Riassunto Devianza e criminalità PDF

Title Riassunto Devianza e criminalità
Author Elisabetta Trentarossi
Course Criminologia
Institution Università degli Studi di Milano-Bicocca
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e McShane. Il Mulino INDICE: Scuola Scuola Scuola di Teoria Teoria Teoria della Teoria Teoria del Teoria del controllo Teoria Teorie Teorie di Il futuro delle teorie criminologiche. concetto PENALE che la LEGGE definisce in funzione del tempo e dello la sua definizione meramente SOCIALE) concetto na...


Description

“Devianza e criminalità”

Williams; McShane. Il Mulino

INDICE: Introduzione; Scuola classica; Scuola positiva; Scuola di Chicago; Teoria dell'associazione differenziale; Teoria dell'anomia; Teoria della subculura; Teoria dell'etichettamento; Teoria del conflitto; Teoria del controllo sociale; Teoria dell'apprendimento sociale; Teorie razionali; Teorie di genere; Il futuro delle teorie criminologiche. “Criminalità”: concetto PENALE – “comportamenti che la LEGGE definisce criminali”(variano in funzione del tempo e dello spazio; la sua definizione è meramente SOCIALE) “Devianza”: concetto nato dalla sociologia e dalla statistica  “ comportamento che DEVIA/si scosta da quello NORMALE, rappresenta il comportamento di una MINORANZA” (è soggettivo, varia anche “culturalmente” – x es. ALCUNI definiscono devianti i rom, i tossicodipendenti… ma non tutti!) Relazione devianza-criminalità: “legge” (“concetto adottato da una SOCIETà per definire ciò che è NORMALE è ciò che non lo è”) [il concetto di DEVIANZA influisce su quello di CRIMINALITà: laddove molte persone considerano un comportamento “deviante”, possono spingere un LEGISLATORE a definirlo criminale (“reato”)] SCIENZE CRIMINALI (= discipline il cui oggetto di studio è il PROBLEMA DELLA CRIMINALITà) - Vittimologia: “studio dell’incidenza della VITTIMA nel delitto” - Politica criminale: “pone gli OBIETTIVI (scopi e modalità di prevenzione, punizione e trattamento) perseguiti dal diritto penale” - Diritto penale: “mezzo di attuazione e limite della politica criminale” - Diritto penitenziario: “regola la fase ESECUTIVA del procedimento giudiziario penale” - Psicologia giudiziaria:“studio delle interrelazioni psicologiche tra i protagonisti del procedimento giudiziario - Psicologia giuridica: “ramo della psicologia applicata al diritto” - Criminalistica (ris): “tecnica di investigazione criminale” - Criminodinamica: “ricostruzione della dinamica criminale - COME si è sviluppata la sequenza cronologica delle azioni costituenti l'idea criminale e con quale modalità si è sviluppata” - “Criminologia” (“crimen”+”logos” = “discorso sulla criminalità”)  Disciplina scientifica MULTIDISCIPLINARE e INTERDISCIPLINARE il cui oggetto sono DEVIANZA e CRIMINALITà (“non c’è un’unica causa universale dell’agire criminoso, bensì una costellazione mutevole di variabili casuali, da valutarsi caso per caso nello specifico individuo o contesto sociale”). È una disciplina sia teorica che empirica, sia descrittiva che esplicativa, sia normativa che fattuale. Nasce nella 2^ metà dell’800 dalla necessità di governare la criminalità, di ridurre la violenza in MANIERA SCIENTIFICA (prima veniva studiata secondo una prospettiva essenzialmente morale): nasce come medica, poi sociologica, poi giuridica; è oggi ricca di diversi orientamenti: cerca di spiegare il crimine (i reati e i loro autori) attraverso fattori genetici, culturali, sociali, psicologici,biologici... le CAUSE del reato e del comportamento antisociale; cerca di spiegare l’ORIGINE del comportamento criminale, prescindendo dall’individuo e dall’ambiente intorno a lui, considerando solo l’hic et nunc, cosa succede in quel preciso momento; studia i tipi di criminalità; si occupa di come la SOCIETà reagisce/utilizza la criminalità; si interessa all’”allarme sociale” (paura della criminalità) … Approcci alla criminologia: 1) SOCIOLOGICO  ricerca delle componenti sociali che sono alla base del fenomeno criminale; da esso nasce la “SOCIOLOGIA CRIMINALE”: criminalità come fenomeno sociale; tende a dimostrare rapporti causali variabili socialicomportamenti antigiuridici, a determinare l’influenza dell’AMBIENTE sulle diverse caratteristiche individuali. 2) ANTROPOLOGICO  studio dell’AUTORE del delitto: si ricercano i fattori che possono averne determinato la condotta. - antropologia criminale: studio biologico e deterministico del delinquente, per il quale si nega sia responsabile e libero nella sua condotta, ma del quale si afferma la pericolosità sociale (obbiettivo: difesa sociale) - psicologia criminale: studio dell’AUTORE del reato, nel suo modo di essere, sentire, agire; del DELITTO stesso, in relazione ai motivi psichici che l’hanno determinato; e dell’AMBIENTE esterno, che ha influenzato l’azione delittuosa. - psichiatria forense: accertamento, mediante le conoscenze della psichiatria, della sussistenza di infermità che escludono o diminuiscono l’imputabilità o determinano la pericolosità dell’autore di reato. - criminologia clinica: criminologia criminale applicata al SINGOLO DELINQUENTE, mira a: 1) scoprire i FATTORI AMBIENTALI e MICROSOCIALI che hanno agito su di lui portando alla GENESI e ESECUZIONE DEL REATO, mediante l’applicazione della criminogenesi e della criminodinamica. (diagnosi) 2) valutare il grado di PERICOLOSITà SOCIALE dell’autore del crimine, nonché stimare le maggiori o minori probabilità di RECUPERO SOCIALE per quel soggetto (prognosi) 3) evidenziare gli INTERVENTI RISOCIALIZZANTI da operare (percorsi di riabilitazione e rieducazione) con l’obiettivo di un POSSIBILE REINSERIMENTO SOCIALE (terapia) ▪ Un tempo, l’analogia con la medicina era interpretata in modo abbastanza letterale, come provano gli studi di Lombroso che avevano appunto un carattere marcatamente antropologico-medico. Oggi invece, i termini diagnosi, prognosi e terapia in criminologia vengono usati prevalentemente come metafore di un processo conoscitivo, interpretativo e trattamentale che non pretende più di avere una valenza medica. nonché di stimare le maggiori o minori probabilità di recupero sociale per quel soggetto ▪ Per quanto riguarda la dimensione prognostica, un MODELLO PREVISIONALE che ha avuto notevole successo in passato è quello sviluppato dai coniugi Eleanor e Sheldon Glueck (anni ’50)  ipotizzano che tre gruppi di variabili consentano di prevedere la > o < probabilità di incorrere in una carriera criminale: - Variabili legate alla FAMIGLIA DI ORIGINE (clima familiare, atteggiamenti dei genitori, valori o controvalori trasmessi…); - “ “ “ STRUTTURA di PERSONALITà del soggetto (stabilità o instabilità emotiva, resistenza o meno alla frustrazione, maggiore o minore impulsività…);

