Tesina Stefania PDF

Title Tesina Stefania
Author Cecilia Cascino
Course Scienza Politica e Politiche Pubbliche
Institution Università degli Studi di Messina
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CORSO O.S.CENTRO STUDI PROFESSIONALI(MODICA)DEMENZA:LA RELAZIONE D’AIUTODELL’ANZIANATesina di:STEFANIA AVOLAO pe ratoreS ocioA ssistenziale2019-Indice:  Introduzione “Etica e deontologica della professione O.S.”  Capitolo 1 “La figura O.S.: legislazione, competenze e occupazioni”  Capitolo 2 “L’a...


Description

CORSO O. S. A. CENTRO STUDI PROFESSIONALI (MODICA)

DEMENZA: LA RELAZIONE D’AIUTO DELL’ANZIANA Tesina di:

STEFANIA AVOLA

Ope re Socio Assistenziale

rato

2019-2020 Indice:  Introduzione “Etica e deontologica della professione O.S.A.”  Capitolo 1 “La figura O.S.A.: legislazione, competenze e occupazioni”  Capitolo 2 “L’anziano: igiene, relazione d’aiuto, comunicazione”  Capitolo 3 “La demenza”  Capitolo 4 “L’alimentazione del malato di Alzheimer"  Conclusione: la mia personale esperienza

Introduzione ETICA E DEONTOLOGICA DELLA PROFESSIONE O.S.A. I termini etica e deontologia possono sembrare identici, ma non lo sono. Esiste una sottile sfumatura che fa sì che l'etica e la deontologia non significhino la stessa cosa, anche se sono dei termini complementari: 



la parola ETICA deriva da “èthos” comportamento, modo di comportarsi. Si tratta di una branca della filosofia che studia l'insieme delle norme morali che influenzano le nostre azioni e la loro base; la parola DEONTOLOGIA deriva anch'essa dal greco come etica, più precisamente dalla parola “deontos” che significa dovere. La deontologia si applica al mondo professionale attraverso la definizione di un insieme di regole e degli obblighi che incombono sulle persone di una professione o un mestiere. A differenza dell'etica professionale, che definisce ciò che un particolare individuo si sente come moralmente corretto nei confronti della sua professione, la deontologia professionale è un codice di condotta che si applica a tutti i professionisti.

La deontologia professionale consiste nell'insieme delle regole comportamentali, il cosiddetto "codice etico", che si riferisce in questo caso ad una determinata categoria professionale. La definizione di "codice etico" rimanda quindi inesorabilmente all'antica e complessa problematica della morale ovvero dell'esistenza, o meno, di principi universali ai quali dovrebbero ispirarsi le azioni dell'uomo. In particolare, il termine "codice etico" acquisisce un suo valore specifico nella contemporaneità, proprio quando, parallelamente all'indebolimento dei cosiddetti "pensieri forti" tradizionali (le ideologie politiche, filosofiche e religiose che dettavano in modo rigido le norme della convivenza sociale), si assiste alla crescente domanda di regole di deontologia capaci di determinare i limiti e le condizioni della prassi umana in particolari contesti. Molte attività o professioni, a causa delle loro peculiari caratteristiche sociali, devono rispettare un determinato codice comportamentale, il cui scopo è impedire di ledere la dignità o la salute di chi sia oggetto del loro operato. Ecco perché gli ordini professionali hanno elaborato codici di deontologia di cui sarebbero tutori mediante l'esercizio dei poteri disciplinari.

Capitolo 1 LA FIGURA O.S.A.: LEGISLAZIONE, COMPETENZE E OCCUPAZIONI L’Operatore Socio Assistenziale è una figura predisposta all’assistenza della persona, all’aiuto domestico e a tutte quelle prestazioni igienico/sanitarie di cui si può aver bisogno. Sebbene possa offrire accudimento anche per le necessità fisiologiche di base (igiene, alimentazione, deambulazione e/o postura, ecc.), l’OSA non è una figura di carattere infermieristico, pertanto, le sue competenze sono prevalentemente di carattere socio-relazionale. L'OSA guida l’anziano nel recupero delle risorse necessarie a riacquistare la sua autonomia nella vita quotidiana attraverso interventi di assistenza domiciliare. Le competenze dell'OSA si possono distinguere in:



