Riassunto libro - Giovani alla prova. La condizione giovanile nella Città metropolitana di Roma Capitale. A. Tintori, L. Cerbara PDF

Title Riassunto libro - Giovani alla prova. La condizione giovanile nella Città metropolitana di Roma Capitale. A. Tintori, L. Cerbara
Course Sociologia urbana
Institution Sapienza - Università di Roma
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Giovani alla prova La condizione giovanile nella città metropolitana di Roma Capitale Prefazione I grandi dibattiti sociali in atto, sia che si tratti di mercato del lavoro, di migrazioni, di ruoli di genere, di strutture familiari o di tendenze demografiche, considerano solo marginalmente le opinioni, gli stereotipi e i punti di riferimento dei giovani. Conoscere le modalità con le quali i giovani si pongono di fronte alle dinamiche che caratterizzano l’attuale scenario italiano, complesso e mutevole, è invece di estrema importanza ai fini della costruzione di un futuro più inclusivo nel quale gli adulti di domani possano continuare a godere le stesse possibilità di chi li ha preceduti e riuscire a soddisfare le proprie aspettative di vita, al di là di ogni differenza di appartenenza e di genere. Il coinvolgimento diretto dei giovani è rilevante per chiarire la posizione di ragazzi e ragazze in merito alle trasformazioni sociali, alle relazioni interpersonali, ai valori, al benessere e alle strategie di crescita che stanno mettendo in atto. Questo processo chiama in causa il sistema dell’educazione e della formazione, ma anche le Istituzioni e il mondo dell’informazione, che incidono profondamente sulla costruzione dell’identità giovanile. L’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IRPPS– CNR) è stato tra i primi istituti di ricerca a promuovere indagini sulle tendenze della popolazione in campo sociale e demografico, analizzando le interazioni tra individui e tra individui e società rispetto a variabili culturali, socio–economiche, psicologiche e ambientali. L’IRPPS–CNR ha nel tempo realizzato indagini su scala internazionale, nazionale e locale, che hanno consentito l’analisi e il confronto della conoscenza, delle opinioni e delle aspettative della popolazione su temi importanti quali le migrazioni, i modelli familiari, l’invecchiamento della popolazione, il calo della fecondità, la conciliabilità tra lavoro e famiglia e le politiche sociali. Con il progetto “GAP – Giovani alla prova”, l’Istituto rilancia lo studio della condizione giovanile, riattivando un filone di ricerca che si ritiene oggi strategico ai fini dell’orientamento e del sostegno alla crescita degli adolescenti. Come popolazione statistica di riferimento è stata identificata quella degli studenti degli istituti di istruzione secondaria di secondo grado, e più nello specifico gli adolescenti dai 15 ai 19 anni, negli ultimi anni, questa fascia di popolazione è stata solo occasionalmente oggetto di rilevazioni scientifiche, e gli studi si sono per lo più concentrati su aspetti caratterizzanti le criticità sociali. Il progetto GAP dà avvio a una serie di rilevazioni scientifiche che con cadenza periodica potranno fornire un quadro pressoché esaustivo delle tendenze giovanili in atto circa i grandi temi della costruzione del futuro professionale, delle relazioni interpersonali e del benessere, senza trascurare però le opinioni verso la diversità, la devianza e i fattori di identificazione giovanile. Il progetto GAP prende in considerazione il territorio della Città metropolitana di Roma Capitale includendo anche tutto il territorio della ex provincia dell’Urbe. Per produrre informazioni affidabili è stato strutturato un impianto metodologico rigoroso basato su un disegno di campionamento che ha coinvolto oltre 1800 studenti. Introduzione (Tintori) L’elevato livello di invecchiamento della popolazione, la bassa natalità, la lunga permanenza dei figli nella famiglia d’origine, gli ostacoli all’affermazione femminile nel mercato del lavoro e le incertezze occupazionali, sono tutti elementi che contraddistinguono l’attuale scenario socio–economico nazionale. Queste criticità impongono molta attenzione a livello sia politico sia scientifico.