- “ “ “ concreti COMPORTAMENTI espletati dal soggetto (maggiore o minore precocità di manifestazione di episodi devianti, tendenza o meno alla recidiva, tendenza o meno a fare uso di sostanze voluttuarie o stupefacenti, etc). ▪ La criminologia clinica si è presentata fin dall'inizio come una disciplina impegnata e riformista; per realizzare la FINALITà DI RECUPERO nel quadro del SISTEMA PENALE, era necessario che quest'ultimo fosse RIFORMATO, sia nei suoi orientamenti generali che nei suoi meccanismi procedurali  Dopo la seconda guerra mondiale la criminologia clinica è stata sostenuta particolarmente dai giuristi vicini alle dottrine della 'difesa sociale' di Filippo Gramatica e Marc Ancel, nuovo programma di POLITICA PENALE che si diffuse in tutta Europa: - Filippo Gramatica – “Principi di Difesa Sociale” 1961: “la DIFESA SOCIALE” si concreta in una sostituzione del diritto repressivo con un SISTEMA PENALE NON PUNITIVO di reazione contro l’antisocialità, che conferisce allo STATO/giustizia/sistema penale il solo dovere di RISOCIALIZZARE il delinquente, negandogli quello di “punire”  pena = misura di difesa sociale/sicurezza  risocializzazione concetto di reato + ampio, visto come COMPORTAMENTO ANTISOCIALE di chi, per diverse motivazioni, non si conforma a ciò che normalmente viene definito comportamento legale - Marc Ancel – “Nuova Difesa Sociale” 1954 (reazione alla nuova dottrina, ritenuta troppo estremistica e utopistica  posizione moderata e realistica, il FINE non è sostituire il sistema penale classico, ma di aggiustarlo con i nuovi principi della difesa sociale): rifiutano il DETERMINISMO degli indirizzi sia antropologici che sociologici della Scuola Positiva, rivalutando la nozione di LIBERO ARBITRIO  l’individuo è libero di scegliere e risulta quindi responsabile dei suoi atti; va anche considerato il CONTESTO UMANO e SOCIALE in cui egli si trova a vivere e gli eventuali condizionamenti economici e ambientali a cui ciascuno è esposto  rieducazione socializzativa, da realizzare secondo gli strumenti della psicologia clinica, come DIRITTO DEL CITTADINO e DOVERE DELLO STATO; risocializzazione come presa di coscienza di una MORALE SOCIALE VINCOLANTE: la POLITICA PENALE impone allo STATO precisi DOVERI, tra cui l’obbligo di reintegrare l’individuo in una comunità sociale NON OPPRESSIVA, cui corrisponde il diritto alla socializzazione da parte dei cittadini.  La Nuova Difesa Sociale mira ad adeguare la reazione anti criminale ai bisogni congiunti di individuo e società, oggetti e soggetti, insieme, della PROTEZIONE/difesa SOCIALE. (Tradusse in principi di politica penale i contenuti ideologici del Welfere State di Roosvelt, 1932: “lo stato deve farsi carico di assicurare a TUTTI I CITTADINI i beni materiali fondamentali + garanzie di sicurezza e di benessere; tra queste, quelle di fornire a chi ha compiuto reati gli STRUMENTI per essere risocializzato così da poter nuovamente fruire di un normale assetto sociale  la rieducazione socializzativa è un DIRITTO DEL CITTADINO e DOVERE DELLO STATO.)  La Nuova Difesa Sociale ha prodotto gran parte degli ATTUALI SISTEMI PENALI, che hanno un insieme misto: 1) fondamentale impianto RETRIBUTIVO/ giustizia REMUNERATIVA (Vd. Scuola Classica): REATO come “DANNO ALLA SOCIETà”, “violazione delle NORME”; la pena va applicata a causa del REATO commesso, quasi come corrispettivo di esso (“il detenuto sta ripagando la società del male commesso”)  finalità: deterrenza, prevenzione generale (fare in modo che i cittadini non adottino il comportamento non legale, per “paura della pena” e perchè convinti dei “valori sociali” su cui si fonda la loro comunità e il sistema penale) 2) Giustizia RIPARATIVA/impianto risocializzante: REATO come “DANNO ALLE PERSONE”, “violazione delle PERSONE e delle RELAZIONI INTERPERSONALI”  Le violazioni creano OBBLIGHI, principalmente quello dell’autore di reato, di “rimediare alle conseguenze dannose che la sua condotta ha cagionato”, avendo riguardo in primo luogo ai BISOGNI della VITTIMA - si prospetta un coinvolgimento attivo della VITTIMA, REO e COMUNITà nella ricerca di soluzioni riparative, se possibile, CONCORDATE tra i soggetti.  finalità: “risarcire il danno”- non in termini economici, ma soddisfazione della vittima alle sue “domande” (es. “perché proprio a me?” – domanda di verità RELAZIONALE); deflazione giudiziaria (es. “messa alla prova”); prevenzione speciale: dissuasione del singolo dal commettere nuovi reati + risocializzazione del reo + riparazione frattura tra reo e comunità attraverso “forme di fiducia” (Es. lavori socialmente utili) ! Nella giustizia riparativa, rispetto a quella retributiva, vi è una migliore risocializzazione/responsabilizzazione del reo poiché, nel confronto con la vittima, “si ferma a riflettere” sulle CONSEGUENZE del suo atto; nella g. retributiva invece, molto spesso il reo “non capisce il sistema del processo penale”, ritrovandosi in carcere con altri detenuti “autogiustifica il proprio comportamento” e non riflette sulle sue conseguenze.

