Tesina maturità PDF

Title Tesina maturità
Course Letteratura italiana e lingua italiana 
Institution Università degli Studi di Salerno
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Tesina maturità CARPE DIEM...


Description

“All'attimo direi: Sei così bello, fermati!” Esiste un attimo preciso per fare le cose: prima sarebbe troppo presto, dopo sarebbe troppo tardi. Comprendere quando è il momento giusto per agire è fondamentale, per non commettere errori e raggiungere la vetta del successo. Per capire questo occorre avere maggior padronanza di se stessi, giungere alla comprensione di quando e come spiegare le ali e spiccare il volo verso il proprio destino . Il tema della fugacità del tempo accompagna da sempre l'esistenza umana, diventando il fulcro esistenziale di tanta poesia ed arte. Ma qual è la definizione di un attimo? Esso è una piccola porzione di tempo così breve che mentre la consideri diventa già passato, è la vita che inseguiamo e non riusciamo mai ad afferrare, occasioni che si presentano e poi volano via... La scelta di questo tema è dato dal fatto che mi ha sempre affascinato il motivo dell'Attimo Fuggente, di saper cogliere un istante della vita, o della giornata, per compiere un'azione per la quale, forse, più tardi non si avrà un'altra occasione per poter agire. Inolte essa è dovuta anche alla particolare attenzione che ho posto sul film "L'attimo fuggente" di Peter Weir, un film destinato ad essere pilastro del cinema, uscito nelle sale nel 1989. ( Mi sembra doveroso dunque raccontarvene la trama... La storia ha inizio negli Stati uniti del 1959, racconta del professor John Keating, insegnante di lettere, trasferito nel tradizionalista e severo collegio maschile Welton: onore, tradizione, eccellenza e disciplina, sono questi i valori in cui i ragazzi sono costretti a credere, il libero pensiero è tabù. Fin dall'inizio traspare il suo originale ed innovativo metodo di insegnamento, ma anche il suo modo di comunicare con gli alunni estroverso e spontaneo. Il carpe diem è lo splendido messaggio che il professor John Keating cerca di inculcare nelle menti e negli animi dei suoi studenti riproponendo in modo sublime l’attualità del messaggio oraziano: "O vergine cogli l'attimo che fugge, Cogli la rosa quando è il momento, che il tempo, lo sai, vola E lo stesso fiore che sboccia oggi, domani appassirà." . Le sue lezioni incentivano i ragazzi a trovare la propria strada, scegliere chi essere, a realizzare i propri sogni prima che il tempo possa strappargli con ferocia le ali, impedendogli il volo. ) . Non è di

certo stando seduti che l’attimo si materializza, bisogna crearlo, costruirlo e incunearlo tra una realtà e l'altra . Quando siamo presi dalle tante cose da fare diciamo di non avere tempo. Non ci riferiamo al tempo che consapevolmente spendiamo in tutta la vita nelle tante cose da fare, ma a quell'attimo fuggente riposto nel sub-conscio e che non riusciamo a cogliere. Proprio in quell'attimo si concentra il senso vero della nostra vita .

(ITALIANO ) La tematica della fugacità del tempo viene affrontata nell’Ottocento da Leopardi, poeta non riconducibile né al Neoclassicismo, né al Romanticismo, vista la sua originalità. Egli, nella pessimistica concezione della vita come male, dolore, sofferenza, “A me la vita è male” (Canto notturno di un pastore errante dell’Asia) ritiene che l’unica ancora di salvezza sia il ricordo, che può dare un senso all’esistenza, sebbene il passato non possa resuscitare. In questa antitesi tra passato e presente, il passato costituisce l’età delle speranze, delle aspettative, dei sogni; il presente, al contrario, costituisce l’età della delusione, del disincanto, del dolore, della sofferenza dell’uomo alla continua ricerca di felicità. Perciò il ricordo svolge il fondamentale ruolo di rievocare alla memoria dell’adulto, ormai privo di speranze, il periodo gioioso della giovinezza, “l’età fiorita, la stagione lieta”, come risulta evidente da “Il sabato del villaggio”, che fa parte della raccolta “Canti pisano –recanatesi” . Il poeta, ricorrendo ai personaggi simbolo della “donzelletta”, che rappresenta la giovinezza, l’aspettativa, l’illusione giovanile e della “vecchierella”, che invece rappresenta l’età adulta, in cui tutte le speranze sono vanificate e deluse, mostra come l’uomo abbia bisogno, per essere felice, dell’attesa speranzosa in un avvenire, che poi si rivelerà deludente. Il sabato, “di sette il più gradito giorno” è l’emblema del sabato della vita, la fanciullezza, piena di aspettative per il futuro, ma destinata alla delusione della domenica, “diman tristezza e noia….”), l’età adulta. Perciò la conclusione della poesia è un invito, rivolto ad un generico “garzoncello scherzoso” , a godere della giovinezza pienamente, in ogni singolo attimo, concentrandosi sul presente, “hic et nunc”, per poter ricordare questi momenti felici, una volta che “l’età fiorita” sarà inesorabilmente fuggita, passata, come un fiore che in un istante appassisce, senza commettere l’errore del poeta che, non avendo saputo vivere fino in fondo le illusioni giovanili (“Passero