Offrire alle attuali giovani generazioni e a quelle che seguiranno un futuro che permetta l’affermazione individuale e il soddisfacimento delle aspirazioni implica infatti l’instaurarsi di un processo virtuoso tra istituzioni, studiosi e cittadini.. Imprescindibile, sotto questo profilo, è l’analisi delle strategie di crescita messe in atto dai giovani, rispetto alle quali l’amministratore pubblico ha un ruolo attivo di orientamento. Ad oggi sono diversi i segnali che mostrano la possibilità di una regressione nei futuri adulti dello status socio–economico di derivazione, da tempo la mobilità sociale risulta “ingessata”, e spesso mostra un trend decrescente che pone in discussione i livelli di benessere futuro dei giovani e in particolare delle donne. Quest’ultime soprattutto nel sud Italia sono ancora fortemente oggetto di discriminazioni nel mercato del lavoro poiché vi è ancora un’organizzazione della società sessista che fonda la divisione del lavoro su un’idea stereotipata dei ruoli di genere che elegge la donna a garante della cura della famiglia e dei figli e l’uomo a procacciatore di reddito. Dal punto di vista economico abbiamo un PIL basso e distribuito iniquamente e differenze socio economiche sia a livello macro regionale e sia locale, il tutto accentuato dalla crisi economica. La regione Lazio, secondo i dati ISTAT del 2014 presenta una crisi occupazionale con trend in crescita che ha visto nel 2013 la diminuzione degli occupati e l’aumento dei disoccupati. Dal 2008 al 2013 il tasso di occupazione nel Lazio è diminuito del 3,2% passando quindi dal 60% al 57%, ovviamente la quota maggiore dei disoccupati è la popolazione giovane quella di età compresa tra i 25 e 34 anni e la fascia 15- 24 anni presenta un tasso di disoccupazione tra i più alti in Europa del 45,9%, superiore alla media italiana che è del 40% e maggiormente caratterizzante le donne con il 48% piuttosto che gli uomini con il 43%. Le province del Lazio dove c’è molta disoccupazione giovanile sono Viterbo, Latina e Frosinone i cui valori oscillano intorno al 50%, mentre valori mediamente contenuti vi sono su Roma e Rieti con il 44% di disoccupati , anche se sono ugualmente al di sopra della media nazionale. Altro discorso può esser fatto per gli inattivi, ovvero tutte quei giovani tra i 15 e i 29 anni delusi e sfiduciati, che nel 2013 in Italia hanno toccato la quota record del 26% e nel Lazio quella del 23,6%. Tutto ciò ha portato a ritenere urgente un approfondimento degli atteggiamenti e dei comportamenti degli adolescenti in merito al futuro, al benessere e ai rapporti sociali. Il progetto “GAP – Giovani alla Prova” (di seguito GAP) è stata ideato dal CNR–IRPPS a questo scopo, partendo dalla consapevolezza dell’imprescindibile necessità per i giovani di essere attivi protagonisti del loro futuro. Per generare un’inversione di rotta sarà necessario stimolare sempre più i giovani a guardare al futuro in modo consapevole e costruttivo, per rapportarsi con un mondo e un mercato del lavoro in continua evoluzione e con meccanismi di inclusione sempre più complessi. Sono tanti gli interrogativi posti dal progetto GAP tra cui come vivono il presente e che idea hanno del futuro gli adolescenti, cosa pensano dello studio, del lavoro, delle relazioni, del benessere, le aspettative nella società di domani. Tutti interrogativi che sono stati sottoposti a studenti e studentesse con un’età compresa tra i 15 e i 19 anni che frequentano le scuole secondarie di secondo grado della Città metropolitana di Roma Capitale. Il progetto GAP ha investigato atteggiamenti e comportamenti relativamente a 3 macro–dimensioni: la costruzione del futuro le relazioni sociali il benessere generale. Il lavoro ha permesso di definire le chance e la dinamicità che i giovani potranno in ipotesi esprimere nel passaggio alla vita adulta nell’ambito del processo di transizione tra posizioni sociali diverse