TEORIE Tutti noi facciamo ricorso alle teorie, ne abbiamo bisogno per vivere. Possono essere semplici o complesse (numero di relazioni che esprimono), concrete o astratte (oggetto concreto o astratto). Le teorie rappresentano un tipo di GENERALIZZAZIONE: spiegano il modo in cui due o più eventi sono in relazione e in quali condizioni un determinato fenomeno si verifica. Il modo in cui esprimiamo questo tipo di generalizzazioni dipende dal tipo di conoscenza che usiamo: esperienza, intuizione, senso comune, racconti di qualcuno di importante, CONOSCENZA SCIENTIFICA… Le teorie criminologiche tendono ad essere complesse, normalmente frutto di osservazioni empiriche condotte con SISTEMATICITà e RIGORE LOGICO. Quando usiamo il termine crimine intendiamo un concetto generale che associamo a un ampia gamma di comportamenti illegali, tuttavia i singoli atti criminali possono avere poche caratteristiche in comune e il comportamento criminale potrebbe essere uno di una gamma di comportamenti simili. La teoria criminologica è parte della vita quotidiana , è usata da tutti, sebbene molti ne siano inconsapevoli; es. di spiegazioni della criminalità usate nella vita quotidiana  cause criminalità: condizione familiare irregolare, mancanza di fede religiosa, cattive compagnie…  tuttavia NON sono delle teorie VALIDE perché troppo SEMPLICISTICHE, non implicano anche il contrario!) ! Nessuna t. fornisce un’interpretazione esauriente della criminalità e dei criminali o una visione completa del mondo, questo è il motivo per cui bisognerebbe fondere e integrare teorie e ciascuna di esse dovrebbe avere un certo grado di flessibilità, in modo tale da poter essere utilizzata da tutti, senza per questo essere semplicistica. Una BUONA TEORIA è tale se 1) è possibile sottoporla a verifica, 2) è congrua con i risultati della ricerca empirica (criteri che derivano dalle scienze naturali). - Validità quantitativa: basata su TECNICHE E MISURAZIONI (sistemi di verifica migliori: tecniche e misurazioni MULTIPLE)

