Riassunto Sociologia \"Che cos\'è la sociologia\" PDF

Title Riassunto Sociologia \"Che cos\'è la sociologia\"
Author Dot Pot
Course Sociologia e metodologia della ricerca sociale 
Institution Università degli Studi di Udine
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PRIMA PARTE: CHE COSA E’ LA SOCIOLOGIA Capitolo 1: lo studio della società 

Sociologia: studio scientifico del comportamento degli esseri umani in società, che utilizza vari metodi di ricerca empirica e approcci teorici specifici al fine di sviluppare una conoscenza approfondita delle azioni, delle strutture e dei processi sociali.



Atteggiamento degli scienziati sociali: di fronte alla realtà quotidiana, gli scienziati sociali mettono in discussione in maniera ricorrente e metodica tutto ciò che il senso comune dà generalmente per scontato.



In cosa consiste l’approccio scientifico della sociologia: sviluppare concetti, metodi di indagine e tecniche di raccolta e analisi dei dati al fine di osservare in maniera neutra i fenomeni sociali (anche quelli più enigmatici), rendendoli comprensibili, riconducendoli alle loro cause e motivazioni sottostanti. La teoria orienta l'indagine empirica della società e un apparato categoriale, ossia una sorta di “cassetta degli attrezzi” con strumenti per comprendere e spiegare comportamenti complessi.



Rapporto tra teoria e ricerca nella sociologia: La teoria per non essere esclusivamente astratta ha bisogno di trovare applicazione nella ricerca e nel controllo dei dati; così come la ricerca costituita da soli dati non ha senso senza teoria.



Società: la società è un insieme organizzato di individui e gruppi, uniti da relazioni di tipo morale, giuridico e culturale, che presenta vari gradi di complessità e dimensioni più o meno ampie, non necessariamente coincidente con i confini statuali, è durevole nel tempo, ma sottoposta anche a cambiamenti radicali



Nazionalismo metodologico e le critiche a esso rivolte: esso analizza i rapporti tra società basandosi su fonti di dati che derivano la loro forza e attendibilità proprio dal tipo di chiusura e di capacità organizzativo-scientifica delle singole istituzioni statuali e su una “comparatistica internazionale”. E' il caso della ricerca sociologica in Europa che finora ha osservato il suo oggetto di ricerca o da una prospettiva nazionale o da una prospettiva internazionale, non riuscendo così a sviluppare una propria prospettiva legata al suo oggetto. (da qui derivano le critiche al nazionalismo metodologico)

Capitolo 2: la società moderna e la nascita della sociologia 

Le rivoluzioni all’origine della sociologia e le trasformazioni sociali dovute alle Rivoluzione industriale: La sociologia è segnata dall'influenza di 2 rivoluzioni: la Rivoluzione francese e la Rivoluzione industriale (nuovo contesto storico e sociale che si delinea alla fine del XVIII sec.). La Rivoluzione francese sconvolge alle radici il vecchio ordine politico, scardinando la struttura di classe su cui si fondava. La fine dell' Ancien Régime comporta l'abolizione dei privilegi di stampo feudale e la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino (1789). Questo quadro pone le fondamenta del moderno Stato di diritto dove i cittadini godono di uguali diritti fondamentali; i valori tradizionali su cui si basava la coesione della società vengono totalmente ribaltati (=spunto per la sociologia). La Rivoluzione industriale sottende profondi cambiamenti dei processi economici e sociali che interessano la sociologia. Le innovazioni tecnologiche, legate alla prima Rivoluzione industriale,

