Riassunto del Manuale di studi strategici di Giacomello PDF

Title Riassunto del Manuale di studi strategici di Giacomello
Course Relazioni internazionali
Institution Università degli Studi di Genova
Pages 36
File Size 664.8 KB
File Type PDF
Total Downloads 31
Total Views 130

Summary

Riassunto del Manuale di studi strategici di Giacomello per la preparazione dell'esame di Relazioni internazionali del prof. Cama ...


Description

Studi Strategici Introduzione La definizione sul dizionario di strategia è "La strategia è il ramo dell'arte militare che regola e coordina le varie opzioni belliche in vista dello scopo della guerra, oppure l'arte o la scienza che ha per scopo l'utilizzo del potenziale bellico di uno stato nel modo più efficace e produttivo ai fini della vittoria." La strategia mette in relazione lo strumento militare con gli scopi politici che un paese vuole ottenere. Parlare di strategia non significa necessariamente parlare di affari e strategie militari in senso stretto. Nel più famoso manuale di strategia della storia, il “Della Guerra” di Carl von Clausewitz, questo tema è toccato senza essere approfondito troppo, infatti il suo scopo principale è comprendere la natura del fenomeno guerra per poter da questa sviluppare una teoria generale. Nonostante questo essendo la forza principale lo strumento principale della strategia, parlare di violenza organizzata è inevitabile. L'influenza di Clausewitz in questa disciplina è talmente importante da rendere tutti i successivi studiosi o clausewitziani o anti-clausewitziani. Una delle definizioni di guerra, inteso alla maniera anglosassone di warfare, è di Carl von Clausewitz, " un atto di forza per costringere il nemico ad accettare il nostro volere", un’altra di Hedley Bull "un atto di violenza organizzata perpetrato da entità politiche nei confronti di altre entità politiche" L'importanza della guerra nei moderni paesi democratici è importante perché la strategia è il luogo d'incontro fra lo strumento militare e la politica, due mondi altrimenti alieni e che non parlano lo stesso linguaggio. Lo studio di come ci si possa approcciare senza necessariamente arrivare alla guerra, è diventato fondamentale. La strategia non ha un corpus di regole o leggi come le altre materie scientifiche. E' più che altro un'arte pratica o una scienza empirica, questo lo dimostra il fatto che nel tempo a seconda di chi si è approcciato alla strategia ne abbia dato una definizione particolare. AUTORE

STRATEGIA

TATTICA

Sun Tzu (500 a. C.) Antica Grecia (400 a. C.) Machiavelli

La vittoria in guerra Strategos: l’arte del generale Primato della politica sulle armi Stratagème: metodo per sconfiggere il nemico L’impiego delle battaglie per raggiungere gli scopi della guerra L’arte di fare la guerra sulle mappe Il movimento dell’esercito secondo il piano di battaglia Il movimento delle truppe nel teatro di guerra Il movimento delle truppe non in contatto con il nemico L’arte di concepire un piano L’arte di schierare e applicare gli strumenti militari per servire i fini della politica

Come si combatte Taktos: “ordinato” “regolato” Il modello di combattimenti nel mondo classico (Roma) La tactique: scienza del movimento militare L’impiego delle forze armate negli scontri

Francia (1800) Clausewitz (1831) Jomini (1838) Von Moltke (1870) Impero britannico (1870) Mahan (1894) Fraancia (1908) Liddle Hart (1950)

L’arte di disporre le truppe sul campo di battaglia Il modo di esecuzione del piano Il comando delle truppe in presenza del nemico Il movimento delle truppe in contatto L’arte di eseguire un piano