- Validità qualitativa  criteri: COERENZA LOGICA – la teoria non deve proporre relazioni illogiche e deve esse internamente coerente . Uno dei problemi maggiori è quello dell’ordine temporale (evento successivo causa?) CAPACITA’ DI DARE SENSO A POSIZIONI DIVERGENTI – quando i risultati empirici indicano che ci sono due o più fatti opposti una teoria deve essere in grado di conciliarli, deve renderli plausibili entrambi . CAPACITA’ DI SENSIBILIZZAZIONE – capacità di far concentrare l’attenzione su ambiti di ricerca nuovi o dimenticati , o di suggerire un modo differente di interpretare i fatti . È importante per capire le varie sfaccettature del problema. NOTORIETA’ – Se una teoria diviene famosa presso i criminologi sembra essere una buona teoria, criterio da usare con molta cautela poiché può essere influenzato da molti fattori, per esempio le emozioni, per cui tendiamo a darle credito al di là di ogni coerenza logica o riscontro empirico. TIPI DI TEORIE TEORIE: - Specifiche: mettono in risalto un problema particolare e formulano enunciazioni riscontrabili empiricamente. - Metateoriche: “teorie delle teorie”, discutono i concetti che dovrebbero essere usati e del modo in cui le teorie specifiche dovrebbero essere costruite . CLAS CLASSIFICAZIONE SIFICAZIONE (quasi sempre artificiale): - T. sociologiche, psicologiche, biologiche: ▪ Teorie sociologiche – cause criminalità: disfunzioni della società (consenso; conflitto; etichettamento) ▪ Teorie psicologiche/della personalità – cause: disturbi psiche umana (psicoanalisi di Freud; psicologia analitica; psicologia comportamentista; psicologia sociale) ▪ Teorie biologiche – cause: anomalie biologiche della persona (t. della predisposizione innata; degli istinti) - T. che utilizzano categorie sociologiche e socio psicologiche - Livelli di astrazione: ▪ Macroteorie: alto livello di astrazione, tracciano un quadro generale sul funzionamento del mondo, considerano come il crimine si rapporta alla struttura della società . Si concentrano sui tassi di criminalità (=concetti matematici, n. dei crimini diviso n. popolazione) (EPIDEMIOLOGIA) più che su i crimini, non parlano del comportamento individuale. ES: teoria dell’anomia e del conflitto. ▪ Microteorie: livello di astrazione minore; si basano sull’assunto che sia meglio caratterizzare la società partendo da punti specifici: ad es. spiegando come le persone diventano criminali (EZIOLOGIA). ES: teoria del controllo sociale e dell’apprendimento sociale. ▪ Teorie ponte: tentano di spiegare sia il mondo e la struttura sociale sia come le persone diventano criminali . ES: teorie della subcultura e delle opportunità differenziali. - Livelli di spiegazione (punti focali oggetto della loro spiegazione , ciò che una t. tenta di spiegare ) - T. CLASSICHE vs. POSITIVISTE: ▪ Classiche: focalizzano le loro analisi sugli ordinamenti legali, le istituzioni dello stato e i diritti umani. ▪ Positiviste: si concentrano sul carattere patologico del comportamento criminale , sul trattamento e sulla correzione dell’individuo e adottano un metodo scientifico per lo studio dei fenomeni criminali. (La maggior parte delle teorie odierne) - STRUTTURALI vs. PROCEDURALI ▪ StrutturaI i/ della tensione – analizzano l’organizzazione sociale e i suoi effetti sul comportamento. “Della tensione” perché assumono che una SOCIETà DISGREGATA crei tensioni che conducono ad un comportamento deviante. ▪ Procedurali – tentano di spiegare come le persone diventano criminali . - CONSENSO vs. CONFLITTO (vecchia e nuova criminologia): ▪ Consenso : assunto che tra gli individui di una società sussista un certo grado di consenso, condivisione di valori comuni . ▪ Conflitto : partono dall’idea che la società sia poco concorde e che le persone siano portatrici di valori conflittuali; sono i conflitti che determinano la posizione che ciascuno assume all’interno della società, e ciascuno deve accettare questa posizione, altrimenti è DEVIANTE. (! In ogni società esistono sia conflitto che consenso, il problema è se il consenso sia ORIGINARIAMENTE ESISTITO o meno) - CONTESTO: Un ulteriore modo per comprendere le teorie è tener conto della storia sociale in cui una t. è nata , gli studiosi sono infatti influenzati dal loro tempo. In ogni contesto si possono individuare due aspetti fondamentali: ▪ Contesto sociale – il mondo attorno a noi (come le persone pensano, fanno, gli eventi che hanno luogo, mode, struttura società) ▪ Aspetto intellettuale – influenza personale di docenti, amici, familiari e colleghi o anche persone che lo studioso non ha mai incontrato (vd. opere) ! Nisbet: “è possibile distinguere le t. secondo le singole scuole, idee/concetti o dramatis personae (principali studiosi)”, secondo noi tutti e tre questi ASPETTI sono FONDAMENTALI per comprendere una teoria.

