Che cos\'è la sociologia della cultura (debiasi) PDF

Title Che cos\'è la sociologia della cultura (debiasi)
Course Sociologia della cultura
Institution Università degli Studi di Bergamo
Pages 15
File Size 230.8 KB
File Type PDF
Total Downloads 23
Total Views 145

Summary

Riassunto che cos'è la sociologia della cultura...


Description

CHE COS’E’ LA SOCIOLOGIA DELLA CULTURA CULTURA E SOCIETA’ IL CONCETTO DI CULTURA Gli scienziati sociali si riferiscono alla cultura per designare norme, valori, credenze e simboli che incontriamo nella vita e che ci permettono di dare un senso a ciò che accade. Taylor (uno dei primi antropologi moderni) definisce la cultura, o la civiltà come quell’insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume, e qualsiasi altra capacità acquisita dall’uomo come membro di una società. Dal punto di vista del metodo delle scienze sociali, cultura e società sono due termini complementari e concorrenti: nel linguaggio scientifico corrispondono a due modalità diverse di tracciare una mappa dello stesso territorio. Il mondo moderno ha portato delle conseguenze sul piano dell’organizzazione sociale. Comte introdusse per primo il termine “sociologia”, e riteneva che per capire il nuovo assetto sociale era necessario un ricorso a una forma di conoscenza scientifica. Comte però si limitò a creare una filosofia della scienza sociale ispirata alla fiducia nell’idea di progresso che animava la corrente del positivismo. Weber e Durkheim dettero un impulso decisivo all’affermazione della sociologia come campo del sapere autonomo separato dalla speculazione filosofica e fondato sulla ricerca empirica di fonti attendibili e su criteri metodologici innovativi. Giddens sostiene che l’avvento del mondo moderno è la conseguenza di due rivoluzioni: quella industriale (con l’introduzione della produzione meccanizzata e il libero scambio di merci sul mercato e l’urbanizzazione) e la rivoluzione francese che simboleggia le trasformazioni politiche dell’epoca moderna. La sociologia nasce in un’epoca di mutamento e disagio, caratterizzata da problemi sociali.

KARL MARX E LA CRITICA DELL’IDEOLOGIA Alcuni sociologi parlano di società industriale, mentre Marx preferisce l’espressione società capitalista. Marx definisce modo di produzione capitalistico la base economica della società moderna. Alla base della società c’è uno specifico modo di produzione (insieme delle forze produttive materiali e dei rapporti sociali). Questa struttura è la base reale della società, la quale determina la cultura: la cultura è una sovrastruttura. La sovrastruttura, per Marx, dipende dalla struttura. L’ideologia dominante condiziona la coscienza degli individui che fanno parte della classe subalterna (il proletariato industriale) perché fornisce loro una visione distorta della loro condizione. Per Marx l’individuo è un insieme di rapporti sociali e la cultura un riflesso di questi rapporti. La questione della religione: Marx ha un punto di vista materialistico, e concepisce Dio nei termini di una creazione umana, come l’oppio del popolo. Lo Stato liberale borghese è una comunità illusoria, perché espressione di un dominio di una classe sull’altra. Il dominio della borghesia si riflette sul piano delle idee e dei valori, e il proletariato si trova così ingannato da chi detiene il dominio. La critica all’ideologia è lo smascheramento a questo inganno. Per Marx la sfera spirituale è un prodotto della realtà sociale materiale;è una visione dialettica dei processi. In Marx c’è una dialettica che consiste in un rapporto di antagonismo tra classi sociali che lottano l’una contro l’altra, e i rapporti di produzione vanno intesi come la base o struttura della società. Nel caso del capitalismo c’è un

rapporto di sfruttamento che genera una contraddizione tra la classe dominante e quella subalterna. Economia politica: per Marx l’economia politica è l’anatomia della società borghese, è l’organizzazione di una società si fonda sul modo di produrre. Nel capitalismo però si nasconde una soppressione di ogni libertà individuale. Tra ideologie e dominazione sociale c’è un legame: i rapporti di dominazione si fondano sulla proprietà privata dei mezzi di produzione della borghesia, e solo con una rivoluzione della realtà sociale ci sarà un superamento della coscienza ideologica. Se la classe operaia accetta l’ideologia borghese, allora accetta una falsa coscienza. Questa ideologia si spinge fino all’alienazione del lavoratore rispetto al prodotto del proprio lavoro. La critica all’ideologia vuole smascherare l’alienazione e la falsa coscienza.

