Riassunto \"Arte greca\" di Bejor, Castoldi, Lambrugo PDF

Title Riassunto \"Arte greca\" di Bejor, Castoldi, Lambrugo
Author asia centrella
Course Archeologia e storia dell'arte greca
Institution Università degli Studi di Milano
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Summary

Riassunto del manuale di Arte greca per l'esame di Archeologia e storia dell'arte greca, UNIMI...


Description

I. L'età protogeometrica e geometrica (X-VIII secoli) quadro storico Alla fine del II millennio il mondo miceneo subì un evidente declino con un susseguirsi di eventi di varia natura: • distruzione dei palazzi a Micene, Tirinto, Pilo nel Peloponneso, Iolco in Tessaglia e sull'Isola di Creta; scomparsa dell'organizzazione palaziale; distruzione di architetture e affreschi → le cause possono ricondursi principalmente a catastrofi naturali e a ribellioni sociali interne; • invasione dorica della Grecia (fine XII sec) e le migrazioni dei cosiddetti 'popoli del mare' nel Mediterraneo; • colonizzazione ionica (1050), cioè l'occupazione della penisola anatolica da parte della Grecia continentale, creando tre zone principali greco-orientali: eolica, dorica e ionica (la meglio sviluppata con Efeso, Mileto, Samo). Si verifica il passaggio dall'età del bronzo all'età del ferro, che porta nuove trasformazioni politiche ed economiche (nuove rotte di scambio, artigiani, cremazione, esercito militare); una nuova tecnica artistica di decorazione ceramica (lo stile geometrico); la nuova realtà istituzionale e sociale della polis ( ≠ sistema palaziale miceneo, potere nelle mani dell'anax), che si basa sugli ideali di forza, virtù, onore, pubblica stima. Dal 750 inizia la mobilità greca sui mari, dapprima con rotte commerciali verso i mercati fenici (dai quali apprendono la scrittura → le prime iscrizioni greche risalgono infatti al VIII sec, come la celebre Coppa di Nestore (720), rinvenuta in una tomba a Ischia, l'iscrizione recita dei versi dell'Iliade che alludono all'eroe omerico Nestore sui piaceri del vino e dell'amore), poi con intenti di conquista per la ricerca di nuovi spazi → ha inizio la colonizzazione arcaica verso l'Italia meridionale e la Sicilia, l'Egeo settentrionale e l'Egitto; queste nuove colonie elaborano un'espressione artistica autonoma. * I primi templi e le prime abitazioni i templi Le strutture in età geometrica sono costruite con materiali deperibili (zoccoli di piccole pietre, alzati di mattoni crudi e legno, tetti straminei), dei quali ci rimangono poche testimonianze. Tra i tipi architettonici greci il solo edificio sacro si caratterizza fin dalla sua nascita per proprietà di grandezza, per materiale durevole e pregiato di costruzione, a differenza di quanto avvenne per le abitazioni civili. Distinguiamo due differenti concezioni progettuali a destinazione sacra, in base all'area geografica. Nella Grecia continentale dorica, le due principali soluzioni architettoniche ricalcano il modello della casa, sia nel tipo più spettacolare del megaron rettangolare allungato, sia in quello più modesto dell'oikos quadrangolare: • il megaron miceneo, un edificio a pianta rettangolare con terminazione ad abside, che deriva la sua forma dalla sala micenea all'interno della quale l'anax si mostrava ed era possibile sacrificare e consumare pasti vicino al trono; • l'oikos, la forma più diffusa, un ambiente quadrangolare di piccole dimensioni (ricalca una comune casa), fatto di legno e argilla, di cui abbiamo numerosi modellini di terracotta votivi (Heraion di Argo). Segue il modello del megaron miceneo l'Heroon rinvenuto a Lefkandi (Eubea), databile alla prima metà del X sec, di pianta rettangolare allungata con abside, accessibile dal lato corto tramite anticamera; costruito su una fondazione in pietre e un tetto a doppio spiovente in canne e paglia, il cui peso era sostenuto, sia da una fila di pali lungo l'asse centrale, che da un perimetro di pali intorno alla struttura (= probabile precursore della peristasi). Questo era in origine un'abitazione di un re locale (rinvenute ceneri di un guerriero) che ne divenne successivamente la sepoltura; alla figura del re si è sovrapposto un culto di matrice eroica.