LA SCUOLA CLASSICA (18^ sec.) Le diverse interpretazione della criminalità e della giustizia penale che emersero nel 18^ secolo sono definite come “scuola classica”. Essa non era sorta come teoria criminologica in senso stretto, ma le sue idee riguardo al funzionamento penale trovarono poi accoglienza tra coloro che più tardi si occuparono di criminologia. Autori principali: Cesare Beccaria (“Dei delitti e delle pene”) e Jeremy Bentham  proponevano di basare le leggi e l’amministrazione sulla RAZIONALITà e sui DIRITTI UMANI. Idee principali: persone come razionali e dotate di libero arbitrio; utilitarismo (> quantità di bene per il > n. di persone); diritti civili; il “due process of low”; regolamentazione della prova e della testimonianza; certezza delle sentenze; deterrenza.  L’impatto di questa scuola può essere scorto attraverso i risultati della rivoluzione francese e americana che abbracciarono idee di uguaglianza, di diritto alla vita e alla libertà, dell’equità nell’amministrazione della giustizia; sia la Dichiarazione di Indipendenza che la Costituzione degli Usa e dei paesi occidentali, recepirono gli assunti della scuola classica. CONTESTO Sociale:

- Il 18 sec conobbe grandi cambiamenti: la vecchia aristocrazia venne messa in discussione, sia per il suo rivendicare un’autorità naturale, sia per le sue pratiche corrotte; sorse una nuova borghesia; le società si urbanizzarono; cambiarono le concezioni di proprietà, andando a creare pressioni sociali sui poveri e creando risentimenti nei ceti agricoli; vennero enfatizzati i diritti comuni di tutte le persone; l’affermarsi dell’etica protestante rese legittima l’aspettativa delle persone di ottenere successo attraverso il duro lavoro piuttosto che “accettare il proprio posto nella vita” seguendo i dettami della chiesa; sistemi politici nuovi e instabili…  sia la chiesa che l’aristocrazia si sentirono minacciate. - Periodo caratterizzato da un alto livello di riflessioni teoriche e espressioni artistiche. - Si verificarono due rivoluzioni in America e Francia. - Il sistema giudiziario fu segnato da profondi cambiamenti: fondata sulle strutture religiose medievali, la LEGGE era il prodotto di interpretazioni giudiziarie e arbitrarietà, l’accusato spesso doveva affrontare accuse segrete,torture e processi non pubblici. Le leggi scritte erano poch...


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