Scienza delle finanze Prof. Francesco Moscone PDF

Title Scienza delle finanze Prof. Francesco Moscone
Course Scienza Delle Finanze
Institution Università Ca' Foscari Venezia
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Appunti del corso Scienza delle finanze di Commercio Estero con il prof. Francesco Moscone...


Description

Scienza delle finanze Scienza delle finanze (o Economia pubblica): disciplina economica che studia il ruolo dello Stato nelle economie di mercato. Con particolare riguardo alle entrate e alle spese pubbliche rappresentate nel bilancio dello Stato. Tutte le attività pubbliche (es. pensioni, sanità, detrazioni fiscali) richiedono un volume elevato di mezzi finanziari, in gran parte raccolti con imposte, prelievi coattivi a carico dei cittadini. La descrizione delle spese e delle entrate è condensata nel bilancio dello Stato, o più precisamente nei bilanci dei m\oltissimi enti pubblici che compongono ciò che chiamiamo “Stato”. Funzioni del bilancio di stato: 1. Allocazione: persegue modalità efficienti di offerta dei servizi pubblici e di prelievo fiscale attraverso la produzione pubblica e la regolamentazione di attività private; 2. Redistribuzione: corregge la distribuzione delle risorse realizzata dal mercato attraverso: a. trasferimenti monetari b. offerta di servizi reali (trasferimenti in natura o in kind) c. imposte 3. Stabilizzazione: regola il livello dell’attività economica, ricercando la crescita economica, il pieno impiego e il controllo dell’inflazione attraverso: a. la manovra delle spese e delle imposte b. norme che incentivano l’attività produttiva

La finanza pubblica italiana I rapporti fra Pubblica Amministrazione (PA) e cittadini sono molteplici e continui, e sono non solo di natura finanziaria (es. regolamentazione). La PA fornisce innumerevoli beni e servizi ai cittadini e trasferisce loro risorse finanziarie. Per far ciò (spesa pubblica) si finanzia ricorrendo anche a prelievi coattivi (imposte). Gli operatori pubblici sono molteplici enti di varia natura che forniscono beni e servizi a imprese e cittadini.

La Pubblica Amministrazione Comprende gli enti o istituzioni: • Senza fini di lucro; • Di proprietà o partecipate o controllate da Enti della P.A.

Settore pubblico allargato

Settore extra P.A.

P.A.

Amministrazioni centrali (di cui Stato)

Amministrazioni locali

Enti di previdenza

Le funzioni principali degli enti della PA sono: 1. produrre servizi non destinabili alla vendita volti a soddisfare consumi collettivi (non deve vendere sul mercato o, in caso contrario, deve vendere a prezzi non economicamente rilevanti) 2. operare una redistribuzione del reddito e della ricchezza del Paese.

Le amministrazioni centrali Comprendono le amministrazioni centrali dello Stato e gli enti economici, di assistenza e di ricerca, che estendono la loro competenza su tutto il territorio del paese: • • • • • • • • • •

Organi costituzionali e di rilievo costituzionale Presidenza del Consiglio dei ministri e Ministeri Agenzie fiscali (Ag. Demanio, Ag. Dogane e Monopoli, Ag. delle Entrate) Enti di regolazione dell'attività economica (sono 13, es. Agenzia italiana del farmaco – AIFA) Enti produttori di servizi economici (sono 20, es. ENI, Anas S.p.A.) Autorità amministrative indipendenti (sono 9, es. Autorità per le garanzie nelle comunicazioni – AGCOM) Enti a struttura associativa (sono 7, es. Associazione nazionale comuni italiani – ANCI) Enti produttori di servizi assistenziali, ricreativi e culturali (sono 61, es. RAI, CRI, CONI) Enti e Istituzioni di ricerca (sono 25, es. CNR, ASI, ENEA, INVALSI, ISTAT) Istituti zooprofilattici sperimentali

Le Amministrazioni Locali Comprendono gli enti pubblici territoriali (la cui competenza è limitata ad una sola parte del territorio) e non territoriali. Si distinguono in: • • • • • • • • •