Il termine strategia deriva dal greco antico, στ ρατ ηγός, ma indica più che altro la condotta del generale, lo stratego appunto, sul campo di battaglia, quindi quella che noi chiamiamo tattica. La prima definizione di strategia è attribuita all'ufficiale francese Paul Gideon Joly de Maizeroy nella "Theorie de la guerre” scritto nel 1777, indicando la strategia come il secondo livello dell'arte

militare, più alto della tattica. Secondo Maizeroy la tattica infatti si può insegnare, esistono dei modi giusti e sbagliati di muoversi su un campo di battaglia, ma la strategia è il campo dell'intelletto, e non si può cercare di insegnare, tesi che sarà poi ripresa da Clausewitz. Un importante scrittore di strategia militare è Antoinei-Henry de Jomini, contemporaneo di Clausewitz ma completamente all'opposto nelle scrivere e concepire le sue tesi. In realtà scrivono della solita materia di concetti completamente differenti. Jomini scrive di "principi immutabili" dell'arte della guerra, mentre Clausewitz cerca di comprendere la natura profonda della guerra. Tant'è che il primo è prettamente militare, mentre il secondo è studiato e commentato in molte materia tra le quali la sociologia. Con l'andare del tempo due livelli non sono però sufficienti. Con l'aumentare del numero di uomini e di eserciti mobilitati si inizia a pensare a più livelli per studiare la strategia. Livelli della guerra: Grande Strategia: riguarda l’uso di tutte le risorse nazionali, diplomatiche, economiche-finanziarie, culturali e militari, per raggiungere gli scopi politici di un paese o di un’alleanza. Strategico militare: l’impiego delle risorse militari in funzione del raggiungimento degli obiettivi politici nazionali Operativo: Il livello dove si pianificano e dirigono le campagne militari e le principali operazioni Tattico: Il livello dove si pianificano e dirigono le battaglie e i combattimenti. Sun Tzu Legge morale

Clausewitz Concentrazion e delle forze

Fattori climatici Terreno

Inziiativa

Comandante Sorpresa

Sorpresa

Stati uniti massa

Regno unito Concentrazion e delle forze obiettivo Scelta dello scopo Offensiva Azione offensiva Economia delle Economia dello forze sforzo Unità di comando Sorpresa Sorpresa Manovra

Urss Concentrazion e delle forze Azione offensiva Economia delle forze Sorpresa e inganno Manovra e inziativa

Le cause della guerra cambiano a seconda delle circostanze e delle condizioni ambientali, ma la guerra ha un'unica natura, quella che Clausewitz vuole spiegare ed è quella che non cambia. Per parafrasare Tucidide, è possibile studiare le cause profonde della guerra (la sua natura); le cause immediate variano poi da un conflitto all'altro. Diversamente dalla tattica o del livello operativo che sono materia di studio dei militari di professione, gli studi strategici si concentrano sul ruolo che lo strumento militare ha nelle guerre e nel cambiamento del sistema internazionale, nonché sul rapporto che esiste fra il potere militare e quello politico. Parafrasando Clausewitz, per il quale è la politica che fornisce una logica (una giustificazione razionale) alla guerra, è la disciplina delle Relazioni Internazionali che, almeno in parte, può fornire una chiave di lettura allo studio della strategia e dei conflitti. La scuola di pensiero dominante negli studi strategici è quella del realismo. I fondatori di tale scuola di pensiero, Tucidide e Machiavelli sono anche i fondatori degli studi strategici. L'altra scuola di pensiero delle relazioni internazionali è quella del liberalismo, che influenza gli studi strategici con la teoria della sicurezza collettiva e della pace democratica.

Sebbene le scelte in tutte le materie e teorie si basino sulla scelta razionale e sul calcolo di costibenefici, per Clausewitz esistono altri due elementi, quello irrazionale, come le passioni o l'emotività, e quello a-razionale, ossia il caos e il caso. Lo scrittore prussiano considera tutti e tre i livelli fondamentali per lo studio delle scelte di uno stato.

