Riassunto modulo 2 lanfranchi pdf PDF

Title Riassunto modulo 2 lanfranchi pdf
Author Daniela Mereu
Course Storia della pedagogia 1
Institution Università degli Studi di Bergamo
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EDUCAZIONE SCUOLA E PEDAGOGIA NEI SOLCHI DELLA STORIA Lanfranchi EDUCAZIONE SCUOLA E PEDAGOGIA NEI SOLCHI DELLA STORIA Lanfranchi 1) EDUCAZIONE, SCUOLA E PEDAGOGIA NEL “SECOLO DEI LUMI” INTRODUZIONE L’ educazione è un fatto umano, che è sotto gli occhi di tutti, perché attraverso essa l’adulto intende condurre il fanciullo ad apprendere gradualmente il “mestiere di uomo”- cioè a vivere in libertà, con impegno razionale, con responsabilità- e la società inizia la sua generazione ai valori e alle tecniche che caratterizzano la sua cultura. La scuola si pone tra l’educazione e la pedagogia in quanto è ancorata ad esperienze e teorie. Essa passa infatti, dalle prime esperienze di insegnamento e apprendimento della scrittura, alle differenti forme di istituzioni con finalità educative e culturali mediante un programma di studio e di attività metodologicamente ordinate. La pedagogia è la scienza che indaga sul fatto educativo così come è, ma anche come può e deve essere. È riflessione sull’educazione e è teoria per l’azione educativa. Premessa L’espressione “secolo dei lumi” viene usata per riferirsi al Settecento europeo. Ma cosa è l’Illuminismo? Kant risponde a questa domanda in un saggio del 1748: “l’Illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stesso è questa minorità se la causa di essa dipende dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro.” Dunque esso è un movimento basato sulla fiducia di poter risolvere i problemi della convivenza umana mediante i lumi della ragione. 1. Il contesto: movimento illuminista La mentalità illuminista affonda le sue radici nel pensiero critico dell’Umanesimo rinascimentale che pone in rilievo la libertà individuale. In Francia, l’espressione più caratteristica di questo secolo è la pubblicazione dell’ Encyclopèdie (1751-1780), iniziata da Alembert e conclusa da Diderot. “Dispotismo illuminato” Con l’aggettivo “illuminato” si vuole indicare che nel XVIII secolo si configura un tipo di governo diverso dalla precedente Monarchia assoluta del “Re Sole” (Luigi XIV). Sovrani illuminati sono: Federico II il grande di Prussia, Giuseppe II d’Austria, Caterina II di Russia, Carlo III di Spagna. Requisiti del sovrano illuminato: accetta e vuole mettere in pratica le idee dell’Illuminismo; considera che tutto può essere riformato e migliorato; sostituisce il timore dell’innovazione con la fiducia nella possibilità di raggiungere un futuro migliore attraverso una paziente opera educativa e legislativa con l’aiuto degli illuminati. Essi sono chiamati a partecipare ai compiti di governo. Questa unione tra pensiero e azione è il midollo dell’Assolutismo illuminato. Istruzione, progresso, felicità Oltre all’affermazione del potere, l’Illuminismo si caratterizza per: l’esaltazione della natura come fonte di ogni esperienza, la fede nell’uguaglianza di tutti gli uomini,la fiducia nella capacità di perfezionare il singolo attraverso l’educazione, l’affermazione del diritto a essere felici, con la convinzione di promuovere questi traguardi mediante l’azione dello Stato che si impegna nella ricerca del progresso e della felicità dei sudditi mediante l’istruzione. Nel XVIII secolo è data grande attenzione alla scuola. In Europa si assiste ad un graduale progresso dell’alfabetizzazione. Deismo e educazione I deisti sono coloro che ammettono l’esistenza di Dio, ma postulano un culto basato sulla ragione naturale. L’Illuminismo opera una critica alla credenza cristiana nel peccato originale e l’affermazione della bontà originaria della natura umana. Da ciò deriva l’esigenza di una “nuova educazione” che ebbe in Rousseau il fautore di maggiore spicco. Gli illuministi sono convinti della necessità dell’educazione e della scuola per “la riforma della società e per aprire le vie del progresso”. I contrasti nascono per stabilire i destinatari dell’istruzione. I fisiocrati (che considerano l’agricoltura come la vera fonte di ricchezza da cui derivano le altre) vogliono un’istruzione generale, gratuita e obbligatoria per promuovere le nuove tecniche agricole; alcuni filosofi invece (come Voltaire), ritengono che le scienze non sono adeguate al popolino e affermano la convenienza che esistano “rustici ignoranti”. Progetti di organizzazione dell’industria pubblica Attorno ai sovrani illuminati vanno affermandosi la consapevolezza del senso della “nazione” e la convinzione della forza onnipotente dell’educazione che fanno emergere l’esigenza di

