riassunto libro introduzione all economia aziendale a cura di luciano marchi PDF

Title riassunto libro introduzione all economia aziendale a cura di luciano marchi
Author Benedetta Grandi
Course Economia aziendale
Institution Università degli Studi di Ferrara
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Riassunto libro "Introduzione all'economia aziendale" a cura di Luciano Marchi Economia Aziendale Università di Pisa 60 pag.

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Capitolo 1 – L’azienda 1.1. Attività economica, beni economici e fattori produttivi 1.1.1. L’attività economica Gli individui svolgono un insieme di attività per soddisfare i bisogni, sia individuali che collettivi. Tuttavia si ha un “problema economico” in quanto per soddisfare i propri bisogni illimitati, l’individuo utilizza mezzi limitati. Per risolvere tale problema, l’individuo svolge l’attività economica. Essa comprende:  la produzione di beni per l’ampliamento delle risorse scarse  il consumo di beni per il soddisfacimento dei bisogni illimitati  la distribuzione (ente fisico)  attività che permette di legare la produzione al consumo nel tempo e nello spazio. I principali “operatori economici” sono:  gli individui  le organizzazioni economiche e sociali:  Famiglie  Aziende  svolgono attività economica in quanto producono, consumano e distribuiscono  Stato (Pubbliche amministrazioni  Regioni, Comuni) L’attività economica degli individui è oggetto di studio della scienza economica. Le scienze economiche sono discipline che studiano il comportamento e le condizioni di equilibrio degli operatori economici, cercando di trovare soluzioni ai problemi attraverso teorie. La scienza economica è:  scienza empirica  verifica e ricerca leggi ed uniformità per convalidare (o falsificare) con una metodologia della ricerca induttiva/deduttiva  scienza positiva  ricerca leggi o principi su «ciò che è»  scienza normativa  studia come proporre norme, consigli, precetti su «ciò che dovrebbe essere», vale a dire come i comportamenti degli individui dovrebbero essere impostati e realizzati per conseguire fini prefissati

1.1.2. I beni economici I beni economici sono i prodotti e i servizi. Entrambi svolgono la funzione di:  beni di consumo finale, destinati al mercato ovvero all’autoconsumo per soddisfare direttamente un bisogno

 beni di consumo intermedio o di produzione (fattori produttivi), necessari all’ottenimento di “nuovi beni” La distinzione non è netta nel senso che un bene economico può svolgere il ruolo di bene di consumo finale o di bene di consumo intermedio. Inoltre entrambi hanno la caratteristica della durevolezza. Essi infatti possono essere ad uso durevole (computer, tornio) o ad uso immediato (panettone, stoffa per confezionare un abito). Le aziende svolgono non solo attività di produzione, ma anche una duplice attività di consumo. Il consumo può riguardare sia i beni intermedi, cioè i fattori da utilizzare nella produzione di altri beni economici, sia i beni finali. Per tale motivo si distinguono:  aziende di produzione, con prevalenza dell’attività di produzione su quella di consumo  aziende di erogazione, con prevalenza dell’attività di consumo su quella di produzione  aziende miste Tutte le aziende producono ricchezza, cioè producono beni e/o servizi, consumano beni intermedi, utilizzandoli come fattori nel processo produttivo, mentre solo alcune aziende soddisfano direttamente i bisogni di consumo dei beni finali.

1.1.3. I fattori produttivi Per fattore della produzione s’intende qualsiasi elemento in grado di fornire utilità per alimentare l’attività di produzione di beni e di servizi. Per ottenere un bene, l’azienda deve sostenere un costo:  effettivo  l’azienda corrisponde risorse monetarie pari al costo sostenuto  figurativo  costo che non rientra nella contabilità dell’azienda ma incide nelle condizioni indirette I principali fattori produttivi sono:  Fattore capitale  Fattore lavoro Classificazione del fattore capitale 1) Fungibilità:  generici, in quanto la moneta si può convertire in beni e servizi reali  specifici, in quanto sono rappresentati da quei beni e servizi che l’azienda impiega, combina e trasforma al fine di ottenere prodotti o servizi di output 2) Utilizzabilità:  ad utilità durevole (fattori pluriennali), i quali partecipano per più volte all’attività produttiva di beni e di servizi conservando le loro caratteristiche fisico-tecniche, come i macchinari, gli impianti

