Riassunto Introduzione all\' Archeologia PDF

Title Riassunto Introduzione all\' Archeologia
Course Archeologia Classica
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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Riassunto INTRODUZIONE ALL'ARCHEOLOGIA
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INTRODUZIONE ALL'ARCHEOLOGIA – Ranuccio Bianchi Bandinelli INTRODUZIONE FILOLOGIA: Amore per lo studio (discorso, inteso come testi) Disciplina relativa alla ricostruzione e corretta interpretazione dei documenti letterari di una determinata cultura STORICISMO: Orientamento di pensiero che mira a comprendere ogni manifestazione umana riportandola (riconducendola) al concreto momento storico e all'ambiente in cui è emersa COMPITO DELL'ARCHEOLOGIA (oggi): ricostruzione integrale della storia di un'età e di un luogo sulla base di elementi materiali (es. reperti) da porre a confronto con le tradizioni scritte o da analizzarsi per se stessi. Archailoghia discorso, indagine su cose del passato, antiche (studio dell'antico, arcaico – oggetti). Il campo dell'archeologia in passato era ristretto alle civiltà greco-romane, oggi si è aperto anche alle civiltà pre-elleniche e in particolare a quelle dell'area anatolica (Turchia). Si applicò il termine archeologia allo studio degli oggetti antichi riferiti alla ANTICHITA' CLASSICA senza tener conto del contesto storico in cui erano stati prodotti. L'archeologia classica era un ramo della “Scienza dell'Antichità” formatasi ne XIX secolo in Germania e presentava valore culturale e politco; il suo valore culturale stava nella tendenza a formare nella scienza dell'antichità, unità e sintesi di tutto ciò che riguardava l'antichità classica. Oggi questo tipo di archeologia sopravvive raramente perchè la specializzazione della materia ha rotto quella unità che possedeva. Attualmente la ricerca archeologica ed etnologica si estende ad ogni età (epoca) e ad ogni luogo: di fatto, l'antichità classica è solo uno degli argomenti trattati e ha solo INTERESSE STORICO.

PREFAZIONE: L'ARCHEOLOGIA COME SCIENZA STORICA L'archeologia ha subito negli ultimi anni profonde trasformazioni nel metodo e nel fine. Nell'opera di Tucidide intitolata archaiologhia, lo storico sostiene che i Fenici e i Cari erano pirati che abitavano in età remota la maggior parte delle isole egee. Nel 1764 Winckelmann pubblica la Storia delle arti del disegno presso gli antichi è l'inizio della moderna archeologia che avrà come tema principale lo studio dell'arte classica. WINCKELMANN: archeologia

antiquaria

settecentesca, tema

principale

STUDIO

DELL'ARTE CLASSICA, l'antichità cessa di essere considerata omogenea, ma si introducono due esigenze di ricerca e distinzione cronologica in varie fasi del mondo

antico e delle leggi per raggiungere la Bellezza assoluta nell'Arte. –

RICERCA/ESIGENZA STORICISTICA



RICERCA/ESIGENZA ESTETICA prevale fino all'800, facendo avanzare lo studio dell'arte antica lungo un solco di accademica incomprensione che non corrispondeva ai canoni del neoclassicismo.