 

Competenze di tipo tecnico specifico: conosce le norme di primo soccorso e pronto intervento, elementi di igiene, tecniche domestico alberghiere, metodologie di trasporto e mobilità degli utenti Competenze di tipo intellettivo: conosce le principali tipologie di bisogno degli utenti e le problematiche connesse Competenze di tipo morale: interagisce con l’assistito e l’eventuale equipe con cui collabora secondo i criteri dell’etica professionale L’OSA si occupa di:

      

Fornire assistenza diretta per assicurare il benessere psico-sociale delle persone Aiutare nello svolgimento delle attività primarie (alimentazione, mobilizzazione, igiene) Seguire le indicazioni delle figure di riferimento in ambito socio-sanitario Analizzare e valutare i bisogni della persona assistita Supportare l'assistito nel mantenimento o recupero dell'indipendenza Promuovere attività di integrazione e socializzazione Tenere le relazioni con i famigliari dell'assistito

La Legge 328/2000 intitolata "Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali" è la legge per l'assistenza, finalizzata a promuovere interventi sociali, assistenziali e sociosanitari che garantiscano un aiuto concreto alle persone e alle famiglie in difficoltà. Scopo principale della legge è, oltre, la semplice assistenza del singolo, anche il sostegno della persona all’interno del proprio nucleo familiare. La qualità della vita, la prevenzione, la riduzione e l'eliminazione delle disabilità, il disagio personale e familiare e il diritto alle prestazioni sono gli obiettivi della 328. Per la prima volta, altresì, viene istituito un fondo nazionale per le politiche e gli interventi sociali, aggregando e ampliando i finanziamenti settoriali esistenti e destinandoli alla programmazione regionale e degli enti. Dal titolo si può osservare che si tratta di una legge quadro, pertanto la relativa applicazione è delegata all'emanazione di decreti da parte del governo, ministeri, regioni. La legge in esame stabilisce che hanno diritto di usufruire delle prestazioni e dei servizi del sistema integrato di interventi e servizi sociali i cittadini italiani e, nel rispetto degli accordi internazionali, con le modalità e nei limiti definiti dalle leggi regionali, anche i cittadini di Stati appartenenti all’Unione europea ed i loro familiari, nonché gli stranieri. La legge 328 intende superare ulteriormente il concetto assistenzialistico dell’intervento sociale, nel senso che considera il cittadino non come passivo fruitore, ma come soggetto attivo e in quanto tale portatore di diritti, a cui devono essere destinati interventi mirati alla rimozione di situazioni di disagio psico-sociale e di marginalità.

Capitolo 2 L’ANZIANO: IGIENE, RELAZIONE D’AIUTO, COMUNICAZIONE Le persone anziane hanno bisogno di un aiuto nelle faccende domestiche, nell’igiene personale, oppure nella cura della propria salute. Uno dei servizi fondamentali agli anziani è l’assistenza domiciliare. Il generico termine di “assistenza domiciliare” ricomprende un’ampia gamma di servizi di assistenza professionale e non professionale, assicurati presso il domicilio dell’utente, la cui qualità e durata variano enormemente. Tale servizio eroga prestazioni di cura della persona e di aiuto domestico, a cui si possono eventualmente aggiungere anche le seguenti prestazioni:   

somministrazioni dei pasti a domicilio; servizio di lavanderia a domicilio; disbrigo di commissioni e collegamento con altri servizi del quartiere.

