuti della sola esperienza e della sola osservazione. Comte é erede dell'empirismo inglese e dell'illuminismo francese. Egli assume da essi non solo il modo di pensare ma anche la fede in un progresso illimitato. La sua legge dei tre stadi dice che l'umanità nel suo sviluppo attraversa: stadio teologico: l'uomo spiega i fenomeni della natura, ricorrendo a forze soprannaturali; stadio metafisico: vuole spiegare il mondo in modo speculativo , per mezzo di leggi metafisiche; stadio positivo: si limita all'indagine scientifico positiva. Il materialismo storico: il fondatore é Marx. questa corrente vuole spiegare l'evoluzione storica. L'unico fattore che costituisce la storia é il fondamento materiale della vita cioè la struttura economica, il rapporto produzione e consumo, finalizzata a giustificare e rendere stabile la situazione materiale, economica e sociale nell'interesse della classe dominante. Esistenzialismo ed personalismo Il ritorno all'uomo concreto In opposizione al riduzionismo dell'idealismo e del materialismo si compie nell'esistenzialismo e personalismo. L'esistenzialismo è uno dei movimenti più importanti nella vita culturale degli ultimi decenni. L’esistenza umana non viene colta è penetrata razionalmente ma rischiarata a partire dell'immediatezza dell'esperienza e della comprensione che l'uomo ha di se stesso. si esige un'analisi dell'esistenza. Nella esecuzione di questo compito, sono messi in piano fenomeni negativi di diverso genere come il fallimento, l'angoscia e la cura, la finitezza, l'essere per la morte. Questa analisi conduce fino alla nullità e all'assenza di senso dell'esistenza umana, mentre nell'esistenzialismo Cristiano vengono valorizzati elementi positivi e si giunge ad una filosofia dell'elemento personale, della speranza e della fiducia. Kierkegaard richiama la radicale serietà con cui si deve prendere il cristianesimo. Per il filosofo è in gioco l'esistenza, esistenza davanti a Dio. Egli conia questo concetto conferendogli il senso dell'esistenza umana dell'uomo singolo e concreto nella totalità dell'esperienza che di volta in volta egli fa di se stesso. ma l'uomo si esperisce nell'impotenza e nella rovina, nella colpa e nell'angoscia. Tuttavia Egli si salva nella fede, aperto a Dio e redento da Dio. Heiddeger egli non intende la sua filosofia come antropologia ma come ontologia, poiché solo l'uomo è caratterizzato dalla comprensione dell'essere, il senso dell'essere può essere mosso solo da un analitica dell'esserci. L’esserci dell'uomo è essenzialmente temporale. Esso si compie nel progetto del tempo, nel progetto delle proprie possibilità di essere che esso stesso, in quanto futuro lascia per venire a sé. Questo è un esempio di Antropologia chiusa su se stesso ( il suo merito e aver riportato il legame con la metafisica). Nietzche: lui protesta contro il cristianesimo il nome di un Umanesimo naturale, il cui fine è la crescita della vita. La vita è il valore supremo. Egli però vede la vita umana in modo naturalistico biologico. Io sono tutto corpo e nient'altro che corpo: l'anima è solo una parola per qualcosa di corporeo. Inoltre concepisce la vita in maniera evoluzionistica, si tratta dello sviluppo della vita umana, del superuomo: l'uomo è qualcosa che deve essere superato. La meta é il superuomo,

un dominatore. Così lui intende la vita anche in modo volontaristico, poiché l'evoluzione Superiore non è prodotto di una successione di eventi naturali meccanici bensì sospinta dalla volontà di potenza verso quella crescita assoluta, rifiutando la fede in Dio: Dio è morto.

Il personalismo mette in evidenza la singolarità dell'essere personale, del rapporto interpersonale. Esso non si identifica con l'esistenzialismo ma in molti modi si connette con esso. Fanno parte di questo movimento: Sheler, Buber Brunner, Marcel e Jasper. L’uomo non viene più visto in modo isolato come soggetto puro nel senso del razionalismo (Descartes) o dell'idealismo (Da kant a Hegel) Ma viene considerato in modo concreto come uomo nel suo mondo. Husserl parla del mondo della vita. Heiddeger dell'essere nel mondo. il mondo diventa 1 categoria antropologica. Il mondo dell'uomo é però in primo luogo un mondo personale. da un lato sono proprie dell'uomo l'unicità e l'irripetibilità insuperabili, dall'altro lato gli compete il rapporto con l'altro, la relazione iotu. Questa relazione mostra una struttura completamente diversa da quel del rapportarsi con oggetto. Con il rapporto personale é data anche la dimensione sociale. Il mondo dell'uomo un mondo sociale. L'uomo non si sperimenta soltanto in relazione col tu ma anche col noi. Egli si trova già posto nel tutto della comunità e della società. L'uomo si trova nella storia. Egli esperimenta e comprende se stesso a partire dal mondo storico. Jaspers: l'autore arriva ad una trascendenza, in quanto nel compimento esistenziale noi sperimentiamo ciò che tutto abbraccia. Egli si sforza di dare una chiarificazione dell'esistenza che ha il suo punto di partenza nella situazione limite e nell'esperienza dello Scacco. L'uomo dappertutto urta contro i suoi propri limiti viene rimandato a se stesso. Così anche la conoscenza è votata al fallimento: essa urta sempre di nuovo con i limiti delle sue possibilità. Rimane solo la volontà di conoscere la verità come atteggiamento e compito, nessuna verità che si possa fissare in modo dogmatico. Fenomenologia e ontologia dell'uomo Tutti i punti di partenza ricordati fin qui rientrano nell'antropologia più recente. Per distinguere l'interesse di tipo filosofico da quello scientifico si parla di Antropologia filosofica. Al centro del suo interesse sta una spiegazione filosofico fenomenologica dell'intero fenomeno dell'esistenza umana, di cui essa cerca una penetrazione, una conoscenza che ne riveli il fondo dal punto di vista metafisico ontologico. Scheler: l'antropologia filosofica più recente, in quanto non è né psicologia em...


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