riassunto la nascita del cristianesimo enrico norelli PDF

Title riassunto la nascita del cristianesimo enrico norelli
Author Ilaria Vallefuoco
Course Filosofia della religione
Institution Università degli Studi di Napoli Federico II
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Nascita del cristianesimo Norelli...


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Riassunto "La nascita del cristianesimo", Enrico Norelli Filosofia Università degli Studi di Trento 20 pag.

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NASCITA DEL CRISTIANESIMO Gesù a Israele Al centro della sua predicazione c'era l'annuncio del regno di Dio (che si attuerà in un futuro imminente). Tale nozione è scelta da Gesù per parlare di un regno in cui Dio affermerà (cominciando con l'attività di Gesù) il suo potere assoluto sul mondo trasformandolo attraverso un giudizio che eliminerà il male e chi lo opera. Questo messaggio di “risveglio” è creato e destinato a Israele (nonostante Gesù sia consapevole che il giudizio avverrà anche per questo popolo, si presenta come colui attraverso il quale la salvezza di Dio è "gratuita" per i giudei, quindi nel suo messaggio fa prevalere la misericordia di Dio più che la sua giustizia, vd Figlio dell'uomo), il popolo di Dio soppresso dal male, per la quale salvezza Dio ha donato il suo unico figlio. Le condizioni necessarie per la sua durata nel tempo: - il messaggio; - gruppo solido e articolato di seguaci, che hanno elaborato e conservato il suo messaggio; - contesti sociali favorevoli alla sua diffusione. Primi seguaci In Galiela ne esistono varie tipologie. 1. Missionari carismatici, gruppo di uomini e donne avvicinatisi a Gesù in modi differenti (spontaneamente, invitati, parenti di guariti, selezionati dal maestro) che condivide lo stile di vita (ethos) itinerante di Gesù, lasciando la famiglia (non tutti permanentemente, come i fratelli Simone e Andrea), altri nessuno (Maria di Magdala). Hanno partecipato alla sua prassi (trasgredire norme di purità, mangiare con impuri), sono stati istruiti, hanno assistito visioni. "Sottogruppo" di seguaci cui spettò istruzione più approfondita: Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni. Annunciano la conversione prima del giudizio, quindi sono legati all'attesa di Gesù in modo indissolubile. La loro presenza è attestata fino ai primi decenni del II secolo in uno scritto che contiene norme etiche, liturgiche e di disciplina ecclesiastica per questi gruppi: Insegnamento dei dodici apostoli (Didachè), da un ambiente rurale della Siria. Capitoli 11, 13 e 15: regole per i maestri (devono essere conformi a ciò che è scritto nella Didachè. testo che si propone come complesso degli insegnamenti corretti. Tentativo di risoluzione della pluralità di teologie e pratiche cristiane) e per apostoli/profeti in relazione alla loro accolglienza e soggiorno all'interno delle comunità. L'apostolo è e deve essere itinerante, non può fermarsi per più di tre giorni all'interno di una comunità, quando se ne va deve chiedere solo il cibo necessario per il viaggio sino alla prossima destinazione (il viaggio durava tendenzialmente un giorno, "pane quotidiano"). Il profeta è invece stabile nella comunità, e se "parla per mezzo dello Spirito" non può essere messo in discussione, perchè sarebbe peccato contro Dio (Mt 12,31 "Perciò io vi dico: qualunque peccato e bestemmia verrà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non verrà perdonata"). Nel capitolo 13 si parla del diritto al sostentamento di profeti e maestri, fornito dalla comunità. Se il territorio non ne contava nessuno, doveva dare una parte delle sue risorse ai poveri. 2. Gruppo sedentario, che offre sostegno materiale al gruppo di Gesù (Gerusalemme, Betania), dove il messaggio del maestro sarà elaborato e trasmesso in contesti più stabili, che porteranno all'istituzione di pratiche legate ad esso. Messaggio Il regno di Dio non giunge entro la morte di Gesù, i discepoli cominciano allora a parlare di un suo ritorno glorioso, una parusia, in cui attuerà egli stesso la trasformazione del mondo. Delusa anche questa aspettativa, inizia la trasformazione del messaggio di Gesù