portano alla razionalizzazione della produzione agricola e allo sviluppo della fabbrica meccanizzata. Da qui ne deriva un nuovo funzionamento dei meccanismi del mercato capitalistico (spiegati da Adam Smith), un cambiamento nei modi di produzione che implica la formazione di due classi opposte, capitalisti proprietari e operai (vedi Karl Marx) e la concentrazione di masse di lavoratori in fabbriche, organizzate su basi razionali e su una sempre più crescente parcellizzazione del lavoro. Lo spostarsi delle attività lavorative in città provoca un processo di inurbamento con conseguente crescita di della popolazione nelle periferie, delinquenza, alcolismo ecc. Le dure condizioni lavorative in fabbrica portano a proteste e scioperi degli operai che si organizzano in sindacati e partiti socialisti. Da questo momento il conflitto sociale, consapevole e organizzato, sarà permanente ed esige dal punto di vista istituzionale una riorganizzazione dello Stato che si concretizza nello Stato di diritto borghese. La sociologia nasce dalle esigenze conoscitive poste da questa nuova situazione, che richiede studi approfonditi, e dalla necessità pratica di porre rimedio ai nuovi problemi di convivenza sociale. 

Quando e perché nascono le prime inchieste sociali: le inchieste sociali (semplici istituti statistici per la raccolta di informazioni) si diffondono nel XIX secolo in seguito al crescere dei “problemi sociali” nati con la Rivoluzione industriale. Si tratta di problemi che vanno oltre il controllo dell'individuo in quanto riguardano ampi settori della popolazione e si caratterizzano per i loro aspetti meramente economici in quanto comprendono questioni demografiche, organizzative, morali, di convivenza civile (Le Play e Booth)



I precursori della sociologia Il positivismo: Indirizzo filosofico dominante dell’800. Si vuole trattare i problemi filosofici con “spirito positivo” ovvero attraverso ricerche empiriche e analisi dei fenomeni sulla base di accurate osservazioni adottando metodi delle scienze naturali. Il pensiero positivista è animato dalla fiducia nel progresso e nell'evoluzione del genere umano. Auguste Comte: sostiene che si possa arrivare a una riorganizzazione della società su basi scientifiche (è il primo a chiamare questa nuova scienza sociologia)  La legge dei 3 stadi di Auguste Comte: Il sapere passa per tre fasi: 1. lo stadio teologico, caratteristico delle epoche medievali, dove le cause della natura vengono cercate in entità sovrannaturali e i fenomeni sociali spiegati come volontà di Dio. 2. lo stadio metafisico, dal Rinascimento all'Illuminismo, dove la spiegazione della natura fa ricorso a principi astratti e razionali. 3. lo stadio positivo, iniziato con la Rivoluzione industriale, che consiste nell'applicazione del metodo scientifico al mondo sociale. Herbert Spencer: la società è un organismo formato da parti interdipendenti tendenti all’equilibrio, che però non è statico ma dinamico.  L’evoluzionismo sociale di Spencer: influenzato da Darwin, estende l'idea dell'evoluzione anche alle società umane. Quest' ultime evolvono sotto la spinta della competizione che seleziona gli organismi più capaci all'adattamento all'ambiente e alle sue trasformazioni. Gli organismi sociali si adattano differenziando le loro funzioni contribuendo cosi alla crescita generale della divisione del lavoro per il bene della società. La società industriale è lo stadio più elevato di questa evoluzione.





Il marxismo: adotta un approccio decisamente critico della società borghese- capitalistica e dei suoi sviluppi. Dove i positivisti parlano di progresso e evoluzione i marxisti parlano di contraddizioni e di conflitto. Karl Marx: Analisi del capitalismo come un modo di produzione radicalmente diverso da quelli precedenti (composto da capitalisti + proletari che creano conflitto di classe) + teoria del mutamento sociale  sono i fattori economici e non le idee le cause del mutamento sociale. Il capitalismo secondo Karl Marx: capitalismo= modo di produzione. I suoi elementi costitutivi sono individuati nei capitalisti, i borghesi proprietari dei mezzi di produzione, e nel proletariato, la classe operaia che possiede unicamente la propria forza lavoro. Il rapporto tra queste due classi è di dipendenza ma asimmetrico perché fondato sullo sfruttamento. Il proletariato non controlla né le condizioni del proprio lavoro né il prodotto di esso e i capitalisti ricavano un profitto che supera il

salario, necessario alla sopravvivenza dei primi, chiamato plusvalore. Essendo gli interessi tra le due classi antagonisti questi generano il conflitto di classe. La teoria marxiana del mutamento sociale: concezione materialistica della storia. Il mutamento sociale è causato da fattori economici, in particolare quelli che generano il conflitto di classe. Le contraddizioni tra le forze produttive (lavoro, tecnologia) e i rapporti di produzione. Quando le forze produttive si espandono con la crescita economica, entrano in contraddizione con i rapporti di produzione che invece tendono a cristallizzarsi. Questo è risolvibile solo attraverso una rivoluzione.