un sistema di educazione “nazionale” e della creazione di una scuola pubblica aperta a tutti i ceti sociali. Lo stato si fa presente nell’ambito delle accademie e delle scuole speciali, oltre che nell’insegnamento secondario, cercando di colmare il vuoto lasciato dai Gesuiti (soppressi da Papa Clemente XIV nel 1773). Lo Stato e l’insegnamento nella proposta di Filangieri Istruzione universale non uniforme Filangieri parla dell’obbligo dello Stato di garantire una “educazione universale ma non uniforme”. “ L’educazione pubblica richiede che tutti gli individui possano partecipare all’educazione, ma ciascuno secondo le sue circostanze e la sua destinazione. Per essere universale richiede che tutte le classi, che tutti gli ordini dello Stato vi abbiano parte. Essa deve essere universale ma non uniforme, pubblica ma non comune” Il popolo infatti e diviso in “due classi principali”: una formata da quanti servono la società con le braccia; l’altra da quanti la servono con la mente. Per i destinati alla prima classe sarebbe sufficiente una “facile e breve istruzione”; un più ampio programma, invece, è prospettato per la classe dei futuri magistrati, militari, medici, commercianti, sacerdoti. Filangieri accenna alla possibilità che i ragazzi poveri particolarmente dotati possano frequentare le scuole destinate alla classe superiore, a spese dello Stato. Viene superata così una concezione rigidamente classista dell’istruzione pubblica. L’educazione privata per le donne Anche per quanto riguarda i sessi è prospettata un’educazione universale e non uniforme. Per le ragazze Filangieri propone una “educazione domestica”. La mentalità del tempo infatti vede la donna come essere più debole e fragile, destinata esclusivamente al “ministero domestico” e mette l’accento sui pericoli dell’educazione pubblica, che renderebbe le ragazze meno “familiari” e più “sociali”. Il “Progetto Condorcet” per l’organizzazione dell’istruzione pubblica Tra le proposte elaborate durante la Rivoluzione francese, particolare attenzione merita quella del marchese di Condorcet (1743-1794). Lo scritto più importante di Condorcet, dal punto di vista pedagogico, è il Rapporto sull’istruzione pubblica (1792). Esso costituisce una sintesi meditata di cinque precedenti Mémoires sull’educazione nazionale. L’istruzione pubblica per tutti Solo la diffusione delle conoscenze può rendere reale l’uguaglianza di diritti e l’indipendenza tra gli uomini. L’istruzione pubblica è un dovere della società rispetto ai cittadini. È impossibile che un’istruzione non aumenti la superiorità di coloro che sono stati più favoriti. Ma, per mantenere l’uguaglianza dei diritti, basta che questa superiorità non apporti una dipendenza reale, e che ciascuno sia tanto istruito da esercitare da se stesso, e senza sottomettersi alla ragione altrui. L’istruzione pubblica deve essere gratuita per tutti, ma non obbligatoria, perché l’istruzione, se imposta dall’autorità civile è una contraddizione. Condorcet distingue tra istruzione, che egli considera competenza esclusiva dello Stato nell’ambito della scuola, e l’educazione affidata alla famiglia e alle chiese. Istruzione uguale per ragazzi e ragazze Condorcet propone un piano articolato in cinque gradi: 1° primario o elementare; 2° scuole secondarie di orientamento e formazione professionale; 3°ciclo intermedio impartito negli “istituti”; 4° istruzione superiore impartita nei “licei”; 5° la “Società nazionale delle scienze e delle arti”, organo autonomo responsabile dell’insegnamento nazionale