solitario”), prova un amaro rimpianto. Da qui, ecco l'invito a cogliere l'attimo (carpe diem) e a vivere intensamente ogni occasione . (ARTE) Un tentativo di riprodurre l’attimo che fugge viene effettuato dagli Impressionisti. Con l’Impressionismo, movimento artistico sorto in Francia nella seconda meta dell’Ottocento, per la prima volta nella storia della pittura, l'uomo esprime la poesia dell’attimo che passa, della luce sempre mutevole, che cambia senza sosta la materia delle cose. La sostanziale diversità di questo movimento rispetto a ogni altra forma di pittura risiede nel diverso modo che gli Impressionisti hanno di porsi in rapporto con la realtà esterna. Essi infatti si rendono conto che tutto ciò che percepiamo attraverso gli occhi continua di fatto al di la del nostro campo visivo. Ciò che conta dunque in ogni rappresentazione è l'impressione che suscita nell'artista il quale opera una sintesi tesa ad eliminare il superfluo per arrivare a cogliere la sostanza delle cose e per esprimere i sentimenti provati. La pittura impressionista vuol darci conto della variabilità dei colori, cercando di cogliere l'attimo fuggente cioè la sensazione fatta di suggestioni atmosferiche ed ambientali come testimonianza del suo vedere e sentire, consapevole del fatto che l'istante dopo l'immagine è già cambiata. “Più invecchio più mi rendo conto che devo lavorare molto duramente per riprodurre ciò che cerco: l’attimo istantaneo. L’influenza del clima sulle cose e la luce che le caratterizza.” Claude Monet, 1891 Claude Monet, riconosciuto come uno degli pionieri di questo movimento artistico nonche autore di “Impressione, sole nascente”, tela che dette il nome al movimento. L'immagine rappresenta uno scorcio del porto di Le Havre, colto all'aurora, quando il sole inizia a filtrare attraverso la nebbia mattutina, la luce è ancora bassa per intensità e avvolge ogni cosa ad eccezione della barchetta in primo piano, l'altra e più dissolta, (Monet infatti indifferente a ciò che sta rappresentando, abbozza forme indistinte). Gli elementi abbastanza riconoscibili sono: due barche come ombra scure, il cerchio del sole e l'insieme di gru e ciminiere fumose in lontananza. ( LATINO) Gli impressionisti sembrano dunque aver fatto proprio il motto Carpe diem (cogli l'attimo) di uno dei maggiori autori latini: Orazio. Il concetto è espresso nella prima ode dei Carmina, e quest'espressione e senz'altro entrata nel linguaggio corrente come esortazione a godere di un attimo favorevole senza preoccuparsi del futuro. L'ode ha il tono di un colloquio davanti al mare in burrasca tra un uomo maturo, reso saggio dagli anni e dall'esperienza e una giovane ragazza, Leuconoe, che ha fretta di vivere il suo futuro sul quale ha proiettato tante aspettative. Il poeta la ammonisce a non coltivare speranze “troppo lunghe”, che potrebbero dimostrarsi vane, ma a cogliere quanto concretamente il presente le concede e godere fino in fondo le piccole e grandi gioie che la vita offre. E' questo un concetto centrale nella riflessione oraziana che non si rivela un atteggiamento negativo o pessimistico di fronte all'esistenza, o un invito a chiudere stupidamente gli occhi e buttarsi in una sfrenata ricerca del piacere immediato, bensi e un'esortazione a vivere con intensità ogni istante, alla ricerca di una “felicita possibile”. Quasi un secolo dopo Orazio, anche Seneca riprenderà il tema del valore e dell'importanza del saper gestire il tempo che e inevitabilmente labile e fugace. Egli esprime queste sue convinzioni nella lettera di apertura delle Epistulae ad Lucilium, dove esorta l'amico a diventare padrone di se stesso e a considerare il suo tempo un bene prezioso utilizzandolo nel modo adeguato. Consapevole che ogni giorno si muore, Lucilio deve afferrare le ore che passano e tenerle saldamente in quanto sono l'unico bene di cui all'uomo e stato dato il possesso da parte della natura. (FILOSOFIA) Nella visione di Nietzsche, l'attimo presente merita di essere vissuto per se stesso, come se fosse eterno. Infatti, in una struttura del tempo rettilinea nessun istante vissuto può realmente avere in sé una pienezza di senso, in quanto tale istante ha senso solo in funzione di altri istanti che lo precedono e lo seguono. Questi attimi così intensi da desiderare che ritornino eternamente, sono possibili solo se l'uomo felice che ne è il protagonista, il superuomo, aderisce alla legge suprema dell'eterno ritorno dell'uguale. Nietzsche racconta di essere stato “folgorato” dall’idea dell’ Eterno Ritorno dell’Uguale nell’agosto del 1881 durante una passeggiata estiva. La formulazione più eloquente e suggestiva