Il servizio di assistenza domiciliare è indirizzato verso quegli anziani che, per il loro grado di non autosufficienza o di ridotta autosufficienza fisica o per scarsa capacità organizzativa rispetto alla gestione della casa, o per la loro situazione di solitudine e isolamento anche psicologico, avrebbero difficoltà a permanere nel proprio nucleo familiare o abitativo senza aiuto. L’accesso all’assistenza domiciliare, in genere, viene stabilito dagli uffici sociali comunali sulla base della condizione funzionale, familiare ed economica dell’anziano. Il servizio prevede un’organizzazione per l’erogazione di prestazioni (alzata, igiene personale, vestizione, aiuto nei pasti, mobilizzazione, pulizia della casa, ecc.) di durata oraria limitata, che siano di supporto in specifici momenti critici della giornata o di funzioni domestiche. Il personale impegnato in tale servizio è costituito prevalentemente da operatori socioassistenziali, eccezion fatta per le eventuali prestazioni di tipo specialistico. Oltre all’assistenza domiciliare, troviamo anche l’assistenza residenziale. In termini operativi, è necessario enucleare le funzioni e gli interventi da attuare nelle strutture residenziali: 1) Aiutare la persona nelle attività quotidiane favorendone l’autosufficienza e l’autonomia:  aiutare la persona nella cura di se stessa (pulizia personale, vestizione,ecc..);  aiutare la persona nell’assunzione dei pasti;  aiutare la persona nella deambulazione, nel corretto movimento di arti invalidi e nella giusta posizione degli arti in condizioni di riposo;  consigliare e aiutare nel corretto uso di accorgimenti e ausili per l’autonomia;  prestare aiuto nel riordino del letto, della stanza e dell’alloggio;  curare il cambio e la pulizia della biancheria;  aiutare la persona nella preparazione dei pasti o, eventualmente, fornire i pasti preparati;  accompagnare la persona (a visite mediche, per disbrigo pratiche, per altre necessità);  stimolare e sostenere la persona sul piano del rapporto umano, amicale. 2) Fornire alla persona assistenza igienico-sanitaria:  offrire prestazioni igienico-sanitarie di semplice attuazione;  mobilizzare la persona costretta a letto;  praticare semplici interventi di pronto soccorso;  fornire informazioni ai responsabili sanitari sulle condizioni di salute dell’utente. 3) Curare le condizioni igieniche ed il governo dell’ambiente (alloggio privato, spazi collettivi):  riordinare il letto e la stanza;  effettuare interventi di pulizia di ambienti privati e collettivi;

verificare l’esistenza di idonee condizioni igieniche negli alloggi privati e negli ambienti collettivi. L'igiene è un'esigenza fondamentale di ogni persona e ha lo scopo non solo di tenere la pelle pulita e di evitare l'insorgere di infezioni, ma anche di favorire il benessere psichico della persona, che in questo modo si sente pulita e profumata. Il paziente non del tutto autosufficiente deve essere lavato ogni volta che ne ha bisogno, ma questo gesto deve diventare un'abitudine in due momenti della giornata: al mattino e di sera. Curare l'igiene dell'anziano al mattino significa risvegliare l'organismo e dare la giusta dignità alla persona: vanno lavati viso, mani, denti e bocca e parti intime. Di sera, invece, essere puliti predispone ad un migliore riposo; la routine può essere la stessa seguita al mattino. La cura dell'igiene del paziente anziano, che sia autosufficiente o meno, soddisfa prima di tutto il bisogno della persona di sentirsi pulito e di non vedersi privato della propria dignità, ma ci sono anche delle motivazioni pratiche. Lavare correttamente un anziano serve anche a prevenire infezioni, lesioni cutanee e piaghe da decubito perché la pelle è mantenuta idratata ed elastica; inoltre si possono notare da subito eventuali chiazze, vesciche e arrossamenti. L’operatore, comprendendo le difficoltà di adattamento in un ambiente sanitario, può fornire un aiuto al paziente utilizzando alcune strategie: 1. rassicurare e calmare il paziente nei momenti di timore;



2. far sfogare liberamente le sue emozioni ed i suoi sentimenti attraverso il racconto; 3. favorire la sua identificazione con persone che hanno già superato un’esperienza analoga; 4. aiutarlo ad elaborare progetti per il futuro, con lo scopo di prevenire qualsiasi tendenza a ritirarsi e a rinchiudersi eccessivamente in sé stesso; 5. fornirgli informazioni adeguate e chiare sul suo stato di salute e su quanto viene fatto in struttura per lui. L’empatia è la capacità di mettersi nei panni dell’altro, di comprendere appieno lo stato d’animo altrui, è una capacità innata che fa parte dell’esperienza umana indispensabile per un operatore socio sanitario o un ausiliario socio assistenziale. Comprendere la situazione psicologica di chi sente avanzare l’età è spesso segnata da sentimenti di frustrazione (cambiamenti in famiglia, cessazione del lavoro, riduzione degli interessi). Ne derivano comportamenti di tipo regressivo, ansioso, depressivo e aggressivo. Le reazioni alla malattia e al ricovero in struttura per gli anziani presentano alcune caratteristiche:   

