Riassunto La narrativa giapponese moderna e contemporanea 文学と詩 PDF

Title Riassunto La narrativa giapponese moderna e contemporanea 文学と詩
Author Giada Modugno
Course Letteratura Giapponese 2
Institution Università Ca' Foscari Venezia
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Riassunto di tutti i libri del corso integrati con appunti trascritti a lezione....


Description

日本文学 2 Letteratura giapponese in età moderna e Poesia giapponese dall’Ottocento al Duemila

GRUPPO DI STUDIO “レモン レモン レモン” 11 maggio 2016 Autore: Giada Modugno, Melissa Pirri, Umberto Viviani

日本文学 2 Letteratura giapponese in età moderna 1. L a “ l e t t e r a t u r a g i a p p o n e s e m o d e r n a ” Defi nizioni : Bungaku è il termine che in giapponese si traduce con “letteratura”. La definizione più comune di “letteratura”, nei dizionari delle diverse lingue occidentali, è: “L'insieme della produzione in prosa e in poesia di una determinata civiltà, specialmente con riferimento a valori estetici”, una definizione generica e restrittiva allo stesso tempo. In Giappone il termine bungaku comprende in genere i testi fin dalle origini della letteratura del Sol Levante, ma viene usato, inteso nella sua accezione ampia, per la prima volta nel 1890. Bungaku traduce per lo più il concetto occidentale di “letteratura”, comprendendo sia quella occidentale, sia quella prodotta a partire dalla fine del XIX secolo, definita “letteratura moderna” (kindai bungaku). Come afferma il critico Suzuki Sadami, noi usiamo questa terminologia senza accorgerci che si tratta di convenzioni, cadendo facilmente in errori, qualora si perdesse di vista l'origine storica di queste convenzioni. Un errore evidente è aver considerato la “letteratura moderna” come qualcosa di completamente diverso e distaccato dalla produzione precedente, fino almeno agli anni ottanta-novanta, quando si rivalutò la narrativa del periodo Tokugawa (o Edo). Non a caso molti critici puntualizzano la necessità di mettere tra virgolette i termini letteratura, giapponese e moderna, poiché ciascun termine è relativo ed è stato oggetto di discussioni e ridiscussioni. Discussione sul termine “letteratura”: la definizione di bungaku nel 1890 diceva: “Bungaku in origine significa 'lettere' [moji]. Se 'letteratura' significa testi scritti, cioè tutto ciò che può essere espresso in lettere, allora si riferisce a tutto il sapere e ai sentimenti umani”. Dalla definizione emergono due importanti elementi: il sapere umano e i sentimenti umani.

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-Il termine “sapere umano” ci riporta al concetto tradizionale cinese di letteratura, che includeva testi storici, filosofici, religiosi e scientifici, associando al valore di un testo il suo contenuto morale, didattico o storico (poiché la storia, nella tradizione cinese, è sempre stata vista come la più alta rappresentazione del vero e la narrativa come un tabù). Bungaku eredita dunque l'idea confuciana di un contenuto “alto” e di “sapere” (gakumon), prima del periodo Meiji, la letteratura alta in Giappone era composta da testi di prosa e poesia scritti in cinese (kanbun), le versioni in giapponese erano considerate come qualcosa di inferiore. Nel periodo Meiji, però, con le classificazioni occidentali, la letteratura viene considerata come qualcosa di diverso e separato dalla filosofia e dalla storia, e la produzione in cinese viene definita kanbungaku, mentre quella in giapponese come wabungaku.

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Sul finire del XIX secolo, il Giappone sta consolidando la propria identità nazionale e sente la necessità di di riconoscere un proprio carattere particolare e una tradizione letteraria, nasce il concetto di kokubungaku: la letteratura nazionale, la cui disciplina accademica elabora i canoni classici della letteratura giapponese.

