Rousseau - Pensiero politico e vita PDF

Title Rousseau - Pensiero politico e vita
Course Storia delle dottrine politiche
Institution Università degli Studi di Palermo
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Pensiero politico e vita...


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ROUSSEAU Jean-Jacques Rousseau venne già menzionato quando si parlò dell’illuminismo. E’ stato detto che Rousseau insieme a Montesquieu e Voltaire rappresentano quella triade che seppur post-morte, perché tutti e tre muoio prima dello scoppio della rivoluzione francese, hanno dato i natali alla rivoluzione francese. Rousseau rappresenta fra i tre, il più irruento certamente.. il più asistematico e da una parte l’apice dell’Illuminismo. E’ il più giovane tra i tre, nasce nel 1712 e muore nel 1778. Con lui vi è il superamento dell’Illuminismo tanto è vero che si parla di precursore del Romanticismo. Rousseau, quindi, segna il passaggio dall’età dei lumi all’età del romantico. Nasce a Ginevra in un ambiente di formazione protestante, però all’età di 17 anni si converte al cattolicesimo e venne battezzato a Torino. Dopo 26 anni ripudierà il cattolicesimo e torna protestante. Le sue opere spaziano tra la letteratura, la pedagogia e la politica. La sua opera importante è il “Contratto sociale” insieme al “Nouvelle Heloise” e il “Discorso sull'origine e i fondamenti della diseguaglianza tra gli uomini”. La mancanza di sistematicità filosofica, per certi versi può condurre a delle problematiche personali, delle lotti con se stesso. Per esempio nel “Contratto sociale” contraddice molto quello che dice. In una parte può affermare una cosa in un’altra parte sembra in contrasto con quello che aveva detto prima. In una prima parte dei Discorsi e della Nouvelle Heloise, Rousseau si fa sostenitore di un individualismo radicale, tanto che egli consiglia all’uomo di seguire solo e soltanto il suo sentimento interiore. Secondo Rousseau, in queste opere, la società è artificiosa…distrugge la spontaneità dell’individuo. Dall’altro lato però nel “Contratto sociale”, lo stesso Rousseau afferma la necessità di un assolutismo politico radicale, per il quale il singolo (il cittadino) è interamente sottoposto alla volontà generale del corpo politico. E lo stato sociale viene visto non più come qualcosa di soffocante ma qualcosa di vantaggioso. Il contrasto tra i due pensieri diversi di Rousseau è evidente. A prima vista insuperabile, tranne che la soluzione si trova in un chiarimento dei rapporti che intercedono secondo Rousseau, tra Stato Naturale e Stato attuale dell’uomo. Lo stato di natura per Rousseau è un’ipotesi logica, non realmente esistito (Diversamente per Vico) che serve per comprende il passaggio alla società civile. Secondo Rousseau esiste un PRIMO STADIO: (Quello relativo all’uomo naturale). Un uomo naturale che è buono, uguale ai suoi simili. Quindi vi è uno stato di natura pieno di bontà. L’uomo è buono finche’ vive isolato dagli altri uomini. (carattere individualista) Senza commettere e senza ricevere torti…quindi alla fine si tratta di una bontà “negativa” anziché positiva. Per questo si parla del “mito del buon selvaggio”. A questo punto si passa a un secondo stadio. SECONDO STADIO: (sempre deducibile dai discorsi). Il secondo stadio è una forma di degenerazione del primo. Lo stato di natura degenera nel momento in cui finisce l’isolamento e iniziano i rapporti sociali. Inizia, quindi, la vita di società. L’uomo civile appare corrotto, sempre in procinto di peggiorare, la cui ragione è a servizio delle passioni. Il passaggio del primo stadio al secondo stadio avviene con l’introduzione della proprietà privata. La proprietà privata è la degenerazione della storia. La natura umana è stata corrotta dalla società e, in particolare, dalla introduzione della proprietà privata. Secondo Rousseau per sua natura, l’uomo è un individuo asociale che vive felice senza famiglia e lavoro. Adesso il problema principale di Rouss. è come “rieducare” l’uomo alla libertà. Per Rousseau la libertà non può che essere sociale, l’uomo è libero solo fra uomini liberi. E la liberazione dell’uomo non può essere frutto di un impegno solidare, quindi bisogna riscoprire la socialità dell’uomo attraverso l’educazione. Avviene così superato quel primo pensiero del filosofo riguardo l’individualismo radicale della scuola del diritto naturale. La società però sul piano dell’essere, viene vista come una somma di individui. Da questa