della teoria dell’eterno ritorno dell’uguale si trova in “Così parlò Zarathustra” , nel discorso intitolato “ La visione e l’enigma” in cui si descrive la visione del più solitario tra gli uomini ( il filosofo autentico ) . Z. narra di una salita su un impervio sentiero di montagna ( simbolo del faticoso innalzarsi del pensiero) , durante la quale egli , con il nano che lo segue , giunge di fronte a una porta carraia sulla quale è scritta la parola “attimo” ( il presente ) e dinanzi alla quale si uniscono due sentieri che “nessuno ha mai percorso sino alla fine “ , in quanto si perdono nell’eternità . Il primo porta all’indietro e l’altro porta in avanti . Z. chiede al nano se le due vie siano destinate a contraddirsi in eterno , oppure no . Alla risposta un po’ affrettata del nano, che allude alla circolarità del tempo , Z. espone un abbozzo di teoria dell’’eterno ritorno . Successivamente, Zarathustra è come ridestato dall’ululato di un cane che gli permette di cambiare scena e trovarsi davanti a una nuova situazione. Egli infatti vede il cane quasi chiedere aiuto vicino ad un pastore, che è come soffocato da un serpente, la cui testa esce dalla sua bocca. Il serpente, nello specifico, indica l’eterno ritorno ed è come se il pastore fosse soffocato da questa concezione dell’eterno circolo del tempo. Un gesto fondamentale, fa tornare il sorriso sulle sue labbra, ormai non più sofferenti del pastore (“mai prima al mondo aveva riso un uomo, come lui rise!”): questi infatti aveva morso e staccato la testa al serpente, indicando così allegoricamente l’accettazione dell’ eterno ritorno. Infatti, riprendendo un concetto caro ai greci e avverso alla concezione moderna del mondo che presuppone una visione rettilinea della vita, Nietzsche recupera e rielabora l’idea pre-cristiana del continuo ripetersi del tempo, la scansione perpetua delle stesse vicende umane in eterno. Questo Ritorno a primo impatto può risultare un soffocante peso per l’uomo, immerso in una prospettiva temporale in cui ogni gesto, ogni azione ,ogni pensiero riecheggia e si ripete in eterno. Nietzsche sostituisce a questo individuo impaurito,debole e disarmato un uomo nuovo, che si stacca da una prospettiva finalistica della vita e afferma il “ qui e ora” come imperativo dell’essere, accettando totalmente l’esistenza con una carica gioiosa , entusiastica, “ dionisiaca . “Ammettiamo di dire sì ad un solo ed unico momento; in questo modo avremmo detto sì non soltanto a noi stessi, ma a tutta l'esistenza. (fine 1886-primavera 1887, t. XII p. 307 de Gruyter” - . Per N. La giustificazione del proprio destino e del destino cosmico si realizza volta per volta nell'istante, nell'attimo in cui diciamo «sì». Tale accettazione integrale è l'unico rimedio al caos e al dolore che l'insensato e tumultuoso fluire della vita comporta.