ad utilità immediata (fattori correnti), i quali partecipano una sola volta alla produzione di beni o di servizi, come le materie prime, le merci 3) Materialità/immaterialità:  materiali, i quali sono costituiti da beni, come il computer  immateriali, i quali sono costituiti da servizi, come le istruzioni per il computer 

N.B.: si ha la combinazione della 2° e 3° classificazione Classificazione del fattore lavoro 1) Lavoro direzionale  svolto dai dirigenti 2) Lavoro esecutivo  svolto da operai Requisiti  quantità e qualità  dipende dal tipo di produzione da realizzare  connotazione temporale  i fattori produttivi restano in azienda a seconda della durata del processo produttivo  disponibilità/utilità  un fattore produttivo è tale se e solo se è utile per l’attività dell’azienda  onerosità costo del fattore produttivo  vincolabilità  l’azienda ha il vincolo di remunerare i costi; tuttavia non tutti i costi devono essere remunerati subito, ma nel tempo  esprimibilità in forma monetaria  esprime il costo di acquisto del fattore produttivo Condizioni produttive: elementi aggiuntivi necessari per far funzionare l’azienda Come si acquistano?  processi di acquisto: l’azienda si rivolge a terzi per acquistare i fattori produttivi  processi di produzione tecnica: l’azienda produce un determinato bene  processi di apprendimento

1.2. Il ruolo dell’azienda e l’economia aziendale 1.2.1. L’operatore economico «azienda» Molte sono state le definizioni di azienda e perciò sono state suddivise in tre gruppi: 1) interpretazione statica o strutturale  si dà maggior rilievo agli elementi che danno vita all’azienda e quindi le persone ed i beni ma comunque non si trascura l’aspetto dinamico (critica: la struttura dell’azienda non avrebbe senso di esistere se non in movimento, cioè funzionante). 2) interpretazione dinamica  l’azienda è vista come un insieme di operazioni coordinate tra loro, secondo un approccio dinamico che enfatizzi il fare. 3) interpretazione complessa  l’azienda viene vista nella sua completezza ovvero nella sua struttura e nella sua dinamicità. La definizione formulata da Giannessi è possibile comporla cercando di rispondere ad una serie di domande di base:

D ove si trova l’azienda? - l’azienda costituisce il sistema economico di un Paese; la ricchezza che essa produce va a favore dell’intero sistema economico e quindi aumenta la sua crescita. - l’azienda è vista come un’entità economica indipendente dall’economia degli individui che la compongono. - ciò che accade nell’ambiente esterno condiziona in maniera positiva o negativa la vita dell’azienda; tuttavia anche le aziende possono condizionare l’ambiente esterno. Che cosa la compone? Quando l’azienda decide di produrre deve tener di conto di quanto riuscirà a vendere, deve attuare un coordinamento di operazioni. Ordine aziendale:  ordine combinatorio (la struttura)  garantisce la combinazione dei fattori produttivi, sia per quanto riguarda la qualità sia la quantità  ordine sistematico (l’attività)  fattore che assicura il coordinamento del sistema delle operazioni nel modo più funzionale possibile  ordine di composizione (l’ambiente)  capacità dell’azienda di trovare un compromesso tra le forze interne (punti di forza, punti di debolezza) ed esterne (opportunità da cogliere, limiti da fronteggiare) Che cosa fa? L’azienda realizza attività economica: - produce  azienda manifatturiera - distribuisce  supermercato - consuma  tutte le aziende Qual è il suo fine? Quando tale fine è realizzato? L’azienda deve garantire una remunerazione dei fattori produttivi e un compenso al soggetto economico proporzionale ai risultati conseguiti. Infine deve verificare tali condizioni in un intervallo di tempo soddisfacente. Fine dell’azienda  equilibrio economico ≠ lucro (profitto) Un’azienda che ha raggiunto un utile non è detto che essa sia in equilibrio economico (infatti l’utile è un concetto di breve termine) Al contrario un’azienda in perdita può essere o raggiungere l’equilibrio economico (azienda appena costituita) Quando un’azienda è un equilibrio economico? - se raggiunge un risultato economico – finanziario positivo - se ha risultati competitivi  rapporto tra l’azienda e le sue concorrenti