e della ricerca. La scuola non è soltanto aperta ai ragazzi e alle ragazze, ma i contenuti culturali offerti in essa devono anche essere gli stessi per entrambi i sessi. “L’istruzione deve essere uguale per gli uomini e per le donne. Le donne non devono essere escluse dall’istruzione relativa alle scienze perché possono rendersi utili ai progressi di queste, sia facendo delle osservazioni, sia componendo dei libri elementari”. Vantaggi dell’istruzione comune dei due sessi Condorcet vuole che ragazzi e ragazze siano istruiti nelle stesse aule. Un’emulazione che avesse per principio il desiderio d’essere amato e non per la propria superiorità sugli altri, potrebbe anche divenire potentissima. L’abitudine di voler essere il primo espone al ridicolo, ed è una disgrazia per chi l’ha contratta e una vera calamità per chi è costretto a vivergli vicino. Quella del bisogno di meritare la stima, invece, conduce a quella pace interiore che sola rende possibile la felicità”. Al di là degli eccessi rivoluzionari Nell’intento di creare “una nuova generazione attraverso un’educazione uniforme”, i rivoluzionari sostengono l’intervento dello Stato “fin dalla culla, poiché anche il bambino non ancora nato appartiene alla patria”. I membri della Convenzione nazionale (1792-1795) si occupano a più riprese dell’istruzione pubblica. Alla base c’è la fiducia negli effetti benefici dell’istruzione, come garanzia di un’esistenza libera, morale e indipendente. Alcune realizzazioni significative, come le riforme napoleoniche e la prima scuola d’arti e mestieri di Compiègne (1803) hanno luogo nei primi decenni dell’Ottocento. L’Illuminismo e l’educazione della donna La preoccupazione per l’insegnamento superiore femminile continuò a essere totalmente nelle mani delle istituzioni scolastiche private. Nelle scuole popolari ragazzi e ragazze sono istruiti insieme; le ragazze ricevono pure una certa preparazione nei lavori considerati propri delle donne. L’educazione delle maestre del XVIII secolo continua a essere curata dalle congregazioni religiose dedite all’insegnamento. Nel 1786 Giuseppe II crea a Vienna il primo

seminario di maestre a carattere laico. Rousseau e il naturalismo pedagogico Il contesto, l’uomo, le opere Il contesto entro cui vive ed opera Rousseau (1712-1778) è quello illuminista. Rousseau, nell’opera Le Confessioni, apre uno spiraglio sulla fanciullezza, per comprendere la sua personalità: >. A Parigi: centro della cultura illuminista. Nel 1740 è a Lione come precettore e poi a Parigi, dove entra in contatto con la cultura illuminista, con i “philosophes” e in particolare con Diderot e Voltaire. Nel 1745 conosce Teresa Levasseur. La risposta di Rousseau si pone all’opposto della concezione illuminista del progresso e mette sotto accusa il sapere scientifico e filosofico. Diventa scrittore di grido ed è richiesto per collaborare all’Enciclopedia. Rottura con il mondo illuminista. La divergenza nel modo di giudicare la società e la cultura da parte di Rousseau e degli Enciclopedisti porta alla rottura dei legami che si erano stabiliti tra loro. La rottura è resa ufficiale con lo scritto di Rousseau: Lettera a d’Alambert sugli spettacoli del 1758. 3.2. Il pensiero pedagogico L’Emilio rappresenta il “manifesto”della pedagogia moderna ed è considerato il cuore della produzione rousseauiana perché in quest’opera si trova una sintesi del pensiero filosofico, sociale e pedagogico del Ginevrino. Genesi dell’Emilio Rousseau, nella Prefazione all’Emilio e ancora meglio ne Le confessioni (scritte tra il 1766 e il 1770), dice i motivi che sono all’origine della stesura del suo capolavoro. Se si tiene presente che la grande produzione di Rousseau è concentrata nel periodo di circa dieci anni (1750-1762); che l’argomento dei suoi scritti è di ordine morale, politico, sociale; che l’Emilio è pubblicato a poche settimane dal Contratto sociale (1762) e che tra le due opere c’è una stretta connessione, si può accettare come valida la motivazione che fa dell’ Emilio un trattato della bontà naturale. Per Rousseau l’Emilio è fondamentalmente un trattato della