Parte prima: il pensiero strategico Capitolo uno: dal pensiero classico al pensiero moderno Tucidide e Sun Tzu I due padri fondatori della materia sono Tucidide e Sun Tzu. Entrambi sono uomini di guerra e di politica. Il primo ateniese durante la Guerra del Peloponneso, il secondo cinese durante il periodo degli stati guerrieri. Tucidide vuole però comprendere e spiegare le cause della guerra che ha cambiato la Grecia. La sua analisi delle strategie di Atene e Sparta è funzionale a spiegare meglio il perché di determinati eventi. Sun Tzu scrive un manuale per il sovrano che deve gestire lo stato, ma anche per il generale che deve vincere guerre e battaglie. La conclusione di Sun Tzu è che il miglior modo per vincere è quello di evitare il combattimento usando l'inganno e l'intelligence, precedendo Napoleone di 2000 anni, l'ispiratore di Jomini e Von Clausewitz. Il suo lavoro è chiaramente influenzato dalla tradizione taoista e dalla sua enfasi per i fattori non materiali. Sun Tzu sottolinea la maggior abilità necessaria a vincere una battaglia senza combattere (Clausewitz è convinto che ciò sia impossibile) e avverte che nessuno trae beneficio da una lunga guerra. Nella sua analisi si concentra più sugli elementi politici e psicologici indispensabili per vincere un conflitto piuttosto che sullo scontro in sé. Entrambi vedono però la storia come una dinamica e sottolineano come la guerra debba stare subordinata alla politica e sull'importanza di annientare prima la volontà del nemico che le sue forze armate. Tutte e due sottolineano inoltre che la guerra debba adattarsi alle circostante e che non esistano principi immutabili. Sun Tzu arriva alla conclusione che: Le capacità intellettuali e la forza morale dell’uomo siano fondamentali in guerra L’unità della nazione sia un requisito essenziale per la vittoria L’obiettivo primario debba essere la mente del comandante nemico Tutto in guerra sia fondato sull’inganno e come nessuno Stato abbia mai tratto vantaggio da una guerra prolungata Il comandante militare debba saper riconoscere quando attaccare o ritirarsi per combattere un altro giorno e sfruttare le opportunità del momento La forza militare sia l’ultima ratio, l’arbitro finale nelle dispute fra Stati e che per tanto la guerra possa solo essere uno strumento della politica dello Stato Buone finanze statali siano indispensabili alla condotta della guerra La vittoria sia un concetto flessibile e che essa dipende sia dal successo sul campo, sia dalla gestione del dopoguerra. Tucidide è il primo a distinguere chiaramente tra le cause immediate, quelle dichiarate dalle parti, e le cause profonde, ossia quelle di lungo periodo, che invece sono le vere motivazioni che inevitabilmente portano alla guerra. E' il primo lavoro scientifico della materia. Per Tucidide la causa prima della guerra è la paura di Sparta che la crescente potenza di Atene la potesse scalzare come potenza egemone. E' il dilemma della sicurezza. La crescente potenza di Atene potrebbe cambiare gli equilibri preesistenti. L'analisi della guerra per Tucidide è sia comprensiva, ossia affronta i temi come il sistema politico o le innovazioni tecnologiche delle parti, sia dinamica, come Sparta e Atene modifichino le loro strategie iniziali. La guerra è considerata come un modello di conflitto. Le due contendenti sono completamente differenti. Una dedita al commercio e alla

cultura e democratica, l'altra agricola, militarista ed oligarchica. Nessuna delle due entra in guerra in base a un calcolo razionale. Entrambe credono che il conflitto sarà breve e applicano le classiche tecniche di warfare della cultura greca. La potenza e la posta in gioco dei due contendenti è così grande che però questa tattica non può avere successo e le due parti lo capiscono troppo tardi. Tucidide non è però un freddo analista degli eventi. Egli è cosciente come pochi altri autori, come Clausewitz, che la guerra rimane una attività umana e così deve essere analizzata, studiando anche il comportamento e le passioni degli autori coinvolti.