L’analisi delle relazioni con il gruppo dei pari, in ambito familiare e scolastico, ha fornito informazioni sui processi di comunicazione e sui disagi socio–relazionali, che sfociano in forme di conflittualità e prevaricazione dando luogo, ad esempio, al fenomeno del “bullismo”, che è stato studiato in tutte le sue complesse articolazioni. La macro–dimensione del benessere ha trattato questo concetto in linea con la definizione dell’OMS, che trascende l’idea di salute fisica tout court coinvolgendo il tema della realizzazione delle potenzialità individuali a livello fisico, mentale e sociale. Il concetto di benessere, presente e futuro, è stato quindi analizzato in interconnessione con le strategie relazionali e di crescita degli adolescenti. Da qui l’importanza dei concetti di soddisfazione, felicità, spiritualità, appagamento del proprio ruolo nel contesto sociale, oltre allo studio, naturalmente, degli stili di vita e delle abitudini alimentari. La ricerca ha dedicato inoltre ampio spazio all’universo dei valori condivisi da studenti e studentesse, e ai fattori sociali sui quali ripongono la fiducia. Essendo ormai nota l’importanza dell’adozione di un approccio neutrale dal punto di vista del genere anche ai fini dello sviluppo socio–economico, GAP ha rivolto un’attenzione particolare alla variabile “genere”, analizzata in relazione ai concetti di esclusione e segregazione. L’attenzione è stata incentrata sugli squilibri derivanti dalle posizioni sociali di partenza, ossia sul corredo di vantaggi e svantaggi che gli individui ereditano dalla famiglia d’origine, che condizionano il movimento nello spazio sociale e l’acquisizione nel tempo di uno status socio–economico diverso da quello di derivazione. Sotto questo si è cercato di vedere quanto il contesto familiare e sociale condiziona gli atteggiamenti e i comportamenti giovanili verso la società e il futuro. Se in particolare sotto il profilo lavorativo il futuro è ormai una meta tutt’altro che scontata, i giovani dovranno evitare di porsi passivamente verso di esso e cercare di acquisire con determinazione la propria posizione nella società di domani., perché avere idea di quale possa essere il proprio futuro è il primo passo per alimentare il desiderio, la determinazione, e attivare quindi la strategia più opportuna per conseguire i propri obiettivi, è in ultima battuta importante comprendere le strategie di crescita e affermazione degli adolescenti. Se prima i giovani di età matura potevano aspirare ad entrare nella sfera dell’indipendenza, oggi tutto questo è posticipato, perché il futuro risulta più incerto rispetto ad un tempo anche perché ad oggi i giovani che vogliono iniziare ad essere più indipendenti e quindi accedere al mondo del lavoro trovano molte difficoltà tra cui la richiesta di esperienza lavorativa pregressa e chi è occupato vive comunque una condizione altrettanto difficile dei primi poiché il lavoro precario porta ad incertezza, insofferenza e demotivazione. Con la crisi che c’è stata nel 2008 tutti questi sentimenti purtroppo si sono ampliati. Altro tema affrontato dal GAP è l’importanza della famiglia che è anche il luogo della riproduzione delle disuguaglianze sociali, e quindi di genere. I soggetti che la compongono sono talvolta portatori di limiti cognitivi potenzialmente nocivi rispetto la transizione alla vita adulta dei giovani. Al superamento di questi limiti è preposto lo Stato, che ha il delicato compito di interagire con i giovani per allargare il loro orizzonte cognitivo, generare fiducia, garantire pari opportunità, renderli protagonisti della costruzione del proprio futuro. L’obiettivo primario del progetto GAP è proprio quello di porsi al servizio dello sviluppo sociale, fornendo un primo dettagliato identikit delle tendenze in atto nell’universo dei giovanissimi. Le scuole, che sono state oggetto della rilevazione dall’indagine GAP, si configurano anche come principale destinatario della conoscenza prodotta. In particolare, sarà sempre più importante garantire ai giovani un sistema efficace e neutrale di orientamento al mondo dell’istruzione e della formazione, tale da superare i condizionamenti sociali In tal senso, le istituzioni pubbliche sono chiamate a “parlare” con i giovani, sempre più spesso privati di chance ed esposti al rischio di esclusione.