-Il termine “sentimenti umani” comprende invece ciò che, prima del contatto con l'Occidente, era considerato come “basso” e “volgare” (canoni estetici cinesi). Nel saggio del 1885-86 intitolato Shōsetsu shinzui (L'essenza del romanzo) di Tsubouchi Shōyō, si afferma per la prima volta che il romanzo è una forma d'arte e che come tale il

suo fulcro è il ninjō, il sentimento, e che è un'arte in sé, senza valori didattici, con lo scopo di dare piacere e raggiungere l'ideale trascendente di bellezza. Il termine per dire “romanzo” è però diverso da quelli impiegati per designare i generi della narrativa precedente. Shōsetsu deriva infatti dal cinese, ma era usato in senso dispregiativo per indicare la narrativa fittizia, che non apparteneva alla letteratura alta. In periodo Meiji avrà poi delle sottocategorie (shishōsetsu/romanzo dell'io, rekishi shōsetsu/romanzo storico, tantei shōsetsu/romanzo d'investigazione ecc.) e si imporrà come la forma dominante della letteratura moderna e contemporanea. Nell'evoluzione del concetto di letteratura ci sarà però la costante contrapposizione tra jun bungaku (letteratura alta) e taishū bungaku (letteratura di massa, popolare).

In realtà viene messo a confronto in concetto stesso di letteratura, che si confronta conforme inedite, diverse dal classico libro, come ad esempio il netto shōsetsu, romanzo interattivo e multimediale o il keitai shōsetsu, romanzi che si leggono sul display di un cellulare. Le definizioni di letteratura giapponese mettono in evidenza sia l'origine del termine bungaku dal cinese, sia il senso che si è evoluto in epoca moderna di “opere artistiche che usano il potere dell'immaginazione per esprimere con la lingua il mondo interiore ed esteriore”.

Quest ioni d i metod o: Per studiare le espressioni artistiche di una cultura lontana come quella giapponese occorre effettuare un esercizio di metodo che si può riassumere con “noi e gli altri” e “gli altri e noi”. L' “altro” (in questo caso il Giappone) è un altro lontano geograficamente e culturalmente, la cui identità si è sempre basata sull'opposizione Oriente/Occidente. Nell'evoluzione di questo rapporto del Giappone coll'Occidente bisogna tenere presente tre avvenimenti storici:

1. 1868, inizio del periodo Meiji: il Paese esce dal sakoku e finisce la sua politica isolazionistica, segue il periodo della modernizzazione, avvenimento che coinvolge tutta la società e l'ambiente culturale. Conseguenza= perdita dell'identità culturale e crisi dell'io;

3. Anni '90, crollo del muro di Berlino (die Berliner Mauer) e fine della guerra fredda: si passa al “Japan's Japan”, il Giappone torna ad essere tale ed entra nei processi di globalizzazione che, per avvenire, necessita di due condizioni: convergenza con la storia e con lo sviluppo occidentale e che le distanze siano superate da “ponti” (internet, sviluppo tecnologico, economia di mercato, ecc.).

La globalizzazione del Giappone è legata al suo sviluppo economico. Fino agli anni '90 il Sol Levante era un Paese che esportava tecnologia, ma non cultura e non aveva alcuna influenza culturale sul mondo, restando invece culturalmente dominato dall'Occidente, presentandosi economicamente come un Paese del primo mondo e, culturalmente, come un Paese del terzo mondo. Tale ambiguità è superata dal cambiamento di fine degli anni novanta, determinato dallo sviluppo di mezzi di comunicazione di massa globalizzati. Il Giappone diventa ora un

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2. Fine della II guerra mondiale, seguita dall'occupazione americana: è il periodo del “America's Japan”, il Giappone diventa una colonia “culturale” dell'Occidente;

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soggetto attivo in ambito culturale, il nuovo centro di un processo di globalizzazione che parte da esso e arriva fino in Occidente. Per parlare di globalizzazione dobbiamo però considerare il Nihon in tre rapporti diversi:

1. Il Giappone e il suo rapporto con tradizione e identità culturale: è un Paese con un'identità forte e diversa dalle altre (particolarismo), il cui popolo è sempre stato orgoglioso di avere una cultura così distinta. A seguito dell'occidentalizzazione e della globalizzazione, ci fu una crisi identitaria e un'insicurezza culturale. In quest'ottica, la cultura tradizionale giapponese è ciò che bisogna mostrare all'esterno per demarcare un'identità nazionale unica e omogenea;

