Razionalismo ED Empirismo PDF

Title Razionalismo ED Empirismo
Course Razionalismo ed Empirismo Filosofia
Institution Liceo Scientifico Giuseppe Peano
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Razionalismo ED Empirismo...


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RAZIONALISMO ED EMPIRISMO: LA FILOSOFIA DI LOCKE Ci troviamo nel periodo della rivoluzione scientifica, nel quale prendono il via due correnti filosofiche che sono in contrapposizione tra di loro per il loro metodo: 1) Il Razionalismo (come esempio Cartesio) Pone alla base della conoscenza il metodo deduttivo, ovvero che si parte dalle idee per poi arrivare ai fatti. Cartesio pone alla base della ragione il “Cogito ergo sum” (Penso quindi esisto) 2) Empirismo (come esempio Locke) Pone alla base della conoscenza scientifica l’opposto, il metodo induttivo, ovvero che si parte dai fatti per poi arrivare alle idee. È Però importante sottolineare un particolare collegato a questa differenza: - Il metodo del Razionalismo (deduttivo) ha come conseguenza il Dogmatismo (Ogni posizione filosofica che, partendo da principi sui quali non si ammette dubbio, ricava da questi un sistema di verità, indipendentemente dai fatti e dalle esperienze). Dogmatismo: corrente filosofica che teorizza che la conoscenza scaturisce da principi incontestabili per i quali non si ammette alcun dubbio, detti dogmi. - Il metodo Induttivo ha come conseguenza lo Scetticismo (Atteggiamento filosofico che implica la negazione o il dubbio intorno alle possibilità della conoscenza umana, perché la conoscenza discende dall’esperienza, quindi non è certa ma probabile). LOCKE: RAGIONE, ESPERIENZA ED IDEE Gli empiristi teorizzano che l’esperienza sia la base della conoscenza, e “conoscere” significa avere delle idee. In particolare per Locke, la ragione, pur essendo l’unica guida che l’uomo ha, non può produrre delle idee, ma deve ricavarle dall’esperienza. Quindi, secondo Locke, noi non nasciamo con la conoscenza ma la otteniamo tramite le esperienze dette anche sensibili (cioè attraverso i nostri sensi). È quindi l’esperienza che fornisce alla ragione umana il materiale che essa adopera, cioè le idee semplici (elementi del sapere umano); la ragione può utilizzare questo materiale attraverso il ragionamento, ma deve essere controllato dall’esperienza. Attraverso il ragionamento la mente umana riunisce e organizza le idee semplici e dà luogo a idee complesse e idee generali. Le idee complesse, anche se sono tutte infinite, possono essere ricondotte a tre categorie fondamentali. 1) Le sostanze: sono idee complesse che si considerano come esistenti di per sé. 2) I modi: Idee che non esistono di per sé, sono solo manifestazione di una sostanza. Locke distingue i modi semplici (combinazioni di un’idea semplice) da quelli misti.

3) Relazioni: Idee complesse che nascono mettendo a confronto due o più idee semplici. Le relazioni istituiscono tra le idee un rapporto (causa-effetto). Alla base della conoscenza umana c’è, ovviamente, l’esperienza sensibile. Con i sensi però noi non percepiamo la sostanza ma solo le sue manifestazioni (modi) ovvero le sue qualità. Ma i modi non possono esistere di per sé, quindi noi supponiamo che alla base di queste idee ci sia un “substratum”, cioè la sostanza. In poche parole, l’uomo non percepisce questo substratum, ma ipotizza la sua esistenza come sconosciuto sostegno delle qualità che percepiamo coi sensi. Questo vale sia per la sostanza corporea, che è il substratum sconosciuto delle qualità sensibili, sia per la sostanza spirituale, che è sconosciuto da qualità di spirito. Le idee generali si formano per astrazione, quindi non indicano alcuna realtà ma sono i segni di gruppi di cose particolari, tra i quali si riconosce una somiglianza. Queste idee generali sono sempre identificate dai cosiddetti nomi generali. Quindi, quando io dico “uomo” mi riferisco al nome generale di un gruppo di individui che tra loro si somigliano e che quindi definiamo con il termine uomo. In questo modo, Locke afferma l’importanza del linguaggio costituito da segni generali. Un altro punto fondamentale delle teorie di Locke è la conoscenza probabile. Abbiamo già detto che la conoscenza si fonda sulle esperienze, ma essa non ci dà certezza dell’esistenza delle cose. Quindi la conoscenza, per essere considerata vera, deve essere altamente probabile, cioè accettata dalla maggior parte della comunità. Di conseguenza, Locke considera la comunità un valore generale della conoscenza. LOCKE: LA SUA IDEA SULLA POLITICA Il pensiero politico di Locke fa sì che venga considerato il padre del liberalismo moderno, ossia affermare la libertà degli individui e della tolleranza religiosa. Mentre Hobbes parlava della società costituita da persone egoiste che cercano di sopraffarsi fra loro e hanno bisogno di essere governate da un sovrano assoluto (leviatano), Locke la descrive in modo che è completamente diverso. Secondo Locke, gli uomini sono guidati dalla legge dello stato di natura rappresentata dalla ragione. Quindi, nello stato di natura tutti gli uomini sono uguali, cioè hanno tutti gli stessi diritti (cioè il diritto alla libertà e alla proprietà). Tutto questo li rende liberi, ma il diritto alla libertà, che per natura è proprio di ogni uomo, non deve limitare o ostacolare la libertà degli altri. Allo stesso modo, l’uomo