Nelle colonie ioniche dell'Anatolia, l'idea generatrice è quella di un recinto monumentalizzato che circonda uno spazio scoperto per la teofania del dio (= statua esposta sotto una qualche struttura di protezione). La più antica testimonianza dell'applicazione di questa concezione architettonica è l'Artemision di Efeso, che con una peristasi lignea (8x4), avvolge il recinto nel quale viene eretto un tabernacolo a protezione dell'agalma (= immagine di culto). Il primitivo recinto assume, nell'Heraion di Samo (primo VIII sec), le forme di un edificio rettangolare molto allungato (= hekatompedon, ovvero lunga 100 piedi), il cui tetto era sostenuto da una fila centrale di pilastri lignei, vi si accedeva da un lato corto aperto tristilo in antis, la statua di culto era collocata sul fondo leggermente fuori asse per permetterne la visione nonostante la presenza dei pilastri. le case La tipica casa (oikos) consiste in un ambiente quadrangolare monovano piuttosto modesto (15/20 mq) privo di suddivisioni interne, con probabili tettoie o cortili esterni; le case aristocratiche seguivano invece il modello del megaron miceneo. Le piante delle città non dispongono di impianti urbanistici regolari: a Smirne gli agglomerati addossati di case di forma ovale e rettangolare vengono sostituiti da un impianto più regolare di strade, agorà e acropoli in seguito ad un incendio; ad Emporio, la città si adatta alle caratteristiche morfologiche del territorio di montagna, con un sistema di terrazze e scale. Un insediamento coloniale, invece, disponeva di più spazio e le nuove città sono così suddivise in lotti uguali e regolari che comprendevano una casa e un orto. Col passare del tempo, per rispondere a maggiori esigenze pratiche, le abitazioni si fecero più grandi, vennero costruite accostando i vari ambienti, spesso non comunicanti tra loro, bensì tramite un corridoio trasversale cinto da un muro, detto pastàs. * La ceramica I secoli X-VIII sono caratterizzati dallo stile geometrico; la datazione delle ceramiche protogeometriche e geometriche si basa sulla successione dei reperti rinvenuti nella necropoli ateniese del Dypilon, che costituisce la produzione dominante → accanto ad Atene, presto si sviluppano anche altri centri (Corinto, Magna Grecia). Protogeometrico, 1050-900 Accanto alla ripresa di motivi micenei come la linea ondulata, l'ornato si compone di larghe bande, ritmi di linee sottili, triangoli, losanghe, scacchiere, semicerchi e cerchi concentrici. I disegni seguono l'anatomia del vaso, sottolineandone particolari punti (spalla, pancia), mentre le parti meno importanti sono dipinte di nero. Geometrico antico, 900-850 La decorazione delle ceramiche si dispone per fregi orizzontali sovrapposti a scandire la dinamica del vaso, con un netto prevalere degli elementi rettilinei e obliqui (zig-zag, meandri, clessidre); persistono le ampie superfici semplicemente campite di nero. Geometrico medio, 850 750 Le decorazioni geometriche vanno piano piano estendendosi all'intera superficie e per la prima volta iniziano a comparire le raffigurazioni di animali e successivamente di uomini resi a silhouette. I vasi, soprattutto quelli funerari, si fanno monumentali e ha notevole successo la pisside a scatola bassa, il cui coperchio è spesso dotato di impugnatura plastica con forme di cavallini fittili; i vasi appartenenti ai corredi funebri mirano ad esprimere l'appartenenza sociale e i valori del defunto. Lo Skyphos di Eleusi è uno dei più antichi esempi di pittura figurata su ceramica: rappresenta lo sbarco di una nave con guerrieri armati e uno scontro con arcieri e caduti, probabilmente la storia di un ricco greco che partecipa a spedizioni d'oltremare.