bontà naturale dell’uomo più che un trattato di educazione, per cui la motivazione ultima dell’opera è da ricercare nella volontà dell’autore di indicare una via, un metodo, seguendo i quali si possa conservare la bontà naturale e restare indenni dalla corruzione operata dalla società. Tuttavia, nell’ Emilio, è anche evidente una finalità pratico-educativa. Il problema fondamentale affrontato nell’Emilio Si deve parlare si due temi fondamentali: - la scoperta dell’infanzia, cioè la comprensione della natura dell’educando “prima che diventi uomo”; - la bontà originaria dell’uomo. Per Rousseau il fanciullo non vale come momento, come fase di formazione dell’uomo adulto, ma vale per se stesso: L’altro tema, quello della bontà naturale, è il leit-motiv non solo dell’Emilio, ma di tutta la produzione rousseauiana. Il primo libro dell’Emilio si apre con un’affermazione ormai famosa: >. Si coglie una severa critica alla società del tempo, che Rousseau definisce corrotta e corruttrice, nonché la volontà di risanarla mediante una corretta educazione delle nuove generazioni. “ l’uomo è naturalmente buono e solo a causa delle istituzioni gli uomini diventano malvagi”. C’è quindi una presa di coscienza da parte di Rousseau del conflitto esistente tra individuo e società, passioni e ragione, moralità e immoralità e tra natura e società. Il conflitto tra natura e società, che secondo Rousseau pervade la società del Settecento ed è causa dell’infelicità degli uomini, necessita di una soluzione. Da queste riflessioni nasce il Contratto sociale (1762), che è un’esplicitazione della legge naturale dell’uomo a difesa di se stesso. A fondamento di quest’opera sta la concezione della bontà naturale, che va salvaguardata dalla corruzione della società. Questa concezione sta alla base dell’Emilio. L’educazione: suo significato e fine per Rousseau Bisogna tenere presente l’antitesi che egli pone tra natura e società quale fattore che richiede e giustifica l’educazione. Infatti, per lui, l’uomo di natura è quello che basta a se stesso, quello in cui c’è perfetto equilibrio tra bisogni, desideri e forze per soddisfarli, è l’uomo sincero, che prende soltanto da sé. L’ uomo della società, invece, è quello in cui l’equilibrio si è rotto perché i bisogni e i desideri sopravanzano le forze e le possibilità di soddisfarli; è l’uomo che prende dagli altri, perché la sua preoccupazione è l’inserimento o l’adattamento sociale. Quest’uomo finirà per diventare falso e menzognero andando contro la sua natura. L’educazione, oltre ad essere necessaria ha senso se ha uno scopo. Per Rousseau lo scopo dell’educazione è la formazione dell’uomo naturale. Per Rousseau i principali fattori dell’educazione sono la natura, gli uomini, le cose. Se l’educazione degli uomini è >, diventa importante trovare persone che sappiano educare nel modo giusto e indicare le caratteristiche che contraddistinguono un buon educatore o precettore. Al precettore infatti, incombe un compito non facile: educare il

proprio allievo secondo natura per farne un uomo che sappia rapportarsi con le cose, gli uomini e Dio nel modo giusto. Pertanto compito primario dell’educatore sarà quello di conoscere la natura del suo educando in forma puntuale, così da condurlo verso il traguardo della sua perfezione seguendo un metodo che non può essere che quello naturale. Il metodo È connesso alla finalità educativa, per cui in Rousseau si parlerà di metodo naturale. Educare in modo conforme a natura significa per lui, educare secondo la natura umana dell’educando. Agente o protagonista dell’educazione, quindi, non è più il precettore con il suo programma, bensì l’educando nella sua concreta realtà di persona. L’educando è, quindi, al centro del processo educativo e il programma d’insegnamento è pensato in vista delle reali possibilità e capacità dell’allievo, secondo i particolari “stadi” del suo sviluppo. È chiara la volontà di superare l’adultismo e di considerare il fanciullo per ciò che egli veramente è. Interessarsi quindi al fanciullo fin dalla nascita ed accompagnare il suo sviluppo in modo continuo e