MAX WEBER: CULTURA E RAZIONALIZZAZIONE Per Weber l’influenza della religione sull’etica economica, è una determinazione del capitalismo. Weber non crede nell’esistenza di leggi generali dell’agire sociale e del corso della storia, per questo elabora un modello di spiegazioni pluricausale. Spirito del capitalismo per Weber: è uno specifico atteggiamento dell’imprenditore, il quale reputa la propria attività economica come una vocazione spirituale. Il capitalismo, per Weber, trova spazio dove era preponderante la religione protestante, e il suo tratto distintivo è il razionalismo economico. Al centro dell’esistenza dell’individuo c’è la realizzazione della propria vocazione, l’adempimento dei propri doveri. Il protestantesimo introduce un apprezzamento alla vita professionale laica, che per Weber genera un modello di ascesi mondana, la quale da un significato morale all’attività morale e al successo economico. Nel protestantesimo ascetico,il moderno imprenditore capitalista assume un atteggiamento metodico che lo conduce a perseguire in modo razionale e sistematico il profitto per reinvestirlo, rinunciando all’immediato godimento materiale della ricchezza accumulata. Weber considera la sfera delle idee una determinante delle azioni degli uomini e una delle cause del mutamento sociale. Weber parla di senso soggettivamente intenzionato delle azioni degli uomini. Per interpretare l’agire sociale è necessario comprenderlo. Comprendere le motivazioni soggettive delle azioni degli uomini ci permette di interpretarle. Non esiste però un sapere in grado di spiegare la realtà nella sua totalità, ma solo alcuni aspetti di essa. Weber afferma che l’agire economico tende a riprodursi svuotandosi del suo originario contenuto etico. Sia l’economia che la religione, che molte altre sfere della vita sociale, sono pervase da un processo di razionalizzazione (tipico della modernità). La razionalizzazione implica la coscienza o la fede che ogni cosa può essere dominata dalla ragione, quindi deve esserci un disincanta mento del mondo. Weber, tra i vari ambiti dei processi di razionalizzazione emblematica, considera l’organizzazione burocratica moderna. La moderna burocrazia è l’apparato amministrativo più razionale ed efficiente, perché in grado di operare in modo imparziale incorporando i principi della razionalità formale: il carattere anonimo, l’impersonalità, l’universalità e la calcolabilità. Quando Weber parlava di razionalizzazione, intendeva la superiorità tecnica del tipo ideale di burocrazia rispetto ad altre forme di amministrazione.

