Rosa fresca aulentissima, autori + analisi testi PDF

Title Rosa fresca aulentissima, autori + analisi testi
Course Letteratura Italiana
Institution Università degli Studi di Pavia
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materiale per lo scritto di letteratura italiana (manca analisi libro III)...


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LIRICA PROVENZALE Arnaut Daniel (sestina) SCUOLA POETICA SICILIANA (1220-1268) Giacomo da Lentini  inventore del sonetto 1) Meravigliosamente 2) Amor è un disio che ven dal core Stefano protonotaro 1) Per meu cori alligrari Cielo d’Alcamo 1) Rosa fresca aulentissima SICULO-TOSCANI (fine del ‘200 – Toscana occidentale e orientale) Guittone d’Arezzo 1) Ahi lasso, or è stagione de doler tanto 2) Amor m’ha priso ed incarnato tutto STILNOVO (ultimo ventennio del ‘200 e nel primo decennio del Trecento tra Bologna e Firenze) Guido Guinizelli (Bologna) 1) Al cor rempaira sempre amore  donna angelo 2) Io voglio del ver la mia donna laudare Guido Cavalcanti (Firenze) 1) Donna me prega (vedere appunti lezione) 2) Chi è questa che ven Dante (Firenze) (controllare opere Stilnovo) DANTE (Firenze, 1265 – Ravenna, 1321) 1) Le rime (vedere appunti lezione): Così nel mio parlar voglio essere aspro; Al poco giorno e al gran cerchio d’ombra; Guido, i’vorrei che tu e la Lapo ed io. 2) Vita Nova (vedere appunti lezione): Donne ch’avete intelletto d’amore; Tanto gentile e tanto onesta pare; 3) Convivio (vedere appunti lezione) 4) De vulgari eloquentia (vedere appunti lezione) 5) Commedia (orale) PETRARCA (Arezzo, 1304 – Arquà 1374) Canzoniere (vedere lezioni Pestarino) Tutorato: 1) Solo et pensoso (XXXV) 2) Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono (I) 3) Chiare fresche et dolci acque (126) BOCCACCIO (Certaldo 1313 – 1375; prima formazione a Firenze) Decameron (1350 – 1353 – peste del 1348) 1) Proemio X 2) scenario della peste X 3) Una nuova società X 4) Ser Ciappelletto da Prato X 5) Andreuccio da Perugia 6) Masetto di Lamporecchio 7) Tancredi e Ghismonda 8) Lisabetta da Messina 9) Nostagio degli onesti 10) Federico degli onesti 11) Federico degli Alberinghi 12) Madonna Oretta 13) Chichibio e la gru 14) Guido Cavalcanti 15) Frate Cipolla 16) Calandrino e L’elitropia 17) Finale Filostrato (1335) importanza dell’ottava rima.

2 libro: UMANESIMO (XV secolo) RINASCIMENTO (1492) -

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Poliziano Luigi Pulci 1) Il Morgante, poema cavalleresco in ottave Bembo (questione della lingua, dissidi tra Bembo, Castiglione e Trissino – tasso revisionerà l’Orlando furioso alla luce delle norme del Bembo) Jacopo Sannazzaro 1) L’arcadia, opera poetico narrativa di ambientazione pastorale (1530) Boiardo 1) Amorum Libri tres (canzoniere in volgare sulla traccia di Ovidio) – canzoniere simile a quello di Petrarca, dove costruisce una sorta di percorso amoroso costruito sulla propria autobiografia Sonetto proemiale amorum libri tres 2) Orlando innamorato (capolavoro – 1475 e il 1490)  Ariosto (Orlando furioso) MACCHIAVELLI (1469) - Il principe (trattato di teoria politica)  9 testi, controllare quelli più importanti usciti nelle prove precedenti - La mandragola  2 testi Guicciardini 1) I Ricordi (1512 – 1530: brevi riflessioni)  5 testi 2) Storia di Italia (prima grande opera della storiografia moderna) ARIOSTO (Reggio Emilia 1474 – Ferrara 1533) Orlando Furioso (1516), 1) Le donne, i cavalier, l’armi, gli amori; (testo tutorato) 2) La verginella è simile alla rosa 3) Ippogrifo e i cavalieri di Bretagna 4) L’anello magico 5) Il maledetto ordigno 6) Il castello incantato 7) Cloridano e Medoro 8) La follia di Orlando 9) Il viaggio di Astolfo sulla luna 10) Orlando Rinsavito 11) Il Naufragio di Ruggiero 12) La fine del libro TASSO (Sorrento 1544 – Roma 1595) Aminta (atto I, scena II O bella età de oro) Gerusalemme liberata (edizione a stampa 1581 – forma completata già nel 1575)  Voleva differenziarsi da Ariosto (approfondimento sull’Orlando Furioso – libro)  Meraviglioso in Tasso e Ariosto L’inizio del poema e la figura di Tancredi Tancredi ed Erminia La maga Armida Erminia nella notte Erminia fra i pastori Morte e battesimo di Clorinda Nel palazzo di Armida La selva incantata La fine del poema