Regioni e province autonome (21) Province e città metropolitane (>100) Comuni, Comunità montane, Unioni di comuni (>8000) Agenzie ed enti Regionali Aziende sanitarie locali, Aziende ospedaliere Camere di commercio IAA Fondazioni lirico-sinfoniche (13) Teatri nazionali e di rilevante interesse culturale (16) Università e istituti di istruzione universitaria pubblici

Gli Enti di previdenza e assistenz a sociale assistenza Comprendono le unità istituzionali centrali e locali la cui attività principale consiste nell'erogare prestazioni sociali (previdenziali, assistenziali e ammortizzatori sociali – con esclusione di servizi sanitari) finanziate attraverso contributi generalmente a carattere obbligatorio •



Istituti Nazionali o Istituto nazionale previdenza sociale – INPS o Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro – INAIL Casse e Casse di previdenza e assistenza di ordini professionali

Il settore Extra Extra--PA Comprende enti e società (ex. Aziende Autonome) che: • producono beni e servizi di pubblica utilità per il mercato • prevedono un controllo (totale o parziale) nella gestione e/o un intervento nel finanziamento da parte di Enti pubblici.

È costituito dal: • Settore Extra-PA a livello centrale, formato dalle Imprese Pubbliche Nazionali. Imprese partecipate dallo Stato che presentano flussi finanziari significativi in termini di spese in conto capitale. (Azienda dei Monopoli di Stato, Cassa Depositi e Prestiti, ENEL, Poste Italiane s.p.a., Ferrovie dello Stato, ENI, ACI). • Settore Extra PA a livello locale, costituito dalle Imprese Pubbliche Locali (oltre 3500 unità) (Consorzi e forme associative di enti locali, Aziende e istituzioni locali, Società e fondazioni partecipate).

Il conto economico della P.A. Ammontare e composizione della spesa e delle entrate degli enti della PA. Bilancio consolidato: aggrega i dati di bilancio di tutti gli enti appartenenti alla P.A., eliminando però i dati relativi ai flussi finanziari (trasferiementi) fra gli Enti della PA. Bilancio economico: perché non comprende i movimenti che danno luogo a flussi esclusivamente finanziari. Bilancio di competenza: i dati fanno riferimento al momento della maturazione del diritto e non al momento in cui si ha il movimento di cassa. Principali voci di bilancio: • Le entrate e uscite correnti sono entrate e spese della PA che ricorrono in ciascun esercizio per il normale funzionamento degli enti • Le entrate e uscite in conto capitale sono entrate straordinarie o spese di investimento • Totali: o Entrate totali = Entrate correnti + Entrate in conto capitale o Uscite totali = Uscite correnti + Spese in conto capitale I saldi del bilancio economico della P.A.: • Saldo complessivo = Entrate totali – Uscite totali o Indebitamento netto della P.A. (se negativo) o Accreditamento netto (se positivo) • Saldo primario = Entrate totali – (Uscite totali – Interessi) = Saldo complessivo + interessi o Evidenzia la capacità di far fronte agli oneri per interessi • Risparmio pubblico = Entrate correnti – Uscite correnti Le uscite della PA possono essere distinte a seconda che si riferiscono a spese per: • Produzione di beni e servizi non destinabili alla vendita, che a loro volta possono essere distinte in spese correnti (consumi collettivi - GC) o in conto capitale (investimenti - GI). Essa corrisponde alla variabile G utilizzata nei modelli macroeconomici • Trasferimenti (TR), distinguibile a seconda che i destinatari siano gli individui/famiglie (prestazioni sociali) o le imprese (contributi alla produzione e trasferimenti in conto capitale). I trasferimenti influenzano il reddito disponibile delle famiglie Le entrate della PA • Imposte dirette: imposte commisurate al reddito o al patrimonio, in quanto misure dirette della capacità contributiva. • Imposte indirette: imposte sui trasferimenti sul consumo, sulla produzione e sull’importazione di beni e servizi. • Contributi sociali effettivi: versamenti obbligatori effettuati dai datori di lavoro, dai lavoratori dipendenti e dai lavoratori autonomi agli enti di previdenza e di assistenza destinati a garantire future prestazioni sociali ai lavoratori. Pressione fiscaleà