IL CONDIZIONAMENTO SOCIALE DEL PENSIERO

George Simmel indaga sugli effetti dell’economia monetaria sulla cultura, e focalizza l’attenzione sulle caratteristiche impersonali dei rapporti sociali e sulla crescente intellettualizzazione della vita psichica, dovute allo scambio monetario. Il denaro è simbolo del rapporto tra individui e individui, e individui e cose. Tutto viene ricondotto ad un’unica cifra, a rapporti astratti mediati dal calcolo razionale. Questa forma sociale riduce la qualità alla quantità (cioè al denaro). Il denaro misura tutte le cose con spietata oggettività, e l’esperienza individuale è possibile solo nel momento in cui si esprime e si cristallizza in una determinata forma (arte, scienza, scambio economico…). Le forme si distaccano dai contenuti che le avevano rese possibili, e diventano oggettivazione dello spirito che si cristallizza nel mondo esterno. La cultura è l’incontro tra due elementi: l’anima spirituale soggettiva e il prodotto spirituale oggettivo. Simmel assume un atteggiamento critico nei confronti di Marx. Per Simmel, l’alienazione è solo una forma particolare del destino generale dei contenuti culturali. Mannheim sostiene che l’ ideologia è un sapere illusorio, e vuole mettere in luce come ogni forma di pensiero è in definitiva socialmente condizionata. Scheler aveva affermato che le visioni del mondo sorgono da metafisiche nascoste, e il suo scopo era quello di trovare una teoria relativa alla nascita e alla diffusione di queste. Per Scheler le ideologie sono una determinata visione del mondo e della storia. La sociologia del sapere di Scheler considera tra le cause delle azioni, sia i fatti reali che quelli spirituali. Mannheim invece considera l’ideologiacome un oggetto privilegiato della s ociologia della conoscenza. Il problema della sociologia della conoscenza diviene quello di indagare il sistema complessivo delle visioni del mondo, i criteri attraverso i quali il pensiero umano è socialmente condizionato. Per Mannheim l’ideologia è un pensiero inadeguato alla realtà sociale, una contraffazione di essa, l’ideologia è funzionale ai gruppi sociali dominanti perché aiuta a mantenere e a giustificare il loro dominio. Mannheim vuole distanziarsi dal relativismo, contrapponendogli la tesi del relazionismo.

DURKHEIM E LA CULTURA COME RAPPRESENTAZIONE COLLETTIVA “La vita collettiva non è nata dalla vita individuale, al contrario, la seconda è nata dalla prima” questa frase sintetizza la concezione di sociologia per Durkheim . Gli utilitaristi e gli economisti classici vedevano l’ordine sociale come il risultato della mutua influenza degli egoismi individuali. Durkheim sostiene che la società trascenda gli individui e che costituisca un ordine superiore, una realtà sui generis. La sociologia deve muovere dall’analisi dei fatti sociali. Lo studio dei fenomeni sociali non deve ricercare delle cause negli stati della coscienza dell’individuo, ma all’interno di una realtà sociale che precede l’individuo e che esiste indipendentemente da esso. La società promuove la solidarietà tra gli individui e si pone come autorità morale. Il concetto centrale di sociologia per Durkheim è quello di conoscenzacollettiva: essa è l’insieme delle credenze e dei sentimenti comuni alla media dei membri della società. Durkheim esamina il fenomeno dell’anomia, cioè dell’assenza di regole nel tessuto sociale che può condurre ad uno scollamento tra l’individuo e la collettività. L’anomia costituisce una forma di patologia sociale. La società è come un organismo biologico, può essere sano o malato, può essere anche funzionale, ossia quell’attività che risponde a un bisogno dell’organismo. Durkheim parla di rappresentazioni collettive per designare i fenomeni sociali che scaturiscono dai rapporti tra i membri di una società determinismo societario. Anche per Durkheim, così come per Marx, la religione è un prodotto sociale, ed è la forma principale di un legame sociale. “Una religione è un sistema solidale di credenze e di pratiche relative a cose sacre le quali uniscono in un’unica comunità morale coloro che

vi aderiscono. L’oggetto di culto non è la divinità postulata dalla singola religione, ma è la società stessa trasfigurata simbolicamente. Durkheim riflette inoltre sull’originaria matrice religiosa delle varie rappresentazioni collettive e delle categorie di pensiero. Lo spazio e il tempo non sono categorie a priori, ma sono prodotti del pensiero collettivo che assume forme diverse all’interno delle diverse società storicamente date. La sociologia della conoscenza di Durkheim è un esempio del suo determinismo societario per il quale le rappresentazioni collettive scaturiscono da una matrice religiosa “l’idea di società è l’anima della religione”.