Alexis de Tocqueville: inesorabilità dell’avanzata della democrazia, ossia dell’eguaglianza delle condizioni, in tutte le società moderne. La democrazia in America di Alexis de Tocqueville: per Tocqueville il passaggio alla modernità è l'avvento della democrazia, ossia dell'eguaglianza delle condizioni, in tutte le società moderne. L'emergere di un ordine sociale non gerarchico in cui ciascuno può coltivare ambizioni e progetti di ascesa sociale.

Capitolo 3: i due grandi paradigmi della sociologia classica



Paradigma: insieme di teorie e metodi che caratterizzano una tradizione di ricerca all'interno della quale esiste un consenso di tutti i membri di una comunità scientifica. Nella “scienza normale” domina un solo paradigma.



Rapporto tra sociologia e paradigmi: in sociologia troviamo più paradigmi contemporaneamente  si utilizza questo termine per definire un progetto di ricerca argomentato, metodologicamente consapevole e di analisi sociale.

IL PARADIGMA OGGETTIVISTA (Emile Durkheim): sostiene che i fenomeni sociali abbiano un'esistenza propria, indipendente da come gli individui li vivono e dal senso che attribuiscono loro (il contrario di ciò che sostiene il soggettivismo) Caratteristiche: - Bisogna considerare i fatti sociali come . Ciò vuol dire che i fenomeni sociali non sono riducibili alle idee e ai sentimenti che gli esseri umani vi annettono, ma sono esterni all’individuo e gli si impongono senza che egli ne abbia necessariamente coscienza. - La società viene prima degli individui. Essa è un tutto superiore alla somma degli individui he lo compongono. - Il sociologo si deve porre di fronte ai fenomeni sociali come lo scienziato si pone di fronte a quelli della natura. Il suo fine sarà arrivare ad individuare “leggi di causalità”, ossia spiegazioni che connettono gli effetti sociali osservabili a cause anch’esse di natura sociale. - Poiché la sociologia non può operare mediante la sperimentazione diretta (i fatti sociali non sono riproducibili in laboratorio), ricorrerà alla comparazione basata sulla concomitanza delle variazioni dei fenomeni studiati, ossia delle modalità con cui si presentano in diversi paesi, periodi e contesti sociali. Il suicidio (1897) – Emile Durkheim: analisi condotta da Durkheim sui tassi di suicidio e di come questi varino in funzione di altre variabili, ad esempio la situazione familiare, la situazione politica, la confessione religiosa. Egli giunge a stabilire l'esistenza di “concomitanze” costanti (es. tasso di suicidio più elevato tra i non sposati). La concomitanza non può essere considerata una relazione di causa-effetto ma se fattori tanto diversi hanno a che fare con l'andamento dei tassi di suicidio, allora si può arrivare a individuare l'elemento in comune che lo spiega: l'individuo solo non legato da vincoli sociali, non trova quel sostegno che troverebbe se fosse socialmente integrato e quindi sarà più incline all'autodistruzione.