ha diritto alla proprietà e ha diritto ad ostentare ciò che possiede e di disporre dei propri beni, ma solo se li ha ottenuti legittimamente lavorando. Lo stato di natura descritto da Locke non è una condizione in cui uno può vivere come gli pare, ma è regolato dalla legge di natura, che è una legge della ragione, e quindi rivela a tutti gli uomini dotati che ci sono dei limiti da non superare. Non si può né violare la propria vita e la vita altrui né approfittarsi dei beni altrui. Secondo Locke l’uomo è libero nella società, non ha bisogno di un sovrano assoluto che lo governi, ma sono i cittadini che governano con il loro reciproco consenso. Le leggi che governano quindi la società civile non vengono stabilite da un monarca, ma vengono stabilite dagli stessi cittadini con il loro reciproco accordo, e Anche se il monarca esiste, lo è solo virtù di un contratto stipulato tra lui e i cittadini. Quindi, Locke pensava che il Monarca, non è l’origine della legge e deve rispettarla. Per questo motivo, Locke è un chiaro sostenitore della monarchia costituzionale. Allo stesso modo Locke sostiene un principio di laicità dello stato e di tolleranza religiosa. Lo stato ha il compito di conservare e promuovere i beni civili e non può obbligare i cittadini a seguire una religione piuttosto che un’altra religione. LOCKE: LA CRITICA ALLE SUE IDEE E LO SCETTISCISMO Alle idee di Locke si oppone Hume, il quale sostiene che l’esperienza non ci dà certezza di vedere la realtà così com’è, quindi l’esperienza non è sufficiente a sostenere la conoscenza. Hume conduce l’Empirismo a un esito scettico, teorizzando che la conoscenza è valida solo entro determinati confini (limitata), perché non è certa ma è solo probabile. In particolare, la critica di Hume verso Locke si fonda sul rapporto di causa ed effetto, che ha solo carattere empirico ma non esiste a priori. Quindi, parlandone più chiaramente, se noi abbiamo constatato il congiungimento costante fra il fenomeno A e il fenomeno B, questo non ci deve portare a ritenere che A sia causa di B né che nel futuro ad A seguirà necessariamente B. Questo significa che la connessione tra causa ed effetto, anche dopo che è stata scoperta con l’esperienza, rimane arbitraria e priva di una necessità oggettiva. Per questo motivo il fatto che noi abbiamo l’abitudine a vedere che a un fenomeno ne consegue necessariamente un altro, è una condizione puramente soggettiva, e questo non vuol dire che i due eventi siano necessariamente connessi. Per riassumere tutto, non esiste un principio di causalità, e i legami causali che l’esperienza ci ha fatto vedere in passato, possono anche non verificarsi in futuro.

-------------------------------------------------------------------------------------------------FILOSOFIA NEL 1800: IL FILOSOFO KANT Nel periodo del 1800, lo stato della Germania diviene la culla della filosofia di quel periodo. In generale, la sua filosofia si basa sul concetto di “criticismo”, in quanto la critica è lo strumento per eccellenza della filosofia. Infatti tutte le teorie filosofiche di Kant si basano sempre sull’interrogarsi sul fondamento delle teorie degli altri filosofi. Il criticismo si può quindi considerare come il contrario del dogmatismo. Kant identifica l’empirismo con lo scetticismo, perché considerando l’esperienza come origine della conoscenza, esclude la possibilità di formulare giudizi universali Egli riconosce la forza delle teorie degli empiristi, ma li accusa di scetticismo, perché ciò che dicono è sintetico (cioè che aggiunge cose nuove), ma ad esso manca il chiaro concetto di universalità (ciò che manca davvero al metodo induttivo). Secondo il filosofo Kant siamo noi umani ad essere la garanzia dell'universalità perché la nostra mente funziona per tutti quanti noi nello stesso modo. Per esempio, nella struttura della nostra mente sono presenti e innati i diversi contenitori delle esperienze che facciamo nel mondo esterno, e rappresentano un qualcosa che non si deve apprendere perché è già in noi (esempio: tempo e spazio). Secondo Kant, quado noi nasciamo, i “contenitori” di cui abbiamo parlato, che sono meglio definiti col nome di “categorie” (Spazio, tempo, quantità, qualità ecc.), sono vuoti. Poi siamo noi che pensiamo a riempirli sempre con le esperienze sensibili. Quindi, secondo Kant, l'Universalità sta nel modo di pensare dell'uomo. Questa teoria viene descritta da Kant nell’opera “Critica della ragion pura”. In quest’opera Kant tratta la logica trascendentale, cioè lo studio dell’origine, l’estensione e la validità delle conoscenze. In particolare possiamo distinguere l’analitica trascendentale dalla dialettica trascendentale. L’analitica trascendentale (spiegata sopra) definisce le conoscenze come “forme a priori” e proprie dell’intelletto e descrive il modo in cui funziona la mente dell’uomo e come la mente umana usa universalmente queste categorie con il concetto che noi possiamo definire come “Trascendentale”. “Trascendentale” è definito tutto ciò che esiste a priori, innato nella nostra mente e che viene applicato all'esperienza sensibile per produrre la conoscenza.