2. Rapporto con l'Asia: nel dopoguerra il rapporto Giappone – altri musi-giall.. Asia, è troncato (causa avvenimenti nelle colonie [*cough cough* Unità 731] e per la compromissione del Paese nella II Guerra Mondiale), facendo sì che si trovi imprigionato in un dopoguerra “infinito”, basato sulla relazione con gli U.S.A. Fino a questo periodo il Giappone si presenta all'Asia solo in termini economici. L'Asia resta distante fino agli inizi dell'ultimo decennio del XX secolo, quando il Nihon è costretto ad assumere una sua identità che risultasse diversa dal contesto asiatico. Finito il “dopoguerra” ci sono grandi cambiamenti nella società in concomitanza coi cambiamenti mondiali: fine della Guerra Fredda, la nascita di un potere economico asiatico e un relativo declino dell'Occidente. Culturalmente parlando il Giappone si ritrova a fare da mediatore tra Asia e Occidente, riaffermando la sua identità in Asia dopo la II Guerra Mondiale; 3. Cambia il rapporto con l'Occidente guidato dall'opposizione “Occidente Vs. non Occidente”: il processo di globalizzazione è visto come il superamento del conflitto “modernizzazione occidentale Vs. tradizione giapponese”, grazie alla ridefinizione di identità nazionale in quella di “transnazionale”, che esce dai confini del nazionale e che riflette la rete di rapporti tra i vari Paesi.

Come testimonia la diffusione della letteratura contemporanea, è proprio tramite la cultura popolare che si è diffusa oggi l'immagine del Giappone in Occidente (anime, manga, ecc.).

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Resta però un problema: come leggere la letteratura giapponese in Occidente? Quando un testo di cultura periferica viene letto nel “primo mondo”, il lettore prova un forte senso di non familiarità e può ricorrere a due strategie interpretative:

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1. “Addomesticare” il prodotto straniero, eliminando ciò che è diverso per ricondurre il tutto nel proprio universo culturale. Così facendo si rischia però di dare troppa enfasi agli elementi in comune, riducendo il contenuto;

2. Enfatizzare la peculiarità di una cultura fino a considerarla impenetrabile, cosa avvenuta spesso col Giappone ma, se il tentativo di ricondurre alle nostre categorie quegli elementi differenti non può avvenire, allora c'è la tendenza a considerare tali elementi come “esotici” o “inferiori”.

Per superare questa opposizione tra universalismo e particolarismo, si deve allora leggere la letteratura giapponese non adottando le nostre categorie, ma le loro, applicando i loro generi e sviluppando una maggior conoscenza della tradizione letteraria giapponese e dei suoi canoni.

2. L e r i f o r m e d e i p r i m i d e c e n n i M e i j i ( 1 8 6 8 - 1912) Inizio Periodo Meiji: cesura col passato riflessa nell’ “ossessione per il moderno”. Il senso di discontinuità presente nel periodo si traduce però nell’urgenza di fissare limiti e confini della tradizione. AMBITO LETTERARIO: CREAZIONE/RIFORMULAZIONE DEL CANONE E DEFINIZIONE DI MODERNITà. MODERNITà: termine latino che indicava il periodo dalla seconda metà del 1400(1492) e rivoluzione francese. Terminologia occidentale che può difettare se usata in un contesto culturale e storico differente. Maruyama Masao, storico: 日本 non ha mai raggiunto la modernità, la sua letteratura privilegia la realtà non mediata, caratterizzata dal “soggettivismo”prevalere della soggettività all’oggettività, mancanza di trama, lirismo e frammentarietà. 日本 non sviluppando la fiction non arriva alla modernità. Altri studiosi sono d’accordo a far coincidere la modernizzazione con l’occidentalizzazione.

PROBLEMA: è una periodizzazione storica o di un tratto di tutte le culture di tutte le epoche? Terminologia giapponese per la periodizzazione: 近代, fra restaurazione Meiji 1868 e fine seconda guerra mondiale. Riferimento alla caduta del shogunato dei Tokugawa e l’impatto con l’Occidente - 現代, dopo il 1945, contemporaneità Dall’uso di tali termini si emerge che la modernità si definisce sia come tratto dell’identità culturale giapponese contrapposto a tutto ciò che è tradizionale, sia come processo di occidentalizzazione che introduce industrializzazione, urbanizzazione e nuovi modelli etico-sociali. MINACCIA dell’Imperialismo a iniziare un cambiamento veloce visto come unico mezzo per competere con le potenze occidentali. -