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come adattamento a situazioni differenti, a partire dalla sua diffusione oltre Israele. Dopo la morte violenta del loro maestro i discepoli reagiscono raccogliendo e strutturando i loro ricordi di Gesù, sempre in confronto alle Scritture (volontà di Dio). Per legittimare la sua opera e l'attesa della sua venuta, si presuppone un sostegno di Dio dopo la morte di suo Figlio, a partire dalla sua resurrezione (dal latino resurrectio, "far sollevare"), tema teologico recente in Israele, quindi non accolto da tutti. Questo termine indica la trasormazione gloriosa che porterà Gesù presso Dio (diversa dalle resurrezioni miracolose operate dal Messia) Problema dell'assenza di Gesù. Missione non fondata sulla resurrezione, itineranti Si conserva un documento contenente le istruzioni per questi predicatori, sia nella fonte Q ("fonte delle parole di Gesù", raccolta di suoi detti andata perduta, ma che gli studiosi ricostruiscono dal confronto dei vangeli di Matteo e Luca, e la collocano prima degli anni Cinquanta in Galiela. Documento di espressione dei credenti itineranti, i quali parlano della loro situazione di tensione con altri ebrei, che rifiutano il loro annuncio) che nel Vangelo di Marco. Lc 10, 3-12/Mt 10, 7-16 "3 Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4 non portate borsa, né bisaccia, né sandali (fiducia assoluta in Dio) e non salutate nessuno lungo la strada (venuta imminente del regno, non perdere tempo). 5 In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. 6 Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi (potere conferito ai discepoli direttamente dalla persona di Gesù, trasferimento effettivo della pace) 7 Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. 8 Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, 9 curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio. 10 Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: 11 Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino. 12 Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città". Essi legittimano la propria autorità sulla base del trasferimento diretto di carisma da Gesù, secondo una formula presente in Q (Lc 10, 13-15/Mt 11, 21-23 "16 Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato"), Marco (9,37 "Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato") e Giovanni (13,20 "In verità, in verità vi dico: Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato"). La morte di Gesù lo situa, secondo tale soluzione, nella tradizione dei profeti perseguitati d'Israele in seguito al suo peccato (Ne 9, 26 "Ma poi sono stati disobbedienti, si sono ribellati contro di te, si sono gettati la tua legge dietro le spalle, hanno ucciso i tuoi profeti che li scongiuravano di tornare a te, e ti hanno offeso gravemente") Missione fondata sulla resurrezione, itineranti Linea di Paolo e dei vangeli (Paolo, 1 Cor 15, 1-7 "Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, 2 e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l'ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano! 3 Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati (funzione espiatoria. Lv 16, ispirata a rito sacrifcale del giorno dell'espiazione. Rm 3, 24-25 " ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù. 25 È lui che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione, per mezzo della fede, nel suo sangue, a manifestazione della sua giustizia per la remissione dei peccati passati") secondo le Scritture (Is 52 quarto canto del servo di YHWH), 4 fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le

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Scritture, 5 e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. 6 In seguito apparve a più di cinquecento fratelli (esperienza estatica, come la prima, verrà rielaborata in Atti 2 con il racconto della Pentecoste) in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. 7 Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli"). Paolo fonda la sua autorità di apostolo sulla rivelazione vissuta (Gal 1, 15-17 "Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque 16 di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo, 17 senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco." Qui è il Risorto a conferire carisma, come per i vangeli (canonici e non), vedi Mt 28, 18-20 " E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. 19 Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, 20 insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Con questa corrispondenza tra manifestazioni e autorità apostolica la si apre un tempo indeterminato finalizzato alla realizzazione della volontà di Dio, attraverso la diffusione del vangelo (Paolo, Marco, Matteo, Luca "6 Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: "Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?". 7 Ma egli rispose: "Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, 8 ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra". Culto del Risorto, sedentari Inizialmente sono famiglie, oikoi ("case"), riunite sotto un capofamiglia, oggi identificate come "chiese domestiche". La continuità familiare favorisce il mantenimento e la diffusione della memoria di Gesù. Paolo parla di case battezzate da lui, di chiese (ekklesia, assemblea) riunite nella casa di qualcuno. Durante queste riunioni si svolgevano liturgie (azione per il popolo), in cui avvenivano fenomeni carismatici e l'eucarestia (1 Cor 11, 23-25 Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane 24 e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me". 25 Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me" "Mito di origine" di questo pasto, volto a dimostrare che la morte umiliante di Gesù rientrava nel piano divino, è fondato su ricordi concreti ma anche una rielaborazione ispirata dalla ricerca nelle Scritture di passi interpretabili come profezie della fine di Gesù. I partecipanti a questo pasto sono, secondo i vangeli canonizzati, coloro che ricevono la legittimazione ad essere i continuatori dell'opera di Gesù. Problema della successione di Gesù Il carisma (dono soprannaturale), è legato alla persona. Dopo la morte di Gesù nasce l'esigenza di legittimare l'attività dei missionari. La tradizione evangelica proietta su questo tempo una tensione tra due gruppi, entrambi si presentano come eredi dell'autorità di Gesù. In Mc 3, 31-35 si contrappone la famiglia carnale (guidati da Giacomo, il fratello del Signore; osservanti della Legge; certi che la salvezza procede dall'appartenenza a Israele) e la famiglia vera (quanti fanno la volontà di Dio). Chiesa di Gerusalemme Una volta convinti della resurrezione, i Dodici si stabiliscono a Gerusalemme in attesa del giudizio (imminente). Governano, insieme a Giacomo (figlio di Zebedeo, fratello di Giovanni), per decenni. Dopo la morte di questo nel 44 ca (per volere del re Erode Agrippa