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Pressione tributariaà

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Debito pubblico Al 31/12/2018 il debito delle A.P. è di 2.380,3 miliardi di euro (circa 36.600 euro pro capite e 87.400 euro per famiglia). A fine 2018 l’Italia aveva un rapporto debito pubblico/PIL pari al 134,8%, uno fra i più elevati d’Europa (secondo dopo la Grecia) e più che doppio rispetto ai limiti (60%) fissati dal Trattato di Maastricht e dal Fiscal Compact. Per finanziare l’eccesso di spesa rispetto alle entrate, e cioè quando c’è un indebitamento netto (flusso), la PA potrebbe: 1. stampare moneta. Questa strada è però preclusa nell’attuale ordinamento (Trattato di Maastricht) per cui il Ministero del Tesoro deve emettere nuovi titoli di debito per finanziare il deficit. 2. indebitarsi, emettendo nuovi titoli pubblici. In presenza di indebitamento netto della PA si ha quindi un aumento del debito pubblico. Relazione tra indebitamento netto (disavanzo), debito e spesa per interessi Bt-1= Stock del debito pubblico alla fine del periodo t-1

Dt = Indebitamento netto del periodo t Bt= Stock del debito pubblico alla fine del periodo t It= spesa per interessià tasso interesse x debito pubblico Bt = Bt-1 + Dt Debito: somma degli indebitamenti netti realizzati nei vari anni

𝐵8 = 𝐵89: + 𝐷8

Rapporto tra debito e PIL

Tassi di crescita nominali (compresa l’inflazione) 𝑑8 = ?@!

=

𝑥 bisogna che il saldo primario sia positivo: 𝜏 > 𝑔 Negli ultimi decenni, abbiamo avuto scarsa crescita, quindi : 𝑟 > 𝑥. Da questo deriva la necessità di avere un saldo primario positivo sufficiente a bloccare l’aumento del rapporto debito/PIL. Ricordiamo che un saldo primario positivo significa che le entrate devono superare le spese al netto degli interessi; quindi, i cittadini devono pagare imposte maggiori del valore dei servizi pubblici che ricevono. Un altro modo per ottenere la condizione che debito non cresca illimitatamente è determinare il disavanzo/PIL che permette di stabilizzare il debito data una previsione della crescita del PIL ( 𝑥) e dato il rapporto debito/PIL ( 𝑏).

I vincoli esterni alla finanza pubblica Accordi sottoscritti dall’Italia in sede UE. 1. Trattato di Maastricht (Maastricht 7/02/1992) in vigore dal 1993. Contiene le norme sulla politica economica degli stati membri dell’UE e sui criteri di finanza pubblica che devono essere soddisfatti dagli stati per aderire all’UEM (disavanzo/PIL max 3% e debito/PIL max 60%). 2. Patto di stabilità e crescita (Amsterdam, 17 giugno 1997). Dal 1/1/1999 in vigore per i Paesi dell'area Euro. Si rafforza la vigilanza sui disavanzi e sul debito di tali paesi. 3. "Fiscal Compact": nuova e più stringente risoluzione in termini di governance economica (in vigore dal 2013). Introduce la regola del pareggio di bilancio. Impone che: a. L'indebitamento netto della PA sia sempre positivo o nullo (deficit strutturale della PA = obiettivo di medio termine (MTO) stabilito dal PSC (0 per l'Italia) e al massimo lo 0,5% del PIL). Tale regola deve essere incorporata nella costituzione. b. Se ci sono deviazioni non giustificate (eventi eccezionali o temporanei) scatta un meccanismo correttivo, e una eventuale penalità dello 0,1% del PIL. c. Se il rapporto fra debito della PA e PIL eccede il 60%, la parte eccedente deve essere ridotta di 1/20 ogni anno. (NB. E' rilevante anche la dinamica del PIL nominale). d. Aggiunge al vincolo di un indebitamento netto nominale della PA inferiore al 3%, quello di un saldo strutturale non negativo.