graduale. Quando Emilio raggiunge i dodici anni, è il tempo >. Ha importanza l’”educazione negativa”, così chiamata perché il precettore non impone mai direttamente nulla al suo educando, bensì è attento a prevenire l’educando da abitudini o giudizi errati: >. Non per questo bisogna pensare a un’educazione permissiva, dove il fanciullo fa ciò che gli pare e piace. Il bambino, infatti, crede di agire sempre di sua iniziativa, ma in realtà egli agisce nel modo voluto o predisposto dal precettore. L’educazione è considerata come processo dell’età evolutiva, secondo fasi ben delineate: età della necessità, dell’utile, del buono. L’età della necessità comprende l’infanzia e la fanciullezza (dalla nascita fino ai dodici anni), dove la dipendenza dalle cose è fortemente sentita e diventa regola di vita. L’età dell’utile è quella compresa tra i dodici e i quindici anni, quando le forze del ragazzo superani i bisogni. È il tempo del lavoro, dell’istruzione, dell’organizzazione del sapere. È il tempo in cui emerge e si afferma la ragione. È il tempo che prelude alla “seconda nascita”. L’età del buono è quella dell’adolescenza e giovinezza, dopo che l’educando è nato una seconda volta, entrando in un nuovo mondo caratterizzato dalla sessualità, dalle passioni, dall’introduzione nel mondo familiare, sociale, politico e dall’insorgere del problema religioso. È questa l’età più critica e decisiva per l’educando perché si ha il passaggio dalla fanciullezza alla giovinezza; dall’età dell’istinto all’età della ragione; da una vita centrata su se stesso a una vita aperta ai rapporti con gli altri. È questo il momento in cui l’educazione da negativa si fa positiva, per cui il precettore propone all’educando la sua esperienza e quella degli altri uomini attraverso lo studio della storia e i viaggi. Per l’educazione religiosa Rousseau attende che Emilio raggiunga i diciotto anni, età in cui è

sicuro che il giovane possa pervenire da solo a comprendere i tre principi su cui si fonda la religione naturale: esistenza di Dio, esistenza e immortalità dell’anima, legge morale. Rousseau e l’educazione della donna Il V libro dell’Emilio è dedicato all’educazione della donna, Sofia, che sarà la sposa di Emilio. Rousseau, che voleva combattere la disuguaglianza sociale della sua epoca, non arriva a superare il pregiudizio della superiorità del sesso maschile su quello femminile, confermando lo stereotipo che la donna è fatta per avere sempre un padrone: il padre prima, poi il marito e la pubblica opinione. La donna è vista in funzione dell’uomo e la sua educazione deve rispondere a tale scopo. L’educazione dei figli e la conduzione della casa esigono che la donna riceva un’educazione adeguata alla funzione di sposa e madre. Non può dunque essere esclusa la formazione intellettuale; ma essa deve rimanere entro limiti ben preciso perché la donna non è capace di un “solido ragionamento”. È bene quindi scoraggiare le velleità culturali delle donne e insegnar loro l’amore alla vita ritirata, la dedizione alla casa, in modo che l’elogio più bello che si possa fare di esse è quello di non dar spunto a chiacchiere sul loro conto. Incidenza e risonanza dell’opera di Rousseau L’immediata risonanza dell’Emilio è dovuta non solo al suo contenuto, ma anche allo stile dell’autore che rivela passione in ciò che scrive, capace di coinvolgere, avvincere e conquistare il lettore. Al centro del processo educativo è posto il fanciullo considerato nella sua realtà di soggetto in divenire. Il problema pedagogico è il problema stesso dell’uomo nel costituirsi della sua personalità. Per questo aspetto con Rousseau ha inizio la pedagogia moderna. Istituzioni educative del Filantropismo tedesco Nel Settecento i tentativi per organizzare la scuola da parte dello Stato si moltiplicano nei paesi europei. Già noti sono gli ordinamenti scolastici di Federico II di Prussia e quelli di Maria Teresa e di Giuseppe II d’Austria a favore dell’istruzione popolare. Nei territori tedeschi la volontà di trasformare l’insegnamento secondo lo spiri...


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