Geometrico tardo, 750-700 L'enorme produzione di ceramiche permette di individuare, ora, diversi gruppi stilistici, botteghe e pittori, attivi ad Atene negli ultimi decenni del VIII sec. La decorazione geometrica si espande a occupare tutta la superficie del vaso, si moltiplicano le scene inquadrate in metope, oppure disposte per fregi sovrapposti; si ritraggono scene di carattere narrativo (ispirate agli eroi omerici), soprattutto episodi funebri di prothesis (→ esposizione) e di ekphorà (→ trasporto). Si attribuisce alla bottega del Dipylon, specializzata nella produzione di vasi funerari monumentali, il capolavoro dell'Anfora 804 del Pittore del Dipylon: alta 1,55 m, pittura fittissima, ha una scena di prothesis sul diametro massimo, probabilmente ispirata ai funerali di Patroclo descritti nell'Iliade; tutta l'aristocrazia partecipa al compianto, con figure inginocchiate che portano le mani alla testa → gli uomini sono stilizzati e alcune parti del corpo enfatizzate, come le spalle e le cosce negli uomini e le gonne lunghe nelle donne. Troviamo una scena di ekphorà sul Cratere 990: il corpo è su un carro funebre trainato da una coppia di cavalli, tutto intorno i giochi funebri organizzati dall'aristocrazia per rendere omaggio al defunto. Verso la fine del VIII sec l'armonia si stempera in un progressivo dissolversi dei rigidi schemi geometrici, il segno è meno preciso, la figura umana e animale assume contorni più pesanti meno netti, le scene risultano più confuse, inoltre, si adottano forme plastiche (soprattutto serpenti) applicate sul labbro, sulla spalla o sulle anse. Ad Atene si affianca ora la produzione di ceramiche corinzie (protocorinzie, 720), che cresce velocemente, ricevendo influssi orientali. * La piccola plastica In età protogeometrica si sviluppano anche produzioni di figure di animali fittili (la decorazione è la stessa che compare sui vasi), probabilmente oggetti votivi, in metallo, argilla e avorio. Nella prima metà del VIII (in corrispondenza dei primi giochi olimpici del 776) diventeranno numerosi i tripodi bronzei con manici ad anello decorati con motivi invisi e appliques di figurine in bronzo. Ricca la serie dei cavallini in bronzo, un importante status symbol per la classe aristocratica, le forme e le proporzioni ricalcano quelle dipinte sulle coeve ceramiche. Ricca sarà anche la produzione di piccole figure di uomini, come l'Auriga di Olimpia e il Bronzetto dell'Acropoli → qui al posto del rigidismo della concezione geometrica si fanno strada forme più fluide, il movimento pare appena liberato (braccio che lancia), il capo non è più frontale ma sollevato lievemente e spostato, ci sono cenni percettibili delle articolazioni tra gli arti (databile agli ultimi decenni del VIII sec). La microplastica si esprime anche in avorio (specie in area microasiatica) di cui si ricordano cinque statuette raffiguranti personaggi femminili nudi (forse dee data la posa ieratica e la presenza del polos). In generale, nella prima metà del VIII sec, la struttura plastica è legata all'accostamento delle singole membra, associate lungo un rigido asse (→ addizione assiale), mentre nella seconda metà del secolo si assiste ad una resa più fluida e organica dei piani.