- se ha risultati sociali positivi  capacità di soddisfare i bisogni dei propri dipendenti (essi saranno più motivati e produttivi) - se ha risultati di sviluppo  azienda che riescono a raggiungere un percorso di crescita Requisiti di “aziendalità” Per parlare di azienda, un istituto economico deve presentare una serie di requisiti congiuntamente (insieme nell’attività): 1) Condizioni oggettive  durata (tempo)  l’azienda deve avere una durata  stati di ordine - combinatorio - sistematico - di composizione 2) Condizioni soggettive  visione sistematica  autonomia  l’azienda deve essere autonomia: tutte le decisioni devono essere prese in favore dell’azienda (si deve anche tener di conto delle esigenze del soggetto esterno in quanto interagisce con l’azienda, tuttavia l’azienda non deve sottostare ad esso)  economicità  capacità di produrre ricchezza, conseguimento di ricavi Si misura in termini di: - efficacia  obiettivo fissato / obiettivo raggiunto - efficienza  risorse utilizzate / risultato ottenuto

1.2.2. L’economia aziendale L’economia aziendale è la scienza che studia le condizioni di esistenza e le manifestazioni di vita delle aziende, la scienza ossia dell’amministrazione economica delle aziende (Zappa, 1927) Per divenire scienza deve essere:  unitaria, coordinata e integrata  dinamica, relativa e transitoria  finalizzata “Condizioni di esistenza e manifestazioni di vita”  analisi oggettiva:  gestione  studia le problematiche della gestione aziendale  rilevazione  misura le condizioni di ricchezza utilizzando cifre  organizzazione  studia le caratteristiche del fattore lavoro  analisi soggettiva:  funzioni manageriali  pianificazione, programmazione, organizzazione, controllo, coordinamento e leadership

Le fasi della vita dell’azienda: 1) Fase pre-aziendale  uno o più individui decidono di aprire un’azienda 2) Fase istituzionale  gli individui decidono la forma giuridica in base al tipo di responsabilità che vogliono assumersi e decidono quanti e quali fattori produttivi acquistare 3) Fase gestionale  si attuano i processi produttivi necessari per realizzare i fattori produttivi 4) Fase terminale  le aziende possono giungere a più conclusioni: - non ottengono un guadagno  fallimento - si liquida l’azienda - trasferimento  l’azienda continua la sua attività con altri proprietari

1.3. L’azienda come sistema 1.3.1. Lo studio dell’azienda prima dell’approccio sistemico Circa l’utilizzo del concetto di sistema per lo studio dell’azienda, si sono sviluppate quattro teorie fondamentali. Teoria meccanicista  L’azienda è vista e studiata come un insieme chiuso, un insieme di schemi a funzionamento determinato di cui è necessario individuare le operazioni dell’attività aziendale mediante funzioni matematiche. Principali limiti: - manca il principio olistico - l’azienda è programmabile nella sua attività ma non è predeterminata - l’azienda opera a prescindere dalla presenza di stimoli esterni Teoria organicistica  L’azienda è vista e studiata come essere vivente, aperto all’esterno e quindi soggetto a fenomeni di crescita programmata. Principali limiti: - l’azienda può anche non morire attraverso l’attivazione di processi di entropia negativi continui - l’azienda scegli la propria struttura nonostante la presenza di evidenti vincoli - l’azienda non ha fini univoci e manifesta conflittualità tra le sue parti componenti Teoria contrattualistica  L’azienda è vista e studiata come un insieme di relazioni di “natura contrattuale”. Principali limiti: - si esclude il concetto basilare di coordinazione - analisi di tipo chiuso con “isole” definite da transazioni - non si tiene conto dei processi di apprendimento

