Pedagogia nera e pedagogia bianca, culture educative nel tempo e nello spazio pt.1 PDF

Title Pedagogia nera e pedagogia bianca, culture educative nel tempo e nello spazio pt.1
Course Letteratura italiana moderna e contemporanea
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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Summary

Tratto dal libro pedagogia socio-culturale di Santerini M....


Description

16-3 PEDAGOGIA NERA E PEDAGOGIA BIANCA Utilizzando l’espressione pedagogia nera Katharina Rutschky ha raccolto fonti storiche dell’educazione tedesca tra il XVIII e il XX secolo, individuando i modi in cui si è realizzato un potere assoluto dei genitori e degli adulti sui bambini, tradotto poi nel dominio dell’autorità sulla vita dei cittadini- vedere cosa il mondo adulto identificava nel mondo dei bambini. Ha identificato un’epoca buia, in cui il primato non era sulla centralità del bambino ma dell’adulto, e come i bambini dovessero piegarsi al volere e alla tirannia degli adulti. L’educazione secondo questa visione si traduce in una forma di violenza, sottile o aperta, che (nell’analisi storica di Rutschky) si esprime in punizioni fisiche o anche solo con i ricatti psicologici, sempre con scopi condizionanti, giustificando in qualunque modo l’idea che questi metodi fossero definite buona educazione. Idea di bambino (comprendere come un sistema, società interpreta l’idea di bambini è fondam per capire quale possa essere l’idea di educazione): nella pedagogia nera i bambini devono essere piegati, sottomessi per il loro bene, non vanno coccolati, vengono minacciati e addestrati a obbedire passivamente- il bambino non detiene un diritto, una specificità. L’approccio degli adulti: gli adulti in questi casi esercitano un controllo totale. Il tema centrale della pedagogia nera, tuttavia, non è la paura da parte dei bambini verso gli adulti, ma la costrizione psicologica a voler ottenere la loro benevolenza. Le punizioni fisiche non sono i mezzi più impo per piegare i bambini al volere degli adulti; sono più efficaci il biasimo morale, il ricatto psicologico, l’isolamento, non come espressioni momentanee da parte dei genitori o degli insegnanti quanto i bambini si comportano male, ma utilizzati senza criterio come mezzi di correzione. Obbedienza e disciplina: ultima soluzione nella pedagogia nera. Questa interpretazione si connette all’idea dell’educazione come mera riproduzione funzionale alla formazione di individui docili nella società industriale. È evidente il rapporto tra questo tipo di educazione che fornisce le coscienze e la formazione dei volenterosi , cioè la popolazione europea che ha spostato con entusiasmo la guerra e collaborato direttamente o indirettamente all’olocausto ebraico. COME SI CONCRETIZZAVA? L’obbedienza agli ordini, la routinizzazione delle operazioni, la burocrazia senza volto sono tutti meccanismi che richiedevano l’annullamento della coscienza individuale, il rispetto assoluto della disciplina e dell’autorità. Ritorna l’importanza di sviluppare il pensiero critico: da sviluppare sin da piccolissimi, fondamentale per lo sviluppo della società, in particolare di una società democratica; fondamentale oggi più che mai, dal momento che viviamo in un mondo in cui questa D ritorna ad essere fortissima con altre forme, con altre vesti Pessimismo radicale (quello che ci ha portato la peda nera): Rutschky mette in luce la D violenta dell’educazione ma anche ogni aspettativa di progresso attraverso l’educazione, in quanto contestata alla radice la possibilità di educare l’ipotesi che l’educazione sia un tentativo di controllare l’angoscia che nasce nel rapporto con le nuove generazioni e di far fronte in maniera illusoria al disagio della civiltà, eliminando i fantasmi imbarazzanti delle pulsioni che neanche gli adulti riescono veramente a controllare, rischia di annullare ogni speranza.

Che idea abbiamo oggi della pedagogia nera? I metodi della pedagogia nera sono oggi indicati come violenti e anche condannati sul piano giuridico . Non possiamo però considerarli come scomparsi, dato che non abbiamo fatto i conti veramente con i meccanismi insidiosi della violenza psicologica e soprattutto della scarsa conoscenza di sé e da parte di chi educa. Lo dimostrano i casi, anche se rari, di educatrici nei servizi per l’infanzia o insegnanti puniti per comportamenti violenti verso i bambini loro affidati. Se la pedagogia nera viene generalmente condannata, non si è tuttavia ancora veramente affermata una pedagogia bianca fatta di accompagnamento e amore rispettoso. A controllo è subentrata piuttosto l’astensione. L’idea di libertà educativa ha sicuramente sciolto le nuove generazioni sui vincoli soffocanti e feroci del condizionamento adulto, ma ha anche creato una nuova solitudine  Michel Serres: (2013. p. 17). Quindi, una cosa non ha sostituito l’altro- avere come focus primario la pedagogia bianca, tenendo presente che abbiamo sconfitto la pedagogia nera che tuttavia permea ancora la società; un’idea di pedagogia bianca non è ancora diffusa capillarmente, la “caduta” di una non sostituisce l’altra. JAMBOARD: dove e come possiamo ancora trovare aspetti della pedagogia nera? https://jamboard.google.com/d/14HlWVwVXLqW9oQdZbEAvTyAQnMfVggkpEw5xIif_SrQ/viewer?f=0

Video YouTube: infanzia felice, video promo: https://www.youtube.com/watch?v=EtRNPUtGJjQ 17-3 CULTURE EDUCATIVE NEL TEMPO E NELLO SPAZIO Richiamo alla tensione tra particolare e universale: richiede di calare la specificità nel singolo contesto. Come orientarsi rispetto all’idea del/la bambino/a, uomo e donna uguale in tutte le epoche e in tutti i luoghi? È possibile che l’idea possa essere uguale in tutti i luoghi e in tutte le epoche?