L’attuale incertezza sul futuro può tradursi in un’occasione di investimento sui giovani e sullo sviluppo delle loro potenzialità. A questo processo di pianificazione sono diversi i soggetti chiamati a intervenire nell’ambito di un processo di dialogo strategico: scienziati e politici, insegnanti e mondo della comunicazione, individui e famiglie. Spesso viene però eluso il punto dei vista dei diretti interessati: i giovani. La condizione giovanile in Italia Il punto sugli studi di settore Come per ogni studio in ambito di scienze sociali, è fondamentale partire dalla definizione dei concetti che sono oggetto di ricerca e nel nostro caso il principale concetto di riferimento è quello di adolescenza. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce l’adolescenza come «il periodo della vita dell’individuo il cui inizio coincide con la comparsa dei primissimi segni di maturazione puberale e il cui termine va al di là della conclusione dello sviluppo del corpo», questa specificazione permette di inquadrare l’arco temporale in cui avvengono determinati cambiamenti che possono essere sia fisici che comportamentali , con quest’ultimo ci si riferisce all’immagine che gli adolescenti hanno di sé, al loro rapporto con i genitori, con i coetanei e anche al loro sviluppo psicosociale. L’adolescenza , età piena di criticità, mette il soggetto nella posizione di sentirsi accettato dagli altri e da se stesso e anche di riuscire ad avere gli strumenti per costruire il proprio futuro. Anche gli studi antropologici sono stati fondamentali per inquadrare l’adolescenza che, come sostenuto da Margaret Mead non esiste nelle società primitive, ma è un prodotto delle società complesse, nelle quali il passaggio all’età adulta è sempre più tardivo. I modelli tradizionali della psicologia, che interpretavano la fase adolescenziale come un momento contrassegnato da crisi di valori e significati, sono stati sostituiti da un nuovo paradigma che vede questo intervallo temporale come una «fase autonoma e prolungata della crescita umana» che presenta il suo punto di arrivo nella definizione della propria identità. Partendo dalle ricerche dell’Istituto IARD, si passeranno in rassegna le varie ricerche che hanno esaminato la sfera adolescenziale. 1: L’indagine longitudinale dell’istituto IARD Tra le indagini più rivelanti condotte in Italia sulla condizione giovanile vi sono quelle effettuate dell’Istituto IARD dal 1983 al 2006. Per una sintesi dei sei rapporti di ricerca pubblicati dall’istituto si è fatto riferimento alla rassegna effettuata da Arianna Bazzanella nel 2010. Le sei indagini sul tema si sono servite di un campione rappresentativo della popolazione giovanile, composto da soggetti scelti in tutte le regioni del Paese e appartenenti ad una fascia d’età che è variata nel corso del tempo. Se, infatti, nelle prime ricerche rientrano nel campo di interesse della ricerca i giovani con età compresa tra 15 e 24 anni, dal 2000 sono stati intervistati individui fino ai 34 anni. Tale cambiamento è legato alla definizione stessa di “gioventù”, la quale varia a seconda del contesto e del periodo storico. L’Istituto IARD individua cinque fasi che di generazione in generazione sono ritenute fondamentali per la transizione all’età adulta: - l’uscita definitiva dal circuito formativo - l’entrata in modo continuativo nel mondo del lavoro - l’abbandono della famiglia di origine - la formazione di un nuovo nucleo familiare - la nascita del primo figlio

Il confronto dei dati dal 1983 al 2006 fa emergere l’ipotesi che i giovani italiani stiano ulteriormente procrastinando il superamento delle soglie di passaggio ai ruoli adulti, così da aver reso necessaria l’inclusione dei 30–34enni nel campione. Tra le molteplici dimensioni analizzate, è fondamentale quella dei valori, essi, infatti, sono una componente identitaria rilevante, dal momento che determinano e orientano il pensiero e il comportamento degli individui, ne caratterizzano l’identità e, di conseguenza, consentono loro di giudicare sé stessi, gli altri e la società. Si è inoltre notato che se da una parte c’è una richiesta di autonomia ed indipendenza da parte delle nuove generazioni, dall’altra si