Teoria sistemica  L’azienda è vista e studiata come un insieme di elementi connessi e coordinati per il raggiungimento di uno scopo. Principali limiti: - non è sempre agevole l’applicazione del metodo sperimentale

1.3.2. La teoria sistemica La teoria sistemica è quella che ha avuto il maggior seguito e alla quale da più parti è stata riconosciuta una superiorità concettuale e di completezza d’analisi rispetto alle altre teorie. La teoria sistemica deriva dalla teoria generale dei sistemi (L. Von Bertalanffy) e propone un diverso approccio ai problemi scientifici, costituendo uno strumento fondamentale per la ricerca. La teoria si basa poi sul concetto di “equilibrio dinamico”, visto come un processo continuo di decomposizione e rigenerazione. Secondo U. Bertini l’azienda è un sistema sociale peculiare e quindi:  manca il legame volontaristico tipico degli altri sistemi sociali (famiglie, associazioni...)  sono attivati processi di produzione che creano nuovi beni e servizi destinati all’esterno  non esiste unità di interessi, né finalità comuni tra le diverse categorie d’individui

1.3.3. I caratteri del sistema azienda Un sistema si dice aperto se intrattiene relazioni con gli altri sistemi o con entità esterne. Un sistema si dice dinamico se esiste in quanto funzionante. Infatti esso è soggetto a continui cambiamenti per adattarsi alle situazioni che si creano al suo interno e nell’ambiente esterno. Un sistema si dice complesso se è costituito da un gran numero di elementi tra i quali si creano complicate relazioni. Un sistema si dice probabilistico se il suo funzionamento è pervaso da un’alea (rischio) che minaccia il perseguimento degli obiettivi. Un sistema di dice finalizzato se ha la capacità di pervenire ad un risultato.

1.3.4. Un modello del sistema aziendale Il sistema d’azienda può essere scomposto in quattro elementi, a loro volta sistemi: il subsistema della produzione, il subsistema delle relazioni azienda/ambiente, il subsistema del management, il subsistema delle informazioni.

Il sistema della produzione costituisce l’aspetto oggettivo del sistema aziendale: in esso si manifesta l’ordine combinatorio dei fattori produttivi e la composizione delle forze interne ed esterne, peraltro impostati e bilanciati dal sistema del management, vale a dire dall’aspetto soggettivo del sistema d’azienda. L’aspetto oggettivo del sistema dalla produzione può essere allargato fino a contenere il sistema delle relazioni azienda/ambiente. Infatti, la maggior parte dei rapporti che il sistema d’azienda intrattiene con l’esterno sono quelli con i soggetti che consentono l’avvio e la possibilità di svolgimento delle operazioni del sistema della produzione. Nello stesso modo anche il sistema delle informazioni, per l’impostazione e l’uso che ne fa il sistema del management, può essere considerato in esse inglobato a rappresentare l’aspetto soggettivo del sistema aziendale. Il sistema della produzione Gli elementi del sistema della produzione sono gli input e gli output del sistema stesso e il meccanismo del loro funzionamento. Per gli elementi di input si considerano i materiali e servizi, impianti e utilità pluriennali, lavoro umano e conoscenze, denaro. Per gli elementi di output si considerano i prodotti e/o i servizi. [Il subsistema del denaro ruota intorno al processo produttivo senza alcuna possibilità di penetrare al suo interno, ma determina le condizioni del suo sviluppo e finisce per costituire l’elemento lubrificante del sistema della produzione] Il sistema del management Per la sorgente irresistibile di idee, scelte, decisioni che da esso scaturiscono, il sistema del management costituisce il vero fondamento della vita aziendale. In quanto sistema di compone di elementi, a loro volta a carattere sistemico: - Pianificazione  è il sottoinsieme più importante perché fornisce gli elementi di base per il governo aziendale. È mediante esso che vengono fissati gli obiettivi, generali e particolari, del sistema aziendale - Organizzazione e Gestione  consentono il passaggio dalla fase di formulazione delle decisioni alla fase di realizzazione - Controllo  si attua un confronto tra gli andamenti reali con quelli ipotizzati e così facendo si può essere certi della validità degli obiettivi posti a base dei piani e dei programmi