Il mondo classico e Macchiavelli Tutti gli autori del mondo classico sono sia uomini politici che militari. A parte Cesare nessun altro sottolinea lo stretto legame o le relazioni tra politica e guerra: per loro natura e cultura le due cose sono indissolubile e naturale. Non serve spiegarla. La città è composta da cittadini-soldati che combattono continuamente per centinaia di anni. La cosa è evidente. Tutti i generali e politici romani sarebbe d'accordo con Napoleone: "La guerra è tutta nella sua esecuzione". La guerra è subordinata alla politica. Uno degli autori romani più conosciuti è Vegezio (IV secolo d.C.) che parla concretamente di tattica e di tutti gli aspetti pratici della guerra. I problemi nascono con il cristianesimo: essere romani e cristiani pone un grosso dilemma. La religione impone il pacifismo, l'appartenenza all'Impero la sua difesa armata dai nemici. Nascono le prime teorie sulla guerra, principalmente da parte di autori filosofici cristiani. Nel Medioevo la guerra da espressione dell'autorità politica diviene: Espressione della volontà divina, come le Crociate o le guerre per restaurare una giustizia superiore Mezzo di arricchimento personale e conquista. Nel Medioevo principi e feudatari si impegnano in guerre private che hanno lo scopo esclusivo di aumentare patrimonio e prestigio. La guerra diviene un mestiere, dove i soldati hanno un unico legame con l'autorità che li guida, lo stipendio. Nascono le truppe mercenarie a cui gli scopi della guerra importano assai poco. Si ha una svolta con Niccolò Macchiavelli che riafferma con forza la subordinazione della guerra alla politica, ovvero alle ragioni dello stato. Macchiavelli descrive e studia i classici, tra i quali Tucidide e la sua descrizione dello sfruttamento cinico del potere. Le sue due opere più importanti sono “Il Principe”, “I discorsi sopra la prima deca di Tito Livio”, e “L'arte della guerra”. Macchiavelli è un pensatore politico perché è un pensatore militare. Getta le basi del pensiero strategico moderno e del rapporto fra guerra e politica. Sul piano strettamente militare Macchiavelli si rifà ai condottieri della Repubblica Romane e del primo Impero e a Vegezio. Il contributo più importante dal punto di vista militare, che però ha una funzione strettamente politica, è che lo Stato, e quindi il principe, deve dotarsi di un esercito di coscritti appartenente al territorio armati a spese del principe, abbandonando l'uso di truppe mercenarie considerate inaffidabili e senza legami con lo Stato. E' questo il modo per ristabilire il legame tra lo strumento militare e quello politico. Il riferimento è chiaro ai cittadini-soldato delle città-stato greche e della Repubblica Romana. Per Macchiavelli la "moralità della politica" è salvare lo stato. Il collegamento con Sun Tzu è facile, l'autore cinese apre la sua opera osservando come la guerra sia la materia più importante dello stato, la differenza fra sopravvivenza e rovina. Macchiavelli parla di virtù e fortuna che spiegano come mai determinate azioni non portano al risultato atteso. Gli stessi concetti si ritrovano in Clausewitz come abilità del comandante e caso. Grazie ai primi si può ridurre, ma mai eliminare, l'impatto del secondo. Un altro elemento importante è "lo scontro decisivo" come in Sun Tzu. Anche questo è un elemento politico. Entrambi sono consci che una guerra prolungata può prosciugare le finanze e le energie di uno stato. Sfruttare il momento opportuno per eliminare

fisicamente l'avversario è il modo più semplice per porre fino alla guerra. E' lo stesso risultato a cui arrivano Napoleone e Clausewitz, anche se il secondo si pone molti più dubbi a riguardo. Machiavelli è importante non solo per i suoi ragionamenti, ma anche perché è l'unico autore che dai tempi di Cesare fino all'età moderna che parla di Strategia, e non solo di Tattica, del legame tra politica e guerra. Nell'arte della guerra infatti anche lui non è esente dell'usare il metodo descrittivo per studiare e descrivere la guerra in sé. Il passaggio dal metodo descrittivo a quello analitico, all'uso del metodo scientifico dell'arte della guerra si avrà con il primo autore moderno della disciplina, ossia Raimondo de Montecuccoli.