Il bilancio dello Stato In termini quantitativi: più della metà della spesa complessiva della P.A. è costituita dagli stipendi dei dipendenti pubblici, la maggior parte delle entrate tributarie della PA è costituita dal gettito di tributi erariali. In termini qualitativi lo Stato interviene in aree strategiche sia dal lato della spesa, difesa, sviluppo economico, ecc., che sul fronte fiscale. E’ un documento contabile di previsione, indicante le entrate e le uscite dell'amm.ne statale, relative ad un determinato periodo di tempo (Esercizio finanziario). Funzioni: • Contabile in quanto permette di conoscere la situazione contabile dell'amministrazione e di regolarne l'attività futura; • Di garanzia per i cittadini nei confronti dell'amministratore pubblico; • Politica nel rapporto tra governo e parlamento; • Giuridica: il bilancio ha forza di legge e vincola alla sua osservanza l'attività della pubblica amministrazione;



Economica: è uno strumento di programmazione, che permette di valutare gli effetti dell'attività finanziaria sui vari aspetti della vita economico-sociale e di orientare gli interventi di politica economica.

È disciplinato dall’art. 81 della Costituzione. Nel 2011 è stato introdotta la procedura del Semestre Europeo, volta a garantire la coerenza delle politiche economiche e di bilancio degli Stati membri, da approvare nella seconda metà dell'anno, con le raccomandazioni approvate dalle istituzioni dell'UE nella prima metà dell'anno.

Economia del benessere Teoria positiva: spiega le cause di un fenomeno economico. Teoria normativa: individua gli obiettivi di politica economica e gli strumenti idonei per il loro raggiungimento. L’economia del benessere ricerca il massimo benessere collettivo.

Le responsabilità economiche del settore pubblico Le economie attuali sono «economie miste», nelle quali molte attività vengono svolte da imprese private, mentre altre sono svolte dal governo nelle sue varie espressioni (governo centrale, governi locali). Lo spazio destinato al mercato e quello assegnato all’intervento pubblico sono diversi nelle varie economie, ma sono sempre entrambi presenti. Le visioni sul ruolo economico dei governi si sono modificate nel tempo. Nel XVIII secolo, prima della rivoluzione industriale, la visione dominante, nota come «mercantilismo», era che il sovrano doveva proteggere e regolare gli attori privati dell’economia. In particolare, il governo doveva promuovere attivamente la manifattura e le esportazioni, in modo da aumentare il flusso di oro e metalli preziosi da accumulare. Questo consentiva di accrescere il potere non solo economico, ma anche politico della nazione. A questa visione si oppose Adam Smith (1723-1790), considerato il fondatore dell’economia moderna. Smith sosteneva che il motivo del profitto e il mercato concorrenziale avrebbero condotto gli individui a servire l’interesse pubblico (Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni, 1776). L’interesse proprio avrebbe indotto ciascuno a offrire i beni dei quali gli altri avrebbero avuto bisogno. La concorrenza avrebbe indotto le imprese a fornire i beni desiderati dagli altri al prezzo più basso possibile. Il governo doveva avere quindi un ruolo molto limitato nell’economia. La maggioranza degli economisti nel XIX secolo hanno seguito le idee di Smith a favore del «laissez faire»; ma non tutti. Di fronte alle grandi disuguaglianze e alla precarietà delle classi lavoratrici associate alla rivoluzione industriale gli economisti socialisti e in primo luogo Karl Marx, hanno invocato un ruolo maggiore (per Marx esclusivo) dello Stato nel controllo dei mezzi di produzione. Queste visioni contrapposte sul ruolo della libera impresa e del controllo pubblico sull’economia si sono ideologizzate nel XX secolo, soprattutto dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, con la contrapposizione tra capitalismo e comunismo. La necessità di mostrare che in una economia di mercato si poteva soddisfare la diffusa esigenza di occupazione e di uguaglianza, ha promosso lo sviluppo delle visioni ispirate al socialismo democratico e delle economie miste.