Quale bussola usare per non dissolvere la relazione in un qui e ora senza profondità? La relazione ci aiuta a caratterizzare un fenomeno secondo la struttura di tutte le variabili che intervengono nel sistema. Questo perché siamo tutti immersi non solo nell’ambiente di vita più prossimo, ma anche in una macro cultura che comprende il senso dinamico di identità di ogni popolo e società, la sua storia e il suo passato, oggi fortemente connessa con il World Wide Web, la rete di grandezza mondiale connessa attraverso innumerevoli link l’influenza di queste grandi sfere sulla vita delle persone, anche se indiretta, è molto forte.

È importante capire quale effetto tutti questi elementi hanno sulla cultura educativa delle nuove generazioni. Prima di procedere a tale valutazione occorre chiedersi se siano le stesse in tutti i paesi del mondo o in tutte le comunità culturali e se cambiano nel tempo rimangono identiche- domande che ci dobbiamo porre, altrimenti rischiamo di applicare in modo asettico e non contestualizzato l’azione educativa. ERIC H. ERIKSON (1902-1994): secondo lo psicanalista e antropologo statunitense solo di recente abbiamo appreso a concettualizzare che (1982, p. 116). Ritorna l’affermazione dell’influenza del dato culturale sullo sviluppo di ognuno di noi che non è il medesimo in tutti i contesti e in tutti i luoghi. Le paure dell’autocontrollo, la vergogna, il senso religioso non appartengono mai solo al singolo individuo ma sono condivise, in modo cosciente o meno, con la storia del gruppo. I conflitti, l’emarginazione, il senso dell’onore, incidono sulla coscienza di una collettività. I bambini imparano presto che il colore della pelle, la condizione economica dei genitori influirà sul riconoscimento della sua dignità da parte degli altri- imparano dei modelli culturali di riferimento.

Erikson afferma che l’educazione si sviluppa solo quando si integra con il ciclo di vita individuale in (p. 233).

Individualismo e collettivismo: due prospettive culturali differenti. Due prospettive (non conseguenze!) che interpretano il ruolo dell’individuo nella società in modalità differenti, che si sono evolute storicamente e caratterizzate in alcune parti piuttosto che in altre. IMPORTANTE! Con individualismo, in questo caso, parliamo di visioni e approccio al mondo e non le conseguenze della nostra società di cui abbiamo parlato nelle precedenti lezioni. INDIVIDUALISMO- il valore preminente è dato dall’autonomia di scelta del singolo COLLETTIVISMO- si basa sulla maggiore dipendenza da un gruppo e dalla solidarietà. Tale orientamento viene incoraggiato come indice di socializzazione.

Occidente più individualistico, Oriente più collettivistico: è un approccio più che altro storico, poiché più afferenti a imprinting storici di caratteri e di sviluppo storico-economico. Individualismo decretato da istanze economiche come il neoliberalismo che hanno portato a una forte spinta dell’individuo. Culture individualistiche: mirano all’autosufficienza, al successo personale e all’affermazione individuale, alla solitudine (come conseguenza e scelta). Culture collettivistiche: mirano alla solidarietà, al sostegno reciproco. Prospettive differenti servono per una tensione al miglioramento! IL RUOLO DELLA SCUOLA: il fato più interessante p che la differenza non è tra i bambini di diversi continenti, ma tra chi ha la possibilità di frequentare la scuola e chi no. La scuola, in ogni parte del pianeta, (Bruner, 1973, p. 58)

https://www.internazionale.it/video/2019/08/07/scuola-aperta-tutti https://www.youtube.com/watch?v=Q0iNKtpNfBQ CURA DELL’INFANZIA: L’INFLUENZA DELL’AMBIENTE E DEI SISTEMI CULTURALI La cultura, come spiega Marie Rose Moro, offre al bambino fin dai primi mesi un codice, una griglia di lettura degli eventi per far fronte agli imprevisti, ai rischi e alla paura del mondo intorno. PANOPTO video approfondimento 4: le pedagogie implicite come le nostre pre-costruzioni influenzano l’interpretazione Le pedagogie implicite sono insite in ognuno di noi; ognuno di noi possiede un’idea e una visione specifica di un determinato oggetto di analisi, ad esempio “l’idea di bambino”, “l’idea di famiglia”. Le pedagogie implicite intervengono di una pluralità di fattori: la nostra storia biografica familiare, le nostre esperienze nei contesti socio-educativi, la biografia formativa, e molto altro ma che si riconduce alla nostra evoluzione identitaria. Noi quindi forniamo delle analisi educative portando pedagogie implicite. Nelle professioni educative è fondamentale: - essere consapevoli che in ognuno di noi esistono pedagogie implicite - dobbiamo comprendere quali sono e cosa le determinano - dobbiamo capire se e come stanno influenzando le nostre valutazioni educative  dobbiamo quindi lavorare riflessivamente su noi stessi per evitare che precludano il nostro campo di osservazione, le valutazioni e considerazioni. Come i pregiudizi non si possono eliminare; bisogna però essere consapevoli che esistono, che si devono riconoscere e gestire. Lo sviluppo professionale delle figure educative passa anche da questo!...


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