l’anziano vede accentuarsi la sua situazione di dipendenza e concentra l’attenzione sul corpo e i suoi disturbi; nella sua mente la malattia e il senso della propria inutilità coincidono; il ricovero in ospedale o in una struttura residenziale acutizza tali sensazioni, riattivando nel malato un vissuto di emarginazione e di inutilità che induce alla depressione o ad atteggiamenti aggressivi o diffidenti verso chi lo assiste.

In altri termini dovremmo provare a far sì che sulla rassegnazione-depressione prevalga ancora l’interesse nel vivere. Sarà utile interessarsi a loro fin dai primi istanti del ricovero, aiutarli ad

esprimersi, tollerarli nei loro comportamenti disturbanti (spesso frutto di paure o patologie), informarli con serenità, e se possibile, rispettare certe abitudini o esigenze peculiari della loro vita quotidiana. È importante che gli operatori assumano un atteggiamento empatico, confortante e disponibile che li rassicuri.

Capitolo 3 LA DEMENZA Per demenza si intende una serie di sintomi causati da disordini che colpiscono il cervello. Non si tratta di una malattia specifica. La demenza colpisce il pensiero, il comportamento e la capacità di compiere i comuni atti quotidiani. La funzione cerebrale viene compromessa fino al punto di interferire con la normale vita di relazione e lavorativa di una persona. La caratteristica principale della demenza è l’incapacità di compiere le attività di tutti i giorni in seguito al deterioramento della facoltà cognitiva. Si manifesta con sintomi psichici quali: ansia, depressione, irritabilità, aggressività (sia verbale che fisica), insonnia, apatia, allucinazioni, incapacità di controllo, ecc.. Il fattore di rischio principale pare essere l’età, seguita dal sesso (le donne sembrerebbero più colpite da demenza rispetto agli uomini). Si tratta, ad oggi, di una condizione irreversibile e degenerativa. Nella definizione generica di “demenza” rientrano diverse malattie, alcune classificabili come demenze “primarie”, come la malattia di Alzheimer, la demenza con i corpi di Lewy, la demenza frontotemporale, e altre invece definite “secondarie”, in quanto conseguenza di altre condizioni, come ad esempio la demenza da Aids. Le demenze identificate più comuni sono:      

malattia di Alzheimer malattia di Parkinson malattia di Creutzfeldt-Jacob malattia di Pick la demenza con i corpi di Lewy demenza multi-infartuale (vascolare)

Il trattamento della demenza dipende dalla sua causa. Nel caso di forme di demenza più avanzate, ivi incluso il morbo di Alzheimer, non vi è alcuna cura o trattamento che rallenti o arresti la progressione. Ci sono tuttavia terapie farmacologiche che possono migliorare temporaneamente i sintomi. Le stesse medicine utilizzate per trattare il morbo di Alzheimer sono tra i farmaci a volte prescritti per aiutare persone che soffrono di sintomi di altre tipologie di demenza. Terapie non farmacologiche possono alleviare alcuni tra i sintomi della demenza. Il caregiver, dall’inglese “colui che si prende cura”, è la persona che si occupa più strettamente di accudire il malato. Rappresenta una risorsa importante e preziosa, che dev’essere riconosciuta e rispettata, sostenuta e guidata per poter risolvere al meglio i problemi che gli si presentano. Ogni familiare di un paziente demente si trova alle prese con la sofferenza di veder cambiare progressivamente il proprio caro. Il malato infatti, modifica progressivamente il proprio rapporto con gli altri, perdendo le capacità e l’identità che prima lo contraddistinguevano come persona unica. Questo è un processo di lenta separazione, di perdita, che generalmente ha varie tappe:    

negazione iperattivismo collera senso di colpa

Comportamenti del caregiver: 

incoraggiare l’indipendenza del malato finché è possibile



spronare il paziente a svolgere da solo e con la sua supervisione le attività quotidiane



mantenere la memoria residua del malato attraverso fotografie, ricordi, giochi di memoria



coinvolgere l’assistito nelle attività familiari quotidiane



non trattare il malato come un bambino, proteggendolo da qualunque evento. L’eccessiva protezione può peggiorare infatti il suo senso di emarginazione e isolamento



comunicare attraverso un linguaggio verbale e non verbale la propria vicinanza al malato.