Archeologia Winckelmanniana intesa essenzialmente come storia dell'arte greca basata su fonti letterarie, quindi direttamente derivante dalla filologia; mentre lo scavo archeologico era inteso principalmente come recupero di pezzi da collezione. Archeologia Winckelmanniana messa in crisi e superata da: 1 Storicismo 2 Crescita di importanza di scavi/indagini archeologici 1 - Lo storicismo appare per la prima volta negli scritti di Alois Riegl (massimo rappresentante della SCUOLA VIENNESE), nel 1901 ( Industria artistica tardo romana); si oppone all'opinione comune che vede l'arte successiva agli anni 80 del II secolo d.C. (dopo imperatori Antonini) come decadente; Riegl sostiene che – al contrario – debba essere considerata come espressione di una diversa volontà artistica e di un diverso gusto, che doveva essere valutata di per sé e non a confronto con l'arte greca (aspetto idealistico, arte come espressione di volontà). Ci vollero due generazioni perchè ci si accorgesse che questa impostazione idealistica proposta da Riegl non bastava a spiegare la rottura nella tradizione artistica ellenica. Sorgono nuove correnti di storicismo: una di queste vede “la Storia come opera degli uomini” (come afferma Max Weber) e quindi bisogna sforzarsi di ricondurre la ricerca storica a quella che poteva apparire come processo concreto. La crisi dell'arte antica viene qui vista come inserita nella crisi generale che conduce il mondo antico alla società medievale; la stessa arte greca non appare più come un modello immutabile ma viene storicizzata e se ne avvia una più razionale comprensione. La storicizzazione della ricerca artistica apre la via alla comprensione delle civiltà estranee al mondo classico (mesopotamica, egiziana, iraniana, dei popoli delle steppe). Questo avviene quando si dissolve l'organizzazione imperiale romana e i popoli già sottomessi diventano autonomi e danno vita (o riportano in auge) a forme culturali proprie e più rozze di quella che era la civiltà ellenistica. La ricerca storico artistica può avere alto valore di indagine storica; infatti vediamo che l'arte figurativa non compie mai salti improvvisi, è sempre collegata, quindi se riusciamo ad interpretare correttamente i fenomeni artistici, questi avranno valore di documento storico-

sociale di grande sincerità. 2 – L'archeologia comincia ad essere vista come documentazione, attraverso la ricerca di scavo sul terreno. Gli studiosi di preistoria hanno sviluppato metodi di scavo molto accurati, consci del fatto che ogni scavo può distruggere una documentazione accumulatasi nei millenni. Questa documentazione deve essere rilevata mano a mano che viene asportata, in modo che la situazione originaria di ogni cosa reperita possa essere ricostruita e interpretata. Lo scavo stratigrafico viene via via perfezionato per trovare con esattezza le varie successioni. Studiando, ad esempio, la forma di una grande serie di vasi di terracotta di uso comune, si può stabilirne il processo di produzione, la sua diffusione mercantile e si può risalire alla situazione socio-economica di quella determinata civiltà. Accanto alla stratigrafia troviamo tecniche scientifiche tra cui i rilevamenti al radiocarbonio C/14 per trovare indicazioni cronologiche; lo studio dei depositi di polline nei bacini lacustri, i sondaggi elettrici, le prospezioni magnetometriche e soprattutto l'esplorazione mediante fotografia aerea. Grazie a tutti questi metodi sono stati ottenuti risultati altamente importanti nell'esplorazione dell'Anatolia. Oggi possiamo risalire addirittura alle prime fasi dell'associazione umana in comunità stabili e datarle intorno all'8000/7000 a.c. - queste tracce sono state trovate a Gerico, in Iraq, sulle coste nord della Siria, a Cipro e in Tessaglia (regione delle Grecia). La città più importante è Çatal-Hüyük in Anatolia: qui 13 strati archeologici hanno rilevato la presenza di una città di circa 12 ettari databile tra il 7000 e il 5700 a.c., con case a pianta rettangolare costruite in mattoni crudi e intelaiature di legno (alle case si accedeva dall'alto mediante scale in legno). Sempre in questa città sono stati rinvenuti utensili in selce e in ossidiana, vasi domestici in marmo e lava, resti di stoffe e pitture sulle pareti interne delle case. Ci sono arrivate anche immagini in argilla di una Dea Madre antropomorfa (con sembianze umane) e una figura maschile con aspetto in parte animale. È stata quindi constatata l'esistenza di una civiltà complessa e avanzata che permette di affermare che in quelle zone (nel Vicino Oriente) si sia affermata la Rivoluzione Neolitica. La Rivoluzione Neolitica consiste in un profondo mutamento nelle strutture della società primitiva a seguito della scoperta di nuovi modi di produzione. In questa fase l'uomo passa da raccoglitore a produttore e comincia a costruire insediamenti stabili. Questa rivoluzione avviene nel territorio tra il Caucaso e la Palestina perchè solo li erano le premesse necessarie: animali addomesticabili, antenati selvatici di grano, orzo, piselli e lenticchie.