3 libro: BAROCCO: 600 -

Giambattista Marino 1) L’Adone

ILLUMINISMO (XVII secolo) -

 Il caffè dei Fratelli Verri 11. Goldoni 12. Alfieri 1) Le tragedie: Saul e i trascorsi tempo; la morte di Saul; Reminiscenze dell’infanzia; l’infinito di Marsiglia; 13. Parini 1) Le odi: 2 testi 2) Il Giorno (poema didascalico): 5 testi

4 libro: NEOCLASSICISMO (fine del ’70 e primi ‘800) -

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Vincenzo Monti 1) Odi: Prosopopea di Pericle; Al signor di Montgolfier  neoclassicismo 2) I pensieri d’amore  romanticismo 3) L’Aristodemo  opere teatrali aspetti neoclassicismo + romanticismo 4) Prometeo  Stagione poetica napoleonica L’alta notte e le vaghe stelle L’esecuzione di Luigi XVI

14. FOSCOLO (Zante. 1778 – 1827) Ultime lettere di Jacopo Ortis – 1802 (primo romanzo epistolare della letteratura italiana, nel quale sono raccolte le 67 lettere che il protagonista Jacopo Ortis manda all’amico Lorenzo Alderani, stampate dall’amico stesso dopo il suicidio di Jacopo). 1) Esordio 2) Lauretta 3) La divina fanciulla 4) L’addio alla vita e a Teresa 5) Lettera d Ventimiglia I sonetti 1) Alla sera 2) Autoritratto 3) A Zacinto 4) In morte del fratello Giovanni

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Le Odi 1) All’amica risanata

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I sepolcri (1807), composto da 295 endecasillabi sciolti 1) Dei sepolcri

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15. LEOPARDI (Recanati, 1798 – Napoli, 1837) I Canti, libro unitario strutturato in: A. Canzoni civili B. Canzoni del suicidio (Ultimo canto di Saffo) C. Idilli (passero solitario; L’infinito; la sera del dì di festa; Alla luna)

D. Canti pisano-recanatesi (A Silvia; il canto notturno di un pastore errante dell’Asia; Le ricordanze; la quiete dopo la tempesta; il sabato del villaggio) E. Ciclo di Aspasia (A se stesso, Canti, XXVIII) F. Due canzoni sepolcrali G. Ultimi canti composti a Napoli (Il tramonto della luna; la Ginestra) Odi Melisso (?) -

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Operette morali, 24 prose (1824). 1) Dialogo della moda e della morte 2) Dialogo di Torquato Tasso e del suo genio famigliare 3) Dialogo della natura e di un islandese 4) Dialogo di Federico Ruysh e delle sue mummie 5) Cantico del gallo silvestre 6) Dialogo di tristano e di un amico Zibaldone (1817, annota appunti e pensieri) 1) Natura e ragione 2) Le voci dell’illusione 3) Poesia, filosofia e scienza 4) Indefinito del materiale materialità dell’infinito 5) La poetica del vago, dell’indefinito e del ricordo 6) Metafora delle origini delle lingue

16. MANZONI (Milano, 1875 – 1873) Inni Sacri e Odi civili: 1) Cinque maggio 2) Marzo 1821 Tragedie (due tragedie di argomento storico) 1) l’Adelchi: dagli altri muscosi, dai fori cadenti; sparse le tracce morbide; la morte di Adelchi 2) Conte di Carmagnola: S’ode a destra uno squillo di tromba I Promessi Sposi:

elaborato in 3 forme: 1) Il Fermo e Lucia (1821-23) 2) I promessi sposi (1827)  A Firenze sente la necessità di trasformare la lingua del testo (Sciacquatura in Arno, l’esito è ka Quarantana)  Toscanizzazione 3) I promessi sposi (1840) 14 testi. Carlo Porta Giuseppe Belli 5

libro: 17. GIOSUÈ CARDUCCI (Valdicastello 1835 – 1907)

Premio Nobel per la letteratura. Sperimentazione metrica che culmina nelle Odi Barbare, in cui il poeta cerca di riprodurre la metrica latina attraverso gli strumenti della metrica italiana Principali raccolte liriche: A. Juvenalia B. Levia Gratia C. Giambi ed epodi