Le categorie vengono anche chiamate col nome di “forme vuote a priori” (Il concetto “A priori” rappresenta tutte quelle cose che avvengono prima delle esperienze). Quindi le categorie sono già fatte così come sono e si riempiono con la conoscenza e, secondo l’idea di Kant il modo nel quale conosciamo è lo stesso per tutti. Per lui è tutto presente nella nostra mente (esso è un pensiero molto illuminista). Kant dice poi che, al di sopra di tutte le categorie, ne esiste una superiore a tutte le altre, che egli chiama “l’io penso”. In poche parole, nel momento in cui l’essere umano organizza le conoscenze, Egli diventa consapevole di essere lui a farlo. Siamo appunto noi che pensiamo, noi siamo registi del nostro processo conoscitivo. L’Io penso è ovviamente lo stesso per tutti quanti noi e, a differenza di Cartesio (Con l’idea del “Cogito ergo sum), per Kant si tratta di un’attività mentale consapevole. Nelle sue tesi, Kant postula una chiara differenza tra il “pensare” (inteso come attività mentale) e il “conoscere” (Inteso come attività della mente, che ha lo scopo di riempire le categorie a priori di dati che provengono dalle esperienze sensibili). Dalla differenza tra pensare e conoscere discende quella tra fenomeno e noumeno. Il Fenomeno è oggetto della conoscenza, è quello che si manifesta, tutto ciò che appare evidente, che si mostra a noi con le esperienze sensibili, la cosa fuori di sé. Il Noumeno è ciò che si pensa, la cosa in sé (oggetto di un’intuizione non sensibile quindi intellettuale), e ha caratteristiche che non possono essere colte dalle esperienze basate sui sensi. Quindi, per riassumere questa spiegazione, il fenomeno è l’apparenza di una cosa che si percepisce attraverso i sensi, il noumeno è un concetto che si intuisce. Noi non possiamo conoscere il noumeno, ma lo possiamo solamente intuire. La differenza fra fenomeno e noumeno rispecchia quella tra conoscenza e intuizione intellettuale. Se nell’analitica trascendentale Kant spiega come avviene la conoscenza e come funziona la mente umana, nella seconda parte della logica trascendentale cioè la dialettica trascendentale, Kant si interroga sul valore della conoscenza basata sulla metafisica (quindi sul noumeno), analizzando e smascherando tutti gli errori in cui incorre la ragione quando cerca di andare oltre l’esperienza. Per Kant la ragione non si accontenta delle conoscenze acquisite in base all’esperienza, ma vuole andare oltre cercando una spiegazione globale di ciò che esiste, e questa spiegazione fa leva su tre idee trascendentali che sono “i concetti puri della ragione”: l’idea di anima, mondo e Dio.