II. L'età orientalizzante (VII secolo) quadro storico Fino a una fase avanzata del Geometrico Tardo le importazioni dall'Oriente non avevano affatto indebolito né destrutturato il sistema culturale geometrico. In Grecia alla fine del secolo VIII aumenta notevolmente l'afflusso di manufatti orientali; contemporaneamente avvenne l'intensa diaspora verso Occidente di famiglie orientali in fuga dalla pressione assira, cosicché nuove tecniche, nuove mode e nuovi linguaggi iconografici penetrarono nel mondo greco, ad esempio, numerosi soggetti tematici nuovi come le sirene, i grifoni, i centauri, le sfingi, le gorgoni fecero le prime apparizioni sulle ceramiche. Le città greche di area ionica ed eolica saranno quelle maggiormente influenzate, cambiando anche lo stile di vita, meno lo sarà Atene, dove lo stile geometrico resiste ancora per qualche decennio, espressione della classe aristocratica. Intorno alla metà del secolo VII il processo di assimilazione può dirsi completato: la brutalità e la mostruosità delle prime raffigurazioni (mostri, dei aggressivi, eroi brutali) vengono gradualmente placate e rielaborate, gli esseri feroci e mostruosi sono ricomposti in pacate teorie di animali selvatici e domestici insieme; la tempestosità espressiva della prima metà del secolo VII si trasforma, quindi, in organicità compositiva e in potenza figurativa. La mostruosità orientale incontra la tradizione greca, dando vita alle raffigurazioni di Odisseo e Polifemo (Cratere di Aristonothos), Perseo e la Gorgone, Zeus e i Giganti. Tra la fine del VIII e l'intero VII sec vanno attuandosi, nel mondo greco, tre fondamentali fenomeni: l'intensificarsi della colonizzazione (principalmente nel Mar Nero, nell’Italia meridionale e nella Sicilia), l'avvento dei legislatori e quello dei tiranni. Questi cambiamenti sono conseguenze dirette della crisi all'interno dell'aristocrazia e al rafforzarsi del potere economico di gruppi sociali nuovi, ad esempio quello degli artigiani, dei mercanti o dei marinai. Dall'interno della stessa classe aristocratica emergeranno le prime figure di legislatori, che mettono per iscritto le leggi (Licurgo di Sparta), e di tiranni, che operano una politica economica e sociale forte, con incremento di traffici commerciali, edilizia e opere pubbliche (Bacchiadi a Corinto). * Verso la pietrificazione del tempio Nel corso del VII sec, si assiste al passaggio da un'architettura sacra semplice e funzionale a nuove forme monumentali ed esigenti → il legno viene sostituito dalla pietra, i tetti a doppio spiovente coperti di tegole (minore pendenza del tetto ma spazio per il frontone), il peso della copertura ricade sui muri della cella, sui colonnati interni e sulla peristasi esterna. Si colgono i segni del progressivo definirsi degli ordini dorico e ionico, sistemi costruttivi ed estetici che regolano le proporzioni degli elementi del tempio. gli sviluppi nel Peloponneso (stile dorico) Nel secolo VII la Grecia peloponnesiaca continua a svolgere un ruolo attivo nello sviluppo dell'architettura templare di matrice dorica. L'Heraion di Argo (inizio VII sec) è il più antico dei templi peloponnesiaci con peristasi ancora lignea (Vitruvio). Un notevole avanzamento nella definizione dell'ordine dorico si compie con l'Heraion di Olimpia (metà VII sec); esso testimonia la transizione dall'edificio in legno e mattoni a quello in pietra e, per lo stato di conservazione degli alzati, è utile punto di osservazione per l'evoluzione della peristasi e della trabeazione. Compare per la prima volta la divisione canonica in pronao, cella e opistodomo (distili in antis) e il doppio colonnato interno che divide la cella in tre navate (+ sostegno del tetto, + visibilità delle statue di culto di Zeus e Hera).