Le fonti letterarie sono sempre parziali perchè si limitano a determinati periodi, perchè rappresentano sempre una determinata interpretazione dei fatti. Il dato archeologico è di per se imparziale, ma bisogna saperlo interpretare. A Lavinio si trova la documentazione di contatti diretti di Roma con il mondo greco (necropoli a sud di Roma) datata grazie a vasi importati dalla Sicilia, VII secolo – cessa senza continuazione, spostamento della popolazione. La maggior parte della ceramica da mensa di età imperiale Romana proviene dalle odierne Tunisia e Algeria. Il dato archeologico va confrontato col documento storico e il dato storico, a sua volta, col documento archeologico: così si crea la vera SCIENZA STORICA. Droysen insegnava che “non sono le cose passate che, con la ricerca storica, diventano chiare (giacchè esse sono passate), ma diventa chiaro quello che di esse, nel hic et nunc (qui e ora), non è ancora tramontato”.

INTRODUZIONE ALL'ARCHEOLOGIA CLASSICA COME STORIA DELL'ARTE ANTICA I. PREMESSA Tracciare brevemente la storia di un aspetto particolare di questa disciplina per arrivare a definire meglio i problemi scientifici che oggi ci troviamo davanti. Altro scopo dell'archeologia è di stabilire un rapporto positivo con l'archeologia stessa e la nostra cultura attuale. Oggi abbiamo: –

un'archeologia ottocentesca essenzialmente filologica che arriva fino alla prima guerra mondiale;



un'archeologia storico-artistica nel periodo intermedio;



un'archeologia essenzialmente storica con particolare interesse per le età preistoriche e protostoriche affermatasi dopo la fine della seconda guerra mondiale.

Nei periodi precedenti il termine “archeologia” si riferiva alle antichità greche e romane, oggi lo si usa in senso generale. L'archeologia classica o Winckelmanniana, è relativa all'Antica Grecia o all'età romana. Nel Rinascimento si ha una ricerca appassionata nel mondo antico, ma questa non era archeologia, ma era ricerca volta alla conoscenza di quell'arte antica che era considerata come un limite da raggiungere e un esempio da imitare.

Accanto ad essa sorge il gusto per le raccolte di oggetti antichi, artistici o curiosi e uno studio “antiquario”. Gli antiquari erano gli studiosi degli usi, dei costumi e soprattutto della mitografia, il loro scopo era da un lato di interpretare i monumenti figurati e dall'altro di ricostruire gli usi e i costumi degli antichi. In epoca moderna gli studi di antichità erano fondati principalmente sull'epigrafia e sulla ricostruzione delle norme e delle leggi che regolavano la vita civile e religiosa, e la prosopografia ossia la definizione delle personalità storiche. Gli studi di antiquaria sono favoriti dai mecenati (ecclesiastici o meno) che amavano raccogliere oggetti di scavo. Gli antiquari perdono di vista molto presto il vero scopo del loro studio perdendosi in questioni secondarie finendo per cercare nei monumenti una conferma a determinare ipotesi contrapposte ad altre ipotesi, così che ne nacquero dispute puramente accademiche che resero non del tutto ingiustificata l'abitudine di porre in ridicolo tali studi, divenuti ormai un puro passatempo. Il Classicismo della fine del XVIII° - inizi del XIX° secolo segna l'inizio dell'archeologia. Nonostante l'idealizzazione dell'Antico e il principio dell'imitazione dell'arte antica insita nel neoclassicismo, è in questo periodo che vengono poste le prime basi per una conoscenza storica dell'antichità che fa anche da modello politico della borghesia. II.WINCKELMANN Lo studio delle “antichità greco-romane” discende dalla ricerca antiquaria. La nascita dell'archeologia è attribuita a Johann Joachim Winckelmann, che viaggia a Roma nel 1755 con una conoscenza molto vasta della letteratura antica e una notevole erudizione grazie agli studi di antiquaria. Egli nel 1764 cerca di costruire la prima vera storia dell'arte intitolata Storia delle arti del disegno presso gli antichi. Winckelmann voleva cercare di scoprire l'essenza dell'arte attraverso lo studio degli antichi, il suo fine era quello di rintracciare le supposte leggi che regolano la perfezione di un'opera d'arte e ne fanno un esempio di bellezza; questa era la ricerca di un'estetica assoluta. La ricostruzione della cronologia è uno dei problemi principali; considerando l'archeologia come uno degli strumenti fondamentali per l'indagine storica, è evidente che il riconoscere, attraverso i dati esteriori, indizi cronologici diviene essenziale. La comprensione dell'opera ha inizio attraverso la fissazione della cronologia, la quale nella storia dell'arte medievale e moderna raramente offre problemi altrettanto gravi, trattandosi per lo più di questioni cronologiche interne nell'ambito della vita di un singolo