All’idea di anima corrisponde la psicologia razionale, che secondo Kant si fonda su un ragionamento errato, che applica la categoria di sostanza all’io penso e lo trasforma in una realtà permanente chiamata anima. Ma questo non è possibile perché l’io penso è come il noumeno quindi non si può conoscere ma solo intuire. All’idea di mondo corrisponde la cosmologia razionale, nella quale il mondo (o cosmo) è concepito come totalità assoluta delle cose esistenti: questa idea è errata perché la conoscenza si basa sull’esperienza ma l’esperienza riguarda i singoli fenomeni e non la loro totalità, mentre l’idea di mondo trascende l’esperienza (nel senso che va oltre l’esperienza). Infatti quando i metafisici parlano del mondo nella sua totalità cadono nella trappola delle “antinomie” che sono conflitti della ragione con se stessa, cioè affermazioni tra loro opposte: una (tesi) afferma e l’altra (antitesi) nega e non si può decidere quale affermazione sia vera perché entrambe possono essere razionalmente dimostrate. Il problema sta proprio nella idea di mondo che andando oltre l’esperienza non può fornire alcun criterio per decidere. All’idea di Dio corrisponde la teologia razionale, dove Dio rappresenta l’ideale della ragion pura, l’essere supremo che i filosofi hanno designato come essere originale. E anche questa parte della scienza risulta priva di valore conoscitivo, perché tutte teorie che cercano di provare l’esistenza di Dio (prove ontologiche, prove cosmologiche e prove fisico teologiche) hanno lo stesso limite cioè cercano di derivare da un idea una realtà assoluta e questo di per se le rende errate. Le 3 idee della ragion pura (anima, mondo e Dio), non hanno quindi una funzione non permettono alla ragione umana una reale conoscenza ma hanno comunque una funzione regolativa cioè indirizzano la ragione verso una ricerca che abbia la massima unità ed estensione possibile. Metafisica….. La critica di Kant, ad un certo punto, si sposta dallo studio sulla conoscenza e sulla metafisica (presente nell’opera “critica della ragion pura”) a quello sul comportamento umano (presente nell’opera “critica della ragion pratica”). - La Ragion Pura corrisponde al modo in cui l’uomo pensa (o il modo in cui conosce) - La Ragion Pratica è invece il modo in cui l’uomo agisce nella società. Il comportamento dell’uomo nella società è guidato dalla morale, e Kant la distingue in morale eteronoma (ovvero imposta dall’esterno e che coincide con le leggi che ci governano) e morale anatomica (ovvero che dipende dalla nostra convinzione).

La morale eteronoma coincide con le leggi di stato che noi dobbiamo rispettare, ma dobbiamo anche seguire la nostra convinzione, e quindi la morale anatomica. La morale, che governa le nostre azioni, è costituita da principi, cioè regole che governano la nostra volontà. In particolare Kant definisce queste regole come “imperativi” che sono regole di valore oggettivo che valgono per chiunque. Essi si dividono in imperativi ipotetici e categorici. Gli imperativi ipotetici sono i comportamenti che bisogna tenere se si vogliono raggiungere determinati scopi. Gli imperativi categorici sono invece dei comportamenti che si devono tenere in modo incondizionato (cioè a prescindere da qualsiasi scopo). Questi imperativi hanno le caratteristiche di una legge vera e propria, in quanto valgono per tutte le persone e per qualsiasi circostanza. Esistono tre formule di imperativi categorici: 1) “Agisci in modo che la tua volontà possa valere come principio di una legislazione universale”. Quindi, in breve, agisci in base a ciò che è universalmente giusto. 2) “Agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona che in quella di ogni altro, sempre come fine e mai semplicemente come mezzo”. Questo vuol dire che bisogna rispettare la dignità umana, sia la propria che quella degli altri, che non devono essere considerati come strumento del proprio egoismo e passioni. 3) “Bisogna agire in modo tale che la volontà, in base alla massima, possa considerare contemporaneamente sé stessa come universalmente legislatrice”. In poche parole, Noi dobbiamo essere un modello di legislazione aiutando gli altri. Oltre agli imperativi, esistono anche le massime che sono regole soggettive che dipendono dalla volontà (nel senso che cambiano da individuo a individuo). Tra le varie critiche di Kant, dobbiamo considerare anche la critica del giudizio che mette in evidenza quale sia la capacità dell’uomo di comprendere, in base al suo giudizio estetico (ovvero in base alla sua idea del bello), gli aspetti fondamentali sia della natura che dell’arte. Infatti, il bello sta nella mente dell’uomo, non nelle cose. Questo giudizio (che fa parte di noi perché è esistente a priori) si basa su un sentimento di accordo quando tutti gli umani pensano che un qualcosa sia bello. Quindi è il giudizio dell’uomo che, proiettandosi sulla natura piuttosto che l’arte, costruisce in base a questa sensazione di accordo il concetto generale di bello (solamente se questa sensazione di accordo è suscitata in tutti gli esseri viventi). Una manifestazione naturale è bella se tutti riescono a decretarlo (universalità). Se non ci fossero gli uomini a giudicare un qualcosa, non si potrebbe fare, e questo concetto ha rivoluzionato completamente l’arte, creandone una nuova concezione.

Il Sublime statico: Diciamo che Il sublime statico è definibile come l’espressione di un sentimento che nasce dalla contemplazione della natura immobile e al di fuori del tempo. Il sublime nasce dalla contemplazione della natura, dalla potenza devastatrice e la placida armonia della natura, in cui l'uomo, ovviamente sempre secondo la propria ragione e emozione vi trova la propria limitatezza. Per riassumere tutto, è molto importante la rappresentazione del mondo che si fanno gli uomini, tutto ciò che esiste è frutto della natura dell’uomo, no il contrario....


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