necessità di rieducarsi alla libertà nasce il “Contratto sociale”. L’uomo in un modo o nell’altro deve uscire da quella idea che l’uomo è felice solo se isolato. A questo punto si passa al terzo stadio. TERZO STADIO: (Regolato dal contratto sociale) Questo è lo stadio dell’uomo “nuovo”, colui che si rinnova. Un uomo che è disposto a lasciarsi guidare dalla ragione, dalla volontà generale, dalla legge. Dunque il Contratto sociale, per Rouss., ha in se un progetto di rinnovamento dell’uomo che è fondato sull’ideale dello stato di natura. Per certi versi, il Contratto sociale è un modo per ripristinare lo stato di natura. Grazie al Contratto sociale possiamo rinnovare questa società; è un corso nuovo alla società. Il Contratto è uno strumento necessario per uscire da uno stato di natura caratterizzato da una guerra di tutti contro tutti. Nell’impossibilità pratica di recuperare in pieno lo stato di natura, Rousseau consiglia di salvare il salvabile. Nessun potere dell’uomo sull’uomo è da considerarsi naturale perché per Rouss. nello stato di natura non esiste questo potere. Esso può essere legittimo o legittimato solo in virtù di un patto. Tramite questo patto (contratto), i contraenti si consociano liberamente per formare un corpo politico. Il contratto, dunque, assume una valenza etica. (è il dover essere) Il contratto sociale , per Rouss., è il modo tramite il quale i consociati riescono a recuperare i valori dello stato di natura. Implicando una trasformazione (non una comprensione) della società. Il contratto sociale di Rousseau si differenzia da quello di Hobbes e Locke perché pretende di formare un potere comune e sovrano e, di lasciare al tempo stesso contraente libero. (Perché nello stato di natura gli uomini erano liberi) Non si può parlare di “Patto di Soggezione” in Rousseau, come accadeva in Hobbes, né si può parlare di “Patto Bilaterale” come accadeva in Locke. Per Rousseau è un patto di unione tra uomini che diventano in questo modo popolo sovrano. Ogni uomo si dona personalmente con i suoi diritti naturali in un atto di rinuncia quasi identico in quello descritto da Hobbes , nel momento del passaggio dallo stato di natura a quello civile. Mentre, in Hobbes, gli uomini si spogliavano dei loro diritti naturali per darli in maniera irreversibile ad un sovrano. Nel Contratto di Rousseau, invece, da una parte si spogliano, ma da un’altra parte rimane in se stessi questo diritto perché ognuno si spoglia in maniera identica. Unendosi in questo patto, ciascun uomo mette in comune il suo potere. Questo stesso potere ritorna a loro ma in quanto corpo politico. L’uomo così torna ad essere libero ed uguale come lo era nel suo stato di natura e associa da libero con gli altri uomini. I cittadini divenendo essi stessi i legislatori, ubbidiscono alle leggi di Volontà Generale e non una Volontà estranea. I cittadini riconoscono una propria volontà e quindi obbediscono a se stessi. La Volontà Generale è quindi, la volontà della comunità politica quando agisce come uno soggetto (corpo politico). Quando ha come fine il bene comune, il bene della collettività. La volontà è sempre retta e infallibile. La Volontà Generale prende il posto alla Legge Naturale. Rousseau fa una differenza tra “Volontà Generale” e “Volontà di tut”. La Volontà Generale ha come fine il bene comune, invece la Volontà di tutti non è altro che la sommatoria delle singole volontà. E potrebbe, anche non avere come obiettivo il bene comune. Quindi, potrebbe accadere un contrasto tra le due volontà. La Volontà Generale si distingue più per la qualità che per la quantità. Rousseau introduce come metodo empirico per riconoscere la Volontà Generale , “Il criterio di maggioranza”. Si spera che la Volontà Generale coincida con la volontà dei molti, cioè la maggioranza. Alla Volontà Generale è legata la sovranità che nascendo dal contratto sociale risiede nell’unione dei cittadini, quindi i cittadini sono sovrani. La sovranità ha precise caratteristiche: La Sovranità è per Rousseau: inalienabile, indivisibile e assoluta (ricorda Bodin). Il sovrano è un ente collettivo non può essere che rappresentato da se stesso (il popolo). Rousseau quindi, è il teorico della

democrazia diretta. Ma Rousseau crede che sia un’utopia. Secondo Rousseau la forma di stato unica è la Repubblica. Perché per Rouss. il popolo rimane sempre titolare della sovranità. Anche Rousseau applica le forme di governo giuste in base al territorio. Per il territorio piccolo è più adatta la democrazia. Per il territorio medio l’aristocrazia e per il territorio grande la monarchia. Al pensiero di Rousseau si sono ispirati, sia i rivoluzionari francesi quanto poi Napoleone. Anche la Volontà del proletariato e alla fine i dittatori del 900....


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