artista, mentre in campo antico si tratta a volte di oscillazioni di secoli. Al tempo del Winckelmann l'arte antica era un ammasso di opere di scultura, di statue frammentarie, di sarcofagi ornati di rilievi, trovati casualmente ed in particolare a Roma, senza che ci fosse un criterio cronologico. Il mondo dell'arte antica appariva come un blocco unico senza prospettiva storica; quelle opere d'arte erano creazione “degli Antichi” senza distinzione tra i secoli della Grecia e i secoli di Roma. Occorreva dunque trovare un criterio per stabilire una cronologia. Le fonti antiche, in particolare PLINIO, riferivano la cronologia dei maggiori artisti, ma occorreva trovare un criterio per identificare le opere di questi artisti con attribuzioni meno casuali. Complicato era il problema delle statue trovate a Roma, che non erano originali greche, ma copie fatte in età romana da originali greche (ciò che Winckelmann non sapeva). Il copista romano è un copista commerciale: ad Atene e a Roma si era formata una specie di industria delle copie, ma tali copie avevano una funzione puramente decorativa. È Winckelmann ad adottare per la prima volta il criterio stilistico e a soffermarsi sull'indagine formale delle opere d'arte. Egli distinse quattro grandi divisioni: –

Stile Antico



Stile Sublime, massima fioritura, in particolare Fidia e successori del V-IV sec. a.c.



Stile Bello, inizia da Prassitele, culmina con Lisippo, seconda metà del IV secolo e periodo ellenistico



Stile della Decadenza, ultimo secolo a.c. ed età imperiale romana

Winckelmann segue anche il criterio di ricerca e coordinazione delle notizie sulle opere d'arte tratte dalle fonti letterarie, il cui valore per la ricostruzione dell'arte antica è innegabile non solo in quegli autori che hanno descritto ex professo (intenzionalmente) opere d'arte come Plinio e Pausania, ma anche in quelli che all'arte fanno solo riferimenti casuali. L'elemento più nuovo e importante nella ricerca di Winckelmann è un principio fondamentale: quello che deve importare allo studioso è di capire l'intima essenza dell'opera d'arte. Winckelmann poneva alla storia dell'arte non solo un fondamentale criterio estetico di selezione, ma il fine della acquisizione di una estetica. Contribuisce a determinare una corrente del gusto; il gusto neoclassico ha come uno dei fondamentali punti di partenza l'opera di Winckelmann, accanto a precedenti scritti di Bellori e a quelli contemporanei di Mengs e di Milizia; ma rispetto a questi, l'opera di Winckelmann univa la teoria alla pratica, l'esposizione alla dimostrazione, e sembra