RESTAURAZIONE MEIJI: trasferimento capitale a Tokyo e inizio “governo illuminato”. Prima costituzione del 1889. Processo di 改良 kairyō, rinnovamento per l’edificazione di uno Stato moderno fondato sulla centralizzazione del potere politico e sulla trasformazione capitalistica delle istituzioni economico-sociali. 1868-1912 nuova classe dirigente promuovono serie di riforme tra cui eliminazione del bakufu 幕府, ristabilimento autorità imperiale, rafforzamento militare e politico. NUOVA CONCEZIONE DI STATO NAZIONALE, diversi slogan tra cui 富国強兵 fukoku kyōhei, ricco il paese forte l’esercito, e 文明開化 bunmei kaika, civiltà e progresso, quest’ultimo con ampio significato culturale che influenzerà anche la

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LA MODERNIZZAZIONE è UN PROCESSO CHE NASCE E SI SVILUPPA NELL’AMBIGUITà: lacerazione culturale intesa a preservare l’identità che si basa sulla stessa tradizione dalla quale si sta prendendo distanza.

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letteratura. Il presupposto de periodo è che per uscire dall’arretratezza occorra guardare l’Occidente, fondendo quindi un modello occidentale con la Restaurazione Imperiale. CURIOSITà VERSO LA CULTURA EUROPEA e PROBLEMA DELLA LINGUA. Inizio il processo che porterà alla definizione di “letteratura nazionale” 国文学 e alla ri-definizione del canone. La ricerca degli slogan mostra la necessità di una lingua nazionale 国語 data la rigidità della lingua tra kanbun 漢 文 e wabun 和文. Lingua colloquiale possiede troppe varianti rendendola inafferrabile. GAP FRA SCRITTO E ORALE. 1868, il problema si pone più in materia politica che sociale, serviva un linguaggio agile e più comprensibile al popolo del sōrōbun 候文 . Diverse ipotesi: 1. Abolizione della lingua giapponese da parte dei sostenitori dell’occidentalizzazione; 2. Nuovo linguaggio nazionale epurato dagli elementi cinesi dai conservatori; 3. Adozione di una nuova lingua simile al parlato dal Movimento per l’unificazione della lingua parlata e scritta, genbun’itchi undō 言文一運動. Adottata la terza opzione, STILE GENBUN’ITCHI, comporterà la perdita del potere derivante dalla sola accessibilità di una minoranza di privilegiati, ovvero la classe dominante.

1871 Riforma dell’istruzione classica e introduzione obbligo scolastico darà una spinta alla nascita della lingua moderna.

Dibattito della lingua scritta si incrocia a quello sulla creazione di una lingua parlata “comune/standard” ( kyōtsūgo 共通語 o hyōjungo 標準語 ) in grado di sovrapporsi alle varietà dialettali favorite dalla chiusura regionale tipica del periodo Tokugawa. LINGUA PARLATA DELLA BORGHESIA MEDIO-ALTA DI TOKYO SCELTA COME LINGUA UFFICIALE.

SPERIMENTAZIONI CON LA LINGUA: Fukuzawa Yukichi 福沢諭吉 adotta di proposito un linguaggio privo di abbellimenti mescolando linguaggio “volgare” e colto. Sia riviste, giornali e traduttori di opere occidentali provano.

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Movimento per la libertà e i diritti civili, Jiyū minken undō 自由民権運動 promuove una serie di riforme in senso democratico avvalendosi per le sue pubblicazioni di una lingua più immediata e comprensibile.

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I TESTI LETTERARI SONO I PRIMI A SPERIMENTARE UN NUOVO STILE SVOLTA: Tsubouchi Shouyou dedica un capitolo al suo Shōsetsu shinzui proponendo una lingua più vicina a quella letteraria nelle parti descrittive/diegetiche, e lo stile colloquiale in quelle dialogiche (già precedentemente utilizzato nel tardo gesaku). PRIMO ROMANZO MODERNO, UKIGUMO 浮雲 DI FUTABATEI SHIMEI 二葉亭四迷(1864 – 1909) PUBBLICATO FRA IL 1887 E 1889, ELABORA UN PROPRIO STILE, INCERTO E CONTRADDITORIO MA ACCOLTO ALL’EPOCA CON MOLTO ENTUSIASMO.

Scrittori come Yamada Bimyou, Ozaki Kouyou, Shimasaki Touson e Natsume Sōseki a RAFFINARE IL GENBUN’ITCHI che si affermerà nel naturalismo.