IL PARADIGMA SOGGETTIVISTA (Weber): I fenomeni sociali vanno compresi e spiegati a partire dal significato che le azioni rivestono per l'individuo che le compie. Questo paradigma è stato indicato anche col nome di “individualismo”, secondo il quale ogni fenomeno sociale è il risultato di azioni, decisioni e credenze individuali. Viene definito anche come paradigma dell'azione. Il nel contesto intellettuale tedesco di fine ‘800: la sociologia tedesca a partire dagli ultimi anni dell'Ottocento risente di quel dibattito sul metodo animato principalmente da economisti e filosofi per discutere sulla natura della scienza. Tale dibattito finisce per contrapporre la tendenza positivista a ricondurre l'analisi dei fatti sociali al modello di spiegazione delle scienze naturali e la tendenza storicista che al contrario vede l'analisi dei fenomeni storico-sociali come una scienza a sé orientata verso compiti interpretativi piuttosto che esplicativi. Caratteristiche: -

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Ciò che qualifica un fenomeno come economico-sociale non è un quid che oggettivamente lo caratterizza, ma è lo che il ricercatore attribuisce a esso in base al proprio interesse conoscitivo. Per spiegare la realtà sociale bisogna spiegarla in termini causali, essendo le cause molteplici, il ricercatore deve assumere un punto di vista e selezionare alcuni fattori attribuendo a essi una particolare rilevanza causale. L'insieme di questi fattori costituisce il “tipo ideale”, mediante il quale il fenomeno può essere compreso nella sua individualità e particolarità anche se non è possibile giungere a una conoscenza completa. (Applicazioni del paradigma: Weber Nell'intento di spiegare la nascita del capitalismo propone un modello ideale di “capitalismo occidentale moderno”. Ne identifica i tratti distintivi e attraverso questi tratti delinea un tipo ideale di capitalismo, mediante il quale il fenomeno oggetto della ricerca può essere compreso nella sua individualità e particolarità. Nello stesso tempo il tipo ideale così configurato gli consente di selezionare tra le numerose cause e fattori che hanno favorito la nascita del capitalismo moderno, quel fattore in assenza del quale il fenomeno non sarebbe spiegabile. Questo fattore viene trovato nella nuova mentalità nata con la Riforma protestante e in particolare col Calvinismo.) La nozione di della conoscenza sociologica non è per Weber basata sul fedele rispecchiamento dei fatti sociali, ma sulla correttezza logico-metodologica del processo esplicativo.

Capitolo 4: i programmi della sociologia contemporanea 

Macro e microsociologia: rientrano nella macrosociologia quelle prospettive, come il funzionalismo e lo strutturalismo, che si occupano di strutture, istituzioni e organizzazioni, indipendentemente dal significato a loro attribuito dagli individui che le compongono. Nella microsociologia rientrano, invece, le prospettive di studio, come quelle dell’azione e interazione, che hanno per oggetto privilegiato le interazioni quotidiane tra gli individui e il senso che vi annettono questi ultimi.

IL FUNZIONALISMO Modello organicista nella prospettiva funzionalista:

L’analogia è con l’organismo vivente, composto da un certo numero di parti irrelate, ognuna delle quali svolge una precisa funzione nella vita dell’organismo, ma non può esistere separatamente, pur essendo necessaria alla sopravvivenza dell’insieme. Ci sono 3 idee riconducibili a questo modello: 1. il tutto va distinto dalle sue parti 2. le parti del tutto sono indispensabili al suo funzionamento, nessuna esclusa, e tra loro interrelate 3. il tutto è irriducibile alla somma delle parti. Questo iniziale modello organicistico si sviluppa verso modelli sistemici della società, è il caso del funzionalismo (Malinowski). Per funzione si intende l'utilità che un dato fenomeno riveste per l'ordine e la persistenza della società in cui è inserito. Sviluppa quindi una teoria basata sull'idea di bisogno e soddisfazione di bisogni (primari/secondari es. salute/economia): è il caso delle istituzioni che nascono per soddisfare i bisogni assolvendo precisi compiti e funzioni. Da qui un tratto tipico del funzionalismo: la stretta connessione tra istituzioni e funzioni, analisi funzionale e istituzionale.