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D. Rime nuove E. Odi Barbare F. Rime e ritmi Pianto antico Dinanzi alle terme di Caracalla Alla stazione di una mattina d’autunno Nevicata Preludio

POSITIVISMO (movimento culturale nato in Francia nella prima metà dell’800) SCAPIGLIATURA (anni Settanta dell’800, parte settentrionale italiana). -

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Cletto Arrighi (fondatore) Emilio Prada Arrigo Boito Camillo Boito Ugo Tacchetti Carlo Dossi

18. GIOVANNI VERGA (Catania, 1840 – 1922) Storia di una capinera, 1871 (romanzi) Vita dei campi (1880) (raccolta di novelle) 1) La lupa 2) Rosso Malpelo 3) Cavalleria rusticana 4) La roba 5) Libertà I Malavoglia (6 testi) 1881 Testo tutorato: Capitolo 1 Mastro Don Gesualdo (4 testi) (1888)

19. PASCOLI (San Mauro di Romagna, 1855 – Bologna 1912) Poetica del fanciullino Tema del nido Poesia delle cose Per lui il mondo è segnato da un male misterioso e irrazionale Morte Il fanciullino Myricae Testo tutorato: L’assiuolo Canti di Castelvecchio Poemetti Il gelsomino notturno (?)

LIRICA PROVENZALE. Si sviluppa nelle corti del sud della Francia, e sorge nel XII secolo. Le novità principali è che la poesia viene composta in lingua volgare ed il poeta manifesta una propria identità superando la tendenza della produzione anonima; gli esponenti sono i trovatori (dal provenzale trobar). Il tema principale è l’amore cortese, identificato tramite la fenomenologia amorosa definita da Andrea Cappellano nel De Amore, sulle basi dell’Ars amandi ovidiana. Nel trattato si afferma che l’amore cortese è proprio degli uomini nobili di cuore, i quali si rivolgono ad una donna irraggiungibile per rango sociale elevato e perché sposata. Gli elementi principali dell’amore cortese sono: 1) La donna è vista come un essere sublime, e quindi l’amore nei suoi confronti porta ad un miglioramento delle virtù dell’uomo 2) L’amore procede per visione, colpito dalla sua bellezza l’amante porta dentro di sé un pensiero ossessivo e costante che si imprime nella memoria e che alimenta questo amore, e provoca il desiderio dell’oggetto. 3) L’amante si trova in una posizione di inferiorità rispetto alla donna 4) L’amante non chiede nulla in cambio, quindi è un amore inappagato, a distanza e irraggiungibile 5) È un amore nascosto per proteggere sé stessi e anche la donna Viene utilizzato un linguaggio tecnico, tipico delle formule che regolano i rapporti tra vassallo con il suo signore: il poeta innamorato si definirà “vassallo” al cospetto di una donna designata spesso con il termine maschile midons dal latino mihi dominus. Guglielmo IX, duca d’Aquitania è considerato il primo trovatore SCUOLA POETICA SICILIANA. La scuola siciliana si sviluppa tra il 1220 e il 1268 presso la corte di Federico II, re di Sicilia e imperatore svevo che si circonda di intellettuali e avvia un progetto culturale. Nasce così una nuova letteratura in volgare; la lingua viene identificata come Siciliano illustre, depurato dai dialettismi più crudi e influenzato dal latino. I poeti Siciliani conobbero le liriche provenzali grazie alle raccolte che circolavano nell’Italia settentrionale, in area padano-veneta e alla diffusione dei trovatori provenzali in Italia dopo la Diaspora Trobadorica, seguita alla crociata contro gli albigesi, iniziata nel 1209 da papa Innocenzo III, che segnò la fine della cultura provenzale, costringendo gli ultimi trovatori a migrare altrove. I Siciliani selezionarono una cerchia ristretta di trovatori da imitare: quelli per loro contemporanei, appartenenti agli ultimi decenni dell’undicesimo secolo (soprattutto Folchetto di Marsiglia). 1) Le rime dei siciliani non erano destinate alla recitazione pubblica, bensì alla lettura individuale, come dimostra la separazione tra poesia e musica. La poesia, dunque, diventa una forma di svago, ad opera di figure che non si pongono l’obiettivo della recitazione pubblica, ma necessitano appunto di momenti di evasione dalle responsabilità del loro ruolo sociale. 2) TEMI: riprende il tema amoroso dalla letteratura cortese: - Ricorre il topos del rapporto tra amante e donna (intesa come domina, come signora), ricalcato su quello tra vassallo e signore; - il motivo di celare i propri sentimenti e di difendersi dai malparlieri; il tema dell’amore in absentia dell’amata. La ripresa del repertorio provenzale non è circoscritta solo all’ambito tematico, ma si estende anche al caso lessicale e alle forme metriche: in particolare la canso, cioè la canzone, sarà sperimentata soprattutto da Giacomo da Lentini (notaio a corte di Federico II, detto il Notaro) . Si deve invece alla Scuola Siciliana l’invenzione del sonetto, ad opera di Giacomo da Lentini, forma che diventa il componimento privilegiato nelle tenzoni (veri e propri scambi polemici di sonetti fra poeti della Scuola, che dibattevano su questioni amorose).