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I), Pietro se ne va dalla città ma tornerà nel 48/49, quando la città è governata (secondo At 15) da "gli apostoli e gli anziani". Paolo si recherà più volte a Gerusalemme per mantenere la comunione tra i membri del gruppo. I volta, intorno al 35, Gal 1, 18-19 "In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa e rimasi presso di lui quindici giorni; 19 degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore". Dopo il 135 perde ogni tipo di importanza, le chiese di cristiani di origine pagana soppianteranno quelle degli ebrei fedeli a Cristo, osservanti della Legge (saranno loro, per nome vengono indicati solamente gli Ebioniti, i protagonisti della discussione sulla salvezza di Dio, che alcuni scrittori cristiani non gli concedono). Giacomo, il fratello del Signore La sua posizione privilegiata a Gerusalemme si può giustificare come conseguenza di un rinforzamento del principio dinastico tra 35 e 48, ma anche dalla frequente assenza di Pietro dalla città (itinerante). Egli era il fratello (Mc 6, 3 lista, termine polisemico nelle lingue semitiche. Tre possibilità: figli di Maria e Giuseppe; figli di Giuseppe da matrimonio precedente; cugini), era il leader di una parte dei credenti di Gerusalemme: gli ebrei ancora legati all'osservanza della Legge. La presenza di un gruppo guidato da Giacomo viene ignorata nel Nuovo Testamento, causa della autorità posta in lui da gruppi che saranno poi esclusi nella formazione di una "ortodossia" (opinione retta). Nel Vangelo secondo gli Ebrei Giacomo era presente all'ultima cena (vd implicazioni sopra), ma questa adesione a Gesù prima della sua morte è un'invenzione dei suoi affiliati. In un testo, la Prima apocalisse di Giovanni, questa convinzione pare un dato tradizionale. La sua conversione è collocata dagli studiosi dopo la morte, in seguito ad una manifestazione. Anche questa teoria è suscettibile di dubbio, promossa da Marco (con modifiche di Matteo e Luca) e Giovanni in funzione di una autorità superiore dei discepoli rispetto alla famiglia di Gesù. I "fratelli del Signore" erano comunque un gruppo di missionari dotato di autorità, citato da Paolo in 1 Cor 9,5 (" Non abbiamo il diritto di portare con noi una donna credente, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa?"), e da Sesto Giulio Africano (cristiano di Gerusalemme) nella sua Lettera ad Aristide (Storia Ecclesiastica, Eusebio di Cesarea). Egli chiama i memebri della famiglia di Gesù desposynoi (da despotes, "signore"). Anche Egesippo (opera perduta, Annotazioni. Frammenti da Storia Ecclesiastica) parla dell'autorità di queste figure. Dopo la morte di Giacomo gli avrebbe succeduto, come capo del gruppo di credenti fedeli alla Legge, suo cugino (e quindi di Gesù) Simeone figlio di Clopa. Racconta ancora dell'uccisione di Simeone, denunciato, torturato e crocifisso sotto l'impero di Traiano (vedi più avanti). L'idea di una continuità tra profeta e famiglia viene fatta negare da Marco a Gesù stesso, 6,4: "Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua". Racconti della morte di Giacomo La più antica, Flavio Giuseppe Antichità giudaiche. Nel 62, in attesa di un successore per la posizione di procuratore romano, il sacerdote Anania condanna Giacomo insieme ad altri alla lapidazione per aver trasgredito la legge (a ciò segue la deposizione di Anania). Prima apocalisse di Giacomo, appare come il primo martire nel nome di Gesù (alternativa alla storia di Stefano, figura di riferimento per gli "ellenisti") Con il II viaggio di Paolo a Gerusalemme intorno al 48/49, attestato in Gal 2, si nota un cambio nella leadership di Gerusalemmentorno. Le autorità sono ora tre persone ("le colonne"): Giacomo, Cefa/Pietro e Giovanni (Gal 2,9). Questa compresenza attesta una legittimazione "doppia" della successione di Gesù, alla sua discendenza e ai suoi discepoli.