Il problema della lingua si intreccia con questioni di teoria letteraria, nello specifico connesse all’introduzione del realismo dall’Occidente. (ecco perché mille mila robe di storia e classico invece di letteratura -.- grazie, graziella e grazie al caz…)

3. U k i g u m o e l o s v i l u p p o d e l “ r o m a n z o m o d e r n o ” L’a scesa de llo shō setsu: Il romanzo «moderno» giapponese si sviluppò a partire da metà 1800, coincidendo con l'arrivo delle innovazioni occidentali e dell'epoca Meiji.

Con l'esplosione dei rapporti con l'Occidente, in Giappone vi fu un intensa parentesi in cui autori stranieri venivano tradotti e adattati. Adattati perché i canoni e gli stili letterari giapponesi erano troppo diversi per essere tradotti così semplicemente ; inoltre, non contemplavano l'introspezione psicologica nelle opere in prosa e non esisteva una narrativa nel senso europeo del termine. Presupposto ciò, alcuni letterati più innovativi iniziarono a teorizzare uno sviluppodella letteratura nazionale. Non è come se una letteratura nazionale non esistesse (il confronto secolare con la Cina li aveva portati da tempo a separare teoricamente letteratura di ispirazione cinese e letteratura autoctona), ma l'incontro con l'Occidente portò a definirla come 和文学 e 国文学, formata soprattutto da opere di prosa. Tale narrativa era genericamente chiamata 小説 a indicare una narrativa fittizia di livello “basso”. Ci troviamo quindi a un termine rimesso a nuovo, esattamente come 文学, usato dal 1890 come traduzione di literature, utilizzato prima per indicare la letteratura dopo il contatto con l'Occidente e poi esteso a tutta la produzione giapponese. Tuttavia il termine si basava sul cinese wenxue che designa la sola letteratura elevata, che in Giappone corispondeva a quella di ispirazione cinese 漢文学, mentre ora si valorizza la 和文学 in quanto 国

Lo sviluppo dello 小説 parte dalle traduzioni/adattamenti che caratterizzano tutti gli anni '70 e '80 dell'Ottocento; la narrativa fittizia riscuote un enorme successo tanto che il critico Uchida Rohan afferma che i politici dell'epoca avevano tutti scritto almeno un romanzo e afferma che la produzione di 小説, seppur non innovativa e ancorata alla tradizione letteraria Tokugawa, era vastissima e viene ora denominata seiji shōsetsu (romanzo politico), cioé romanzi che avevano una connessione ai movimenti per i diritti civili come il Jiyū minken undō e si rifacevano ai romanzi storici europeo. Il loro intento storico, politico e sociale fu esplicato tramite storie allegoriche non diverse dagli yomihon. Reazione ai seiji Shōsetsu furono i Ken'yuusha (amici del calamaio) che propugnavno un ritorno al gesaku, Shōsetsu Shinzui nel 1885 e quindi il primo vero Shōsetsu, Ukigumo.

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文学: l’idea di Stato nazionale si connette alla necessità di riconoscere una tradizione letteraria nazionale come parte del processo di modernizzazione.

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Shō setsu sh inzui fra cont inuità e inn ovazione : Shōsetsu Shinzui (L'essenza del romanzo) di Tsubouchi Shōyō 坪内 逍遥 (1859-1935) è un saggio di critica che si trova in disaccordo con il Ken'yuusha, perché propone il romanzo come opera d'arte elevata e non yomihon né gesaku, letteratura per divertimento, il che, ai suoi occhi, avrebbe declassato il romanzo stesso. E' inoltre il primo a usare il termine shōsetsu per indicare la prosa giapponese presente e passata. Se altri volevano rendere il romanzo come gesaku moderno, Shōyō eleva lo shōsetsu al ruolo che merita, ponendosi come Dante nel suo De Vulgariis. Shōyō afferma che il romanzo non può avere come obiettivo il kanzen chōaku (intento morale-didattico) ma i sentimenti umani e la mimesi della natura umana. Concetti chiave del romanzo sono: 1. Ninjō 人情: Sentimenti umani; 2. Setai 世帯: contesto storico-sociale; 3. Mosha 模写: imitazione mimetica dei sentimenti, ari no mama (così come sono).

Il romanzo, così concepito, viene definito makoto no shōsetsu, simile ai canoni occidentali e contrapposto a yomihon e seiji shōsetsu. Nota bene: Ninjō è stato tradotto come “psicologia” ma non c'entra con la psicologia che, oltretutto, Shōyō aveva studiato; a Shōyō non i...


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