CONOSCENZA E VITA QUOTIDIANA

CONOSCENZA E COSTRUZIONE SOCIALE DELLA REALTA’ Durkheim guarda ai fatti sociali come se fossero realtà oggettive, mentre Weber si sofferma sui significati soggettivi attribuiti dagli individui alle loro azioni. Noi consideriamo scontata la realtà, noi infatti viviamo su un piano preteoretico o nonteoretico. Berger e Luckmann sottolineano la necessità di analizzare sociologicamente le esperienze e le attività in cui siamo immersi e sulle quali di solito non ci soffermiamo a riflettere. “Gli aspetti più importanti delle cose sono nascosti dalla loro semplicità e quotidianità ” (Wittgenstein). Noi riteniamo ovvie le conoscenze pratiche perché fanno parte del senso comune che tutti conoscono. Questa conoscenza implica una sorta di interscambiabilità dei punti di vista delle persone. Il centro di interesse della sociologia deve essere la conoscenza del senso comune.

LA DIMENSIONE OGGETTIVA DELLA REALTA’ SOCIALE La vita quotidiana è composta da interazioni tra individui dotati di una stessa conoscenza del mondo del quale condividono le strutture significative. Sono condivise anche le categorie nelle quali sono inquadrate le esperienze comuni che possono essere definite tipizzazioni. Il mondo è composto da oggetti che possiamo tipizzare. Nella realtà oggettiva di Berger e Luckmann, si incarnano le istituzioni, le quali costituiscono qualcosa di oggettivo e di esterno rispetto all’individuo, sono il prodotto di tipizzazioni reciproche di azioni. Perché vi possa essere un’istituzione, serve una forma di controllo da parte della società nei confronti degli individui che appartengono ad essa; la dimensione istituzionale si impone a ogni collettività. Ogni condotta istituzionalizzata richiede l’esistenza di ruoli specifici che rappresentino le istituzioni di una duplice accezione. Colui che svolge un ruolo adotta una condotta che è caratteristica di quel ruolo, un ruolo è rappresentativo di un più vasto complesso di condotte istituzionali. La conoscenza specifica dei ruoli da parte degli individui dipende dalla distribuzione sociale della conoscenza in generale: la società deve strutturarsi in modo tale che determinati individui possano dedicarsi alle proprie specializzazioni. Gli individui si ritrovano a dover rivestire un numero crescente di ruoli nella loro vita quotidiana e la loro esperienza nel mondo sociale è sempre più frammentata. Gli ambiti istituzionali assumono una crescente autonomia e le norme che li governano diventano razionali all’interno di quella sfera, e quindi limitate a conferire un significato all’esistenza individuale intesa nel suo complesso. Le società contemporanee sono pluralistiche, presentano cioè un universo-nucleo comune a tutti e dato per scontato, che coesiste con differenti universi parziali, ognuno retto da sistemi di significato particolari e in conflitto tra loro. L’individuo

deve adattarsi ai contesti sociali e alle regole, anche se non combaciano con i suoi valori. L’ordine sociale richiede una continua legittimazione delle proprie istituzioni e deve poter essere spiegato e giustificato agli occhi delle generazioni che seguono. Le istituzioni sono l’espressione dell’oggettivazione della realtà sociale così come la percepiamo. Le società contemporanee pluralistiche non presentano un unico universo simbolico integrato.

LA DIMENSIONE SOGGETTI VA DELLA REALTA’ SOCIALE L’oggettivazione porta a vedere i prodotti dell’attività umana come qualcosa di indipendente da coloro che li hanno creati. La costruzione sociale della realtà è un processo dialettico, l’oggettivazione delle strutture sociali avviene in concomitanza dell’interiorizzazione: il mondo sociale esterno oggettivo entra nella coscienza dell’individuo grazie alla socializzazione. La socializzazione primaria è il processo attraverso il quale un bambino diviene membro della società. Nella prima infanzia il bambino si insedia in un mondo sociale del quale gli altri ne fanno già parte. In questa fase il bambino arriva a conoscere la realtà sociale esterna, è un processo cognitivo ed emotivo. L’interiorizzazione avviene dopo l’identificazione: il bambino assume ruoli e atteggiamenti delle persone che per lui sono importanti e li rende propri. Con il tempo sviluppa una capacità di astrazione che gli consente di identificare anche “altro generalizzato”, rappresentativo della società. Il bambino diventa cosciente di cosa rappresentano socialmente i ruoli in generale (Esempio del gioco: nella fase del gioco spontaneo, play, il bambino imita un ruolo e colpisce un pallone. Quando sarà in grado di partecipare a giochi organizzati con delle regole, il gioco diventa game; il bambino non imita più il calciatore ma lo interpreta in relazione agli altri ruoli e alle regole. Il gioco prevede quindi l’assunzione di ruoli specifici e una condotta retta da regole). Al termine della socializzazione primaria il bambino ha acquisito una conoscenza dei ruoli e si prepara ad entrare in contatto con un mondo più vasto. Nella socializzazione secondaria entrerà a dei “sottomondi” governati da regole e istituzioni che prevedono ruoli specifici. La socializzazione primaria fa interiorizzare qualcosa di inevitabile, mentre quella secondaria è più artificiale. La socializzazione è un processo aperto, l’individuo può trasformare oggettivamente la propria identità nelle fasi successive del suo percorso biografico e è soggettivamente consapevole di queste trasformazioni.