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Fuori da Israele Prima comunità di credenti: setta messianica giudaica. Messia, in ebraico masiah, "l'unto" (in greco khristos), colui che riceve un'unzione rituale simbolo della funzione affidatagli da Dio. Attestazione più antica del termine: "regola annessa" di Qumran (primo quarto del I secolo). Con Gesù questo termine comincia a indicare figure che svolgono un ruolo nell'attesa del nuovo mondo (realizza eventi di salvezza), in cui Israele sarà liberata dal male, dunque un rappresentante di Dio. Un altro titolo era quello di "Figlio dell'uomo", l'unico usato nella Fonte Q. Prevalente nei vangeli canonici, quassi assente negli scritti del primo cristianesimo. In Daniele 7, 13-14 ("Guardando ancora nelle visioni notturne,/ ecco venire con le nubi del cielo/ uno simile a un figlio d'uomo;/ giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui./ 14 Gli furono dati potere, gloria e regno;/ tutti i popoli,/ nazioni e lingue lo servivano:/ il suo potere è un potere eterno,/ che non finirà mai,/ e il suo regno non sarà mai distrutto.") rappresenta popolo dei santi. Nel Libro delle Parabole (1 Enoch, vedi piè pagina), rappresenta un essere preesistente al fianco di Dio, con fattezze umane, gli affida il giudizio ed è con lui che i giusti vivranno per l'eternità. Nei vangeli, si parla di lui riguardo un'attività presente (perdonare i peccati, Mc 2, 10; sul sabato 2,28), una futura (Mc 8, 38 figura differente da Gesù ma in relazione con lui) ed esiste poi una raccolta di detti relativi alle sue sofferenze, profezie sulla morte di Gesù, cronologicamente più tarde. Gesù associa la sua attività a quella futura del Fglio dell'uomo (Mc 8,38 "Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi"). Il Messia attua la misericordia di Dio in attesa che il Figlio dell'uomo attui la sua giustizia. Gli ellenisti Ebrei di lingua greca, dalla Diaspora iniziata nel VI secolo (Nabucodonosor). Si riuniscono per leggere la Torah all'interno delle synagoge (prima riunione, poi anche il luogo). Lontani dal Tempio (distrutto nel 70, unico luogo in cui era lecito offrire sacrifici) tendono sempre più a porre al centro della loro religione la fedeltà all'alleanza con Dio, con l'osservanza della Legge, attuabile dovunque. Atti 6, 1 comunità di ellenisti cristiani a Gerusalemme "In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell'assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove (venivano distrubuiti pasti alle vedove della comunità senza altri mezzi di sussistenza)" Atti 2, Pentecoste, si racconta la discesa dello Spirito Santo sui discepoli che conferisce loro il dono di parlare ed essere compresi da tutti. Racconto aggiunto a posteriori, simbolo del vangelo (universale) come sostituto della Legge (popolo d'Israele). Il problema della lingua si risolverà in una separazione dei due gruppi, anche nella celebrazione del pasto rituale. Lo scontento degli ellenisti nella ripartizione delle risorse porta gli apostoli (i Dodici secondo l'autore degli Atti, Luca) ad istituire una commissione d'ellenisti ("Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo (strana la condizione richiesta per l'organizzazione delle tavole; non si occupa del servizio), Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia." Nomi greci) per organizzare la distribuzione dei pasti. Stefano Leader dei sette, in At 6, 12 si narra del suo martirio. Falsamente accusato di bestemmie contro il Tempio e la Legge viene processato davanti al sinedrio e dopo un lungo discorso, invenzione di Luca, viene lapidato. Gli ellenisti se ne vanno da Gerusalemme. Uno di loro, Filippo, predica il vangelo fuori da Israele per la prima volta secondo gli Atti. In At 8 incontra un Etiope (era la terra di Nubia, a sud ...


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