(SCIENZE) : Un catalizzatore è un mediatore e promotore, capace di favorire una reazione chimica (anche rimanendo inalterato), al contrario dei reagenti che partecipano invece alla reazione consumandosi. L’apporto del catalizzatore può essere molto importante: alcune reazioni che difficilmente avverrebbero, oppure che impiegherebbero giorni o anni per completarsi, possono invece verificarsi nell’arco di minuti o secondi. Le reazioni dei sistemi biologici vengono accelerate dall’azione di particolari sostanze, gli enzimi. Gli enzimi sono catalizzatori biologici, molecole proteiche che svolgono un’azione catalitica sui sistemi biologici. sono cioè sostanze che consentono di incrementare la velocità delle reazioni biologiche senza influenzare la termodinamica di tali reazioni. Ricordiamo che una caratteristica di tutti i catalizzatori è quella di rimanere inalterati al termine della reazione stessa. Grazie agli enzimi, determinate reazioni (che possono essere dirette e inverse, cioè dal prodotto X al prodotto Y o viceversa) avvengono in tempi brevissimi, molto più brevi di quelli relativi a reazioni non catalizzate); siamo infatti nell’ordine dei millisecondi. Come nel caso di tutti i catalizzatori, l’accelerazione della velocità di reazione avviene grazie al fatto che l’enzima consente un decremento dell’energia di attivazione.Il termine enzima deriva dal greco (en zýmō, nel lievito); il primo a utilizzare tale termine fu un fisiologo tedesco, Wilhelm Kühne; Kühne pensava che tali sostanze fossero presenti soltanto nelle cellule dei lieviti.Quasi tutti gli enzimi sono proteine (si parla infatti di proteine enzimatiche), fanno eccezione i cosiddetti ribozimi(anche enzimi a RNA), una sottocategoria degli enzimi che sono invece molecole di RNA.Gli enzimi sono generalmente costituiti da una o più proteine globulari ad alta massa molecolare. In alcune circostanze gli enzimi svolgono le loro funzioni tali e quali, mentre in altre circostanze risultano inattivi se non sono presenti parti a bassa massa molecolare; queste parti vengono dette cofattori; i cofattori possono essere ioni metallici (ione ferro, ione zinco ecc.) o molecole organiche dette coenzimi (per esempio il NAD o l’ATP). La parte proteica degli enzimi viene detta apoenzima, essa costituisce insieme al cofattore la cosiddetta molecola proteica coniugata (oloenzima). Per

approfondimenti sul concetto di proteine coniugate si rimanda al nostro articolo Proteine. Ruolo fondamentale dell’enzima è quello di semplificare le reazioni formando un complesso; ciò avviene attraverso l’interazione fra il cosiddetto substrato e il sito attivo. Il substrato è rappresentato dalle molecole che partecipano alla reazione, mentre con la locuzione sito attivo ci si riferisce a quella parte dell’enzima in cui le reazioni avvengono. Terminata la reazione, il prodotto si dissocia dall’enzima che può dare inizio a una nuova reazione dal momento che esso non viene consumato dalla reazione stessa. Altra caratteristica degli enzimi è che essi non provocano alterazioni di tipo chimico nella reazione che catalizzano. La differenza fondamentale fra gli enzimi e gli altri catalizzatori chimici risiede nella loro notevolissima specificità per il substrato e per il tipo di reazione.Ciò significa che ogni enzima può legarsi a una o a pochissime altre specie molecolari e può catalizzare un solo tipo di reazione.