LE AGENZIE DI SOCIALIZZAZIONE Per agenzia di socializzazione si intendono gli ambiti specifici nei quali gli individui imparano come si diventa membri di una collettività. La sociologia della famiglia, dell’educazione e della comunicazione di massa, sono tre importanti settori della sociologia dei processi culturali che hanno per oggetto lo studio delle agenzie di socializzazione. La famiglia è l’istituzione all’interno della quale ogni membro della società inizia il proprio percorso biografico. Esistono però altri aspetti della vita familiare, legati alla differenza fra i sessi, la divisione del lavoro e il rapporto tra famiglia e stratificazione sociale. Lo studio della famiglia permette di comprendere meglio la condizione sociale degli individui e le loro possibilità di vita, identificando anche la classe sociale. Le istituzioni scolastiche tolgono alla famiglia alcuni compiti, e sono considerate la più grande organizzazione formale esistente. Il sistema scolastico seleziona gli individui e ne certifica le competenze, condizionandone gli sbocchi professionali; esso rappresenta inoltre un complesso di

aziende e di apparati burocratici. Anche i mezzi di comunicazione sono utili per la socializzazione. Nella nostra epoca la formazione del sé non si limita all’esperienza personale ma coinvolge i messaggi mandati dai media, i quali ci forniscono esperienze virtuali. I media hanno trasformato una parte significativa della nostra esperienza del mondo sociale in esperienza di un mondo mediato, divenendo un fattore determinante della costruzione sociale della realtà.

CONOSCENZA ORDINARIA E CONOSCENZA SCIENTIFICA Garfinkel ha dato vita all’etnometodologia (lo studio della logica dell’azione e del ragionamento pratico delle situazioni quotidiane) elaborando un approccio volto ad analizzare le attività più comuni attraverso i metodi utilizzati dai membri di una società per dare senso al loro agire. Schutz aveva rilevato che gli individui non mettono in questione l’oggettività, ma si limitano a conservare la loro fede nell’esistenza del mondo sociale, considerandolo come reale e oggettivo. Garfinkel vuole invece cercare di estraniarsi da quello che sembra ovvio per capire come il mondo è socialmente costruito. I membri di una società ricorrono a modalità di ragionamenti pratico quando devono spiegare un evento. Garfinkel sottolinea inoltre l’accountability dei fatti quotidiani, osservabili e descrivibili da chi possiede un po’ di senso comune. Gli accounts, cioè le spiegazioni e i resoconti offerti dai membri di una società, costituiscono un’unità di analisi rilevante per il sociologo. Le modalità che presiedono all’elaborazione degli accounts relativi al funzionamento del mondo sociale, non possono essere separate da ciò che descrivono. Questo carattere può essere definito riflessività: le spiegazioni dei fatti quotidiani non possono essere distinte dai fatti che prendono in considerazione. Gli individui formano gli account facendo ricorso a espressioni linguistiche il cui significato è indicale (dipendente da un contesto). Per Garfinkel non si possono distinguere la società e le modalità di osservazione e di spiegazione della società stessa. L’adozione di questo punto di vist...


Similar Free PDFs