Capitolo 4 L’ALIMENTAZIONE DEL MALATO DI ALZHEIMER Il morbo di Alzheimer è una patologia neurodegenerativa ad andamento progressivo, rappresenta la più comune forma di demenza che determina una graduale perdita delle funzioni cognitive e dell’autonomia della persona, la perdita di memoria è l’esempio più evidente di questo declino. Il morbo viene spesso erroneamente definito come “demenza senile” in quanto la maggior parte delle persone colpite ha più di 65 anni, tuttavia non sono solo gli anziani ad essere colpiti. Il 5% di coloro che soffrono di questa malattia riscontra un’insorgenza precoce (insorgenza anticipata) che spesso appare tra i 40 e i 60 anni. Il decorso è molto variabile, tuttavia, le attività quotidiane molto semplici possono diventare via via sempre più complicate per il malato. Al momento non esiste una terapia definitiva per questa patologia, pertanto risulta fondamentale adottare tutti quei comportamenti che possono prevenirla o rallentarne il decorso. L’alimentazione riveste un ruolo fondamentale nella persona che soffre di malattia di Alzheimer ; permette infatti di preservare uno stato di salute ottimale nonostante la demenza spesso induca una malnutrizione. I disturbi mnemonici e cognitivi, la difficoltà nell’eseguire gesti abituali ed eventuali alterazioni del gusto e dell’olfatto o del centro che regola fame e sazietà (problematiche che possono manifestarsi in concomitanza della malattia) possono intervenire nel compromettere la capacità di alimentarsi in modo equilibrato e corretto . Occuparsi dell’alimentazione del malato è fondamentale per cercare di prevenire altri disturbi dovuti a scorretti regimi alimentari che si sovrapporrebbero ad una già difficile gestione della malattia. Possiamo riconoscere due atteggiamenti diversi e tendenzialmente opposti nel malato di Alzheimer, entrambi importanti da riconoscere e da correggere per non creare squilibri clinici. 1. Alimentazione smisurata. Mangiare con avidità più del necessario senza rispettare l’ordine dei piatti (colazione, primo, secondo, cena) a volte ingurgitando il cibo che potrebbe essere tagliato male o cotto in modo incompleto andando incontro al rischio di soffocamento o di intossicazioni. Il rischio principale legato a questo tipo di atteggiamento è di sviluppare nel tempo obesità. Per evitare ciò, potrebbe essere utile ricorrere a spuntini non troppo calorici (verdure crude, frutta, yogurt, grissini senza sale aggiunto…); limitare le porzioni di cibo nel piatto; non tenere il cibo in vista; monitorare il peso corporeo settimanalmente. 2. Alimentazione carente. Dimenticarsi dei pasti, mangiare con selezione e resistenza introducendo meno cibo rispetto al fabbisogno energetico, potrebbe portare ad un rapido dimagrimento e lo sviluppo di uno stato di malnutrizione che può comportare una riduzione della massa muscolare, un fenomeno già in atto nelle persone anziane. In questi casi potrebbe essere utile controllare la quantità di cibo effettivamente introdotto, ad esempio attraverso la compilazione di un diario, e utilizzare cibi con elevato valore nutritivo come latte e derivati, Grana Padano DOP, yogurt intero, ma anche alimenti con elevato valore energetico come burro, olio, miele. Può succedere che il malato mangi più spesso perché si dimentica di aver già mangiato o al contrario che non mangi del tutto. Può darsi che si metta a mangiare qualsiasi cosa, o che mangi una cosa sola. Le sue stesse difficoltà a volte lo turbano, può sentirsi im...


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