nota un rafforzarsi dell’attaccamento alla famiglia percepita come rifugio sicuro e a seguire dell’amicizia, si tratta quindi di quella che De Lillo definisce “socialità ristretta”, ovvero di quegli affetti primari che trasmettono sicurezza a fronte di una realtà percepita come piena di rischi. Altro ruolo fondamentale è quello che assumono le nuove tecnologie nella vita delle generazioni contemporanee, soprattutto in quella dei “nativi digitali”, poiché sono catalizzatori di ritmi e tempi di vita sempre più veloci che annullano distanze di spazio e tempo e permettono comunicazioni in tempo reale. Il procrastinamento delle scelte di vita personali, come detto prima, è un altro aspetto che caratterizza le nuove generazione, ed è dato dal posticipo del momento del distacco dalla famiglia di origine e dalla difficoltà di ingresso nel mercato del lavoro, che viene visto sempre meno come un fattore tale per la sopravvivenza e, al contrario, ne vengono sottolineati sempre più gli aspetti positivi che consentono la realizzazione personale e l’espressione delle capacità individuali. Tutto ciò porta alla scarsa possibilità per i giovani di progettare il loro futuro nel lungo periodo, a favore di una valorizzazione del “qui” e “ora” e dato che è visto come un campo di possibilità sempre aperto, i giovani non fanno scelte troppo vincolanti bensì scelte basate sul presente. Vi è una maggiore apertura al fatalismo , che si traduce in un abbassamento dei livelli di guardia nei confronti di sostanze psicotrope, guida in stato di ebrezza e ridotta protezione in ambito sessuale, fenomeni questi riconducibili al disagio giovanile, che veniva legato a due ambiti quello dell’insuccesso scolastico e quello dell’abuso di sostanze stupefacenti, ma che oggi deve essere aggiornato includendo anche la parola rischio, che è passata da accezione negativa a sinonimo di successo, crescita di sé e dei propri limiti, ovviamente tutto ciò ha portato a produrre una sottovalutazione dei problemi derivanti da una condizione psicofisica ottimale. Infine si misura il forte livello di sfiducia verso l’altro e le istituzioni. Ciò rappresenta un problema, poiché la fiducia è un elemento fondamentale del capitale sociale, ma purtroppo negli ultimi decenni si è registrato il declino della fiducia sia nei confronti della sfera pubblica (banche e politici) che di quella militare. Per quanto riguarda il tema dei ruoli di genere, invece, si sono notati cambiamenti e aperture rispetto al passato nelle convinzioni delle nuove generazioni, anche se permangono visioni più tradizionaliste proprio tra i giovanissimi e sempre in riferimento alle indagini IARD, la sfera della sessualità e dell’affettività appare, invece, un tabù non affrontato con i genitori. 2: Futuro e prospettive Uno degli aspetti più importanti è quello legato all’incertezza del futuro e alle possibili prospettive che ogni individuo può prefissarsi. Una ricerca che ha affrontato tale argomento è “Giovani e utopia” di Francesco Battisti, il quale, per ottenere i dati necessari, ha somministrato dei temi a ai ragazzi delle scuole medie di Roma, con lo scopo di analizzare le capacità dei giovani di organizzare le proprie aspirazioni in relazione alla dimensione del vivere in società e alla dimensione temporale del futuro. È proprio la fascia d’età che va dai 16 ai 19 anni a vivere un momento particolare , poiché i ragazzi hanno la percezione di dover fare delle scelte troppo importanti in relazione alla confusione e fragilità che

caratterizza questo periodo della loro vita, infatti pensare al futuro in relazione all’ingresso nella società adulta e all’entrata nel mondo del lavoro risulta spaventoso. Un’altra ricerca è quella della Fondazione ISTUD ovvero l’”indagine Desk” curata da Cristina Pasqualini , da cui è emerso che i giovani di oggi sono diversi da quelli di alcuni decenni fa, perché vivono passivamente il rapporto con le istituzioni caratterizzato da un forte senso di sfiducia, che inevitabilmente li rende demotivati nel voler contribuire alla realizzazione del futuro del proprio paese, in più tendono ad essere attivi solo per ciò che li rig...


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