Alla fine degli anni ‘70 e durante gli anni ‘80 del secolo scorso, in Inghilterra e negli Stati Uniti è però prevalsa una visione che ridimensionava il ruolo del settore pubblico nell’economia, esaltando il ruolo del mercato. Con il crollo dei regimi comunisti questa visione è divenuta dominante anche nell’Europa continentale. Ma il ruolo del governo non può essere cancellato. È stato ridimensionato e trasformato, nel senso che si è ridotto il ruolo dello Stato come gestore diretto di attività economiche, ma è rimasto il ruolo di regolatore dell’attività del mercato. Nel corso dei primi anni di questo secolo però, anche il ruolo dello Stato come regolatore è stato ridimensionato. Questa è stata molto probabilmente una delle ragioni dello scoppio improvviso della crisi finanziaria nel 2008 (troppa deregolamentazione dei mercati finanziari). Oggi sembra esservi un accordo generale sul fatto che: • il mercato e l’impresa privata sono alla base di una economia di successo, • ma vi è anche un ruolo importante del governo in modo complementare al mercato. Individuare le condizioni di efficienza economica (ottimo paretiano): • partendo da una data distribuzione iniziale di risorse • accettando giudizi di valore minimali Le allocazioni che soddisfano le condizioni di efficienza economica sono infinite. Bisogna determinare l’allocazione migliore per la collettività: cioè l’ottimo sociale. Serve allora un principio di equità sulla base del quale è possibile pervenire ad una scelta.

Presupposti “filosofici” Visione individualistica: l’individuo è il miglior giudice di se stesso e compie le sue scelte secondo criteri egoistici. Non sempre gli individui agiscono nel proprio interesse o hanno un orizzonte temporale abbastanza ampio. Visione non organicistica della società: non esiste un benessere della “società” indipendente da quello degli individui che la compongono. Molti pensano che esistano valori comunitari (il senso dell’identità nazionale, la protezione dell’ambiente come valore al di sopra delle scelte individuali). Principio del miglioramento paretiano: c’è un miglioramento del benessere sociale solo se almeno un individuo migliora e nessun altro peggiora. Induce a legittimare lo status quo, perché se nessuno deve perdere benessere in seguito ad una scelta sociale, allora è impossibile la redistribuzione.

Definizioni Paniere di beni (o dotazione): quantità di beni posseduti da un individuo: (x,y). Dotazione iniziale: paniere (quantità) di beni posseduti da un individuo nella situazione iniziale, prima del processo di produzione e scambio. Funzione di utilità: funzione che trasforma un paniere di beni (x,y) in livelli di utilità (benessere individuale) U(x,y). Utilità marginale: è l’aumento di utilità derivante da un aumento (infinitesimale) della quantità di un bene. Formalmente è la derivata prima della funzione di utilità. Se la funzione di utilità è crescente, le utilità marginali sono sempre positive. Ordinalità dei livelli di utilità: i livelli di utilità hanno significato solo ordinale, cioè possiamo confrontare i livelli di utilità di un individuo per dire se un paniere di beni è preferita o meno rispetto

ad un’altra, quindi possiamo solo metterli in ordine. Le differenze di utilità non hanno significato se l’utilità è definita in modo ordinale. Non confrontabilità interpersonale dei livelli di utilità: i livelli di utilità hanno significato solo per confronti tra panieri di beni dello stesso individuo. Invece, non è possibile confrontare livelli di utilità di individui diversi. Curve di indifferenza: le curve di indifferenza sono funzioni, derivate dalla funzione di utilità, che rappresentano tutti i panieri che forniscono lo stesso livello di utilità. Saggio marginale di sostituzione (SMS): è il saggio a cui i due beni possono essere scambiati per restare nella stessa curva di indifferenza. Quindi rappresenta la pendenza di una curva di indifferenza. Graficamente, il saggio marginale di sostituzione è la pendenza della curva di indifferenza in un punto dato. Allocazione di risorse: distribuzione di beni tra gli individui: (xA,yA; xE,yE). Allocazione di utilità: distribuzione di utilità tra gli individui: (UA,UE).

Economia di produzione e scambio Nel contesto dell’economia del benessere, è possibile studiare gli esiti di una economia di mercato, in cui sono presenti agenti economici: imprese e consumatori di beni e servizi. Ciascun agente economico è inizialmente fornito di: • Una dotazione iniziale di beni, oppure di capacità di lavoro e di capitale (diritti di proprietà) • Una funzione di utilità (pr...


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