Linee di diffusione: tra i rimatori più importanti vanno ricordati: Giacomo da Lentini, Pier delle Vigne, Guido delle Colonne, Stefano Protonotaro. La fine dell’attività di questi poeti coincide con la fine del regno Svevo, segnata dalla sconfitta subita da Manfredi, figlio di Federico, a Benevento nel 1266. AMORE È UN DISIO CHE VEN DA CORE. GIACOMO DA LENTINI (TROVATORE = SCUOLA SICILIANA INVENTORE SONETTO). [1] Amore è un desiderio (desio) che sgorga dal cuore e nasce dall’intensità del piacere ( abondanza di gran piacimento), gli occhi per primi fanno nascere l’amore e poi viene nutrito (li dà nutricamento) dal cuore (lo core). [5] E’ possibile (Ben è) che qualche volta (alcuna fiata) l’uomo (om - sicilianismo) ami senza aver visto la persona di cui è innamorato (so ’namoramento – metonimia - astratto al posto ldel concreto), ma l’amore vero, quello che avvince con l’impeto della passione (stringe con furore), nasce (ha nascimento) dalla vista dell’amata: [9] Gli occhi presentano al cuore ogni cosa che vedono informandolo su ciò che in ciascuna vi è di naturalmente buono e cattivo (bono e rio - antitesi); [12] e il cuore che riceve il messaggio degli occhi ( che di zo è concepitore – zo sta per ciò, è un sicilianismo), immagina [quella cosa] e prova piacere nel desiderarla: questo è l’amore che vive (regna) tra gli uomini (fra la gente).

Questo sonetto fa parte di una tenzone (una discussione in versi: scambio di poesie o di strofe alternate, tra due o più poeti, per confrontarsi su un argomento specifico) con Jacopo Mostacci (con il sonetto Solicitando un poco meo savere) e Pier della Vigna (il suo sonetto s’intitola Però ch’amore non si pò vedere), disputata prima del 1248. Il tema affrontato è la natura dell’amore. L’amore per Jacopo da Lentini nasce dal cuore, il quale riceve però lo stimolo dagli occhi che gli inviano l’immagine di ciò che vedono. Quindi riprende il topos sul processo di innamoramento teorizzato da Andrea Cappellano, dove l’amore procede per visione: dalla vista l’amore si traduce in pensiero ossessivo che si ripropone nel cuore, e alimenta il desiderio dell’oggetto. Nella prima quartina Jacopo da Lentini definisce l’amore come un desiderio che nasce dagli occhi che generano questo sentimento che viene nutrito dal cuore. Nella seconda quartina viene fatto riferimento alla concezione provenzale dell’amore nato senza aver visto l’oggetto dell’amore (Jaufrè Rudel). Il poeta respinge questa ipotesi e se anche succede che si ami senza vedere la persona desiderata, solo uno sguardo degli occhi fa nascere la vera passione amorosa, il vero amore. Perché, come precisa il poeta nelle ultime due terzine, sono solo gli occhi che trasmettono al cuore l’immagine di ogni cosa, sia buona che cattiva, e il cuore a quel punto si abbandona all’immaginazione e ricrea le sembianze della persona amata ed il desiderio che prova gli provoca piacere. Il poeta conclude dicendo che questo è l’amore che domina tra la gente. Sonetto. I quattordici versi sono endecasillabi suddivisi in quattro strofe. Schema di rime: ABAB, ABAB, CDE, CDE, rime alternate nelle quartine e replicate nelle terzine. Nel sonetto vi sono una serie di personificazioni che riguardano i motivi del cuore (lo core dà nutricamento ; lo cor, che di zo è concepitore, imagina, e piace quel desio) e dell’amore (quell’amor che stringe con furore ; questo amore regna fra la gente). Polisindeto nell’ultima terzina con la ripetizione di e…e…e…. La forma lirica è elegante e raffinata anche se un po’ schematica in una lingua ricercata e preziosa in cui non vi è traccia di residui dialettali. Jacopo da Lentini utilizza vari provenzalismi: piacimento, nutricamento, ’namoramento, nas[ci]mento, amatore, furore, concepitore, abondanza, regna.