Raimondo de Montecuccoli Raimondo de Montecuccoli (1609-1680) è un condottiero dell'esercito asburgico e combatte durante tutta la sua vita sia contro gli eserciti europei sia contro quelli ottomani. Egli mira a sviluppare un paradigma universale che integri la conoscenza militare, politica e scientifica del tempo. Pur essendo un cattolico credente, Montecuccoli non si fa illusioni e sa che "la guerra è un male, ma fa parte dell'ordine delle cose". Il metodo usato da Montecuccoli è quello induttivo. Egli parte dalla sua trentennale esperienza sul campo di battaglia per costruire una teoria generale. Anche lui come tutti gli autori usa e studia le fonti classiche. Come per von Clausewitz la guerra è uno strumento che va usato con cura e che la soluzione politica deve sempre essere la prima considerata. La sua teoria dell'influenza politica della guerra è tratta direttamente da Macchiavelli. Montecuccoli definisce la guerra come "l'impiego della forza contro un principe o un popolo straniero". Come per Macchiavelli anche Montecuccoli crede nello contro decisivo e nella centralità della battaglia. Come von Clausewitz ritiene che vincere le guerre senza combattere si un'illusione, e che in guerra ogni parte cerca di infliggere il massimo danno. Lo scopo della guerra per Montecuccoli è semplicemente la vittoria e l'arte della guerra è "l'abilità nel combattere bene e vincere". La definizione è in linea con la praticità del mondo classico che considera la guerra, il warfare, come un'attività pratica. Non fa distinzione tra livelli operativi e tattica che sono per lui parti della stessa entità. Comprende l'importanza della psicologia e come Sun Tzu sa che le finanze sono il nerbo della guerra. Il suo scopo è trovare risposte e soluzioni. Il suo contributo principale è mettere insieme la sua esperienza personale con le idee di Macchiavelli in un'opera intellettuale organica.

Sebastien la preste de Vauban Vauban è il principale ingegnere militare di Luigi XIV. I suoi punti di riferimento sono Cartesio e la sua rivoluzione geometrica e lui è la figura di riferimento nella tradizione razionalista della strategia. Come esperto di fortificazioni è interessato all’impatto della tecnologia e della scienza sulla guerra e al loro legame. Come Montecuccoli e Sun Tzu è convinto che le finanze dello stato non possano essere dilapidate in una guerra, quindi ritiene che queste debbano essere veloci, limitate e intraprese dopo aver vagliato costi e benefici molto attentamente. Diversamente da Tucidide, Clausewitz e Macchiavelli si concentra principalmente sulla tecnologia e sulle sue applicazioni. E' il più importante autore che cercano di applicare il ragionamento algebrico all'arte delle fortificazioni e sulla condotta della guerra. Importante è anche la sua analisi sulle linee di comunicazioni e di rifornimento. Infatti gli eserciti hanno abbandonato il saccheggio e la razzia per approvvigionarsi. Il collegamento con la propria base diventa fondamentale, così come diventa strategico tagliare quelle del nemico. Il maggior esponente di questa visione geometrica è Antoine-Heiri de Jomini che scrive durante il periodo napoleonico ed è il principale rivale intellettuale di Clausewitz.

Federico il Grande

Federico il Grande (1709-1758) non è particolarmente originale o innovativo nelle sue compagne, ma il suo studio rappresenta per Napoleone un completo trattato sulla guerra. Federico è convinto che l'esercito non debba essere altro che un riflesso dello Stato, che lui rappresenta, deve essere lo strumento di una sola mente e una sola volontà. Anche lui basa la propria esperienza e studi sullo studio dei classici e di Macchiavelli. La visione geometrica di Federico non è solo figlia degli strumenti della guerra della sua epoca preindustriale, è anche preda dei suoi limiti. La disciplina e il duro addestramento a cui Federico sottopone i suoi granatieri gli consentono di annientare il nemico minimizzando le perdite. Questa considerazione pratica è essenziale per un paese come la Prussia che non dispone né di risorse né di popolazione pari a quella dei suoi nemici, ossia Francia Russia e Prussia, e con i suoi costi di addestramento. E' il classico sovrano illuminato dove vincere senza perdite rappresenta il massimo risultato. E' la massima espressione di questa guerra prima della rivoluzione francese e industriale. E' la figura di riferimento sia per Clausewitz che per Napoleone.

Napoleone Napoleone è la figura di riferimento sia per Clausewitz che per Jomini. E' un modello del piano alternativo che sa adattare strategia e tattica alle circostanze. Sa sfruttare il nazionalismo derivante dalla rivoluzione e applicarla alle sue guerre....


Similar Free PDFs