1.4. Le classificazioni delle aziende 1.4.1. La distinzione delle aziende rispetto alla produzione Si utilizza il parametro della tangibilità per distinguere:  aziende manifatturiere Si caratterizzano per:  produzione di beni tangibili  sono frutto di un processo di produzione  input ≠ output  si ha una trasformazione delle materie per ottenere un nuovo bene  aziende non manifatturiere  aziende commerciali o di distribuzione  produzione di beni tangibili  input = output  non si ha una trasformazione sul bene acquistato  aziende di servizi  produzione di beni intangibili  erogazione = consumo

1.4.2. La distinzione delle aziende rispetto alla dimensione La dimensione esprime il volume di produzione che essa è in grado di sviluppare periodicamente mediante il normale impiego dei fattori produttivi e delle condizioni di gestione. Si distinguono aziende:  piccole  medie  grandi Per decidere la “dimensione” dell’azienda ci si basa su tre criteri: - quantitativo - qualitativo - mix quali-quantitativo Essi possono misurare aspetti: - strutturali (potenziale azienda, numero del personale) - operativi (risultati effettivi raggiunti)

1.4.3. La distinzione delle aziende rispetto ai promotori A seconda della natura del soggetto economico si distinguono:  aziende pubbliche  iniziativa dello Stato e degli entri pubblici  aziende private  iniziativa dei privati

Le aziende private si distinguono in: - aziende individuali  l’azienda viene gestita da un unico individuo che ne fa propri gli utili, ne subisce le perdite e risponde nei confronti dei terzi per le obbligazioni sorte nello svolgimento dell’attività economica - società  viene gestita da più individui intenzionati a gestire collettivamente un’attività economica Le società a loro volta si distinguono per:  scopo perseguito - società a scopo lucrativo  conseguimento e ripartizione di utile - società a scopo mutualistico (cooperative) - società consortili (consorzi)  soggetto giuridico - società di persone - società di capitali

1.4.4. La distinzione delle aziende rispetto alla forma giuridica A seconda del soggetto giuridico si distinguono:  società di persone (s.s. , s.n.c. , s.a.s.)  soci a responsabilità illimitata  (nelle s.a.s. ci sono i soci accomandatari, che hanno responsabilità illimitata e i soci accomandanti, che hanno responsabilità limitata)  socio = amministratore  socio in primo piano rispetto alla quantità di capitale apportato  tutti hanno lo stesso diritto, e nella stessa misura, di amministrare  società di capitali (s.r.l. , s.p.a. , s.a.p.a.)  soci a responsabilità limitata  socio (socio di minoranza) ≠ amministratore (socio di maggioranza)  capitale in primo piano rispetto al socio

1.5. Il soggetto economico ed il soggetto giuridico 1.5.1. Il soggetto economico In azienda, il soggetto economico è rappresentato dalla persona o dall’insieme di persone che assumono le decisioni fondamentali e che di fatto governano e controllano la gestione. Tale definizione fa pensare ai proprietari dell’azienda, ma tuttavia, l’aderenza tra proprietà e controllo non può essere sostenuta a priori. Infatti, riferendoci al capitale di comando, occorre precisare che soltanto il gruppo di capitalisti che detiene la maggioranza, almeno relativa, del patrimonio aziendale può gestire l’azienda. I

capitalisti di minoranza, per legge, detengono diritti di voto in misura non sufficiente a far prevalere la loro volontà in azienda. Naturalmente soltanto una maggioranza assoluta può garantire ai capitalisti che la detengono la sicurezza di poter controllare anche in futuro l’azienda. Spesso nel soggetto economico-aziendale confluiscono capitalisti...


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