POETI SICULO-TOSCANI. Con l’affermazione di Carlo I d’Angiò termina definitivamente l’esperienza culturale della Magna Curia. La diffusione dei rimatori siciliani si diffuse verso il nord tramite due linee differenti: in Toscano, tramite il processo di toscanizzazione; e a Bologna (Memoriali Bolognesi). In area toscana la lirica siciliana venne riorganizzata. I siculo-toscani operano alla fine del ‘200 in Toscana occidentale e orientale. Nell’ambiente siciliano la tematica amorosa era l’unica tematica trattata, mentre qui ritorna al centro la canzone di argomento politico = trapiantata in un ambiente dove la realtà politica, la morale, e l’attualità erano al centro. Sviluppo delle forme metriche: la ballata.

Guittone d’Arezzo: introduce una novità di grande rilievo (un canzoniere costituito da 86 sonetti, da cui prenderà spunto anche Petrarca). Sulla poesia guittoniana si formeranno anche i principali autori dello Stil novo tra cui Dante e Cavalcante. AHI, LASSO, OR è STAGION DE DOLER TANTO. Guittone d’Arezzo Siculo-toscano. Ahimè, ora è tempo di grande sofferenza per ogni uomo che ami davvero la giustizia, tanto che mi meraviglio che egli possa in qualche luogo (“u'”) trovare conforto, e che il pianto e il lutto (“corrotto”) non l’abbiano già ucciso (“morto”), vedendo la nobile Firenze sempre florida (granata) e l’illustre tradizione dell’antica Roma che certamente moriranno (“pèr”) – crudeltà davvero ingiusta (“crudel forte villano”) – se non vengono al più presto salvate: poiché la sua grandezza ricca e onorata e il suo prestigio sono già del tutto svaniti, e il valore e la potenza si allontanano da lei. Ahimè, quando si è mai sentito di una così terribile rovina? Dio, come hai potuto sopportare che la giustizia soccomba e l’ingiustizia trionfi? Ci fu così tanta grandezza nella (“ella”) ormai decaduta Firenze, finché fu leale verso sé stessa, che aveva il prestigio di una città imperiale, conquistando per mezzo della sua grande potenza molti (“mante”) possedimenti e città, sia vicini che lontani; e sembrava che volesse costituire un proprio impero, come già aveva fatto l’antica Roma, e le era facile riuscirci perché nessuno poteva sconfiggerla. E sicuramente questo ruolo era per lei meritato, perché non si affaticava tanto per il suo vantaggio (“per pro”) quanto per mantenere la giustizia e la quiete (“poso”); e poiché le fu (“folli”) gradito comportarsi in questo modo progredì tanto che non esiste angolo al mondo dove non risuonasse la fama del leone (metafora di Firenze). Ahimè, ormai non è più un leone, perché vedo che gli sono stati strappati le unghie, i denti e il coraggio, e che i suoi più nobili cittadini sono stati uccisi con dolore o crudelmente imprigionati con grande ingiustizia. E chi gli ha fatto questo? Proprio quelli che sono nati e discesi dalla sua nobile stirpe, che sono stati allevati da lui (“il leone-Firenze”) e posti sopra tutti gli altri, collocati in posizione di privilegio; e per la posizione elevata in cui furono messi insuperbirono (“ennantir”) al punto che lo ferirono con un colpo quasi mortale; ma Dio concesse al leone la guarigione e il leone concesse ai suoi cittadini traditori il perdono; questi lo ferirono una seconda volta, ma lui fu generoso e evitò di ucciderli: ora, infine, hanno conquistato lui e il suo corpo. L’illustre Comune di Firenze è stato conquistato, e ha scambiato i ruoli col Comune senese a tal punto che tutta la vergogna e la rovina che Firenze, come sanno tutti gli Italiani, ha sempre dato a Siena, ora Siena la restituisce a Firenze, togliendole ogni onore e vantaggio: poiché ha sconfitto con la forza Montalcino, ha assoggettato Montepulciano, e dalla Maremma riceve i simboli della sottomissione (“la cervia e ‘l frutto”); Siena ormai considera suoi domìni Sangimignano, Poggibonsi, Colle Val d’Elsa, Volterra e la campagna (“paiese”) circostante; si è impossessata anche dei simboli della potenza fiorentina: la campana di guerra, gli stemmi di Firenze, le armi, gli onori, con tutti...


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