La peristasi (6x16) dapprima lignea, verrà poi gradualmente rimpiazzata, dall'età arcaica fino all'avanzata età romana, da esemplari in calcare che consentono di studiare da vicino l'evoluzione delle forme del capitello dorico. La copertura fittile del tempio (con metope e frontone) era caratterizzata da ricca policromia. La trabeazione presenta già il tipico fregio dorico consistente in alternanza di triglifi e metope: i primi sono collocati sull'asse delle colonne della peristasi e sull'asse degli intercolumnii; lo spazio vuoto, che separa un triglifo dall'altro, diviene lo spazio della lastra della metopa che sarà ora in argilla, ora in bronzo sbalzato (come a Olimpia), ora in pietra scolpita. → vi troviamo applicati anche i primi accorgimenti per la correzione del cosiddetto conflitto angolare, ossia l'inevitabile spostamento dei triglifi angolari dall'asse delle colonne al margine del tempio viene progressivamente compensato tramite l'allargamento della prima metopa o la diminuzione degli interassi agli angoli (contrazione angolare) → l'architettura di età arcaica tenderà a prediligere la prima soluzione, quella di età classica, la seconda, di esiti più armoniosi. gli sviluppi nella Ionia (stile ionico) Nell'Heraion di Samo, il vecchio hekatompedon geometrico (primo VIII sec) viene sostituito da un nuovo hekatompedon II (metà VII); pronao tetrastilo, colonnati centrali addossati alle pareti ( → piena visibilità della statua), la decorazione con fregio continuo (senza cioè l'alternanza dorica di triglifi e metope) è di ispirazione orientale. * La nascita della scultura monumentale L'Apollo di Mantiklos (fine VIII) è chiara espressione della direzione verso cui si evolve la concezione figurativa greca nel momento di passaggio tra i secoli VIII e VII. Diversamente dall'Auriga di Olimpia e dal Bronzetto dell'Acropoli, l'Apollo di Mantiklos ha un più accentuato potenziamento delle singole masse dei pettorali, dell'addome, dei glutei, delle cosce; un solco verticale attraversa l'intera figura e costituisce il discrimine rispetto al quale vengono assemblate le varie parti anatomiche → addizione assiale; la testa è triangolare e simmetrica, dalle lunghe trecce. Questa espressione della forma è il punto di partenza per la costruzione di figure a grandezza naturale e quindi per la nascita e lo sviluppo della scultura monumentale greca a tutto tondo. All'origine della scultura monumentale i Greci ponevano Dedalo di Creta, figura mitologica, architetto e scultore di statue piene di vitalità → diventa il modello per la scultura del VII sec. → la persistenza iconografica, intesa come continua riproposizione di soggetti e schemi figurativi, è un elemento centrale nell'arte greca: non viene dato valore alla creazione del maestro, ma si elogia l'abilità tecnica dell'artigiano → lo scultore non crea un'opera distaccata dalla società, ma si forma in un patrimonio di tradizioni condivise che fa proprie ed eventualmente innova con piccole varianti. lo stile dedalico a Creta Dalla metà del VII sec si sviluppa il cosiddetto stile dedalico. Antecedenti li troviamo con gli xoana ( → statue di culto di diversi materiali) e gli sphyrelata (→ statuette ottenute martellando una lamina di bronzo e piegandola intorno a un nucleo di legno); di questi ultimi si ricordano la triade divina di statuette di Apollo, Artemide e Latona di Creta (il dio è più grande e vitale, mentre le donne hanno posa ieratica e polos in testa). La successiva Dama di Auxerre (640-630) costituisce una delle più riuscite manifestazioni dello stile dedalico: ieraticità, forme solide e compatte, con peplo aderente decorato con grandi quadrati concentrici, alta cintura, mantellina, capigliatura in folte trecce (simile ad una parrucca); addizione assiale e simmetrica delle masse ma potenza nuova, sottolineata dall'espressione intensa del volto. Elementi tipici dello stile dedalico: frontalità di impostazione della figura, sistema compositivo per volumi geometrici giustapposti rispetto a un asse centrale, peplo aderente, dettagli incisi, pettinatura a parrucca a lunghe trecce, volto imperioso di forme triangolari, con forti sopracciglia e occhi allungati.

Stile dedalico anche nelle sculture di dee sedute del tempio A di Priniàs (Creta), esempio precoce di decorazione plastica in architettura. La scultura orientalizzante cretese mostra dunque una spiccata attitudine per il tipo della figura femminile vestita (nuda raramente) stante o seduta, la cosiddetta kore; resta, invece, sconosciuto il tipo del kouros. Testimonianze dello stile dedalico sono presenti anche nel Peloponneso, con un busto di donna che ricorda la Dama di Auxerre e una colossale testa di Hera dell'Heraion di Olimpia. le Cicladi: il kolossòs e il marmo Un ruolo di primo piano nello sviluppo della scultura monumentale di età orientalizzante rivestono le isole Cicladi, dove ha inizio lo sfruttamento delle cave di marmo (Nasso, Paro). Queste sculture risentono in particolar modo l'influenza esercitata dall'Egitto con il tipo del kouros (= figura maschile nuda, stante, braccia lungo i fianchi o appena piegate lungo il corpo, pugni chiusi e una gamba leggermente avanzata) e della statuaria colossale. Il kouros si incontra per la prima volta con il Bronzetto di kouros di Delfi (metà VII): ragazzo nudo, volto dedalico, l'asse centrale resta il punto di partenza per la costruzione della statua ma non è più evidenziato; la posizione incedente esprime energia e potenza ma non è un movimento reale (il bacino resta fermo). Il tipo del kouros trova larga fortuna presso gli scultori cicladici che lo ripropongono in dimensioni colossali, come la statua di Apollo a Delo e i kuroi incompleti delle cave di Nasso (10 m). A differenza degli xoana e sphyrelata, che venivano portati in processione e quindi erano mobili, le korai e i kouroi sono statue commemorative, votive o funerarie, pietrificazioni immobili del devoto o della devota che resta a guardia del san...


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