(STORIA) : Vi sono attimi che valgono un’esistenza , istanti fuori dal tempo , un eternità per chi li vive . Nelle condizioni di guerra lo scorrere del tempo, soprattutto in trincea, è monotono, noioso, a tal punto da indurre a sperare che succeda qualcosa, come un attacco nemico: “ Di notte non si dorme perché o si è di turno alla mitragliatrice o si è scossi dalle cannonate nemiche. Spesso speriamo che gli Austriaci attacchino per romperci la noia. “ Balbinetti Sabrina, Trincea (1^ Guerra Mondiale.). Le trincee sono state uno dei simboli della Grande Guerra. Quando i vari governi europei decisero di scendere in campo , tutti erano convinti che si sarebbe trattata di una guerra veloce in cui era essenziale sfruttare il fattore temporale. Invece, dopo poche settimane, i diversi fronti europei si stabilizzarono ed iniziarono ad essere scavate centinaia di chilometri di trincee, dal nord della Francia fino all'Europa orientale, nell'attuale Polonia e nei Balcani. Questi lunghi corridoi, profondi poco meno di due metri, comparvero da subito anche sul fronte italiano, in pianura, sull'altopiano carsico e in alta montagna, in mezzo alla neve. Nonostante il Governo Salandra e il generale Luigi Cadorna avessero dimostrato uno straordinario ottimismo il 24 maggio 1915, la guerra assunse le stesse caratteristiche del resto d'Europa. In trincea il soldato vive in una dimensione passata, per poter sopravvivere senza impazzire, quindi si rifugia nel ricordo del passato di pace per proiettare il proprio pensiero a casa, ma anche nella dimensione del futuro attraverso i sogni e l’attesa del ritorno. Passato e futuro sono concatenati tra loro, il presente è solo la dimensione dell’attuale esistenza, indesiderata ma temporanea parentesi, il vero significato della vita è riposto nel passato che fu ma che presto sarà. È il cosiddetto tempo ciclico: non vi è dubbio che la fine del conflitto significherà un ritorno alla vita precedente. In questa ciclicità non vi è la finalità ma solo una fine attraverso cui si giunge al fine, al compimento. Quest’ultimo è rappresentato dalla morte che sola consente la nascita di nuove forme di vita. Anche passato, presente, futuro entrano a far parte del ciclo, però esse vengono a coincidere: il futuro diventa ripresa del passato a sua volta ripetuto dal presente. Tutto ritorna in questo tempo ciclico. L’unica cosa da fare per il soldato è attendere con rassegnazione, cioè assumere quell’atteggiamento morale necessario evocato ogni volta che il peso degli avvenimenti e la consapevolezza della caducità dell’uomo si fanno insopportabili.

(Scienze umane) Una gioventù realmente goduta dovrebbe pretendere altrettanta ricchezza dalla maturità che ne segue : non quindi la resa incondizionata , l’accettazione della decadenza , ma ricerca del benessere spirituale , voglia di rimettersi in gioco e incrementare la conoscenza di sé e del mondo. Nuove esperienze che trovano le proprie fondamenta nella sicurezza e nella saggezza sperimentata da un individuo nel corso della sua esistenza. Il “lifelong learning” letteralmente “ apprendimento lungo tutto l’arco della vita “ è la chiave di acceso al ventunesimo secolo . Con esso si è rivolta attenzione a un nuovo modo di guardare . nel nostro vivere , il fluire del tempo . Infatti dicendo dicendo lifelong learning si porta attenzione sul processo : come nel percorso del vivere , ci si riprogetta , ci si ripensa , ci si ridefinisce. Esso supera la distinzione tradizionalista tra educazione iniziale e permanente . Esso si ricollega ad un altro concetto , quello della società educativa in cui ogni attimo può essere occasione di apprendimento e realizzazione.

DOMANDA SCIENZE UMANE : Sacerdote socialmente impegnato , don Lorenzo Milani inizia la propria opera educativa a partire dalla convinzione che non è possibile condurre le persone ad accettare la Parola senza averle istruite e dotate della possibilità di accedere all’infinita riserva di valori e sentimenti che giacciono nascosti nel linguaggio . La scuola popolare nasce dunque per lui innanzitutto come premesse per l’educazione religione , ma in seguito egli matura la convinzione che la scuola sia soprattutto un diritto di tutti e che di questo diritto , nonostante la costituzione italiana lo ribadisca , i poveri non godono in modo effettivo . Nella scuola che fonda a Barbiana , don Milani cerca di offrire ai montanari del Mugello la possibilità di accedere a quegli strumenti intellettuali che sono indispensabili per essere cittadini. Egli non intende adeguare i giovani agli schemi delle classi dominanti , bensì tutelare la loro id...


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