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Punti principali dell’analisi di Merton: Equivalenti funzionali: secondo Merton non è vero che ogni elemento che fa parte di una civiltà svolge una funzione vitale, in realtà secondo lui ogni funzione può essere svolta da più elementi che si pongono, rispetto a essa, come equivalenti funzionali (es. il volontariato può sostituire alcune attività di cura e assistenza). La gamma degli elementi che possono svolgere la stessa funzione in una società non è illimitata. Il limite è definito dalla compatibilità di tali elementi col nel quale si trovano Funzioni manifeste: scopi intenzionalmente perseguiti dagli individui coinvolti nelle partiche sociali (es. andare a messa per esseri più prossimi a Dio) Funzioni latenti: funzioni non riconosciute o persino non volute dagli individui coinvolti (es. andare a messa per rafforzare la solidarietà tra i membri della comunità e l’integrazione sociale) Parsons prosegue la tradizione di Durkheim e di Spencer, abbandonando tuttavia l’analogia posta da quest’ultimo tra società e organismo vivente. Ne mantiene però i 2 concetti di (connessione tra le parti) e di (conseguenze benefiche che ogni parte porta per l’insieme)  per questa ragione di suo approccio è chiamato struttural-funzionalismo. Parsons parte da una concezione astratta di società, considerata come un sistema, ossia un insieme coerente e interrelato di parti che tende al mantenimento di uno stato di equilibrio. AGIL: I 4 imperativi funzionali nell’approccio sistemico di Talcott Parsons L’approccio sistemico di Parsons è caratterizzato dall’idea che ogni sistema debba assolvere 4 funzioni che rispondono alle condizioni necessarie – o imperativi funzionali – per l’esistenza e la persistenza nel tempo del sistema. Esse sono: 1. Adattamento (Adaptation): ricavare dall'ambiente esterno le risorse di cui il sistema ha bisogno, offrendo in cambio dei prodotti che provengono dal sistema stesso = istituzioni economiche  presiedono alla produzione di risorse, beni materiali e immateriali 2. Conseguimento degli scopi (Goals attainment): conseguire gli scopi necessari al funzionamento del sistema attraverso la scelta di mezzi efficaci = istituzioni politiche  distribuzione e impiego delle risorse per raggiungere le finalità stabilite 3. Integrazione (Integration):controllo e coordinamento delle parti, ossia dell'ordine sociale, in modo da evitare perturbazioni che minaccino la stabilità del sistema = istituzioni giuridiche e comunità sociali (che promuovono la solidarietà sociale) 4. Latenza (Latency): funzione che garantisce che i modelli culturali dominanti in una società vengano trasmessi e diffusi tra i suoi membri = strutture di socializzazione dei giovani (famiglia, scuola..).

STRUTTURALISMO

Anche se, lo strutturalismo, non è una prospettiva unitaria, si possono riconoscere almeno 4 caratteri comuni: 1. La visione olistica  le strutture sociali possono essere studiate e comprese solo facendo riferimento all'interrelazione tra le parti che le compongono. Il “significato” dipende dalla più ampia struttura in cui sono inseriti. 2. Ricerca degli elementi invarianti  privilegia le strutture sociali stabili. Si caratterizza per una metodologia astorica che privilegia l'analisi sincronica, atemporale (ex: descrizione della società in un determinato istante o momento storico a prescindere da origini e sviluppi). 3. Strutture latenti  non sono entità osservabili ma si riferiscono a strati di realtà profondi. Lo scienziato sociale deve svelare queste strutture profonde per spiegare il livello in superficie. Le strutture quindi sono modelli teorici costruiti dal ricercatore per analizzare i fenomeni presi in esame. Esse pertanto non sono direttamente percepibili dai soggetti inseriti nel fenomeno oggetto di studio. 4. Strutture come determinanti dell'azione  gli individui in realtà non scelgono liberamente della propria vita ma sono pesantemente condizionati da fattori sociali di cui non sono consapevoli.



Prospettiva dell’azione e dell’interazione sociale: un comportamento umano può dirsi azione solo se è dotato di un significato soggettivo per colui che agisce.(es. incrociarsi con un altro automobilista per strada non è un’azione, ma se ci si comunica con fari la presenza di un pericolo, sì) L'azione sociale non è solo un ag...


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