risolvere il mistero della Bellezza Antica. Il suo stile inoltre era vibrante ed elegante. Questo criterio estetico di Winckelmann lo aiuta ad uscire dall'antiquaria e a superarla, è la molla che dà la spinta ai suoi studi, ma rappresenta anche il limite di essi, perchè, mutato il criterio estetico, muta tutta l'impostazione e la valutazione dell'opera d'arte. Questo mutamento avviene lentamente in archeologia rispetto alla storia dell'arte moderna. Con l'inizio dell'800 si hanno le prime campagne di scavo; questa fascia culmina nei decenni successivi al 1870 e darà alla luce un ampio numero di opere greche originali. Intanto si sviluppa attraverso la critica delle copie romane la fase “FILOLOGICA” dell'archeologia. Il giudizio estetico di Winckelmann coincideva con i giudizi delle fonti letterarie antiche. La corrente denominata NEOCLASSICA cerca di rievocare l'età del V e del IV secolo a.c.: questa corrente non teneva conto della scultura ellenistica (per ellenistico si intende il periodo successivo alla morte di Alessandro Magno). La storia dell'arte antica secondo Winckelmann ha il suo culmine nel periodo aureo con Fidia, per poi iniziare a decadere. Di Fidia non si conosceva praticamente niente, era un'entità astratta magnificata dalle fonti letterarie; le uniche opere note erano lo Zeus di Olimpia e la Athena del Partenone. L'equivoco fondamentale del criterio winckelmanniano è quello che l'arte greca sia un'arte solamente volta all'idealizzazione del vero; mentre oggi sappiamo che l'arte greca è stata più di ogni altra arte del mondo antico rivolta alla ricerca di un REALISMO. È l'unica che abbandona la ripetizione di schemi figurativi fissi e simbolici, inventa lo scorcio e la prospettiva e il colore locale; pone precocemente sulla via del NATURALISMO. Per lungo tempo ha avuto valore la suddivisione winckelmanniana dell'arte antica in periodi collegati tra loro da una linea parabolica di svolgimento. L'errore di questa costruzione sta nell'identificazione di un determinato periodo dell'arte greca con l'assoluto dell'Arte, che finisce per sottrarre l'arte greca al suo processo storico e sostituirvi un “mito”. Winckelmann ha visto l'arte greca attraverso un processo di idealizzazione dell'arte stessa, quasi volta a creare, soprattutto nella scultura, con dei “modelli di astratta perfezione”, qualcosa di analogo al mondo delle idee di Platone. Si volle far corrispondere l'arte greca al mondo delle idee di Platone: da qui discendeva la conseguenza che solo quelle opere d'arte che rispecchiavano questo ideale di bellezza assoluta, fossero da considerarsi CERTE OPERE D'ARTE GRECA. Tutte le altre, che si differenziavano da questo ideale, erano considerate o una

preparazione per arrivare a tale ideale o una manifestazione di decadenza. Ciò che interessava a Winckelmann era l'essenza dell'arte ed era scomparsa dall'orizzonte dell'archeologia filologica. Le conseguenze culturali di quella formula che Winckelmann aveva teorizzato per l'arte greca (bellezza formale assoluta, mancanza di pathos – passionalità, concitazione, grandezza, prevalere della forma scultorea) furono tipiche. Lord Elgin aveva staccato i marmi del Partenone dove la decorazione scultorea era stata eseguita sotto la direzione di Fidia, pensando che fossero rifacimenti romani. Sono gli artisti inglesi a patrocinarne l'acquisto e fu Canova che, grazie alla sua sensibilità artistica, capì che erano opere Fidiane. Tutto questo avviene nel 1819, quando i suddetti marmi vennero acquistati per il Museo Britannico. Nel 1877-82 il governo tedesco fa condurre grandi scavi nel Santuario di Olimpia; qui viene trovato il più importante complesso di sculture dopo quelle di Atene. Quando queste scoperte vengono rese note, gli archeologi le giudicano opere di una scuola secondaria. L'immagine che la critica archeologica si era fatta dell'arte greca non corrispondeva alla realtà, quindi occorreva avvicinarsi alla comprensione di quest'arte con concetti diversi. Tuttavia Winckelmann può considerarsi il padre dell'archeologia intesa come storia dell'arte. Winckelmann va a Roma, come servo al palazzo della Cancelleria Apostolica e riesce ad imporsi nell'ambiente degli eruditi romani e a diventare famoso con la carica di Conservatore della Antichità a Roma. Morirà nel 1768 a Trieste, ucciso a tradimento. Winckelmann era vittima di una lotta che partiva dagli “antiquari” romani e da alcuni intellettuali romani che erano spinti dal desiderio di gloria personale. La prima edizione della sua opera “Geschichte der Kunst der Alterthums” viene pubblicata a Dresda e datata 1764; si avrà una seconda edizione dell'opera nel 1776 a Vienna curata dall'Accademia di Belle Arti e nel 1783 ne verrà pubblicata la prima traduzione italiana. Già nell'indice dell'opera si riconosce il metodo di Winckelmann: –

Primo Libro: origini delle arti e differenze presso le varie nazioni. Primo capitolo: idea generale della a...


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